Wednesday, February 09, 2011

InKappare nelle Kappa

«Spero k krepi kon le tue Troie!»
Lo ha scritto Sara Tommasi a Berlusconi via SMS, dopo che lo scandalo è venuto fuori. Al di là del garbato e nobile augurio al quale tutti ci uniamo, non posso che riflettere malinconicamente sul mesto declino delle "K". Un tempo appartenevano ai movimenti di lotta studentesca, erano uno dei simboli della sinistra più estrema. Le sedi universitarie non si occupavano: si okkupavano!
Poi le K sono diventate un po' più retoriche, facevano molto "alternativo", ma non necessariamente nel senso politicamente impegnato del termine.
A poco a poco (e siamo già nel periodo in cui io stesso ho frequentato l'Università), sono diventate più che altro corredo linguistico da frikkettoni, a metà strada tra il romantico e il patetico.
Poi se ne sono appropriati gli adolescenti, a prescindere dall'appartenenza politica (e, più spesso, senza che ve ne fosse una in assoluto).
E infine, arrivano nelle mani di Sara Tommasi, diventando strumento da eskort.
Dalla kikka al kakkio.

Tuesday, November 16, 2010

Vieni via con Bobbio

Dopo la puntata di "Vieni via con me" di ieri, mi sveglio con la rinnovata consapevolezza che
1) sono inequivocabilmente di sinistra
2) un governo di destra competente e civile non sarebbe una tragedia
3) da un punto di vista retorico, Fini è un politico migliore di Bersani
4) destra e sinistra si sono scambiati la difesa di alcuni valori (un buon esempio sarebbe il binomio progresso-tradizione)
5) l'analisi di Bobbio rimane molto più accurata e
6) Berlusconi dovrebbe far schifo anche a quelli di destra, se sono "veramente" di destra.

A commento del punto 2, si potrebbe aggiungere che la novità di queste ultime settimane è che molti, anche a sinistra, stanno 'tifando' Fini nella speranza che faccia finalmente crollare l'impero berlusconiano. E siamo tutti d'accordo che il male maggiore - maximo! - sia Berlusconi (per *tutti* intendo tutti coloro con un QI superiore a una scatoletta di tonno), quindi "ben venga anche Fini". Tuttavia, per me, l'ultimo paio di mesi di un Fini finalmente "di destra" vera (nel senso civile e moderno del termine) non cancellerà mai gli ultimi 16 anni, dico 16, dico anni, di sostegno indecoroso allo psiconano. Solo per quelli merita un ergastolo, non foss'altro che proprio lui ha rappresentato la facciata "rispettabile" del PdL, che invece era pieno di puttanieri e fanfaroni. Non sono in pochi quelli che si sono fidati di Berlusconi "a partire da" Fini. 16 anni che hanno messo l'Italia prima in ginocchio, poi in ginocchio sui ceci, e poi a pecorina a subire le ripetute sodomie, economiche, politiche (anzi, anti-politiche), istituzionali e culturali del berlusconismo.
Questo non si perdona, e anzi, nonostante si accusi spesso Fini di essere un trasformista e opportunista, la sua tragedia consiste anche nel fatto che NON è trasformista e opportunista "a sufficienza", visto che a conti fatti Berlusconi non lo ha tradito mai (almeno Bossi un giro senza Forza Italia se lo fece).
Allo stesso tempo non è totalmente illegittimo stare dalla parte di Fini nel suo tentativo (probabilmente non sincero, ma in questo sta anche la sua abilità politica) di rinnovare la destra in senso europeo, privandola del dannoso patrimonio fascista. Scoprire di poter costruire una destra in Italia, a prescindere dal fascismo, non va disprezzato, almeno per il fatto che ce l'abbiamo davvero avuta una destra non fascista, prima di Mussolini (un ovvio esempio sarebbe Cavour).
Per esperienza diretta (moglie lituana) posso dire che un processo del genere si sta già attuando (anche se con segno opposto). Per 20 anni, la "sinistra" lituana era un covo di ex burocrati sovietici ed ex membri del KGB: una sinistra fasulla, appunto NON civile e NON competente, che ha gettato discredito sull'idea stessa di sinistra, anche a livello culturale (l'intellighenzia lituana si colloca quasi interamente a destra). Ora, finalmente, cominciano a spuntare movimenti di sinistra moderni, che guardano ad altri modelli (la socialdemocrazia scandinava, ad esempio, o Zapatero) e a far passare il messaggio che "sinistra" non coincide con Stalin, o con KGB, o con file interminabili per avere due pacchi di farina. E nemmno coincide con corruzione, loschi giochi di potere, burocrazia infinita. Insomma, yes we can.
Ora.
Lo ripeto: non sono di destra, ne' credo di poterlo mai essere, ma una destra, come dicevo, civile e competente, mi spaventa molto, molto meno di un puttaniere fanfarone che si cuce le leggi su misura. Se Fini, attraverso Futuro e Libertà, vuole davvero portare un'idea di destra vicina al suo "elenco" di ieri sera, ben venga persino Fini. Non starei mai CON lui, ma posso provare a rispettarlo.
E se dopo 16 anni di Berlusconi sono pronto a dargli l'ergastolo, se davvero riuscisse nel miracolo di toglierci lo psiconano dai coglioni, che nel frattempo hanno raggiunto dimensioni omeriche, sarei ben felice di offrirgli una riduzione della pena per buona condotta.
Se poi, infine, trovasse pure il modo di far "giudicare" Berlusconi in almeno qualcuno dei 300 milioni di processi che gli pendono sulle spalle, allora che gli si diano anche gli arresti domiciliari!

Tuesday, November 02, 2010

Massì, anche l'omofobia.

Berlusconi a proposito del caso-Ruby: "Meglio guardare belle ragazze che essere omosessuali". Dopo 16 anni ho finalmente capito tutto. Berlusconi di mestiere fa l'antropologo sociale, e da anni sta lavorando alla definitiva teorizzazione del concetto di "coglione", attraverso lo studio della capacità innata degli italiani di accettare ...tutto-ma-proprio-tutto. Non mira alla Presidenza della Repubblica: mira al Nobel!

Thursday, April 22, 2010

Forza Fini? Sigh!

Ci tocca tifare Fini?
E vabbù... ingoiamo anche questa. Forza Fini!
Che periodo: tifo Roma, Belen mi diventa simpatica perché dà il 2 di picche a Corona, spero in quei 30 deputati Pdl affinché attenuino i provvedimenti sulla caccia, gioisco del deficiente di Amici che vince Sanremo perché sennò vinceva Emanuele Filiberto...
2010: più che un anno, un male minore.

Wednesday, April 14, 2010

Definizione di Coppa Italia

Competizione calcistica italiana, organizzata dalla Lega Nazionale Professionisti, disputata con la formula dell'eliminazione diretta, e aventi per finaliste Inter e Roma.

Saturday, September 05, 2009

Lavori forzati a Helsinki

Lo trovate anche sulla Rondine (http://www.larondine.fi/index.php?option=com_content&task=view&id=562&Itemid=1), ma nel caso eccolo anche qui:

Giuro che ho fatto di tutto per resistere alla tentazione di scrivere queste righe. È dall’inizio di Giugno che ci penso (dall’inizio di ogni Giugno), ed ogni volta mi dico che quello che succede è cosa buona e giusta. Ma, abbiate pazienza, è il ventisettesimo giorno consecutivo che vengo svegliato alle sette dal martello pneumatico, e in un modo o nell’altro me devo sfogà.

Scrivo dunque per esasperazione, disperazione, e per Dumasiano e (vedrete) sanissimo desiderio di vendetta.

Andiamo per ordine: l’estate finlandese si tinge ogni anno di giallorosso!

Una metafora per descrivere le belle giornate?

Totti è stato acquistato a parametro zero dall’HJK?

Niente di tutto questo.

Rosso e giallo sono i colori ufficiali dei lavori in corso. “Lavori in corso”: espressione che descrive l’impossibilità di circolare e dormire serenamente a Helsinki. Il fenomeno è rappresentato dal numero impressionante (superiore di gran lunga a quello della popolazione finlandese) di paletti a strisce fosforescenti rosse e gialle che ogni estate vediamo distribuiti con democratica generosità nei punti più affollati e più deserti, più remoti e più vicini, della capitale.

I paletti sono tutti della stessa marca, la K.D. di Vantaa. La sigla sta per “Katso Di” ed è la punta d’iceberg di un giro d’affari sterminato. La K.D. è infatti la stessa azienda che produce, oltre ai paletti (“Katso Di paletti!” è infatti la nostra frase più ricorrente: vi siete mai chiesti perché?), anche i semafori (“K.D. rosso!” come esclamiamo dinnanzi ai rossi più lunghi dell’universo), quasi tutta la distribuzione alimentare dei supermercati (“K.D. prezzi!”), ed altro ancora (vedremo nel corso del testo).

Una divisione dell’azienda, la K.A.D. (Katso Avranno Da), è poi quella che si occupa dell’assunzione e della distribuzione dei compiti del personale dei lavori (“K.A.D. scavare tutto il giorno!?”, “K.A.D. trapanare alle sette di mattina!?”, e così via).

Tornando ai KD paletti, essi sono di almeno tre tipi: fallico-cilindrici per delimitare il territorio di conquista, fallico-conici per segnare il percorso a gimcana, e spatolo-rettangolari per ornamenti. L’apparizione dei KD paletti, approssimativamente ogni 25 metri in qualunque angolo di Helsinki voi abbiate la cura di abitare, lavorare, o passare per caso, annuncia inequivocabilmente l’inizio della bella stagione, e l’invito - chiaro e forte - ad abbandonare la città per i successivi quattro mesi (capito perché se ne vanno tutti al Kesämökki?).

Se scegliete di restare, perché magari Helsinki è, come è, una stupenda città da vivere in estate, con l’Helsinki Festival e tutto il resto, allora kaksi vostri. Sappiate che la vostra estate sarà caratterizzata da strategia di deprivazione del sonno, sessioni di trekking e free-climbing in pieno centro, e sistematica simulazione di Grand Theft se guidate.

Si va per gradi.

L’inizio, come dicevamo, è alle luterane sette del mattino con i martelli pneumatici e le scavatrici, e con qualunque cosa faccia un rumore della madonna. È alle sette, e non alle otto, perché alle otto il sindacato prevede un’ora di riposo per gli stanchi lavoratori che sono all’opera già dalle sette. Il motivo per cui non li fanno cominciare direttamente alle otto, dandogli e dandoci semplicemente un’ora di sonno in più, mi è ancora ignoto, ma ho le mie teorie e ve le esporrò in seguito. Le raffiche possono arrivare sia dalla strada (il cosiddetto “remontti bastardo”), sia dal tuo palazzo (“remontti bastardissimo”) e sia infine dal tuo stesso appartamento (“remontti bastardissimo con lode”) previo decisione non tua, ma dell’amministrazione e degli inquilini, che ti mettono sempre in minoranza quando si tratta di installare degli infissi o rinnovare qualunque KD infrastruttura. “In” (infissi, infrastrutture, interni) è una particella-chiave, perché la filosofia del remontti non è mai estetico-superficiale. No: bisogna scavare, perforare, penetrare, raschiar via, trapanare, setacciare, intrufolarsi, bucare, grattevincere. Tutto ciò per cui servano trapani, martelli pneumatici e mitragliatrici. Tutto questo, più i paletti, lo lascio interpretare ai più freudiani tra i lettori. A me sembra tutto chiaro.

Tant’è. Alle sette e zerocinque hai gli occhi sbarrati, un istinto più omicida dell’alito, e un totale abbandono dei freni inibitori alle bestemmie.

Esci di casa con due occhiaie tipo Ispettore Derrick, e d’ora in poi funziona come nei diagrammi di flusso: IF-THEN, se-allora. SE opti per il trasporto pubblico ALLORA hai di fronte due opzioni: quella crudele e quella molto crudele. La crudele consiste nello scoprire che la tua solita fermata d’autobus è scomparsa. O meglio, ci sarebbe ancora, ma un ermo colle di terriccio esclude il guardo dall’ultimo orizzonte, fermata compresa. Il percorso del bus è stato deviato e devi metterti alla ricerca della fermata provvisoria (anche questa fabbricata dalla K.D.).

L’opzione molto crudele è invece quella, subdola e meschina, che vede la tua fermata integra e invitante come Scarlett Johansson, ma - stranamente - nessuno che aspetta l’autobus. Mah. Sarà l’ora: dopotutto sono ancora le 7 e mezza, e la gente giustamente starà dormendo. Con i timpani foderati di kriptonite, ma starà dormendo. Ti metti ad aspettare l’autobus. Dieci minuti, venti, trenta (KD orari estivi). A quarantacinque sei assalito da un sospetto shakespeariano, ma l’apparizione di un M’Briako* che si mette come te ad aspettare l’autobus ti tranquillizza.

Per i successivi venti minuti.

Poi è di nuovo Amleto.

Dopo un’ora e cinque di attesa, hai capito la tragica verità: l’opzione molto crudele consiste semplicemente nell’applicare l’opzione crudele ALTROVE. Il KD percorso dell’autobus è stato deviato a partire da un’ALTRA dannatissima parte, in modo tale che due o tre fermate vengano soppresse, e tra queste - invariabilmente - la tua.

Va bene, manteniamo la calma.

Del resto sono ancora le 8 e 35 e ho tutta la giornata davanti a me.

Prendiamo la macchina.

SE prendi la macchina, ALLORA cominci a giocare a Grand Theft. Tanto per cominciare, la regola aurea: NON PORTARTI APPRESSO IL NAVIGATORE SATELLITARE. La KD voce femminile (visto che azienda enorme?) ti tempesterà di “Recalculating!” ogni minuto e mezzo, perché giustamente il satellite non fa in tempo a prendere nota di tutte le deviazioni di percorso che l’amministrazione comunale riesce a organizzare su base quotidiana. La KAD, in questo caso, assume a tappeto tutti i campioni nazionali e internazionali di SimCity, li imbottisce di Koskenkorva, e poi li mette al lavoro: si spiega solo così come mai lunedì è chiusa la corsia destra, martedì quella centrale, mercoledì quella sinistra, giovedì di nuovo la destra, venerdì la sinistra e la centrale, sabato la destra e la sinistra, domenica tutte e tre. I segnali di deviazione (una o due frecce ritte, e due o una ammosciate: siamo sempre dalle parti di Freud) hanno ormai imparato a spostarsi da soli: non si pongono più domande, guardano dov’è la buca e si spostano di conseguenza.

Esci dal posto-macchina (l’unico gratis che ti toccherà per l’intera giornata), e ti dirigi verso l’uscita del parcheggio.

Illuso.

L’uscita del parcheggio è bloccata dai KD paletti, alcune transenne, una scavatrice più grossa di Gundam, e una voragine dalla quale si intravede l’ottavo cerchio con i ruffiani e i seduttori.

Si esce dall’altra parte.

A questo punto, per andare in centro dovresti andare a destra.

Fidati, vai a sinistra e fai il giro. Sai già il perché.

Ma esattamente, perché non la smetto di comprare libri e non mi faccio finalmente l’elicottero?
Cerchi l’imbocco della superstrada. Il primo puoi dare per scontato sia bloccato, il secondo pure (ma fai un tentativo, si sa mai si sono distratti un attimo), il terzo ha la corsia ridotta ma ci puoi passare.

Mentre ti dirigi in centro, il paesaggio che ti si presenta attorno è post-atomico. Cantieroni, cantieri e canterini si alternano armonicamente, tutti circondati di decorazioni giallorosse, che forse forse Totti, almeno in prestito per sei mesi, ci arriva veramente.

I cantierini ce li avete presente, no? Sono quelli, taaanto teneri, di due metri per uno, con tre KD paletti che circondano… niente. Che ci staranno a fare lì? Mistero della fede. Ho due ipotesi: sono fatti installare dai bambini secondo un preciso programma didattico delle scuole, oppure, temo, servono pavlovianamente a mantenere alto il livello di terrore.

Cantieroni e cantieri, invece, differiscono solo per ampiezza, altitudine (dei colli di terriccio), numero di Gundam, e decorazioni. Queste ultime importantissime. Non ho mai visto così tanti e diversi modi di circondare un cantiere. Paletti dei sopraccitati tre tipi, transenne grigie, transenne gialle, transenne bianche New Romantic con applicazioni giallorosse, banderuole, corde, nastri, pannelli in legno, pannelli in metallo, lenzuola, teli, cataste di attrezzi, cataste di tubi, segnali di ogni genere, luci lampeggianti. Signori, non abbiamo capito niente: questa è arte contemporanea!

Mentre ti dirigi in centro, ti accorgi di avere dolore ai muscoli della mano destra. No, non sei tornato adolescente: il dolore è dovuto al fatto che la mano è perennemente attiva sul cambio. Imbocchi la superstrada (70 km/h): seconda, poi terza. Un secondo di quarta e poi 30 Km/h, lavori in corso, terza, 20 Km/h sul sito dei lavori, poi di nuovo 70 (e terza, quarta, fugacissima quinta sulla variante Raikkonen), e oplà, 30, poi 20, poi KD rosso. 15 minuti dopo scatta il verde, seconda, terza, seconda (lavori in corso), terza, KD rosso, prima. Altri 15 minuti. Insomma, arrivi a destinazione che ti sembra di aver portato Federer al quinto set.

Sei finalmente in centro. Rimani fermo un turno in banca a chiedere un mutuo perché successivamente dovrai pagare il parcheggio, poi prosegui per le vie più note. Le installazioni del centro città, oltre al solito problema estetico (ma qualcuno di voi si ricorda a quando risale l’ultima Mannerheimintie o Aleksanterinkatu estive senza lavori corso? Io sto qui da 10 anni e non mi è ancora capitato), vanno anche ad infierire su una condizione urbanistica che chiunque abbia il masochismo di possedere una macchina a Helsinki conosce già a menadito.

La mappa automobilistica del centro città è stata infatti disegnata dallo stesso criminale che ha stabilito la numerazione civica degli edifici: un abituale consumatore di LSD, appassionato di enigmistica e ispiratosi al Guernica di Picasso. Chi guida a Helsinki, infatti, sa benissimo che se tra un chilometro ha bisogno di girare a sinistra, farà bene a svoltare adesso che è possibile, perché se perde questa occasione, la prossima gli si ripresenterà a Etelä-Haaga. Ho sempre avuto il sospetto che qualcuno abbia fabbricato per errore un numero eccessivo di cartelli di divieto d’accesso e (soprattutto) di maledettissimi divieti di svolta a sinistra. Allora, per non sprecarli (mai sia, nel paese in cui se ti avanza anche mezza porzione di riso lesso al ristorante, te la fai impacchettare), è stato deciso di piazzarli a random per le vie del centro, anche laddove ci sarebbe spazio e comodità di svolta a sinistra non solo per un’auto ma anche per l’Enterprise.

A questo andrebbero aggiunti anche il già citato prezzo dei parcheggi, che in genere ti fa rimpiangere di non aver chiamato un Taxi (da Tallin: tariffa intera, traghetto e benzina costeranno meno della sola chiamata a un taxi finnico. ‘Tacci loro: ti accomodi nella vettura e c’è già scritto 7 euro. 7 euro per cosa, Risto santo? Per essermi seduto???), e il paradosso che, alla fine, di posti per parcheggiare non ce ne sono neanche tanti (Helsinki dev'essere piena di miliardari).

Hai finalmente parcheggiato la macchina.

Se guidare è come giocare a Grand Theft, passeggiare ti fa sentire più Lara Croft. Vorresti passare da un certo negozio ma ti accorgi che l’edificio è incellofanato come un kurkku. Un caso di remontti bastardissimo. Prosegui verso Akatemian Kirjakauppa (ancora una volta rimandi l’elicottero): c’è la galleria in legno, a ostacoli, con segnaletica interna. È buona perché fa cento punti se esci vivo. Terminata la galleria, salti perché c’è la duna in terriccio e atterri in una specie di orticello con i paletti al posto delle patate. Fai zig-zag su quattro KD fallico-conici e finalmente sei in libreria.

Ti passa subito la voglia perché stanno facendo il remontti dei libri, che consiste nell’ammucchiare tutti i libri di “Psicologia” e spostarli in “Erotismo”, prendere tutti quelli di “Erotismo” e spostarli in “Infanzia”, e così via fino a completare il giro in “Letteratura”. Alla fine, quelli che avanzano finiscono all’entrata con i cartelli ALE, che è una contrazione di “A-LEtteratura non c’era più spazio”. Uno degli effetti collaterali di queste campagne di ricollocamento è che quando porti tuo figlio/nipote/figlioccio a comprare un libro di storie per bambini, al posto del Moominpappa ti trovi le Moominpoppe della Anderson.

Via, via, vieni via di qui.

Dove si può stare tranquilli, lontani dai remontti, senza dover ricorrere al suicidio civile del Kesämökki? Il lavoro, l’unica è il lavoro. Andiamo in dipartimento, del resto in estate è una pacchia lavorare perché non c’è un collega nel raggio di un chilometro.

Via, allora, verso il reale paradiso senza naapuri. Passi dal parcheggio, ti spegni gli altri duecento euro che avevi chiesto in banca, e sei a posto per un altro paio d’ore. Corri verso il dipartimento e sembri un pastore tedesco nelle corse a ostacoli per cani: salto del fossato, slalom tra paletti, oliocuore sulla transenna, fosbury su una duna, e sei arrivato. Sudato come un delfino, ma sei arrivato.

Il finale è però amaro e neorealista. Il cortile del dipartimento somiglia alle miniere di Golconda, con due (due!) scavatrici nello spazio di 20 metri quadri. E ancora non ho capito come ci sono entrate, visto che dal cancello fa fatica pure la Golf del Professor Tarasti. Degli interni, invece, preferisco non parlare. Vi basti solo sapere che tra colleghi abbiamo preso a usare nomi di persona per i nostri uffici: Katrina, Andrew, Hugo... gli stessi degli uragani.

Mesto e sconfitto, ti resta solo da sederti (sul terriccio se vuoi stare fuori, o su una pila di libri se rimani dentro) a riflettere sul perché di tutto questo. La prima cosa che ti viene in mente è che vieni da Trani, la città con le strade più disastrate d’Europa. Nessuno se ne prende cura dai tempi della visita di Umberto I. Qui a Helsinki rifanno le strade tutte le sante estati, e il risultato qual'è? Esattamente lo stesso che a Trani: scalare le marce, evitare le fosse, rallentare, mettere a dura prova gli ammortizzatori, deviare per strade secondarie. La differenza è che a Trani nessuno ti rompe i cabasisi alle sette di mattina, e l’ultimo martello pneumatico si è sentito quando costruirono il palco per il Trio Lescano.

Ma non è questo tipo di riflessione che vai cercando. Quello che vuoi capire è perché.

Perché, maremma bonina, perché.

Ti hanno raccontato che molti di questi lavoratori sono inclusi nei piani di impiego dei disoccupati. Vorresti crederci, in un paese che non tanto tempo fa prendevi a modello per la sua socialdemocrazia (prima che la Nokia imponesse una logica di mercato quasi più selvaggia dell'ex blocco sovietico), ma questa sola ragione non è sufficiente, perché non rende conto di troppi elementi. Non spiega il sadismo, la massiccia presenza visiva, il gioco ad incastri, non spiega il terrore dei cantierini.

Non puoi che ricorrere alla teoria della cospirazione. Viri sul mistico e ti immagini una grande commissione di mega-direttori galattici seduti attorno a un enorme tavolo ellittico. Sono tutti lì, grassi e sorridenti: il mega-direttore galattico dei Kesämökki, che ha interesse a spostare l'intera popolazione in campagna. Il mega-direttore galattico della Poliisi, che ha interesse a rendere il rispetto della velocità massima più complicato di un 740. Il mega-direttore galattico delle stazioni di servizio, che ha interesse affinché si guidi in prima il più spesso possibile. Il mega-direttore galattico della KD, manco a dirlo. E chissà quanti altri.

Infine, a capotavola, il super-mega-iper-magnum direttore lider maximo interplanetario universale della chiesa luterana. È lui che coordina tutto. Approva tutti i piani di guadagno dei colleghi seduti attorno, ma in più ci aggiunge l'elemento sado-masochistico, l'ossessione per l'efficienza, l'etica del lavoro, il livello di terrore, le sette di mattina e la taratura dei martelli pneumatici a 180 decibel.

La commissione delibera.

Tutti i megadirettori sono d’accordo.

L'appuntamento è a domani mattina.

Alle sette.

Puntuali mi raccomando che alle otto c’è la pausa.

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* Il M’Briako è il risultato di una triplice fusione terminologica comune solo a quelli, come me, che 1) hanno assistito ai mondiali dell’82 e si ricordano che abbiamo preso gol da M’Bida; 2) sono vissuti nel barese, dove la dicitura esatta per i tipi come quello della fermata è “’mbriacòun!” (ubriacone); e 3) si sono trasferiti in Finlandia dove il problema dell’alcolismo è disperato e gravissimo, ma tutti fanno finta di niente, quindi tanto vale parlare in codice. Risultato: M’Briako. Così si può dare la colpa ai soliti immigrati, e sono tutti contenti.

Friday, July 31, 2009

La nuova specie Carfagnus daddarius

Leggo un interessante commento di Michela Marzano, su Repubblica:

http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-17/commento-marzano/commento-marzano.htmL

Si parla delle escort di Berlusconi, ed in generale del ruolo delle donne "ai tempi del cavaliere". Donne, "ragazze-immagine" in abiti neri e trucco leggero - dice la Marzano, che insorge "contro questa mascherata tutta italiana che da anni cancella 'il' viso delle donne, per ridurle al ruolo subalterno e umiliante della semplice comparsa teatrale, come se, per continuare a esistere, le donne fossero ormai costrette a interpretare sempre lo stesso personaggio".

Le donne, queste donne, sono viste come vittime di un ingranaggio maschilista che le porta a umiliarsi per avere un po' di spazio e considerazione, e che le costringe a essere madonne o puttane, senza niente nel mezzo. Eccetera eccetera.

Non ho dubbi che l'intervento della Marzano rappresenti fedelmente una parte del problema. Ne ho tuttavia molti sull'ipotesi che la storia finisca qui, e che si debba fornire questa giustificazione storico-retrospettiva a quello che, in tutta sincerità, mi sembra un nuovo fenomeno.

Io, nelle escort e nelle veline, ci vedo (con tutti i "purtroppo" del caso) una "donna nuova". Una donna consapevole e attiva, in questo ruolo di "ragazza immagine". Una donna che sa esattamente quello che fa e, novità pressoché assoluta, CI SI TROVA BENE IN QUESTA VESTE.

Il '68 e il femminismo non sono solo "dimenticati", sono considerati "inadeguati". Penso sia finito il tempo in cui qualunque forma di 'prostituzione' (televisiva, politica, o quant'altro, inclusa quella sessuale, naturalmente) provocava un senso di svuotamento e oltraggio nel soggetto femminile. La nuova donna ha disinvestito, soprattutto emotivamente, sul concetto di 'prostituzione' (devo andare a letto con Berlusconi per diventare ministro? E che sarà mai...). Lo accetta, in alcuni casi lo cerca attivamente, e - forse forse (se non mi tacciate di maschilismo bieco) - lo vive con serenità.

E' - in parte - la nuova donna di Sex and the City, o del "Ricordati di me" di Muccino. E' senz'altro la donna in formato D'Addario o Carfagna. E' un gioco delle parti che hanno accettato tutti di buon grado, maschietti e femminucce. Non viene messo in dubbio, perché - ammettiamolo - conviene e sta bene a entrambe le parti, non solo agli uomini. Non è più un dialogo tra vittime e carnefici, ma semplicemente e tristemente, un caso - come tanti - di simbiosi adattiva.