Monday, June 06, 2005

WIKIPEDIA: voce "vegetarismo"

Un'altra voce che ho curato per Wikipedia riguarda una delle mie convinzioni ideologiche più forti (e durevoli, visto che ormai sono vegetariano dal 1994)...

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Il vegetarismo (detto anche vegetarianismo o vegetarianesimo) è una forma di alimentazione che si astiene dal consumo di qualunque forma di carne o pesce, ma che include alimenti cosiddetti derivati (latte, latticini, uova...). Quest'ultima caratteristica distingue il vegetarismo dal veganismo (o vegetalismo), per il quale l'astensione riguarda indistintamente ogni prodotto derivante da forme di vita animali. In forme meno ortodosse, "vegetariano" si definisce anche colui o colei che abbia rinunciato solo alla carne, e non al pesce, o addirittura - in forme più autoindulgenti - solo alle carni rosse, accettando ad esempio la carne di pollo nella propria dieta.

Tipologie

Fatte le dovute, ma comunque rare, eccezioni, è possibile identificare tre principali ragioni dietro la scelta vegetariana (non sempre reciprocamente esclusive). La prima è di tipo salutista. Il vegetariano ritiene che una dieta priva di carne sia tendenzialmente più sana, sia per la natura dell'alimento carneo in sé, e sia per le moderne metodologie di allevamento del bestiame, che fanno largo uso di prodotti chimici durante varie fasi del ciclo di produzione. La rinuncia al pesce, alimento universalmente considerato più salutare della carne, viene invece giustificata con il crescente inquinamento delle acque, e in particolare con la presenza di mercurio.

Una seconda ragione, più trasversale, è di tipo religioso. Alcune religioni suggeriscono, o implicano, la rinuncia parziale o totale alla carne, motivandola o con questioni di salute (spirituale e/o corporea), o attraverso una generale etica del rispetto verso le varie forme di vita. L'attribuzione dell'etichetta 'vegetariano' è in alcuni di questi casi più metaforica che fattuale.

La terza ragione, sulla quale si intende soffermarsi in questa sede, è di natura prettamente morale. Il termine 'vegetarismo', in questo caso, si configura come una sineddoche per varie forme di abitudine alimentare (veganismo, crudismo, fruttarismo, etc.) motivate da scelte etico-filosofiche spesso ispirate alla nonviolenza, al pacifismo e all'animalismo.

Il vegetarismo etico

La prima di tali scelte, ovvia, è la coerenza tra il sentirsi individui non violenti e la rinuncia a un cibo per la produzione del quale si è ricorsi a violenza. Il vegetariano animalista è prevedibilmente contrario all'idea di nutrirsi a spese di forme di vita la cui incolumità, a suo parere, non andrebbe violata.

Una seconda ragione riguarda la relazione tra il consumo di carne dei nostri tempi e le forme di sfruttamento del cosiddetto Nord del mondo sul Sud e sull'ecosistema. Forme che si stratificano all'interno di una precisa strategia di marketing che, a partire dal dopoguerra, ha creato il mito della carne quale alimento irrinunciabile e, soprattutto, bandiera del ritrovato benessere economico. L'italiano medio, da un consumo annuo di 8 Kg dell'immediato dopoguerra, si è assestato oggi intorno agli 80 Kg. Il problema, nell'ottica vegetarista, è ben riassunto dai ricercatori del Centro Nuovo Modello di Sviluppo: "Il nostro alto consumo di carne è ingiusto perché non è estendibile a tutti gli abitanti del pianeta, semplicemente perché non ci sarebbe abbastanza terra coltivabile". La produzione di carne richiede, nel suo processo, una superficie di terra coltivabile fino a sedici volte superiore a quanta ne è richiesta da legumi ed altri tipi di proteine vegetali. Questo significa che la produzione di 200g di carne, ovvero un semplice secondo piatto per un italiano di medie condizioni economiche, richiede l'impiego della stessa quantità di terreno dal quale si potrebbero ricavare due chili e mezzo tra cerali e legumi, l'equivalente di un pasto completo per una settimana. Paradossalmente, di tutti i cereali prodotti nel mondo, oltre la metà (il 55%) è destinata agli allevamenti, e non direttamente alle tavole. A questo va aggiunto il fatto che la maggior parte dei mangimi per animali vengono coltivati e preparati in Asia e America Latina, ovvero Paesi più poveri, e non destinatari di quella produzione.

Un terzo importante legame tra rinuncia alla carne e pacifismo è l'impatto ambientale. In virtù della sua complessità strutturale, infatti, il sistema di allevamento intensivo deve far fronte ad una serie di operazioni parallele all’allevamento tout court (una per tutte, l'agricoltura chimica), spesso anche per ammortizzare - paradossalmente - le eccedenze della superproduzione. L'equivalente dei succitati 200g di carne corrisponde a circa 4 litri di liquami. Inoltre, l'esigenza di creare ampi spazi, agricoli per coltivare foraggio e logistici per impiantare l'allevamento stesso, è ritenuto corresponsabile della deforestazione di diverse aree, nuovamente, del Sud del mondo.

I controargomenti

Come ogni forma mentis che prevede radicali cambiamenti nello stile di vita collettivo, anche il vegetarismo è esposto a critiche di varia natura e dimensione. Un tipico controargomento cerca di rilevare l'apparente incoerenza di chi, nel predicare un maggiore rispetto della natura, finisce con il contravvenire a leggi che sembrano essere state stabilite dalla natura stessa, come ad esempio l'istinto alla caccia e alla pesca che l'essere umano avrebbe sviluppato nel corso della sua evoluzione. L'idea dei sostenitori del vegetarismo, viceversa, è che l’essere umano sia diventato ‘onnivoro’ in tempi relativamente recenti, tanto è vero che non ha sviluppato nessuno dei tratti anatomico-fisiologici tipici degli animali che si nutrono di carne (artigli, zanne, intestino corto). Nonostante questo, l’essere umano si è evoluto, e dati i suoi deficit fisici (il corpo umano ha potenzialità decisamente ridotte rispetto alla maggior parte delle altre specie), ha evoluzionisticamente ‘capito’ che l’unico modo per sopravvivere era costruirsi arnesi e cacciare piuttosto che competere con animali meglio equipaggiati per vivere di raccolta. Gli esseri umani erano raccoglitori, poi sono diventati cacciatori, poi allevatori. Ciò posto, sostengono i vegetaristi, nessuno impedisce alla nostra specie di continuare il processo evolutivo e di giungere a un nuovo regime alimentare che porti con sé i vantaggi sopra descritti.

Un secondo controargomento è l'apparente carenza, nella dieta vegetariana, di alcuni importanti principi nutritivi che l'alimentazione carnea fornisce in dosi sufficienti: proteine, ferro, e alcune vitamine. I vegetariani rispondono con l'elevata presenza di questi principi in alimenti come i legumi (la soia, in particolar modo), i germogli e i cereali. Il dibattito sull'appropriatezza della dieta vegetariana rimane comunque aperto, anche se sembra soprattutto legato a questioni culturali che non ad indicazioni nutrizionistiche vere e proprie.

Impatto culturale

Statistiche alla mano, la direzione sembra essere quella di una lenta ma inequivocabile 'vegetarianizzazione' della popolazione mondiale, soprattutto negli stati occidentali. I vegetariani nel mondo sono sempre più, e - soprattutto - aumentano nelle nuove generazioni. Secondo statistiche stilate negli Stati Uniti, alla domanda “Are you vegetarian?” si è passati dall’1,2% di “Yes” del 1977, al 6% del 2003 (con punte del 10% negli stati più progressisti della costa occidentale, e consistenti aumenti percentuali se si accettano coloro che includono il pesce nella loro dieta). Approssimativamente, i vegetariani sono dunque aumentati del 500% in poco più di 25 anni, con un trend piuttosto costante.

2 comments:

Anonymous said...

sono le nostre abitudini che cambiano il mondo, anche solo un click la giorno, moltiplicato per tutti noi, può cambiare davvero tanto il mondo..

Matteo Raggi
http://www.matteoraggi.com

Unknown said...

Okay...

So che mi sto praticamente dando in pasto ai lupi...

Rispetto le ideologie vegetariane, un po' meno quello vegane... ma continuo a mangiar carne. Concordo che molti individui ne consumano troppa, e i dati riportati sulla percentuale di terra occupata per allevamenti e legumi sono impressionanti ma.... caro matteo, prima di voler cambiare il mondo non è il caso di cercare di migliorarlo?

In altre parole, cari amici Vegetariani, ancichè criticare chi mangia carne e sponsorizzare il "vegetarianismo" non è il caso sponsorizzare un po' di "coscienza a tavola"?
Del tipo, anziche dire "non mangiare carne del tutto perché non cominciare ad inculcare nella testa delle gente un po di differenze, ad esempiofra una costoletta di manzo e una di agnello, ucciso in età tenerissima, c'è la stessa differenza fra la morte di un bambino di 5 anni e quella di un novantenne, con rispetto per i novantenni lettori del blog, s'intende.

Sponsorizzare l'acquisto di uova prodotte da galline allevate a terra e non in gabbia.

Sensibilizzare la gente al consumo di pesci quali astici, aragoste ecc. che hanno una morte orribile...

Questo è un passo costruttivo per migliorare le cose, un passo alla volta... almeno a mio avviso.....

non fatemi fischiere troppo le orecchie....

;) Ambra