Monday, July 04, 2005

TELADOIOLAFINLANDIA - Della canzone italiana

Se vi capita di entrare in un negozio di dischi non Italiano, cercate la sezione dedicata all'Italia: avrete una definizione molto chiara del concetto di 'stereotipo'. Questo pezzo l'ho scritto dopo essere stato nel Megastore di Stockmann, a Helsinki...

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Te la do io la canzone italiana! Ma chi l’ha detto che i finlandesi ascoltano solo Ramazzotti, Bocelli e la Pausini? Certo, siamo tutti d’accordo che la maggior parte delle volte che la radio di un bar o di un autobus cosparge musica italiana sulle nostre orecchie, sono questi tre a farla da padrona, soprattutto in occasione di una nuova uscita discografica. Ma, parola di musicologo, c’è vita dopo La Solitudine e Più Bella Cosa, tra gli scaffali dei negozi di dischi di Helsinki. E non sto parlando degli sporadici Paolo Conte e Jovanotti che trovate in un Sokos qualsiasi.

No.

Qui c’è di più.

Qui ci sono le compilation. Le compilation di musica italiana.
Badate bene, non è facile fare una compilation di musica italiana all’estero. Intanto perché, terzetto sopraccitato a parte, ascoltare musica italiana in uno stato non italiano non è esperienza di ogni giorno. Poi perché, inevitabilmente, le esigenze di marketing sono diverse. In Italia si può far leva sulla fama degli artisti inclusi nella compilation. In Finlandia, se non ti puoi permettere un Eros d’annata come brano d’apertura, non hai un ‘traino’ adeguato, e dunque ti tocca puntare su altri fattori, a cominciare dall’esotismo. Che è esattamente quello che si farebbe in Italia se si volesse propugnare agli acquirenti una compilation di musica irlandese senza il traino di un pezzo degli U2 o dei Cranberries. Un po’ di verde in copertina, la foto di un Irish Pub, caratteri celtici e - voilà - il ‘colore’ irlandese è servito.
Nessuna meraviglia, dunque, se anche nei nostri confronti si procede per stereotipi. Il sole, il mare, la pizza, parole-chiave come “Amore”, “Nostalgia” e “Cantare” combinate a random (tipo “Nostalgia Italiana”, “CantAmore”, e “Canta Italia”), e chiunque si trovasse a stringere tra le mani un CD di questa serie non potrà non avventurarsi col pensiero nei meandri di una gita al Colosseo o di una sacrosanta abbuffata “da Ettore”.
Capite bene che, con cotanta attenzione pubblicitaria nei confronti della confezione, il contenuto, cioè la musica, diventa un particolare seriamente marginale.

Ed è qui, esattamente qui, che vi sbagliate. Col supporto della mia finora indiscussa (soprattutto perché ignota) competenza musicologica, intendo iniziarvi alle meraviglie delle compilation di musica italiana in vendita ad Helsinki. Tacerò, non tanto per non fare pubblicità ma proprio per decenza, i nomi dei negozi che ho frequentato, ma - per aiutarvi - vi dirò che ho rovistato solo tra gli scaffali di quegli esercizi che riportavano una sezione esplicitamente etichettata “Italy”.

Cominciamo in sordina. La già citata compilation “Nostalgia Italiana” non sembra infatti essere il massimo dell’attrazione. Il problema è l’offerta musicale, che non è di altissimo livello. Tanti, troppi sono i cantanti sconosciuti o semi-sconosiuti che popolano la raccolta: tali Lucio Battisti (mai sentito), Patty Pravo (probabile errore di stampa: si scriverà Patty Bravo), Bobby Solo (italo-americano?)…
Poche le star: Tony del Monaco, con l’indimenticabile Una spina e una rosa, i Protagonisti, con la sempre attuale Noi ci amiamo, e Antoine, con Cos’hai messo nel caffè, manifesto di un’intera generazione.

“Italo Pop” è sulla stessa lunghezza d’onda. I classici sono La vita è bella degli immortali Filadelfia (da questa canzone l’omonimo film di Benigni) e Il sole d’Italia dei grandissimi Fratelli d’Italia (guidati dall’indiscusso leader Goffredo Mameli). Ah, quanti ricordi… Il resto sono giovani promesse che portano il nome di Mengoli Paolo, Reitano Mino e Dallara Antonio, detto Tony. Poca roba, se paragonata con ciò di cui sto per dirvi.

Rullo di lupare: signore e signori, ecco a voi “Il canto di malavita - la musica della mafia, vol.I”. So che non ci crederete mai, ma questa compilation esiste davvero, ed evidentemente c’è anche un volume secondo. Canzoni e cantanti sono impagabili. El Domingo gioca la carta della tassonomia, e ci propone ‘Ndrangheta, Camorra e Mafia, che , come pugliese, mi lascia un po’ interdetto per via dell’ingiustificata assenza della Sacra Corona Unita. Semplice dimenticanza, o regolamento di conti? Caserta Plutino mischia un po’ le carte e getta ombre su un personaggio amatissimo dal pubblico: U ballu da famigghia Muntalbanu ci ricorda infatti che non possiamo proprio fidarci di nessuno. F.Cimbalo (scritto proprio così, con l’Effe puntato… meglio non farsi riconoscere del tutto) ci riporta agli scottanti temi della faida e della vendetta con Sungu chiama sungu, brano di rara intensità. Di nuovo El Domingo ci riporta ai fondamentali doveri di cittadini con l’evergreen Omertà, e sulla stessa lunghezza d’onda Natino ci propone la struggente Mafia leggi d’onuri. Effe puntato Cimbalo fa gridare al capolavoro con la drammatica Chi sgarra paga, mentre Diego Barbaro ci mette di fronte alla difficoltà della vita e delle sue scelte con la sofferta Addiu ‘ndrangheta. Ma il picco sono le due canzoni finali, rispettivamente di Fred Scotti e del vivacissimo El Domingo, che ci ricordano come non tutto nella vita vada per il verso giusto, e un uomo, un vero uomo, deve accettare con la stessa dignità i favori e le avversità: sono Canto di carceratu e Ergastulanu. Un epilogo in crescendo.

Sconvolto da tanta bellezza, mi sono lanciato alla ricerca del secondo volume. Siete liberi di non crederci, ma l’ho trovato: ho trovato anche il secondo. “Omertà, onuri e sangu - la musica della mafia, vol.II”. La particolarità più stuzzicante di questa compilation sono gli autori, questa volta citati solo per nome di battesimo: Mimmo, Pasquale, Nino, Tony, Nicola… la gente è maliziosa, qualcuno potrebbe indagare. Meglio restare sul vago. Il più prudente di tutti si fa chiamare Unknown. Musicalmente, questo secondo episodio è all’altezza del primo: Nun c’è pirdunu di Diego è un pezzo che non si dimentica. Ma è la canzone finale che fa riflettere, perché si sono dette tante cattiverie sulla mafia, ma nessuno si è sforzato di capire che, come tutti noi, anche ‘loro’ hanno un cuore. È Mimmo a ricordarcelo: il pezzo - indimenticabile - si chiama Vulimu Paci. Da più parti, è indicata come la nuova Imagine.

Rimane il tempo per un’ultima compilation: “Italo Pop Duets”. È, per l’appunto, una raccolta dei duetti più celebri e celebrati della musica italiana. State pensando ai Tozzi e Raf? O a Dalla e Morandi? O a Oxa e Leali?

Illusi!

Qua facciamo sul serio, altro che Gente di Mare… Qui abbiamo:

1) Gianni Dei & Sandra Milò. Scritto proprio così: Milò, con l’accento. Il pezzo si chiama Ma sì che c’è la fai. Scritto proprio così: c’è, con apostrofo e accento. A questo punto viene da pensare che il titolo completo sia Ma sì che c’è la fai a mettere gli accenti a vanvera. Ma è anche probabile che Sandra Milò non sia la nota attrice e presentatrice, ma - tipo - una pittrice cinese (battuta pessima, mi rendo conto, ma qui si deve lavorare). Oppure che il titolo vada letto come Ma sì che c’è la Fai, con la effe maiuscola, nel senso di “ma certamente che la signora Fai è in casa”, oppure di “è ovvio che esiste la Federazione Arbitri Indonesiani”;

2) Gepy & Gepy. Più che un duetto sembra un duo, ma non mettiamoci a sottilizzare. Potrebbe anche essere un unico cantante schizofrenico. Certo è che se si accetta Gepy & Gepy come duetto, allora

3) Athos & Mancini & Pamela Prati vanno considerati un terzetto, e non un duo (Athos & Mancini) che duetta con Pamela Prati. Ma mi rendo conto che la matematica non è il mio forte, così decido di consolarmi con la loro impagabile canzone: Tango delle 11;

4) I Fratelli d’Italia. Ancora loro. Da soli, però: non duettano con nessuno. Se ne deve dedurre che, oltre a Mameli, c’è solo un altro componente nel gruppo. Ma ormai è stato creato un precedente, così i successivi

5) Filadelfia,

6) Meccano, e

7) Nuovi Angeli vengono annoverati a pieno titolo nella categoria duetti. Bontà loro…

Ho ancora una cartuccia da sparare, la migliore di tutte. Un duetto storico. Il simbolo tangibile dell’unità tra classe dirigente e proletariato auspicata da Fritz Lang in Metropolis. Signore e signori, non sto scherzando, l’ultimo duetto vede costituirsi l’inedita combinazione (Tah-Dah!!!) Ricchi & Poveri.

Un capolavoro di compilation.

E voi avete ancora il coraggio di fossilizzarvi sulla Pausini?

4 comments:

Anonymous said...

Urka! Ma è il fior fiore della discografia italiana! Come sempre le cose migliori sono dedicate al mercato estero... Sei una persona molto fortunata!

L'Ingegnere pentito said...

l'ho vista pure io la compilation sulla musica Mafiosa due settimane fa a Helsinki (credo proprio stockmann)

e vai di marranzano :)

Anonymous said...

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