Friday, February 24, 2006

ceci n'est pas une déclaration électorale

Temo e credo che anche quest'anno vincerà Berlusconi. Lo credo perché la sinistra sta ancora una volta conducendo una pessima campagna elettorale, perché ancora una volta mostra di avere pochi contenuti e pochissima coesione. Ma soprattutto lo credo perché Berlusconi siamo noi. Se un popolo permette a chi lo governa di dire e fare tutte le cose che Berlusconi ha detto e fatto (e non ha detto e non ha fatto), vuol dire che questa è la situazione che ci meritiamo, sia (soprattutto) chi l'ha votato, e sia (in misura più colpevole di quello che ci si potrebbe aspettare) chi non l'ha votato.

La maggioranza degli italiani voterà nuovamente Berlusconi. E diosolosà quanto spero di sbagliarmi.
Alcuni di quelli che lo voteranno, forse molti, lo faranno perché pensano che finalmente l'Italia ha acquisito un certo prestigio internazionale. Questo è quello che la maggioranza di governo ha cercato di far credere, e in tanti hanno abboccato.

Bene. Non posso farci niente in proposito, ma - se interessa a qualcuno - posso fornire la mia esperienza di residente all'estero da quasi 7 anni.

MAI, e sottolineo MAI, la reputazione degli italiani e dell'Italia all'estero è stata così bassa. Il potere di Berlusconi, i conflitti d'interesse, le sue gaffes a livello internazionale, la sua arroganza, i suoi alleati fascisti, mafiosi o cafoni (più spesso tutt'e tre assieme), le sue pendenze con la giustizia, il suo ego, il suo narcisismo e il suo umorismo da caserma, sono oggetto continuo di disprezzo e derisione da parte dei nostri interlocutori europei. Solo la parola "Berlusconi", in occasioni sociali di ogni genere, suscita risate di sarcastico compatimento. L'applauso più fragoroso che abbia ricevuto nella mia carriera accademica non è stato al termine di una presentazione particolarmente brillante, ma quando, una settimana dopo la gaffe con l'on.Schulz all'inaugurazione del semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea, mi sono affrettato a precisare che non avevo votato per lui.

Si usa l'Italia come, secondo "Caro Diario", si usa il quartiere romano di Spinaceto: "vabbè, ma qui mica siamo in Italia". "Nooo, solo in Italia succedono certe cose". "No, qui no... per quel genere di cose c'è l'Italia".

La profezia di Gaber si è avverata: "Lo stato come da noi nemmeno in Uganda!"

Nel 1994 gli amici stranieri ci chiedevano, tutti preoccupati, come era stato possibile mandare al governo un uomo così potente e corrotto, per giunta assieme ai fascisti (vi ricordate quella scena di "Aprile" con Nanni Moretti che parla ad un collega francese e scoppia in un riso isterico?). Adesso, dopo il 2001, non ci prende più nessuno sul serio, e alla preoccupazione si è sostituita una paternalistica rassegnazione, come per dire "beh, allora ve l'andate a cercare!", alla quale segue la derisione di cui sopra.

Chi mi conosce sa bene quanto poco nazionalista e patriottico io sia, e quindi sa che non ho mai portato la croce delle disavventure e delle disfuzioni del mio Paese. Se mi dicono PizzaSpaghettiMandolino, non mi sento né offeso, né - soprattutto - interessato: è chiaro a tutti (soprattutto ai miei interlocutori) che non si sta parlando del sottoscritto.
Dunque, se uno come me avverte imbarazzo per questa situazione, è perché siamo veramente scaduti nel ridicolo, agli occhi di chi ci circonda e osserva. E io di imbarazzo, credetemi, ne avverto molto. Soprattutto quando penso che c'è invece qualche mio connazionale che crede che adesso io sia più rispettato e stimato.

Votate pure Berlusconi, se volete, se dovete, e se ve lo fa sentire più duro o più lungo o più efficiente, ma se pensate che questo vi dia più prestigio davanti alla comunità internazionale, sappiate che state commettendo un errore madornale, grossolano, e molto, molto patetico.

Un abbraccio a tutti/e

Saturday, February 18, 2006

forse ce la fa

Forse ce la fa, la sentenza della corte di Cassazione secondo cui una ragazza minorenne stuprata è meno danneggiata se ha già avuto rapporti sessuali consenzienti. Ce la fa a farsi eleggere "Cazzata dell'anno" 2006.

I nostri giudici si stanno distinguendo per una serie di sentenze-modello sulla violenza sessuale, una dietro l'altra (ricordo quella sui jeans attillati, che non possono essere sfilati da solo dal violentatore, quindi 'lei' doveva essere consenziente). Bravi, proprio bravi.

In meno di due settimane, grazie anche alla questione delle vignette danesi su Maometto e alle autodefinizioni divine e napoleoniche dell'innominato, il premio "Cazzata dell'anno" ha già tre serissimi candidati.

Santo cielo, e siamo appena a metà febbraio...

Thursday, February 09, 2006

CaroDario1: vignette sataniche

"Caro Dario" è una rubrica di posta che conduco sul giornale "La Rondine" (www.larondine.fi). Da quando ho cominciato questa attività, si è creata subito una piccola tradizione di lettere che mi interrogano su fatti di attualità o su valori ideologici ed etici. Sono in genere, dunque, risposte lunghe a domande lunghe. E sono poche (in due anni di attività, avrò ricevuto si e no una cinquantina di lettere, e avrò risposto a non più di 20). Su DDD le pubblicherò a poco a poco tutte quante, scegliendo di cominciare dall'ultima, che mi permette di commentare una faccenda di forte, per quanto assurda, attualità.

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Caro Dario,

Ma dove sei finito? Mi chiamo Antonella, e sono un'affezionata lettrice della tua rubrica. Da un po' di tempo non vedo tue lettere, e non sono sicura che questo sia dovuto a una mancanza di lettori che ti scrivono, o a un tuo distaccamento dal giornale (non ho visto neanche altri tuoi articoli di recente). Ho pensato di scriverti perché so che l'argomento della mia lettera ti interessa, e sono sicura che non ti sottrarrai a rispondere.
Vorrei parlarti della questione più scottante di questi giorni, ovvero le vignette su Maometto. Personalmente, mi ritengo una cattolica credente (anche se poco praticante). Sono per il rispetto di tutte le religioni, e non credo, come tanti invece fanno, che ogni musulmano sia un potenziale terrorista. Ho trovato senz'altro quelle vignette di cattivo gusto (si scherza con i fanti, ma non con i santi), però trovo che la reazione sia stata del tutto sproporzionata. Non posso fare a meno di notare che noi cristiani sappiamo accettare l'ironia con più pacatezza, e senza scaldare troppo gli animi. Non voglio dire che siamo superiori, però è innegabile che ci sia una differenza culturale tra "noi" e "loro". Tu cosa ne pensi?
E poi un'altra cosa: secondo te quegli stati (Italia compresa) che hanno deciso di pubblicare le vignette, si sono comportati in modo responsabile o no? Mi spiego: è vero che da un lato bisognava dare un segnale di solidarietà ai danesi, ma è anche vero che così ci si espone ulteriormente alla rappresaglia musulmana, con il rischio che ci vadano di mezzo degli innocenti. Non era forse meglio dichiarare la propria solidarietà esplicitamente, ma evitare di pubblicare quelle caricature?
Spero che troverai il tempo di rispondermi.

Ti saluto con affetto
Antonella Ferri

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Cara Antonella,

Ti ringrazio per la tua lettera. Mi scuso con te e con le altre lettrici e gli altri lettori per la mia lunga assenza. Le tue ipotesi su questa pausa sono entrambe corrette: poche lettere da un lato, e poco tempo dall'altro, tale da non consentirmi di rispondere a un paio di quelle che ho trovato più stimolanti. Non me ne vogliano i rispettivi lettori se dò precedenza ad Antonella, per l'estrema attualità dell'argomento da lei proposto.
Eccomi dunque, e nuovamente, a commentare questioni riguardanti l'infiltrazione della religione nella vita civile, e - in particolare - il comportamento degli estremisti musulmani. Chi ha seguito i miei precedenti interventi a riguardo, sa bene che non ho simpatia per nessuna delle due attività.
Trovo molto pericoloso che la religione (qualunque essa sia) esca (qualunque sia la forma) dalla sfera prettamente individuale e privata di ciascun adepto. Lo trovo dannoso per la comunità, e sbagliato concettualmente. Se credo in un'entità (superiore o meno, antropomorfa o meno, palpabile o meno, etc.) che ha creato il mondo o che ha fatto e fa altre cose, sono fatti miei. Punto e basta. Ho diritto e piacere di parlarne con chi la pensa come me, ma
- non devo convincere nessuno che il mio credo mi rende 'eletto',
- non devo prendere soldi dallo stato per questo motivo,
- non devo aspettarmi che chi viene a casa mia debba attenersi ai principi di quel credo (soprattutto, non devo aspettarmi questo se io stesso sono ospite a casa di qualcun altro),
- non devo limitare la libertà di nessuno (anche se questa libertà viene esercitata per prendere in giro l'entità alla quale credo),
- non devo ammazzare nessuno in nome di nessuno (specie se questo precetto ce l'ho tra i miei comandamenti).
Chi ha reagito in quel modo brutale (ma anche chi ha reagito e basta) alle vignette dello Jyllands-Posten ha fatto il contrario di tutto questo, e non sono disposto a trovargli una giustificazione.
Dice: ce l'ho con i musulmani. No. Ce l'ho con gli estremismi religiosi. Non li sopporto. E ce l'ho anche un pochino con la pressoché totale mancanza di senso dell'umorismo da parte delle persone religiose, anche quando non sono estremiste.
Dice: ma di fatto sono solo i musulmani che reagiscono in questo modo. Nemmeno. Senz'altro viviamo un periodo storico nel quale l'estremismo musulmano sta mostrando il peggio di sè. Senz'altro questo estremismo è oggi più visibile (e/o reso tale da certe campagne mediatiche: non mi riferisco a questo episodio, ma ad un atteggiamento generale). E, infine, senz'altro la definizione di "estremista" si sta allargando a persone e gruppi che forse un tempo si sarebbero qualificati come moderati. Ma questo non mi tranquillizza affatto rispetto alla generale permalosità di ogni religione e delle sue forme fondamentaliste e radicali (presenti in ognuna), rispetto alla loro infiltrazione nella vita civile (che sempre e ovunque esse esercitano), e rispetto all'equivoco di fondo di tanti fondamentalisti sullo status di "eletti" (status che, in teoria o in pratica, quasi tutte le religioni fanno proprio).

Sono leggermente più in difficoltà (nel senso che non so bene che posizione prendere) con la tua seconda domanda. In linea di principio, sono d'accordo con te sul pericolo cui vengono o verrebbero esposte tante comunità, in un momento in cui - come dici tu - gli animi sono caldissimi. Ma, esercitata la ragion pratica, devo anche far fronte alla ragion pura, che mi suggerisce quanto sacrosanto sia che ogni Stato manifesti la sua solidarietà verso lo Jyllands-Posten, la Danimarca e in generale la libertà di espressione. E quanto giusto sia che non si ceda ai ricatti di questi esagitati.
Cosa fare nello specifico, però, non saprei.
Spero solo, e banalmente, che tutto finisca al più presto, e che non si arrivi a qualcosa di troppo serio e grave per una questione così ridicola.

Ma ci pensate? Rischiamo una guerra per dodici vignette!

Un caro saluto