Saturday, September 05, 2009

Lavori forzati a Helsinki

Lo trovate anche sulla Rondine (http://www.larondine.fi/index.php?option=com_content&task=view&id=562&Itemid=1), ma nel caso eccolo anche qui:

Giuro che ho fatto di tutto per resistere alla tentazione di scrivere queste righe. È dall’inizio di Giugno che ci penso (dall’inizio di ogni Giugno), ed ogni volta mi dico che quello che succede è cosa buona e giusta. Ma, abbiate pazienza, è il ventisettesimo giorno consecutivo che vengo svegliato alle sette dal martello pneumatico, e in un modo o nell’altro me devo sfogà.

Scrivo dunque per esasperazione, disperazione, e per Dumasiano e (vedrete) sanissimo desiderio di vendetta.

Andiamo per ordine: l’estate finlandese si tinge ogni anno di giallorosso!

Una metafora per descrivere le belle giornate?

Totti è stato acquistato a parametro zero dall’HJK?

Niente di tutto questo.

Rosso e giallo sono i colori ufficiali dei lavori in corso. “Lavori in corso”: espressione che descrive l’impossibilità di circolare e dormire serenamente a Helsinki. Il fenomeno è rappresentato dal numero impressionante (superiore di gran lunga a quello della popolazione finlandese) di paletti a strisce fosforescenti rosse e gialle che ogni estate vediamo distribuiti con democratica generosità nei punti più affollati e più deserti, più remoti e più vicini, della capitale.

I paletti sono tutti della stessa marca, la K.D. di Vantaa. La sigla sta per “Katso Di” ed è la punta d’iceberg di un giro d’affari sterminato. La K.D. è infatti la stessa azienda che produce, oltre ai paletti (“Katso Di paletti!” è infatti la nostra frase più ricorrente: vi siete mai chiesti perché?), anche i semafori (“K.D. rosso!” come esclamiamo dinnanzi ai rossi più lunghi dell’universo), quasi tutta la distribuzione alimentare dei supermercati (“K.D. prezzi!”), ed altro ancora (vedremo nel corso del testo).

Una divisione dell’azienda, la K.A.D. (Katso Avranno Da), è poi quella che si occupa dell’assunzione e della distribuzione dei compiti del personale dei lavori (“K.A.D. scavare tutto il giorno!?”, “K.A.D. trapanare alle sette di mattina!?”, e così via).

Tornando ai KD paletti, essi sono di almeno tre tipi: fallico-cilindrici per delimitare il territorio di conquista, fallico-conici per segnare il percorso a gimcana, e spatolo-rettangolari per ornamenti. L’apparizione dei KD paletti, approssimativamente ogni 25 metri in qualunque angolo di Helsinki voi abbiate la cura di abitare, lavorare, o passare per caso, annuncia inequivocabilmente l’inizio della bella stagione, e l’invito - chiaro e forte - ad abbandonare la città per i successivi quattro mesi (capito perché se ne vanno tutti al Kesämökki?).

Se scegliete di restare, perché magari Helsinki è, come è, una stupenda città da vivere in estate, con l’Helsinki Festival e tutto il resto, allora kaksi vostri. Sappiate che la vostra estate sarà caratterizzata da strategia di deprivazione del sonno, sessioni di trekking e free-climbing in pieno centro, e sistematica simulazione di Grand Theft se guidate.

Si va per gradi.

L’inizio, come dicevamo, è alle luterane sette del mattino con i martelli pneumatici e le scavatrici, e con qualunque cosa faccia un rumore della madonna. È alle sette, e non alle otto, perché alle otto il sindacato prevede un’ora di riposo per gli stanchi lavoratori che sono all’opera già dalle sette. Il motivo per cui non li fanno cominciare direttamente alle otto, dandogli e dandoci semplicemente un’ora di sonno in più, mi è ancora ignoto, ma ho le mie teorie e ve le esporrò in seguito. Le raffiche possono arrivare sia dalla strada (il cosiddetto “remontti bastardo”), sia dal tuo palazzo (“remontti bastardissimo”) e sia infine dal tuo stesso appartamento (“remontti bastardissimo con lode”) previo decisione non tua, ma dell’amministrazione e degli inquilini, che ti mettono sempre in minoranza quando si tratta di installare degli infissi o rinnovare qualunque KD infrastruttura. “In” (infissi, infrastrutture, interni) è una particella-chiave, perché la filosofia del remontti non è mai estetico-superficiale. No: bisogna scavare, perforare, penetrare, raschiar via, trapanare, setacciare, intrufolarsi, bucare, grattevincere. Tutto ciò per cui servano trapani, martelli pneumatici e mitragliatrici. Tutto questo, più i paletti, lo lascio interpretare ai più freudiani tra i lettori. A me sembra tutto chiaro.

Tant’è. Alle sette e zerocinque hai gli occhi sbarrati, un istinto più omicida dell’alito, e un totale abbandono dei freni inibitori alle bestemmie.

Esci di casa con due occhiaie tipo Ispettore Derrick, e d’ora in poi funziona come nei diagrammi di flusso: IF-THEN, se-allora. SE opti per il trasporto pubblico ALLORA hai di fronte due opzioni: quella crudele e quella molto crudele. La crudele consiste nello scoprire che la tua solita fermata d’autobus è scomparsa. O meglio, ci sarebbe ancora, ma un ermo colle di terriccio esclude il guardo dall’ultimo orizzonte, fermata compresa. Il percorso del bus è stato deviato e devi metterti alla ricerca della fermata provvisoria (anche questa fabbricata dalla K.D.).

L’opzione molto crudele è invece quella, subdola e meschina, che vede la tua fermata integra e invitante come Scarlett Johansson, ma - stranamente - nessuno che aspetta l’autobus. Mah. Sarà l’ora: dopotutto sono ancora le 7 e mezza, e la gente giustamente starà dormendo. Con i timpani foderati di kriptonite, ma starà dormendo. Ti metti ad aspettare l’autobus. Dieci minuti, venti, trenta (KD orari estivi). A quarantacinque sei assalito da un sospetto shakespeariano, ma l’apparizione di un M’Briako* che si mette come te ad aspettare l’autobus ti tranquillizza.

Per i successivi venti minuti.

Poi è di nuovo Amleto.

Dopo un’ora e cinque di attesa, hai capito la tragica verità: l’opzione molto crudele consiste semplicemente nell’applicare l’opzione crudele ALTROVE. Il KD percorso dell’autobus è stato deviato a partire da un’ALTRA dannatissima parte, in modo tale che due o tre fermate vengano soppresse, e tra queste - invariabilmente - la tua.

Va bene, manteniamo la calma.

Del resto sono ancora le 8 e 35 e ho tutta la giornata davanti a me.

Prendiamo la macchina.

SE prendi la macchina, ALLORA cominci a giocare a Grand Theft. Tanto per cominciare, la regola aurea: NON PORTARTI APPRESSO IL NAVIGATORE SATELLITARE. La KD voce femminile (visto che azienda enorme?) ti tempesterà di “Recalculating!” ogni minuto e mezzo, perché giustamente il satellite non fa in tempo a prendere nota di tutte le deviazioni di percorso che l’amministrazione comunale riesce a organizzare su base quotidiana. La KAD, in questo caso, assume a tappeto tutti i campioni nazionali e internazionali di SimCity, li imbottisce di Koskenkorva, e poi li mette al lavoro: si spiega solo così come mai lunedì è chiusa la corsia destra, martedì quella centrale, mercoledì quella sinistra, giovedì di nuovo la destra, venerdì la sinistra e la centrale, sabato la destra e la sinistra, domenica tutte e tre. I segnali di deviazione (una o due frecce ritte, e due o una ammosciate: siamo sempre dalle parti di Freud) hanno ormai imparato a spostarsi da soli: non si pongono più domande, guardano dov’è la buca e si spostano di conseguenza.

Esci dal posto-macchina (l’unico gratis che ti toccherà per l’intera giornata), e ti dirigi verso l’uscita del parcheggio.

Illuso.

L’uscita del parcheggio è bloccata dai KD paletti, alcune transenne, una scavatrice più grossa di Gundam, e una voragine dalla quale si intravede l’ottavo cerchio con i ruffiani e i seduttori.

Si esce dall’altra parte.

A questo punto, per andare in centro dovresti andare a destra.

Fidati, vai a sinistra e fai il giro. Sai già il perché.

Ma esattamente, perché non la smetto di comprare libri e non mi faccio finalmente l’elicottero?
Cerchi l’imbocco della superstrada. Il primo puoi dare per scontato sia bloccato, il secondo pure (ma fai un tentativo, si sa mai si sono distratti un attimo), il terzo ha la corsia ridotta ma ci puoi passare.

Mentre ti dirigi in centro, il paesaggio che ti si presenta attorno è post-atomico. Cantieroni, cantieri e canterini si alternano armonicamente, tutti circondati di decorazioni giallorosse, che forse forse Totti, almeno in prestito per sei mesi, ci arriva veramente.

I cantierini ce li avete presente, no? Sono quelli, taaanto teneri, di due metri per uno, con tre KD paletti che circondano… niente. Che ci staranno a fare lì? Mistero della fede. Ho due ipotesi: sono fatti installare dai bambini secondo un preciso programma didattico delle scuole, oppure, temo, servono pavlovianamente a mantenere alto il livello di terrore.

Cantieroni e cantieri, invece, differiscono solo per ampiezza, altitudine (dei colli di terriccio), numero di Gundam, e decorazioni. Queste ultime importantissime. Non ho mai visto così tanti e diversi modi di circondare un cantiere. Paletti dei sopraccitati tre tipi, transenne grigie, transenne gialle, transenne bianche New Romantic con applicazioni giallorosse, banderuole, corde, nastri, pannelli in legno, pannelli in metallo, lenzuola, teli, cataste di attrezzi, cataste di tubi, segnali di ogni genere, luci lampeggianti. Signori, non abbiamo capito niente: questa è arte contemporanea!

Mentre ti dirigi in centro, ti accorgi di avere dolore ai muscoli della mano destra. No, non sei tornato adolescente: il dolore è dovuto al fatto che la mano è perennemente attiva sul cambio. Imbocchi la superstrada (70 km/h): seconda, poi terza. Un secondo di quarta e poi 30 Km/h, lavori in corso, terza, 20 Km/h sul sito dei lavori, poi di nuovo 70 (e terza, quarta, fugacissima quinta sulla variante Raikkonen), e oplà, 30, poi 20, poi KD rosso. 15 minuti dopo scatta il verde, seconda, terza, seconda (lavori in corso), terza, KD rosso, prima. Altri 15 minuti. Insomma, arrivi a destinazione che ti sembra di aver portato Federer al quinto set.

Sei finalmente in centro. Rimani fermo un turno in banca a chiedere un mutuo perché successivamente dovrai pagare il parcheggio, poi prosegui per le vie più note. Le installazioni del centro città, oltre al solito problema estetico (ma qualcuno di voi si ricorda a quando risale l’ultima Mannerheimintie o Aleksanterinkatu estive senza lavori corso? Io sto qui da 10 anni e non mi è ancora capitato), vanno anche ad infierire su una condizione urbanistica che chiunque abbia il masochismo di possedere una macchina a Helsinki conosce già a menadito.

La mappa automobilistica del centro città è stata infatti disegnata dallo stesso criminale che ha stabilito la numerazione civica degli edifici: un abituale consumatore di LSD, appassionato di enigmistica e ispiratosi al Guernica di Picasso. Chi guida a Helsinki, infatti, sa benissimo che se tra un chilometro ha bisogno di girare a sinistra, farà bene a svoltare adesso che è possibile, perché se perde questa occasione, la prossima gli si ripresenterà a Etelä-Haaga. Ho sempre avuto il sospetto che qualcuno abbia fabbricato per errore un numero eccessivo di cartelli di divieto d’accesso e (soprattutto) di maledettissimi divieti di svolta a sinistra. Allora, per non sprecarli (mai sia, nel paese in cui se ti avanza anche mezza porzione di riso lesso al ristorante, te la fai impacchettare), è stato deciso di piazzarli a random per le vie del centro, anche laddove ci sarebbe spazio e comodità di svolta a sinistra non solo per un’auto ma anche per l’Enterprise.

A questo andrebbero aggiunti anche il già citato prezzo dei parcheggi, che in genere ti fa rimpiangere di non aver chiamato un Taxi (da Tallin: tariffa intera, traghetto e benzina costeranno meno della sola chiamata a un taxi finnico. ‘Tacci loro: ti accomodi nella vettura e c’è già scritto 7 euro. 7 euro per cosa, Risto santo? Per essermi seduto???), e il paradosso che, alla fine, di posti per parcheggiare non ce ne sono neanche tanti (Helsinki dev'essere piena di miliardari).

Hai finalmente parcheggiato la macchina.

Se guidare è come giocare a Grand Theft, passeggiare ti fa sentire più Lara Croft. Vorresti passare da un certo negozio ma ti accorgi che l’edificio è incellofanato come un kurkku. Un caso di remontti bastardissimo. Prosegui verso Akatemian Kirjakauppa (ancora una volta rimandi l’elicottero): c’è la galleria in legno, a ostacoli, con segnaletica interna. È buona perché fa cento punti se esci vivo. Terminata la galleria, salti perché c’è la duna in terriccio e atterri in una specie di orticello con i paletti al posto delle patate. Fai zig-zag su quattro KD fallico-conici e finalmente sei in libreria.

Ti passa subito la voglia perché stanno facendo il remontti dei libri, che consiste nell’ammucchiare tutti i libri di “Psicologia” e spostarli in “Erotismo”, prendere tutti quelli di “Erotismo” e spostarli in “Infanzia”, e così via fino a completare il giro in “Letteratura”. Alla fine, quelli che avanzano finiscono all’entrata con i cartelli ALE, che è una contrazione di “A-LEtteratura non c’era più spazio”. Uno degli effetti collaterali di queste campagne di ricollocamento è che quando porti tuo figlio/nipote/figlioccio a comprare un libro di storie per bambini, al posto del Moominpappa ti trovi le Moominpoppe della Anderson.

Via, via, vieni via di qui.

Dove si può stare tranquilli, lontani dai remontti, senza dover ricorrere al suicidio civile del Kesämökki? Il lavoro, l’unica è il lavoro. Andiamo in dipartimento, del resto in estate è una pacchia lavorare perché non c’è un collega nel raggio di un chilometro.

Via, allora, verso il reale paradiso senza naapuri. Passi dal parcheggio, ti spegni gli altri duecento euro che avevi chiesto in banca, e sei a posto per un altro paio d’ore. Corri verso il dipartimento e sembri un pastore tedesco nelle corse a ostacoli per cani: salto del fossato, slalom tra paletti, oliocuore sulla transenna, fosbury su una duna, e sei arrivato. Sudato come un delfino, ma sei arrivato.

Il finale è però amaro e neorealista. Il cortile del dipartimento somiglia alle miniere di Golconda, con due (due!) scavatrici nello spazio di 20 metri quadri. E ancora non ho capito come ci sono entrate, visto che dal cancello fa fatica pure la Golf del Professor Tarasti. Degli interni, invece, preferisco non parlare. Vi basti solo sapere che tra colleghi abbiamo preso a usare nomi di persona per i nostri uffici: Katrina, Andrew, Hugo... gli stessi degli uragani.

Mesto e sconfitto, ti resta solo da sederti (sul terriccio se vuoi stare fuori, o su una pila di libri se rimani dentro) a riflettere sul perché di tutto questo. La prima cosa che ti viene in mente è che vieni da Trani, la città con le strade più disastrate d’Europa. Nessuno se ne prende cura dai tempi della visita di Umberto I. Qui a Helsinki rifanno le strade tutte le sante estati, e il risultato qual'è? Esattamente lo stesso che a Trani: scalare le marce, evitare le fosse, rallentare, mettere a dura prova gli ammortizzatori, deviare per strade secondarie. La differenza è che a Trani nessuno ti rompe i cabasisi alle sette di mattina, e l’ultimo martello pneumatico si è sentito quando costruirono il palco per il Trio Lescano.

Ma non è questo tipo di riflessione che vai cercando. Quello che vuoi capire è perché.

Perché, maremma bonina, perché.

Ti hanno raccontato che molti di questi lavoratori sono inclusi nei piani di impiego dei disoccupati. Vorresti crederci, in un paese che non tanto tempo fa prendevi a modello per la sua socialdemocrazia (prima che la Nokia imponesse una logica di mercato quasi più selvaggia dell'ex blocco sovietico), ma questa sola ragione non è sufficiente, perché non rende conto di troppi elementi. Non spiega il sadismo, la massiccia presenza visiva, il gioco ad incastri, non spiega il terrore dei cantierini.

Non puoi che ricorrere alla teoria della cospirazione. Viri sul mistico e ti immagini una grande commissione di mega-direttori galattici seduti attorno a un enorme tavolo ellittico. Sono tutti lì, grassi e sorridenti: il mega-direttore galattico dei Kesämökki, che ha interesse a spostare l'intera popolazione in campagna. Il mega-direttore galattico della Poliisi, che ha interesse a rendere il rispetto della velocità massima più complicato di un 740. Il mega-direttore galattico delle stazioni di servizio, che ha interesse affinché si guidi in prima il più spesso possibile. Il mega-direttore galattico della KD, manco a dirlo. E chissà quanti altri.

Infine, a capotavola, il super-mega-iper-magnum direttore lider maximo interplanetario universale della chiesa luterana. È lui che coordina tutto. Approva tutti i piani di guadagno dei colleghi seduti attorno, ma in più ci aggiunge l'elemento sado-masochistico, l'ossessione per l'efficienza, l'etica del lavoro, il livello di terrore, le sette di mattina e la taratura dei martelli pneumatici a 180 decibel.

La commissione delibera.

Tutti i megadirettori sono d’accordo.

L'appuntamento è a domani mattina.

Alle sette.

Puntuali mi raccomando che alle otto c’è la pausa.

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* Il M’Briako è il risultato di una triplice fusione terminologica comune solo a quelli, come me, che 1) hanno assistito ai mondiali dell’82 e si ricordano che abbiamo preso gol da M’Bida; 2) sono vissuti nel barese, dove la dicitura esatta per i tipi come quello della fermata è “’mbriacòun!” (ubriacone); e 3) si sono trasferiti in Finlandia dove il problema dell’alcolismo è disperato e gravissimo, ma tutti fanno finta di niente, quindi tanto vale parlare in codice. Risultato: M’Briako. Così si può dare la colpa ai soliti immigrati, e sono tutti contenti.