Monday, December 31, 2007

2008+100

Per una simpatica coincidenza, questo messaggio risulta essere il post numero 100 di DiarioDiDario. Festeggiare con cifra tonda, per qualche motivo, è sempre stato particolarmente attraente.

E allora, per questo 2008, vi auguro tante cifre tonde:
100000 se state comprando casa
10000 per capitare sulla tassa patrimoniale, invece che a Parco della Vittoria
1000 se anche voi partite da Quarto per salvare l'Italia
100 di qualunque giorno stiate festeggiando
10 se vi devono dare un voto
1 mondo migliore
0 auguri sdolcinati e retorici come questi

Monday, December 10, 2007

I miei omaggi, dottor Luttazzi (bonus track)

Rileggo il post di ieri, e mi accorgo che ho dato per scontate molte cose che viceversa andrebbero puntualizzate per evitare equivoci e fraintendimenti:

1) sono per la libertà di satira. Sempre. Ma dev'essere satira, e non insulto fine a se stesso. Solo questo. La prima parte del passaggio incriminato di Luttazzi è pienamente satirica, oltre che totalmente condivisibile: "come si fa a sopportare che Berlusconi a distanza di 4 anni dall’inizio della Guerra in Iraq sostenga che in fondo lui “era contrario al conflitto”?". Quello che non va è il seguito, dove si perde ogni traccia di satira, e si trova solo una sequela di volgarità che nemmeno Alvaro Vitali avrebbe accettato di pronunciare. Contro quest'ultima parte, rimango convinto che un'emittente televisiva abbia diritto di cautelarsi.

2) "cautelarsi", tuttavia, non ha niente a che vedere con cancellare le registrazioni passate e future del programma di Luttazzi, come invece sembra stia avvenendo. Qui, è ovvio, esprimo tutta la solidarietà possibile al comico, che - al di là di questo scivolone - è persona colta, intelligente e 'scomoda' nel senso più nobile del termine (opposto, ovvero, alla scomodità di uno Striscia la Notizia qualsiasi, che fa solo qualunquismo)

3) La scelta di sospendere la trasmissione è una possibile soluzione per difendersi dalla volgarità (battaglia che mi sento di appoggiare in pieno, a tutti i livelli: ma questo significa innanzitutto liberarsi di Sgarbi, Fede, lo stesso Ferrara, Liguori, veline/schedine/letterine/cretine, reality show, amici, defilippi, costanzi, etc. Luttazzi sarebbe l'ultimo dei problemi). Però non sono sicuro che sia la soluzione migliore. Personalmente, avrei chiamato Luttazzi in direzione, gli avrei fatto un cazziatone di 45 minuti, e gli avrei permesso di continuare solo a condizione di scusarsi in diretta, non tanto (ma anche) con Ferrara, quanto con gli spettatori, per essere stato volgare e NON aver fatto satira, in quel frangente, che è il motivo per cui è pagato. Dunque, scusarsi per aver fatto male il proprio lavoro.

4) Nel futuro, La7, o chi per essa, dovrebbe puntualizzare molto chiaramente nei contratti che stipula con i suoi dipendenti, che le volgarità fini a se stesse non sono ammesse. Va benissimo usare parole forti se c'è un programma satirico alla base. Se Luttazzi avesse parlato, chessò, di Blair che fa qualunque cosa gli dica Bush, avrebbe potuto creare la stessa scenetta (magari un po' meno forte, perché si può anche far ridere in modo leggermente più fine), mettendo Blair al posto di Ferrara, Bush al posto di Berlusconi, e la Rice al posto della Santachè. Tutto uguale, eccetto che in quel caso Luttazzi farebbe satira.

5) Ammiro profondamente Luttazzi. Mi piace molto il suo blog, più di quello di Grillo, perché, a differenza di quest'ultimo, Luttazzi è meno populista e più istruito. Ma c'è qualcosa che sempre meno persone capiscono: non si dà prova di libertà e indipendenza intellettuale mostrandosi 'liberi' di essere scurrili. Cazzo, figa, culo, tette, Vaffanculo-day, pisciare, cagare... ecco! Sono più libero adesso? No che non lo sono. Ma soprattutto, non è questo il metro per misurare la mia libertà. Non ho dimostrato proprio niente, se non scarsa educazione. La parolaccia va bene se contestualizzata, se dà colore, catarsi (certo) e se comunque non è in sé "l'arma", ma si accompagna a un contenuto, a un paradigma. Quando tutto quello che sai rispondere a un'ingiustizia è una sequela di insulti, vuol dire che hai perso tu.

Per questo gente come Dario Fo ha sempre vinto: Fo ha demolito chiunque con la sua arte, la sua satira e la sua cultura, senza mai, mai, essere volgare. Per questo il Nobel lo danno a lui e non a Luttazzi.

Sunday, December 09, 2007

I miei omaggi, dottor Luttazzi

Solidarizzo in pieno con La7. La sequenza di volgarità con cui Luttazzi ha descritto Giuliano Ferrara e soci è stata ampiamente sopra le righe di ogni possibile decenza.

Luttazzi, che aveva tutte le ragioni di questo mondo (e tutti noi democratici a sostenerlo) nel ribellarsi contro l'allora editto bulgaro di Berlusconi, questa volta non ha davvero nessun diritto di appellarsi alla libertà di satira.

Quale satira? Dov'è la satira nell'invitare a immaginarsi una scena di bassa pornografia in cui una persona (pur deprecabile in ogni sua azione o dichiarazione politica) viene sottoposta a minzione, defecazione e sadomasochismo?
Questa non è satira, e per la cronaca non è nemmeno ironia o sarcasmo, e di fatto nemmeno umorismo. Si tratta solo e semplicemente di volgarità e scurrilità da bambini di scuola media maleducati.

Un canale televisivo ha secondo me tutti i diritti di tutelare la qualità della propria programmazione e non permettere che questo genere di volgarità vengano trasmesse e raggiungano la gente, soprattutto in tempi come questi, che stanno sempre più perdendo di vista i valori dell'educazione e del dialogo pacato (perché Sgarbi viene ancora invitato in TV?).

La Rai di Bernabei sarà stata pure puritana e conservatrice, ma trasmetteva programmi meravigliosi che tutto il mondo ammirava. Erano programmi educati ed educativi, e chi ci lavorava era un professionista che doveva, tra le altre cose, superare esami di dizione (vero Luca Giurato?).

Daniele Luttazzi è un ottimo comico, e ha varie volte fatto dell'ottima televisione, satirica, informativa e coraggiosa. Anche Decameron era partito sotto i migliori auspici (meraviglioso il monologo della prima puntata). Con le offensive indecenze dell'altro giorno non ha fatto niente di tutto questo. E, peggio, ha fornito un ottimo argomento ai berlusconiani, i quali sicuramente cominceranno a dire che, a conti fatti, la prima censura verso Luttazzi non era così illegittima.

Complimenti, dottore.

Wednesday, December 05, 2007

lapponia e domande

La settimana scorsa sono stato in Lapponia. In 8 anni di vita in Finlandia era la prima volta.
Si tratta di un posto senz'altro affascinante, ma estremamente costoso, e - tirate le somme - non particolarmente attraente per il tipo di turismo che mi piace fare (ozio e cultura: lì è soprattutto escursioni e natura, quindi è di fatto l'opposto ideologico). Anni fa, quando mi chiesero se avevo intenzione di andarci, risposi - scherzando ma neanche tanto: "Guarda: ci vado solo se mi pagano".

Così è stato.

L'università di Rovaniemi mi ha invitato a tenere un corso. Quando puoi andare in un posto dove le camere più malfamate costano 100 euro a notte, completamente spesato e addirittura salariato, dire di no ha quasi meno senso di Briatore.
Così ho accettato, e ho rilanciato con ricatto: anche zita a carico, o niente.
Andata bene anche così, non ho avuto scelta.

Rovaniemi in particolare, e la Lapponia in generale, vivono di due cose: Babbo Natale e le renne. Queste ultime sono una risorsa imprescindibile. Sebeok ha definito il rapporto tra esseri umani e renne come una forma di parassitismo, e la settimana scorsa ho capito perché. Le renne sono libere, ma non indipendenti. Pur vivendo per conto loro, appartengono tutte a qualche essere umano. Ogni lappone può 'possedere' massimo 150 renne. Ci fanno la carne, i souvenir, pelli e pellicce, le usano come mezzi di trasporto e ci fanno gironzolare i turisti eccitati. Peggio che noi altri con i maiali (che almeno non trascinano le slitte).

L'altra risorsa fondamentale di Rovaniemi è Babbo Natale. Quello vero. Vive sul Circolo Polare Artico, ha casa, ufficio postale, e un'impresa economica che ricorda Bill Gates.
Siamo andati sia da Babbo Natale che da un'allevatrice di renne.
Con entrambi ci siamo intrattenuti con alcune domande.
Ve le riporto (non prima di precisare che sognavo di porle sin da bambino):

1) A Babbo Natale:
Caro Babbo Natale, come si diventa professionisti Babbi Natale?
Cioè, voglio dire, io so bene che ci sono quattro di voi che si alternano in questa simpatica farsa (vero: il comune di Rovaniemi stipendia quattro dipendenti per svolgere questo ruolo). Non è tanto sapere come ci si prepara a diventare Babbo Natale (sapevo già che esistono specifiche scuole di addestramento: vi si insegnano lingue, storia, geografia e altre materie utili per sostenere la parte). No. Quello che mi interessa è come vi recrutano.
Cioè, voglio dire, come apprendete che il posto è vacante? Ci sarà un annuncio, giusto? Allora - cioè, voglio dire - cosa dice l'annuncio? Qualcosa tipo: "The Employment Office in Rovaniemi is conducting a job recruitment etc.", "Eligible candidates should produce their original and attested copies of...".
Ecco.
Of what?
Che titoli e diplomi porta un candidato Babbo Natale? Un certificato dall'Ipercoop che attesta che egli ha fatto Babbo Natale part-time nel periodo 1-31 Dicembre 2006, presso la filiale di Andria? Ma soprattutto, nella terra che per prima ha dato il voto alle donne, che ne è delle pari opportunità??? Oggi, per legge, uno deve scrivere "Women are encouraged to apply". Cioè, voglio dire, qui non incoraggiano un bel niente. Si tratta di un profilo professionale maschilista.
Allora, Babbo Natale? Che mi dici?

2) La Rennatrice. Le abbiamo chiesto domande di ogni genere, ottenendo in genere risposte davvero interessanti. Il massimo di 150 renne a persona, ad esempio, serve per evitare monopoli, quindi non può arrivare nessun Silvjo Berluskooni, comprare 3000 renne e far fuori gli altri con prezzi più competitivi.
Dove però aspettavo la rennatrice al varco era sulla questione che mi sta più a cuore. Ovvero (cioè, voglio dire), quella animalista. L'opportunità me la da lei, quando ci spiega quali sono i pericoli maggiori per le renne.
"Lupi, orsi, ghiottoni". Il ghiottone, lo dico a beneficio dei lettori di X-Men, sarebbe il Wolverine.
"Davvero? - faccio io - e in cosa consiste il pericolo?"
"Beh, tutti questi predatori ogni anno ci fanno fuori 4000 renne". Notare il "ci", che già sottolinea chi davvero ha da lamentarsi di questa perdita.
"Capisco. 4000 renne all'anno uccise da tutti i predatori. E, così per curiosità, quante ne ammazza il solo essere umano?"
La rennatrice si fa silente per un attimo. Ovviamente ha accusato il colpo. Impallidisce (lievemente, perché più pallido di un lappone...). Poi, a metà tra il mormorìo e il balbettìo, mi fa:
"C-c-c-...nt...m...a"
"Come?"
"C-c-c-...nt...m...a"
"Più forte!"
"C-C-C-...NT...M...A!"
"Scandire, per favore!"
"Centomila. Sì, centomila!"
Ah, ecco.
Lupi, orsi e ghiottoni, insieme, arrivano a 4000. E loro sarebbero il maggiore pericolo per le renne. Invece, gli amici umani, buoni, miti e civili, da soli, ne fanno fuori 100000 all'anno.
Le renne cosa ne pensano, secondo lei?

Wednesday, November 21, 2007

Il savoiardo che non va bene manco per un Tiramisù

Dalla Repubblica: "I Savoia chiedono 260 milioni di euro allo Stato italiano come risarcimento per i danni morali subìti in 54 anni di esilio: 170 milioni li vuole Vittorio Emanuele; 90 suo figlio Emanuele Filiberto. Ma non è tutto: oltre agli interessi sulle somme richieste, i Savoia vogliono anche la restituzione dei beni confiscati dallo Stato al momento della nascita della Repubblica Italiana".

Se le facce di bronzo fossero sinfonie, opere d'arte e calcio, i Savoia sarebbero rispettivamente la quinta di Mahler, la Cappella Sistina e il Brasile del 1970

Vediamo che risarcimento dovremmo chiedere noi ai Savoia (e senza contare le infamie degli antenati, soprattutto durante il fascismo, leggi razziali incluse. Se calcolassimo anche quelle, non dovremmo neanche cominciare a discutere):

1) Il commercio d'armi. A partire dagli anni '70, Vittorio Emanuele si associa a Corrado Agusta, padrone di una fabbrica d'elicotteri e mercante internazionale d'armi. Il commercio d'armi, che è comunque un'attività totalmente da condannare dal punto di vista etico, è anche 'impreziosito' dall'illegalità. Non solo il nostro vende a stati con cui legalmente può commerciare, ma anche ad altri sotto embargo, uno su tutti il Sudafrica razzista dell'Apartheid. Una prima inchiesta, del giudice di Venezia Carlo Mastelloni viene insabbiata dalla Procura di Roma;

2) Una seconda inchiesta, del giudice di Trento, Carlo Palermo, rivela che oltre al traffico di armi, i Savoia sono invischiati anche in traffici di droga. Anche Palermo viene ostacolato, a conferma che questi traffici non si possono fare senza il consenso dei poteri forti.

3) Nel 1981 viene alla luce l'iscrizione di Vittorio Emanuele e la P2 (tessera numero 1621, dunque l'iscrizione avvenne persino prima di Berlusconi, la cui tessera è la numero 1816, e di Maurizio Costanzo, che già allora andava a braccetto col cavaliere, essendo la sua tessera la 1819). Vittorio Emanuele di Savoia (che d'ora in poi abbrevieremo con VES, che sta anche per Vergognati Emerito Stronzo), raggiunge il grado di Maestro nella gerarchia della loggia. Considerate le implicazioni giudiziarie della P2, possiamo dunque ritenere VES consapevole (e parzialmente responsabile) dei seguenti eventi:

Strage Del Treno Italicus
Strage Di Bologna
Strage Di Ustica
Strage Di Piazza Fontana
Strage Del Rapido 904
Omicidio Calvi
Omicidio Pecorelli
Omicidio Olof Palme
Omicidio Semerari
Colpo Di Stato Militare In Argentina
Tentativo Di Colpo Di Stato Di Junio Valerio Borghese
Tentativo Di Colpo Di Stato Della Rosa Dei Venti
Caso Dei Dossier Illegali Del SIFAR
Operazione Minareto
Falso Rapimento Sindona
Tentativo Di Depistamento Durante Il Rapimento Moro
Rapimento Bulgari
Rapimento Ortolani
Rapimento Amedeo
Rapimento Danesi
Rapimento Amati
Rapporti Con La Banda Della Magliana
Rapporti Con La Banda Dei Marsigliesi
Inchiesta Sul Traffico Di Armi E Droga Del Giudice Carlo Palermo
Riciclaggio Narcodollari (Caso Locascio)
Caso Cavalieri Del Lavoro Di Catania
Fuga Di Herbert Kappler
Crack Sindona
Crack Banco Ambrosiano
Crack Finabank
Scandali Finanziari Legati Allo IOR
Caso Rizzoli-Corriere Della Sera
Caso SIPRA-Rizzoli
Scandalo Dei Petroli
Caso M. Fo. Biali
Caso Eni-Petronim
Caso Kollbrunner
Cospirazione Politica E Truffa Di Antonio Viezzer
Cospirazione Politica Di Raffaele Giudice
Cospirazione Politica Di Pietro Musumeci
Cospirazione Politica E Falsificazione
Documenti Di Antonio La Bruna
Finanziamenti FIAT Alla Massoneria

4) 6 anni dopo viene alla luce la sua iscrizione a un'altra loggia massonica, la Loggia di Montecarlo, ai cui vertici troviamo Enrico Frittoli, uomo di fiducia del trafficante internazionale d'armi Samuel Cummings. In questa loggia, troviamo VES attivo in piani di restaurazione monarchica nei paesi usciti dal blocco sovietico. Come dire, dalla padella alla brace.

5) Nell'agosto 1987, VES, completamente sbronzo, litiga con il playboy Nicky Pende, e, armato di fucile, spara ad altezza d'uomo, colpendo un giovane velista tedesco, Dick Hammer, che dormiva tranquillo nella sua barca. Sappiamo com'è andata a livello processuale.

6) Sempre nella seconda metà degli anni '80 VES si lega al Craxismo, e comincia a fare affari nel modo tradizionale dei socialisti di quegli anni: usando, ovvero, tangenti. Si lega a Silvano Larini e Chicchi Pacini Battaglia, cassieri delle tengenti socialiste. VES opera intermediazioni per Italimpianti e Condotte, entrambe aziende Iri. Un fottìo di miliardi esce dalle casse dello Stato, va a finanziare opere e imprese spesso inutili, e infine torna in parte nelle casse dei partiti e nei conti all'estero dei loro leader, attraverso l'intermediazione di personaggi compiacenti. Il tutto, mentre, nel 1992, VES dichiara al Giornale: «Peccato che ci sia tanta corruzione, la storia delle tangenti, delle bustarelle... è disonorevole». Che caro!

Allora, ES, facciamo un po' i conti. Quanto ci devi restituire? Quei 260 milioni che cerchi sono una richiesta di prestito per cominciare a pagarci la prima di settemila rate che hai accumulato con la tua storia meschina, vigliacca e schifosa?

Ma mi facci il piacere!

Che tu possa essere esiliato, non già all'estero, ma in una baracca abusiva di mezzo metro quadro della periferia di Roma, senza riscaldamento ed elettricità, a campare con 200 euro al mese. E che gli unici a poterti far visita siano non già i tuoi amici nobili che di moscio non hanno solo la erre, ma i parenti e gli amici delle vittime della strategia della tensione, i parenti e gli amici di Dick Hammer, e tutti gli altri con cui sarai in debito per tutta la vita, tua e delle duecento generazioni di savoiardi andati a male che ti seguiranno.

Viva la repubblica!
Abbasso V.E.R.D.I.!

Tuesday, October 23, 2007

Monday, October 22, 2007

la fine del past-modernismo?

Adoro Darwin. Ma molti darwinisti non hanno capito niente (soprattutto quelli che hanno postulato il cosiddetto darwinismo sociale, un modo per mascherare razzismo e classismo da teoria scientifica).

Analogamente, ce l'ho col post-modernismo. O meglio, ce l'ho soprattutto con i post-modernisti, non (solo) con il post-modernismo. E nemmeno con tutti. Ce l'ho con un modo particolare di essere post-modernisti, quel modo un po' saccente e un po' annoiato di dire che non si inventa più niente, che siamo solo costrutti storici, eccetera eccetera. E ci credono così tanto che in effetti le loro produzioni artistiche sono completamente prive di idee (almeno di idee originali, certe volte di idee e basta): collage, sincretismi, qualcosa presa di qua, qualcosa di là, tanto autocompiacimento, e l'illusione che violare le regole si riduca semplicemente a violare le regole.

Per questo lo chiamo past-modernismo, con la a. Perchè ciò che riesce a fare meglio è il lavoro di patchwork del già detto, visto e pensato.

No, grazie.

All'inizio del XX secolo, il futurismo, come tanti altri movimenti modernisti (senza post-, grazie al cielo), si mise in testa di voler davvero guardare avanti. Pullulava di idee nuove, originali, provocatorie, ma non nel senso di uno scrittore che si produce nell'ennesimo esercizio di realismo magico, o nel regista che ancora una volta gioca a fare un film che sa di essere film (come facevano rispettivamente un Calvino e un Fellini molto prima che ci riempissimo la bocca del post-parolone). No, provocatorie davvero, e soprattutto provocatorie per la prima volta.

Certo, la parte esaltata dei futuristi si lasciò irretire da quell'ebete megalomane di Mussolini, ed è un vero peccato, perchè di fatto questa associazione politica (peraltro gonfiata dalla storiografia) ha rovinato la reputazione di uno dei più interessanti movimenti artistici della storia.

E in questo senso, delude ma non sorprende scoprire che il gruppo "Azione Futurista", che si è reso protagonista della provocazione della Fontana di Trevi (non chiamiamolo atto vandalico, su... Non è successo niente di irreparabile), è formato da simpatizzanti e militanti dell'estrema destra.

Ma, sapete cosa? Non importa, per una volta non importa. Il gesto aveva tutte le caratteristiche dell'azione di un movimento modernista. Originale e provocatorio. E non avevano del tutto torto i neo-futuristi (non post-, se possibile) nel sottolineare che 2 milioni e mezzo di denaro pubblico sono serviti per pagare gli alberghi di attori e attoretti per la Festa del Cinema, in barba al fatto che con quei soldi si potrebbe dare lavoro dignitosissimo per un anno a 1500 persone (calcolando un 1500 euro al mese circa).

E, so di non essere il solo a pensarlo, la Fontana di Trevi, per qualche ora, si è tinta di un'insolita, suggestiva, bellezza.

Lo ammetto: mi piacerebbe davvero tanto se a qualcuno venisse di nuovo in mente di "combattere accanitamente la religione fanatica, incosciente e snobbistica del passato" (Umberto Boccioni, 1910) .

Ripulite questo combattimento da violenze, bellicosità e fascismi, e magari ad Azione Futurista aderisco anch'io.

Non foss'altro per fare un dispetto ai past-modernisti.

Sunday, September 23, 2007

il coraggio dei bracconieri


Sembra che il cinghiale di Orbetello sia fuori pericolo: la ferita è lieve, e i veterinari sono molto ottimisti. I bracconieri che lo hanno trafitto con un dardo, nella riserva naturale Duna Feniglia, sono ricercati.

Due buone notizie che non cambiano però niente: questa immagine è raccapricciante, non tanto per la sua crudezza e violenza (scontate), quanto per la commovente dignità con la quale l'animale continua a camminare.
Va avanti, con una forza e un coraggio che voi cacciatori non avrete mai, nascosti come siete dietro il prolungamento fallico di un fucile o di un'altra arma, che vi fanno sentire tanto uomini.

Non la date a bere a nessuno. Siete piccoli piccoli, meschini, vigliacchi, codardi e bravi solo a fare pum pum.

Spero che vi prendano.
Ma soprattutto spero che un giorno vi troviate disarmati di fronte a un cinghiale incazzato.

Ve lo auguro di cuore.
Allora vedrete chi è più forte, veloce, agile, coraggioso e valoroso.

Ah! Nel caso doveste salvarvi, portatevi mutande e pantaloni di ricambio.

Wednesday, September 05, 2007

DIS: i peggiori versi delle canzoni

Tornano, dopo un bel po' di tempo, le famigerate Desert Island Selection. L'altro giorno, al supermercato, stavano facendo sentire "Laura non c'è", che è probabilmente uno dei più brutti testi della storia della canzone italiana. Così ho avuto l'ispirazione per una classifica dei versi più irritanti.
L'idea è che i lettori e le lettrici di questo blog (se ce ne sono ancora, data la mia scarsa frequentazione negli ultimi tempi), possano partecipare aggiungendo le loro (si fa per dire) preferenze.
Ecco la mia lista (in ordine sparso):

- "più bella cosa non c'è,
più bella cosa di te,
unica come sei,
immensa quando vuoi,
grazie di esistere",
da "Più bella cosa" (Eros Ramazzotti). Campionario di banalità anti-poetiche, con una culminazione retorica da adolescente.

- "Laura non c'è capisco che
è stupido cercarla in te
io sto da schifo
credi e non lo vorrei
stare con te
e pensare a lei
stasera voglio stare acceso
andiamocene di la
a forza di pensare ho fuso"
da - appunto - "Laura non c'è" (Nek). Un'espressione più brutta dell'altra, intrisa di una povertà lessicale sconcertante... "a forza di pensare ho fuso". E ci credo: con un neurone solo, che ci vuole?

- "Amici come prima,
non vale più la pena,
considerando il fatto che
è stato solo un gioco",
da "Amici come prima" (Paola e Chiara). La frase è molto più brutta di quel che possa sembrare, per via dell'indecorso accento sulla seconda sillaba (e automaticamente anche sull'ultima, per via del conseguente bisogno di scomporre la parola in due tronconi) su 'considerando', che diventa 'consìderandò'. Brrrrrr

- "In te" (Nek). Tutta! Non saprei scegliere tra espressioni come "mani cucciole" (mani cucciole!!!), o "Risalirò col suo peso sul petto come una carpa il fiume" (che bella metafora, eh?). La poesia lo persegue, ma Nek è più veloce.

- "Provo l'unico rimedio
Che adotto da un po'
La mia testa chiude l'audio
La storia la so",
da "Fiumi di parole" (Jalisse). Lo so che tutti si scagliano contro questa canzone, che ormai è il prototipo della meteora sanremese. Ma come si fa solo a pensare di scrivere una frase come "La mia testa chiude l'audio"? "Chiudere" l'audio: ma che verbo è? Li (rin) chiudessero a loro...

- "ci sarà
un azzurro
più intenso
in un cielo
più immenso",
da "Ci sarà" (Albano e Romina). Questa l'ho scelta in rappresentanza di tutta una tradizione canzonettistica che fa delle rime baciate più banali, zuccherose e retoriche il proprio credo (amore/cuore, malinconia/nostalgia, nuvola/favola, etc.) . Io non so perché Romina a un certo punto è scappata da Albano, ma non mi sorprenderei se centrassero i testi delle canzoni che cantavano. E, visto che ci siamo:

- "Come va, come va?
Tutto ok? Tutto ok?
E l'amore...?"
da "Cara terra mia" (Albano e Romina). Questa non la commento neanche.

- "Con gli occhi pieni di vento
Non ci si accorge dov’è il sentimento",
da "Non voglio mica la luna" (Fiordaliso). Quanto è brutta 'sta metafora, mamma mia... Come sempre, l'immaginazione lessicale degli autori ti fa venire voglia di buttargli addosso il Devoto-Oli. Occhi "pieni" di vento? Ma cos'è???

- "
Se nel buio che ti avvolge
una fiamma scorgerai
corri corri senza indugi
forse è il sole che tu vuoi",
da "C'è tutto un mondo intorno" (Matia Bazar). Mi si stringe il cuore, perché musicalmente la canzone è molto bella, ed io ho un debole per i Matia Bazar (versione 1.0, con Antonella Ruggero e Carlo Marrale). Però questo tono retorico-favolistico è proprio insopportabile, e fa pensare molto più a Cristina d'Avena che a un gruppo che negli anni '80 avrebbe fatto poi la storia dell'elettro-pop italiano (questo pezzo è precedente a quella fase).

- "
C'è qualcosa che non va
In questo cielo
C'è qualcuno che non sa
Più che ore sono
C'è chi dice qua, c'è chi dice la
Io non mi muovo
C'è chi dice la, c'è chi dice qua
Io non ci sono
Tanta gente è convinta che ci sia nell'aldilà
Qualche cosa chissà
Quanta gente comunque ci sarà
Che si accontenterà"

da "C'è chi dice no" (Vasco Rossi). Questa la volevo includere a tutti i costi, un po' a nome di tutti i testi di Vasco Rossi (uno peggiore dell'altro), e un po' per esternare la mia indignazione sul fatto che questa canzone fu considerata a suo tempo "impegnata". Ma vogliamo scherzare? Impegnata a far cosa? A blaterare qualunquismo? C'è chi dice qua, c'è chi dice la, c'è chi dice no, trallalò trallalà. Ce li vogliamo rileggere i testi di De Andrè o no?
"Io non mi muovo". Bravo: resta lì e stai zitto.

Friday, July 27, 2007

l'erba topa

Come passare dall'incoraggiante al ridicolo in due mosse.
Ora vi faccio vedere.
Aprite la pagina seguente e leggete:
http://www.corriere.it/Rubriche/Salute/Medicina/2007/07_Luglio/26/cannabis_cervello_adolescenti.shtml

Se non volete leggere, o se avete letto e non siete passati dall'incoraggiante al ridicolo, vi spiego io.
Nel riportato articolo si narra di due ricerche sugli effetti a lungo termine della marijuana. Una a Cardiff, una a Sidney. Entrambe svolte da altrettante autorevoli equipe di ricercatori, e pubblicate su riviste molto importanti come The Lancet (non esattamente Cosmopolitan, per intenderci).

Allora, per uno come me, da sempre contrario anche alle droghe leggere (la cui pericolosità mi pare persino maggiore, vista la promozione che viene fatta della marijuana in certi ambienti, come se non facesse 'meno male' delle altre, ma addirittura facesse bene!), per uno come me, dicevo, leggere che si è riscontrato che la cannabis aumenta del 41% (che è parecchio) il rischio di psicosi come la schizofrenia, è decisamente motivo di soddisfazione.

E', appunto, incoraggiante.

Bravi gallesi. Spero che ricerche di questo tipo aiutino a riflettere sull'eccessiva leggerezza e disinvoltura con la quale si affrontano i temi della pericolosità di certe droghe.
E' accettabile parlare della cannabis come di una sostanza meno pericolosa dell'eroina. Ma l'asse che congiunge questi due punti è un asse che va dal pericolosissimo al pericoloso, non dal pericoloso all'innocuo. Sarebbe davvero ora di dirlo con chiarezza.

Ma, ahimè, c'è la seconda mossa. Quella che ci porta al ridicolo. Da Cardiff a Sidney. Qui i ricercatori ci informano che la pericolosità della marijuana ha a che fare anche con il fatto che piace più ai giovani che agli adulti, e che dunque i primi sono portati a consumarla in maggiori quantità. Cosa, evidentemente, negativa, molto negativa.

Epperò, maremma maiala, l'articolo non finisce qui. L'autore non ci lascia nella religiosa speranza che i ricercatori australiani siano arrivati a questa conclusione dopo anni di osservazione su gruppi di adolescenti e adulti, questionari, esami, e quant'altro.

No, mannaggia alla morte. L'autore ci dice testualmente:
"Un gruppo di sperimentatori coordinati da Iain Mc Gregor hanno iniettato per 18 giorni una dose elevata di tetraidrocannabinolo (o Thc, il principio attivo della cannabis) sia in topi adulti che adolescenti. Due settimane dopo la dose finale, i topi adulti evitavano di passare nelle zone della camera dei test dove avevano ricevuto il Thc, mentre quelli più giovani non avevano alcuna avversione. «Questo significa che per i topi adulti la cannabis è sgradevole - sostiene Mc Gregor - mentre per gli adolescenti no»."

Appunto, stramaledetto McGregor, questo significa CHE I TOPI fanno quelle scelte. Non gli esseri umani. I TOPI giovani si ripresentavano dal pusher, e I TOPI adulti se ne andaavno altrove.

Questo esperimento idiota (e inutilmente crudele, ma per un attimo vorrei lasciar da parte il mio animalismo, e parlare solo di scienza) ci ha dato molte informazioni su dei topi (tra l'altro inutili anche dal punto di vista etologico, perchè non mi risultano situazioni naturali in cui i topi vengono a contatto con la marijuana. E se sì, cazzi loro), e non ci ha detto un'emerita carota sugli esseri umani.

Pur con tutto l'amore per gli animali, io mi rifiuto categoricamente di essere paragonato a un topo. Sono più grosso, più grasso, più alto, più pesante, mangio cose diverse, cammino a due zampe, ho un metabolismo diverso, organi strutturati diversamente, una termoregolazione molto meno efficiente, proporzionalmente meno peli (alè), non ho la coda, ho unghie molto meno incisive, eccetera eccetera eccetera!

Non sono un topo, maledizione.
Non sono un topo.
Non sono un topo.
Non sono un topo.

Capito?
SQUIIIIIIIIIIIT!!!

Saturday, May 05, 2007

ma che, la fanno veramente?

Miiii... non ci posso credere! Ma davvero stavolta la fanno la legge sul conflitto d'interessi? Vi prego, ditemi che non sto sognando. E se sto sognando non svegliatemi. Ma non è che c'è il trucco? Non è che sanno già che non passa, e vogliono solo fare la mossa per far contenti gli elettori?
Miiii...

Friday, April 27, 2007

clinicamente sono ancora vivo...

...ma tra me e lo stress non c'è partita in questo momento.

Friday, February 09, 2007

TELADOIOLAFINLANDIA - Il lama finnico



Un classico dalla "Rondine" di un paio di anni fa. Così non sembra che sono troppo innamorato della Finlandia e non sono capace di coglierne qualche difetto!

Lama Finnico
Salivus Adolescentius

Categoria IUCN: Not threatened

Tassonomia:
La specie Salivus Adolescentius, imparentata con il più noto Lama Peruviano, è politipica e comprende alcune sottospecie: le più note sono l’Alko alko, dall’aspetto caratteristicamente barcollante (noto anche come Nasse Setä presso le antiche popolazioni locali, che lo avevano eretto a divinità pagana) e il Tamarrus trendii, spesso riconoscibile per delle caratteristiche appendici dette “Piercing”. Rispetto al Lama Peruviano, il Salivus ha un collo molto meno affusolato, sormontato da peluria giallo-chiara (ragion per cui la specie è anche nota come Lama dalla testa bionda), e un’andatura tendenzialmente eretta, frutto di alcuni casuali incroci genetici con la specie umana. La statura si aggira di norma tra il metro e settanta e il metro e ottanta, ma può arrivare a superare il metro e novanta. Il peso è molto più variabile, e dipende dalle possibilità di accesso alle risorse alimentari dell’esemplare in questione.

Distribuzione:
Diffuso nella Regione Baltica, il Salivus annovera un numero elevato di esemplari nella Finlandia meridionale, particolarmente nelle grandi città. A suo agio nelle aree urbane e suburbane, ha subito un tipico processo di selezione genetica che l’ha portato ad una forma di addomesticamento e di convivenza pacifica con l’homo sapiens.

Habitat:
Vengono preferite piccole costruzioni riparate dette “fermate del bus”. È lì che si registrano gli avvistamenti più frequenti. La percentuale più elevata di colonie è stata riscontrata nel territorio di Helsinki, inclusa Vantaa, che forse annovera gli esemplari più caratteristici.

Ecologia, Biologia, Popolazione:

DIMORFISMO SESSUALE: specie a sessi simili, la femmina ha dimensioni maggiori.

ALIMENTAZIONE: Il Salivus è un animale ad alimentazione quasi esclusivamente carnivora. Il cibo preferito è il makkara, che provvede alle necessarie quantità di colesterolo cattivo di cui la specie ha bisogno vitale. Vi sono però svariate peculiarità da mettere in evidenza. Sia l’Alko alko che il Tamarrus Trendii necessitano di sostanze alcoliche per metabolizzare le sostanze ingerite. L’apporto di alcool è di quantità variabile, ma sembra concentrarsi durante il fine settimana. La caratteristica più impressionante è che, nonostante la dieta carnivora, il Salivus, soprattutto il Tamarrus, rimane un ruminante, come il suo più celebre parente peruviano. È dunque relativamente agevole coglierlo in fase di coscienziosa masticazione. La differenza basilare con gli altri ruminanti sta nel fatto che il Tamarrus non rumina erba, ma una particolare sostanza gommosa detta “Chewing gum”, che si suppone serva a supporto del processo di salivazione, l’abbondanza del cui secreto è faccenda notoria in tutti i lama, e del cui uso si sta per dire.

COMPORTAMENTO: L’etogramma dei lama, anche e soprattutto nell’immaginario popolare, è noto per quel particolare pattern detto “sputo”, o nei casi acusticamente più eclatanti, “scatarrata”. Il Salivus non è naturalmente da meno, anzi lo sputo è senz’altro il tratto più caratteristico di questa interessante specie. Diversamente dal parente peruviano, in grado di coprire ragguardevoli distanze con la sua gittata, lo sputo del Salivus è perpendicolare, colato e filamentoso, e include non di rado particelle mucose che si mischiano al secreto vero e proprio. Giunto nella sua preferita porzione di habitat (la succitata “fermata”), il Salivus dà il via ad un’accurata, lenta e costante espulsione, interrotta solo dall’irrompere del richiamo di un conspecifico (si veda alla voce “comunicazione”). Dopo pochi minuti dalla prima espulsione, ai piedi dell’esemplare è già visibile un cumulo di secrezione, volgarmente detto “pozzanghera”, o – nei casi più abbondanti – “laguna”. A cadenze regolari, il lama finnico si esibisce anche nella soprammenzionata “scatarrata”: essa consiste in un’ espulsione più abbondante e densa, preceduta da un segnale sonoro propedeutico dal tipico timbro raschiato.
Sull’origine filogenetica e sulla funzione dello sputo, gli studiosi si sono a lungo interrogati. Tre sono le ipotesi più accreditate:
1) Funzione di rilassamento: Le espulsioni salivari paiono un processo quasi autistico, nel quale il lama finnico sembra raggiungere uno stato di estremo rilassamento ed armonia interiore;
2) Funzione auto-purgativa: Tramite lo sputo, il lama sarebbe in grado di espellere una buona quantità di tossine accumulate con la masticazione del “chewing gum”, o con l’ingerimento dei makkara;
3) Funzione difensiva: è l’ipotesi più accreditata. Il Salivus in effetti è in cima alla catena alimentare, nel senso che non è predato da nessuna specie, pur essendo provvisto di carne tenera e appetibile. Secondo i sostenitori della teoria difensiva dello sputo, quest’ultimo servirebbe per tenere lontano potenziali predatori, i quali reagiscono al pattern descritto con una reazione nota come “disgusto”, o anche “maremma che schifo” (o “soccia che schifo”, “anvedi che schifo”, etc., a seconda dell’area geografica di provenienza del potenziale predatore).

COMUNICAZIONE: il Salivus emette di norma un numero veramente limitato di suoni, o di altre forme di comunicazione interpersonale, proprio in virtù di questo silenzio solipsistico che il comportamento dello sputo implica. Vi è un’unica, e in verità non rara, eccezione alla regola. Il Salivus ha sviluppato una forma di comunicazione intraspecifica molto efficace, soprattutto capace di coprire lunghissime distanze utilizzando il canale acustico. Tale comunicazione viene attivata da uno specifico richiamo detto “suoneria”, della durata di pochi secondi, al quale il lama letteralmente “risponde”, avviando uno scambio di segnali sonori di tipo conativo e referenziale della durata variabile. Comunicazioni più brevi, a carattere anch’esso conativo (corteggiamento, prima di tutto), vengono chiamate “SMS” (Short Mating Signals), e vengono attivate da una “suoneria” breve ed intermittente, del tipo “BipBip…BipBip”.

POPOLAZIONE: L’assenza di un autentico predatore rende il Salivus adolescentius una specie in costante espansione demografica, circostanza che potrebbe in futuro richiedere l’abbattimento di alcuni esemplari.
A colpi di telefonini Nokia.
I modelli vecchi, però.
Quelli più pesanti.

Thursday, February 01, 2007

Francesco d'Assisi aveva ragione

Le battaglie vanno combattute dall'interno di un sistema.
Veronica Lario santa subito!

Friday, January 26, 2007

(im)maturità sessuale

Ho sempre pensato che fissare la maggiore età a 18 anni sia, da qualunque lato la si guardi, una decisione inadeguata, nel senso che ricorre troppo presto o troppo tardi rispetto alla reale evoluzione di una persona. Non mi dilungo più di tanto, sia per mancanza di tempo e voglia, e sia per non buttarla sul (vero, ma) banale. E' comunque chiaro a tutti che fissare una soglia anagrafica assoluta prima della quale non si è maturi, e dopo la quale lo si è, è una delle tante generalizzazioni e inadeguatezze del nostro sistema giuridico.
Ho pronta la soluzione? No, ovviamente, e neanche mi sono spremuto più di tanto per trovarne una. So, vedo, capisco solo che tante situazioni, persino quotidiane, pongono l'attuale stato di cose in una condizione di inadeguatezza. Soprattutto in senso morale.
Una di queste situazioni è la cosiddetta maturità sessuale. E' diventato quasi giornaliero ascoltare di stupri di, verso e tra minorenni, di atti sessuali tra minorenni e adulti, di esibizionismo sessuale tra minorenni, eccetera eccetera. Sempre coi minorenni di mezzo. E sempre più spesso con questi ultimi che 'cominciano', o almeno 'consentono'.
E (quasi) sempre con una mezza (talvolta intera) giustificazione del loro comportamento nella misura di un'ipotetica immaturità, incoscienza, e - naturalmente - con la solita sinistroide colpa della famiglia e della società.
Non nego quest'ultima parte, anche se col tempo tendo a darle sempre meno peso specifico, e soprattutto credo di capire che in tanti, tra i minorenni, abbiano capito il giochetto e lo usino spesso come scudo.
Quello che contesto fortemente è che queste ragazze e questi ragazzi non siano sessualmente maturi, e siano moralmente incoscienti.
BALLE.
Sanno benissimo quello che fanno. Sanno benissimo che è qualcosa di moralmente inaccettato. E sanno benissimo cos'è la morale (almeno in senso generale).
Troviamo un modo per evitare questi comportamenti, troviamo un modo per convergere le loro energie in direzioni inoffensive, troviamo un modo per tutto. Ma smettiamola di porre immaturità e incoscienza come paradigmi a partire dai quali cercare una soluzione.
Perchè così, è fin troppo ovvio, la soluzione non la troveremo mai.
Questi ragazzi non esercitano violenza sessuale come metafora del senso di disagio giovanile, bla bla bla.
Questi ragazzi esercitano violenza sessuale perchè sanno benissimo cos'è la violenza sessuale.
Se continuiamo a trattarli come menti caste corrotte solo da una società che non sa accogliere i loro bisogni, non solo non fermeremo il problema, ma ci toccherà pure la loro (segreta o ostentata) derisione.