Friday, September 30, 2005

sex and the fear

Spero che le lettrici di questo blog siano ancora troppo poche, e quelle poche non se la prendano più di tanto, perchè sto per parlare del loro telefilm preferito!

E' successo per la quarta volta su quattro istanze, per cui sono portato a credere che non sia un caso. In quattro circostanze ho espresso il mio parere (non così negativo, ma tutto sommato inferiore alla sufficienza) su Sex and the City, e tutte e quattro le volte mi sono sentito rispondere che dico così perchè in realtà le situazioni come quelle descritte nel telefilm mi "fanno paura, in quanto uomo".

Il fatto che noi uomini scopriamo che anche le donne parlano di sesso, e in quel modo, più personaggi come Samantha, dovrebbe metterci una paura folle, inferendo un ennesimo colpo alla nostra trincea in questa battaglia dei sessi, dove per altro - a mio parere - siamo già stati sconfitti da parecchio.

Allora, una volta per tutte:

- SEX AND THE CITY non mi fa paura, non mi inquieta, non mi scuote, non minaccia la mia identità di uomo, non mi fa sentire deprivato di un ruolo che credevo appartenesse al mio genere, eccetera eccetera.

- SAMANTHA mi sta simpatica. Non è la mia preferita (Miranda lo è), ma è decisamente meglio di quella suora nevrotica di Charlotte, e di quella fiera del cattivo gusto vestiario di Carrie (che sembra, a rotazione, a - un uovo di pasqua, b - un lampadario, c - un carciofo rovesciato).

- Che le donne parlassero di sesso tra di loro non mi sorprende affatto, anzi l'ho sempre saputo. Sono (alcune di) loro, semmai, che hanno sempre negato di farlo, e che anzi bollavano me ed altri come maniaci perversi che "non pensano ad altro". Se queste donne erano sincere, sono loro a doversi scandalizzare ed impaurire per Sex and the City. Non io.

Allo stesso tempo, Sex and the City - pur essendo meglio di tanti altri telefilm - non mi conquista più di tanto, perchè:

- I dialoghi tendono a rifarsi il verso troppo spesso, pur essendo nella maggior parte dei casi divertenti;

- Le attrici, soprattutto la protagonista, non sono esattamente delle Meryl Streep o delle Licia Maglietta. Per tacere degli attori... Ma soprattutto

- Detesto l'esagerato (tipicamente yankee) accento sulla NewYorkness delle protagoniste, e quella morale (di nuovo, tipicamente yankee) in cui alla fine "come NY e l'America non c'è niente". Senza contare le solite venature politico-repubblicane (in Stati Uniti, i democratici non sono altro che repubblicani che parlano anche di sesso e psicanalisi, e che ammettono che il Vietnam è stato un errore): e quindi, diamogli addosso al russo (che sembrava il compagno perfetto, ma poi naturalmente è un debordante egocentrico), facciamo vincere Mr.Big (che sembrava il più stronzo di tutti), facciamo preferire NY persino a Parigi (tra l'altro, in sospetta coincidenza col raffreddamento dei rapporti diplomatici tra Francia e USA), e via discorrendo.

Infine, per chi fosse interessato, ecco le mie fiction televisive preferite (in ordine sparso, eccetto il primo posto, che è proprio primo):
- Il Commissario Montalbano
- Oz
- Saranno Famosi (quello con Bruno Martelli e Doris Schwartz, non quella cosa schifosa della De Filippi. Sia chiaro)
- Moonlighting
- Casa Keaton
- La meglio gioventù (che era nato come fiction televisiva)
- Ally McBeal
- Giudice Amy
- Nip e Tuck
- Il tenente Colombo
- La Signora in Giallo
- I Professionals (che erano una specie di Starsky e Hutch inglesi)
- Sandokan
- Sherlock Holmes (la serie televisiva degli anni '50, con Roland Howard)

Monday, September 26, 2005

imprecazioni

Domenica scorsa, durante la rituale partitella di calcio tra amici, sono stato sonoramente rimproverato per aver imprecato.
La situazione calcistica, onestamente, giustificava pienamente il mio disappunto (anche se non la reazione verbale, mi rendo conto). Un compagno di squadra, di suo non troppo incline a liberarsi facilmente della palla, si mette a cincischiare con il pallone sulla linea laterale destra, attirandosi tre avversari addosso, e dunque creando ampissimi spazi per me e per un altro compagno, che attendiamo fiduciosi la palla davanti al portiere avversario, COMPLETAMENTE liberi. Si apre un varco per un passaggio, alziamo la mano, gesticoliamo enfaticamente, e gridiamo pure "dalla in mezzo!", e "siamo soli!".
Niente.
Il nostro ricomincia a litigare con la palla, procede a portarsela all'indietro, la perde, dà il via al contropiede avversario, e prendiamo gol.
Mi scappa.
L'imprecazione, intendo.
E' forte e chiara, e consiste in uno dei nomi con cui è noto il figlio terrestre del dio della principale religione monoteista occidentale. Il nome non viene accompagnato da nessuna qualifica dispregiativa, tipo "Porco" o "Boia", per cui non assume i connotati della bestemmia, però viene gridato con tanta enfasi, e calcando sui suoni duri (Ci ed Erre, Esse e Ti), da non lasciare dubbi che si tratti di un'imprecazione, e non della didascalia ad un'improvvisa apparizione celeste.
In più, si è chiaramente nominato il personaggio invano. E pare che sia altrettanto grave che uccidere e desiderare la donna ad altri.
Il compagno di squadra, fervido credente (e comunque persona gentilissima, calcisticamente corretta, e - nonostante questo episodio - per niente egoista o bigotta), si arrabbia, mi rimprovera seccamente e abbandona il campo.
Abbiamo il tempo di chiarirci negli spogliatoi, e di scusarci reciprocamente (io per avergli mancato di rispetto, e lui per la reazione un po' sproporzionata), per cui nessuno strascico rimane del nostro piccolo contrasto, tanto da consentirmi di scrivere questo post in assoluto relax, e senza il timore di (ri)offendere nessuno.
Ho raccontato l'episodio solo perchè lo sviluppo della discussione con il mio amico mi ha fatto riflettere su un paio di punti, in riferimento al valore semantico dell'imprecazione in sè.
Il motivo della reazione del compagno, come egli stesso mi ha precisato, riguardava il suo forte sospetto che, dicendo io "Cr***o!", mi stessi rivolgendo a lui. Come cristiano, giustamente, si è sentito offeso.
Così ci ho pensato: mi riferivo veramente a lui?
E ho maturato quanto segue:
1) No. Non mi riferivo a lui.
2) Se mi fossi riferito a lui, gli avrei affibbiato un epiteto quantomeno sarcastico, se non aggressivo, no? "Idiota!", "Egoista!", "Chi ti credi di essere? Il Maradona dei poveri?", o quant'altro. Naturalmente non ho pensato nessuna di queste cose (anche perché, se qualcuno mi facesse notare i miei errori calcistici, faremmo notte). Ma allora
3) Perchè considerare "Cr***o!" un'offesa? Ma soprattutto
4) Come fa proprio un credente a considerare "Cr***o!" un'offesa? Non dovrebbe, semmai, essere il complimento per antonomasia (non esente, per altro, dall'innescare un certo senso di onnipotenza)? Evidentemente il compagno di squadra ha pensato al comandamento, e - ripeto: giustamente - ha pensato che mancassi di rispetto a lui, come alla religione in genere, nel nominare il personaggio invano proprio in riferimento ad una situazione nella quale ero palesemente deluso del suo operato calcistico. Il che mi porta a meditare sul ruolo dell'imprecazione (questa in particolare, e tutte le altre in generale) nei pensieri dell'imprecante, e a concludere che
5) Qualunque forma lessicale prenda l'imprecazione, essa non è mai utilizzata con preciso riferimento al proprio significato letterale. In altre parole, mai, pronunciando la parola "Cr***o!" ho pensato a) al personaggio noto ai fedeli come Gesù, il Salvatore, il figlio di Dio, o altre denominazioni; b) al fatto che egli potesse essere in alcun modo responsabile dell'errore calcistico del mio amico; c) al fatto che esistesse una qualunque relazione tra quest'ultimo e il personaggio menzionato nell'imprecazione.

E questo vale per ogni imprecazione. Pensateci un attimo: quando dite "Porca vacca!" vi viene veramente in mente un esemplare femmina di bovino dedito al sesso facile ed occasionale? Dicendo "Vaff..." vi state realmente configurando una situazione nella quale il destinatario del vostro messaggio si dedichi a pratiche sessuali convenzionalmente contro natura? E se sì, siete sicuri che la cosa gli dispiaccia?
Dicendo "Boia di un mondo ladro" avete realmente tutto il tempo di a) antropomorfizzare il pianeta Terra; b) immaginarvelo nei panni di un Arsenio Lupin, o di un altro lestofante meno letterario e raffinato; e c) visualizzare questo essere mostruoso con un cappuccio rosso, un'accetta in mano, sopra una pedana generalmente in legno, pronto a giustiziare un povero innocente (probabilmente l'emittente dell'imprecazione)?

Secondo me, no.

Thursday, September 22, 2005

EDIZIONI LIMITATE: i nani erano molto più di sette (5)

C'era anche Vicolo, il nano che oltre a essere corto poteva anche essere stretto

Thursday, September 08, 2005

la pausa

Ciao!

Volevo solo scusarmi per aver rallentato nella pubblicazione dei post. E' stato un Agosto molto intenso nel quale sono successe parecchie cose. Comunque, come diceva Baglioni in quella canzone in cui si identifica in uno dei nipoti di Paperino, "sono vivo e sono Qui".

;Dario