Monday, December 31, 2007

2008+100

Per una simpatica coincidenza, questo messaggio risulta essere il post numero 100 di DiarioDiDario. Festeggiare con cifra tonda, per qualche motivo, è sempre stato particolarmente attraente.

E allora, per questo 2008, vi auguro tante cifre tonde:
100000 se state comprando casa
10000 per capitare sulla tassa patrimoniale, invece che a Parco della Vittoria
1000 se anche voi partite da Quarto per salvare l'Italia
100 di qualunque giorno stiate festeggiando
10 se vi devono dare un voto
1 mondo migliore
0 auguri sdolcinati e retorici come questi

Monday, December 10, 2007

I miei omaggi, dottor Luttazzi (bonus track)

Rileggo il post di ieri, e mi accorgo che ho dato per scontate molte cose che viceversa andrebbero puntualizzate per evitare equivoci e fraintendimenti:

1) sono per la libertà di satira. Sempre. Ma dev'essere satira, e non insulto fine a se stesso. Solo questo. La prima parte del passaggio incriminato di Luttazzi è pienamente satirica, oltre che totalmente condivisibile: "come si fa a sopportare che Berlusconi a distanza di 4 anni dall’inizio della Guerra in Iraq sostenga che in fondo lui “era contrario al conflitto”?". Quello che non va è il seguito, dove si perde ogni traccia di satira, e si trova solo una sequela di volgarità che nemmeno Alvaro Vitali avrebbe accettato di pronunciare. Contro quest'ultima parte, rimango convinto che un'emittente televisiva abbia diritto di cautelarsi.

2) "cautelarsi", tuttavia, non ha niente a che vedere con cancellare le registrazioni passate e future del programma di Luttazzi, come invece sembra stia avvenendo. Qui, è ovvio, esprimo tutta la solidarietà possibile al comico, che - al di là di questo scivolone - è persona colta, intelligente e 'scomoda' nel senso più nobile del termine (opposto, ovvero, alla scomodità di uno Striscia la Notizia qualsiasi, che fa solo qualunquismo)

3) La scelta di sospendere la trasmissione è una possibile soluzione per difendersi dalla volgarità (battaglia che mi sento di appoggiare in pieno, a tutti i livelli: ma questo significa innanzitutto liberarsi di Sgarbi, Fede, lo stesso Ferrara, Liguori, veline/schedine/letterine/cretine, reality show, amici, defilippi, costanzi, etc. Luttazzi sarebbe l'ultimo dei problemi). Però non sono sicuro che sia la soluzione migliore. Personalmente, avrei chiamato Luttazzi in direzione, gli avrei fatto un cazziatone di 45 minuti, e gli avrei permesso di continuare solo a condizione di scusarsi in diretta, non tanto (ma anche) con Ferrara, quanto con gli spettatori, per essere stato volgare e NON aver fatto satira, in quel frangente, che è il motivo per cui è pagato. Dunque, scusarsi per aver fatto male il proprio lavoro.

4) Nel futuro, La7, o chi per essa, dovrebbe puntualizzare molto chiaramente nei contratti che stipula con i suoi dipendenti, che le volgarità fini a se stesse non sono ammesse. Va benissimo usare parole forti se c'è un programma satirico alla base. Se Luttazzi avesse parlato, chessò, di Blair che fa qualunque cosa gli dica Bush, avrebbe potuto creare la stessa scenetta (magari un po' meno forte, perché si può anche far ridere in modo leggermente più fine), mettendo Blair al posto di Ferrara, Bush al posto di Berlusconi, e la Rice al posto della Santachè. Tutto uguale, eccetto che in quel caso Luttazzi farebbe satira.

5) Ammiro profondamente Luttazzi. Mi piace molto il suo blog, più di quello di Grillo, perché, a differenza di quest'ultimo, Luttazzi è meno populista e più istruito. Ma c'è qualcosa che sempre meno persone capiscono: non si dà prova di libertà e indipendenza intellettuale mostrandosi 'liberi' di essere scurrili. Cazzo, figa, culo, tette, Vaffanculo-day, pisciare, cagare... ecco! Sono più libero adesso? No che non lo sono. Ma soprattutto, non è questo il metro per misurare la mia libertà. Non ho dimostrato proprio niente, se non scarsa educazione. La parolaccia va bene se contestualizzata, se dà colore, catarsi (certo) e se comunque non è in sé "l'arma", ma si accompagna a un contenuto, a un paradigma. Quando tutto quello che sai rispondere a un'ingiustizia è una sequela di insulti, vuol dire che hai perso tu.

Per questo gente come Dario Fo ha sempre vinto: Fo ha demolito chiunque con la sua arte, la sua satira e la sua cultura, senza mai, mai, essere volgare. Per questo il Nobel lo danno a lui e non a Luttazzi.

Sunday, December 09, 2007

I miei omaggi, dottor Luttazzi

Solidarizzo in pieno con La7. La sequenza di volgarità con cui Luttazzi ha descritto Giuliano Ferrara e soci è stata ampiamente sopra le righe di ogni possibile decenza.

Luttazzi, che aveva tutte le ragioni di questo mondo (e tutti noi democratici a sostenerlo) nel ribellarsi contro l'allora editto bulgaro di Berlusconi, questa volta non ha davvero nessun diritto di appellarsi alla libertà di satira.

Quale satira? Dov'è la satira nell'invitare a immaginarsi una scena di bassa pornografia in cui una persona (pur deprecabile in ogni sua azione o dichiarazione politica) viene sottoposta a minzione, defecazione e sadomasochismo?
Questa non è satira, e per la cronaca non è nemmeno ironia o sarcasmo, e di fatto nemmeno umorismo. Si tratta solo e semplicemente di volgarità e scurrilità da bambini di scuola media maleducati.

Un canale televisivo ha secondo me tutti i diritti di tutelare la qualità della propria programmazione e non permettere che questo genere di volgarità vengano trasmesse e raggiungano la gente, soprattutto in tempi come questi, che stanno sempre più perdendo di vista i valori dell'educazione e del dialogo pacato (perché Sgarbi viene ancora invitato in TV?).

La Rai di Bernabei sarà stata pure puritana e conservatrice, ma trasmetteva programmi meravigliosi che tutto il mondo ammirava. Erano programmi educati ed educativi, e chi ci lavorava era un professionista che doveva, tra le altre cose, superare esami di dizione (vero Luca Giurato?).

Daniele Luttazzi è un ottimo comico, e ha varie volte fatto dell'ottima televisione, satirica, informativa e coraggiosa. Anche Decameron era partito sotto i migliori auspici (meraviglioso il monologo della prima puntata). Con le offensive indecenze dell'altro giorno non ha fatto niente di tutto questo. E, peggio, ha fornito un ottimo argomento ai berlusconiani, i quali sicuramente cominceranno a dire che, a conti fatti, la prima censura verso Luttazzi non era così illegittima.

Complimenti, dottore.

Wednesday, December 05, 2007

lapponia e domande

La settimana scorsa sono stato in Lapponia. In 8 anni di vita in Finlandia era la prima volta.
Si tratta di un posto senz'altro affascinante, ma estremamente costoso, e - tirate le somme - non particolarmente attraente per il tipo di turismo che mi piace fare (ozio e cultura: lì è soprattutto escursioni e natura, quindi è di fatto l'opposto ideologico). Anni fa, quando mi chiesero se avevo intenzione di andarci, risposi - scherzando ma neanche tanto: "Guarda: ci vado solo se mi pagano".

Così è stato.

L'università di Rovaniemi mi ha invitato a tenere un corso. Quando puoi andare in un posto dove le camere più malfamate costano 100 euro a notte, completamente spesato e addirittura salariato, dire di no ha quasi meno senso di Briatore.
Così ho accettato, e ho rilanciato con ricatto: anche zita a carico, o niente.
Andata bene anche così, non ho avuto scelta.

Rovaniemi in particolare, e la Lapponia in generale, vivono di due cose: Babbo Natale e le renne. Queste ultime sono una risorsa imprescindibile. Sebeok ha definito il rapporto tra esseri umani e renne come una forma di parassitismo, e la settimana scorsa ho capito perché. Le renne sono libere, ma non indipendenti. Pur vivendo per conto loro, appartengono tutte a qualche essere umano. Ogni lappone può 'possedere' massimo 150 renne. Ci fanno la carne, i souvenir, pelli e pellicce, le usano come mezzi di trasporto e ci fanno gironzolare i turisti eccitati. Peggio che noi altri con i maiali (che almeno non trascinano le slitte).

L'altra risorsa fondamentale di Rovaniemi è Babbo Natale. Quello vero. Vive sul Circolo Polare Artico, ha casa, ufficio postale, e un'impresa economica che ricorda Bill Gates.
Siamo andati sia da Babbo Natale che da un'allevatrice di renne.
Con entrambi ci siamo intrattenuti con alcune domande.
Ve le riporto (non prima di precisare che sognavo di porle sin da bambino):

1) A Babbo Natale:
Caro Babbo Natale, come si diventa professionisti Babbi Natale?
Cioè, voglio dire, io so bene che ci sono quattro di voi che si alternano in questa simpatica farsa (vero: il comune di Rovaniemi stipendia quattro dipendenti per svolgere questo ruolo). Non è tanto sapere come ci si prepara a diventare Babbo Natale (sapevo già che esistono specifiche scuole di addestramento: vi si insegnano lingue, storia, geografia e altre materie utili per sostenere la parte). No. Quello che mi interessa è come vi recrutano.
Cioè, voglio dire, come apprendete che il posto è vacante? Ci sarà un annuncio, giusto? Allora - cioè, voglio dire - cosa dice l'annuncio? Qualcosa tipo: "The Employment Office in Rovaniemi is conducting a job recruitment etc.", "Eligible candidates should produce their original and attested copies of...".
Ecco.
Of what?
Che titoli e diplomi porta un candidato Babbo Natale? Un certificato dall'Ipercoop che attesta che egli ha fatto Babbo Natale part-time nel periodo 1-31 Dicembre 2006, presso la filiale di Andria? Ma soprattutto, nella terra che per prima ha dato il voto alle donne, che ne è delle pari opportunità??? Oggi, per legge, uno deve scrivere "Women are encouraged to apply". Cioè, voglio dire, qui non incoraggiano un bel niente. Si tratta di un profilo professionale maschilista.
Allora, Babbo Natale? Che mi dici?

2) La Rennatrice. Le abbiamo chiesto domande di ogni genere, ottenendo in genere risposte davvero interessanti. Il massimo di 150 renne a persona, ad esempio, serve per evitare monopoli, quindi non può arrivare nessun Silvjo Berluskooni, comprare 3000 renne e far fuori gli altri con prezzi più competitivi.
Dove però aspettavo la rennatrice al varco era sulla questione che mi sta più a cuore. Ovvero (cioè, voglio dire), quella animalista. L'opportunità me la da lei, quando ci spiega quali sono i pericoli maggiori per le renne.
"Lupi, orsi, ghiottoni". Il ghiottone, lo dico a beneficio dei lettori di X-Men, sarebbe il Wolverine.
"Davvero? - faccio io - e in cosa consiste il pericolo?"
"Beh, tutti questi predatori ogni anno ci fanno fuori 4000 renne". Notare il "ci", che già sottolinea chi davvero ha da lamentarsi di questa perdita.
"Capisco. 4000 renne all'anno uccise da tutti i predatori. E, così per curiosità, quante ne ammazza il solo essere umano?"
La rennatrice si fa silente per un attimo. Ovviamente ha accusato il colpo. Impallidisce (lievemente, perché più pallido di un lappone...). Poi, a metà tra il mormorìo e il balbettìo, mi fa:
"C-c-c-...nt...m...a"
"Come?"
"C-c-c-...nt...m...a"
"Più forte!"
"C-C-C-...NT...M...A!"
"Scandire, per favore!"
"Centomila. Sì, centomila!"
Ah, ecco.
Lupi, orsi e ghiottoni, insieme, arrivano a 4000. E loro sarebbero il maggiore pericolo per le renne. Invece, gli amici umani, buoni, miti e civili, da soli, ne fanno fuori 100000 all'anno.
Le renne cosa ne pensano, secondo lei?