Monday, March 27, 2006

CaroDario2: nazionalismo e ironia

Questa lettera arrivò alla redazione della Rondine circa 2 anni fa, ormai. Nella microstoria della rivista, e della mia rubrica in particolare, ebbe un'importanza piuttosto rilevante, in quanto inaugurò una lunga serie di lettere (e polemiche) su nazionalismo e patriottismo. Pubblicherò su questo blog anche le successive puntate, naturalmente.

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Gentile Redazione di La Rondine,

So che il vostro giornale si occupa di tutte le cose inerenti all'Italia, percio' vorrei segnalarvi un episodio capitatomi di recente. Circa un mese fa ho ricevuto un invito dalla ditta Tamore per una serata italiana. L'invito mi ha irritato moltissimo in quanto mi sono resa conto che il tema della serata sembrava essere la mafia non l'Italia. Siccome non e' la prima volta che vedo e sento in Finlandia cose analoghe dove continuamente l'Italia viene assiociata alla mafia, vorrei tanto avere la vostra opinione in merito. Nonostante sono finlandese, l'Italia mi ha ospitato per 15 anni e la sento come un'altra patria. Vi riporto qui in calce la mia e-mail alla Tamore nonche' la loro risposta (arrampichiamoci sui vetri.....).

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Gentile Sig.ra Elisa,

Grazie per la Sua lettera.

Le sto scrivendo il giorno dopo l'approvazione del cosiddetto "Lodo Maccanico", ma avrei potuto scriverLe anche dopo la "Legge Cirami", o la "Bossi-Fini", o quant'altro. Voglio dire che siamo in un periodo in cui - istituzionalmente parlando - l'Italia è un Paese poco difendibile (prima di procedere, vorrei ricordare che in questa sede esprimo opinioni del tutto personali, e decisamente non a nome della "Rondine" tutta, per cui mi assumo piena ed esclusiva responsabilità di quello che dico). Avrei anche potuto scriverLe un annetto fa, subito dopo aver scoperto che - per la prima volta nella mia breve carriera di insegnante universitario - un mio studente aveva interamente copiato un compito, e quello studente era italiano. Oppure avrei potuto scriverLe una dozzina di anni fa, quando ero io a copiare i compiti di matematica e latino. A pensarci bene, avrei potuto scriverLe in mille altre occasioni, ma sarei sempre e costantemente andato fuori tema, nel senso che non avrei realmente risposto alla Sua lettera, se non attraverso temi obsoleti e qualche chilo di retorica.

Invece no. La Sua lettera è molto più profonda, e merita ogni sforzo per evitare le banalità. Ci provo.

Devo sinceramente dirLe che, quando mi hanno portato una copia dell'invito alla festa dell'azienda Tamore Oy, come prima reazione ho riso, e di gusto. So che forse La farò arrabbiare ancora di più, ma l'idea della mazzetta al posto dell'invito mi ha fatto veramente divertire. Non intendo sottovalutare la Sua protesta, tutt'altro. Vorrei solo provare ad offrirLe un'altra chiave di lettura.

Io penso che se c'è una legge che questo nostro approssimativo governo dovrebbe approvare, quella dovrebb'essere il "Lodo Ironico", nel senso che si dovrebbe dare l'immunità a coloro che utilizzano l'ironia come mezzo di comunicazione. Quelli che, poi, utilizzano anche l'autoironia, quelli li farei Cavalieri della Repubblica e senatori a vita. Credo che i signori e le signore della Tamore abbiano voluto fare della semplice e affettuosa ironia. Non avevano motivo né interesse ad offendere gli italiani e le italiane.

Certo, si può discutere della qualità intrinseca dell'ironia, non tanto nella misura di un ipotetico buono o cattivo gusto, ma quanto dell'articolazione semiotica dell'intera presa in giro. E in questo senso, il risultato è un po' deludente: la Tamore ha fatto uso contemporaneamente di almeno quattro stereotipi italiani (la mafia, il cibo, il bel canto e le gondole veneziane) nello stesso contesto, suggerendo una relazione che - almeno direttamente - non sussiste. Cosa c'entra la mafia con le gondole? In questo senso, l'ironia non è felice, semplicemente perché non fa ridere quanto potrebbe se fosse più accurata. Sembra un'operazione piuttosto sincretistica, dunque un tantino superficiale. Una specie - se mi è concessa, appunto, l'ironia - di Inter di Massimo Moratti: tanti campioni ma nessuna squadra.

E allora perché non rispondere con altrettanta ironia, o - se proprio vogliamo mostrarci superiori - con autoironia? Io, al posto Suo, a quella festa ci sarei andato, però attuando una o più delle seguenti soluzioni:

1) Invece del fac-simile delle 100 lire, avrei consegnato al buttafuori un fac-simile di un marco finlandese;

2) Avrei telefonato alla Tamore e avrei richiesto altri inviti per mio fratello, tre miei cugini, due pro-cugini, quattro zie, e svariate parentele di terzo e quarto grado;

3) Sarei andato alla festa con coppola e lupara (un fac-simile, naturalmente);

4) Avrei consegnato al presidente della Tamore una carta geografica dell'Italia, cerchiando in rosso Palermo e Venezia, tracciando una riga tra le due città e scrivendoci la distanza chilometrica (che per la cronaca è 1362 km in auto e 1438 km in treno);

5) Avrei indossato la maglia di Vieri, Totti, o Del Piero (per chi non lo sapesse, gli autori dei quattro gol rifilati alla Finlandia nei recenti due incontri).

E via dicendo. Volendo, potremmo indire su questo giornale un concorso a chi trova la 'risposta' più divertente.

La Sua lettera, comunque, porta con sé una valutazione più generale, molto importante, secondo me. Ovvero: non è la prima volta che qui in Finlandia (come in tutto il mondo, aggiungerei) si accosta l'Italia alla mafia, quasi fosse un'equazione. E qui Lei ha ragione su vari punti, a cominciare dal fatto che la maggioranza degli italiani e delle italiane sono persone oneste (non sarei così generoso da stimare queste persone come il 98% della popolazione complessiva, però siamo d'accordo che si tratta della maggior parte), e non meritano di essere accostate ad un fenomeno del quale, evidentemente, non sono direttamente responsabili.

Lei è una persona onesta, come Suo marito, come tutti gli amici e le amiche che ha incontrato nei Suoi 15 anni di permanenza in Italia. Tuttavia, io mi interrogherei anche sul motivo per il quale noi si viene costantemente accostati alla mafia. E qui ragioni ne vedo tante, dal fatto che l'Italia è la prima ad esportare la mafia come prodotto mediatico (si veda il clamoroso caso dello sceneggiato "La Piovra"), al fatto che - in fondo in fondo - un po' di queste critiche ce le meritiamo: insomma, cara sig.ra Elisa, io non mi sento un mafioso, però mi sento anche uno che fa ben poco perché questo fenomeno venga estirpato. E anche qui parlo a titolo esclusivamente personale.

L'ironia è un meraviglioso strumento di riflessione: che ci riguardi o meno, dev'essere sempre un'occasione per interrogarci su noi stessi e sulle nostre azioni.

A presto.

Un cordiale saluto.

Monday, March 20, 2006

povero principe

I tabloid inglesi di ieri riportavano la sconcertante notizia che il fidanzamento tra il principino Harry e la compagna Chelsy Davy sarebbe in crisi. Ora. Già di questo, in scala da 1 a 10, ce ne frega 0. Però almeno non ci fa girare i marroni.
A me invece girano quando gli stessi giornali aggiungono che per darsi un'occasione di riflessione e discussione sul loro rapporto, i due avrebbero organizzato - ta-dah!!! - un safari in Africa.
Un safari.
A parte il fatto che spero vivamente che quel safari sia solo fotografico, e a parte il fatto che ancora una volta i ricchi non perdono occasione per mostrare tutta la loro cafoneria e volgarità... ma avete presente un safari? Che cacchio di modo è per discutere di un rapporto in crisi?
Su una Jeep, con l'autista e almeno due bodyguard. Su sentieri impervi. Rumori della macchina e dell'ambiente circostante a iosa. E il safari in sé.
"Harry, io penso sinceramente che tu mi trascu... guarda! Una gazzella!"
"Chelsy, non credo di trascurarti, però tu chiedi sempre tanto da questo rappo... scatta, scatta, che c'è un rinoceronte!"
Delle tre almeno una:
1) Auguriamoci che i due si lascino per mettersi rispettivamente con una gazzella e un rinoceronte;
2) Auguriamoci che, durante il safari, al rinoceronte venga un'idea tutta sua su come ravvivare la relazione tra i due;
3) Auguriamoci che Harry e Chelsy rimangano insieme per tutta la vita, ma che non possano avere figli. Che almeno non continui la stirpe.

Monday, March 13, 2006

ceci n'est pas une déclaration électorale, 2éme partie

Sempre per rinfrescare la memoria dei miei connazionali riguardo al prestigio italiano all'estero, sarebbe opportuno riguardarsi le immagini della giornata inaugurale del semestre italiano in Europa:

http://video.google.com/videoplay?docid=-926629105834987595

Non posso esimermi dal sottolineare come la signorilità e l'incisività dei parlamentari europei siano qualità del tutto aliene alla politica italiana, a destra e a sinistra. Dice: ma il bello di noi italiani è proprio la passione, l'istinto, in barba alle convenzioni e alla diplomazia un po' ipocrita.
Balle.
Un politico deve fare il politico, il che significa: rispetto delle istituzioni, diplomazia, educazione, chiarezza e competenza.
In questo senso, sono molto contento di sentirmi molto più europeo che italiano.

Spero vivamente che ad Aprile tutti noi si mandi quel cafone a casa.

EDIZIONI LIMITATE: i nani erano molto più di sette (7)

C'era anche Bombolo, il nano che girava commedie di serie B

Thursday, March 09, 2006

titoli

LA JUVE PASSA PER UNA PAPERA
Volevano dire che la compagine torinese è stata scambiata per un'anatra?

Wednesday, March 08, 2006

TELADOIOLAFINLANDIA - Le avventure di Carodario: La maglietta assassina




Questo TELADOIOLAFINLANDIA risale allo scorso Maggio...

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Sono stato a Londra per una conferenza.

Sento già un primo “E chi se ne frega!” librarsi timido nella fresca e lieve aria primaverile finlandese.
Nelle ore - non poche - precedenti e successive alla conferenza (nonché alcune di quelle contemporanee, nelle quali ho preferito bigiare - e voi avreste fatto lo stesso se aveste sentito le prime due presentazioni), ho fatto shopping ad Oxford Street, dissipando più o meno tutti i soldi che mi spettavano come relatore ospite, ma assicurandomi una copia di “Quasi-objects” dei Matmos, di “Explode together” degli XTC, più altre cosucce che avrei sicuramente trovato anche ad Helsinki, a prezzo più conveniente.

Un secondo “E chi se ne frega!”, più poderoso, si impone alla fresca e lieve aria primaverile finlandese, precedendola di alcuni metri.
Tra i preziosi e decisamente irrinunciabili acquisti, c’è anche una T-shirt bianca, una di quelle con la battuta stampata frontalmente. Gli inglesi sono maestri nella produzione di queste magliette (e in generale, maestri della freddura), e così, tra un irriverente “Kill Bush” scritto con la grafica del film di Tarantino e un impagabile “I’m a natural blonde: speak slowly!”, la mia attenzione e le mie fragorose risate sono state conquistate da una T-shirt bianca che prende in giro il celebre slogan di una nota multinazionale americana di abbigliamento sportivo, dal nome rubato alla dea greca della vittoria, e attuale sponsor tecnico di squadre di calcio come la Juventus, il Manchester United e il Barcelona.
Capito quale? Esatto. Non quella delle tre strisce. L’altra.
Lo slogan sbeffeggiato è il celeberrimo “Just do it!” capeggiato dall’altrettanto celebre logo ricurvo. “Just do it!” sta per “semplicemente fallo!”, come dire: “agisci!”, “fatti, non parole”, e altre simili connotazioni dinamico-virili. La maglietta che ho acquistato per poco più di 5 sterline riporta, con la stessa grafica, la scritta “Just did it!”, “L’ho appena fatto!”. Un grosso spermatozoo, ricurvo esattamente come il logo del marchio, chiarisce molto efficacemente cosa.

Un terzo “E chi se ne frega!”, di proporzioni da Vecchio Testamento, si sbarazza della fresca e lieve aria primaverile finlandese, e porta la temperatura su standard invernali. Mi conviene arrivare al punto.

Insomma, maglietta acquistata, il giorno dopo rientro a Helsinki. Naturalmente muoio dalla voglia di indossarla (la maglietta, non Helsinki. Quest’ultima mi va appena un po’ larga. Forse, senza Pasila…). E così, alla prima giornata di sole, l’abbigliamento di Carodario è il seguente: occhiali da sole, pantaloni ‘pinocchietto’ beige, scarpe di tela nere, e maglietta “Just did it!” a ricoprire una pancia ormai da ottavo mese. Gironzolo per il centro con l’andatura di chi si sente molto figo, e naturalmente mi aspetto di strappare qualche sorriso di simpatia da chi, incrociandomi, noti l’irriverente ma innocente umorismo del mio nuovo capo di abbigliamento.
Non è andata esattamente così. L’impressione che ne ho ricavato è quella di aver sconvolto la quiete e la serenità della cittadina.
Procedo dunque ad elencarvi e classificarvi le varie forme di reazione suscitate dalla mia T-shirt:

1.
Tipologia della reazione: vittoriano-sdegnata.

Genere del reagente: indifferente.

Età media del reagente: dai 60 anni in su.

Descrizione della reazione: il/la reagente osserva prima la scritta sulla maglietta. Dopo un paio di secondi capisce la battuta. Mi squadra da capo a piedi, e poi - accertandomi che anch’io lo/la stia guardando - mi guarda con quella tipica smorfia da “Si vergogni!” della bocca, facendo lentamente di no con la testa.

Interazione verbale: nessuna. Ma mi pare di avvertire la paperopoliana onomatopea “Tsk! Tsk!”

Feedback di Carodario: Abbasso la testa e mi vergogno come una cimice.

2.
Tipologia della reazione: aperto-speranzosa.

Genere del reagente: femminile.

Età media del reagente: dai 60 in su.

Descrizione della reazione: la reagente, letta la scritta, la interpreta come un tentativo di approcciare lei-e-solo-lei. Comincia a guardarmi insistentemente con un sorrisino compiacente e malizioso, sbattendo le ciglia come credevo fosse capace solo Betty Boop. Nei casi più estremi, la reagente sporge le labbra e le fa vibrare a mo’ di Signorina Silvani.

Interazione verbale: nessuna. Ma lo sbattere delle ciglia risuona come il volo di una tortora.

Feedback di Carodario: Volto lo sguardo altrove, mi converto ad una qualunque religione, e prego ardentemente di non essere violentato.

3.
Tipologia della reazione: complice-maschilista.

Genere del reagente: maschile

Età media del reagente: tra i 25 e i 40.

Descrizione della reazione: il reagente getta un’occhiata alla scritta, capisce immediatamente dove vuole andare a parare, e mi guarda sorridendo da un solo lato della bocca. Il messaggio è multiplo: a) “bravo, bravo”; b) “Italiano, eh?”; c) “dove l’hai comprata?”; e soprattutto d) “non ce l’ho scritto, ma anch’io, ieri sera…”

Interazione verbale: nessuna. Ogni tanto una risata grassa, che di proposito accentua la baritonale virilità del mittente.

Feedback di Carodario: Mi mostro appagato, come se fosse scontato che anch’io, ieri sera…

4.
Tipologia della reazione: indifferente-superiore.

Genere del reagente: femminile

Età media del reagente: variabile.

Descrizione della reazione: la reagente osserva di sbieco, poi alza enfaticamente la testa, chiude gli occhi, dilata i lineamenti, accentua l’andatura di chi non ha tempo da perdere, e tira dritto. Tsè, figurati…

Interazione verbale: nessuna. Ma lo tsè - per quanto immaginario - rimane sospeso e assordante nella fresca e lieve aria primaverile finlandese.

Feedback di Carodario: Abbasso la testa, mi vergogno come una cimice, e comincio a pensare che avrei fatto meglio a comprare la T-shirt sulle bionde naturali.

5.
Tipologia della reazione: etilico-logorroica.

Genere del reagente: maschile

Età media del reagente: dai 40 in su.

Descrizione della reazione: il reagente, ubriaco come un savoiardo, si ferma a leggere e non gli pare vero di aver trovato un argomento di conversazione. Blatera una serie di parole che per me risulterebbero incomprensibili anche se fosse sobrio, e - dipendesse da lui - resterebbe a parlarmi per sempre. Sono io ad allontanarmi.

Interazione verbale: Già menzionata, se tale la si può definire. Si aggiungono, da parte del reagente, un rutto da competizione, e il trittico delle delizie V***u-S*****a-P******e.

Feedback di Carodario: Vado a dormire e sogno sottomarini astemi che silurano e affondano i traghetti Tallin-Helsinki del weekend.

6.
Tipologia della reazione: timido-impertinente.

Genere del reagente: femminile.

Età media del reagente: sotto i 22.

Descrizione della reazione: le timido-impertinenti si incontrano sempre almeno in coppia. Leggono la scritta, capiscono, arrossiscono, si coprono la bocca e ridacchiano furtive volgendo leggermente il capo dall’altra parte, abbastanza da farmi capire che si vergognano, ma abbastanza poco da farmi notare che sono divertite e non sdegnate. Il tutto più all’unisono di Paola e Chiara.

Interazione verbale: la risata delle timido-impertinenti è molto caratteristica: è eseguita in falsetto, è ternaria (sono sempre tre colpetti, mai due e mai quattro), e non è trascrivibile con nessuna vocale (Ah! Ah!, Eh! Eh!, o simili…) bensì con la lettera M (Mh, Mh, Mh, se riesco a rendere l’idea).

Feedback di Carodario: Produco uno sguardo galliforme da “Chi vuole essere la prossima?”, dopo di che loro ridono ancora di più, al che realizzo tragicamente che le timido-impertinenti sono solo un caso particolare della successiva categoria delle sprezzanti-valutatrici.

7.
Tipologia della reazione: sprezzante-valutatrice.

Genere del reagente: femminile.

Età media del reagente: sotto i 30.

Descrizione della reazione: la reagente prima legge la scritta e poi mi squadra da capo a piedi per verificare se l’asserzione della maglietta è verosimile, nel mio caso. Dopo aver velocemente concluso che non lo è, comincia a ridere e a guardarmi come da manuale va guardato lo sfigato patetico: un misto di pena, disprezzo e maternalismo.

Interazione verbale: nessuna, anche se l’umiliazione sibila forte e penetrante come un vento di tramontana.

Feedback di Carodario: Vorrei farle presente che anch’io, ieri sera... ma non posso, perché non so come si dice in finlandese, e perché, purtroppo, ieri sera…