Monday, December 25, 2006

buon... quella cosa là

Il mio caro amico Franco Fabbri mi ha segnalato questo brano dall'Internazionale (la rivista, non l'inno :-), che si fa (giustamente) beffe della smania politically correct di fare auguri che non offendano nessuno:

"Per favore, accetta senza nessun obbligo, implicito o sottinteso, i miei migliori auguri per un solstizio d'inverno ecologicamente consapevole, socialmente responsabile, senza additivi, non connotato dal punto di vista del genere, praticato nel rispetto delle tradizioni religiose o delle abitudini secolari che preferisci. Inoltre, ti invio i miei migliori (ma non vincolanti) auguri per l'anno 2007 del
calendario comunemente in uso, ma non senza il dovuto rispetto per i
calendari di altre culture il cui contributo ha aiutato a fare grandi gli
Stati Uniti (senza per questo sottintendere che gli Stati Uniti siano più
grandi di qualunque altro paese). Questi auguri sono inviati senza
distinzione di razza, credo, colore, età, abilità fisica, sistema operativo
del computer o preferenza sessuale del ricevente, sia esso di destra o di
sinistra. Buone (se la bontà fa parte del tuo sistema di valori) feste (se
le accetti e riconosci)"

Da parte mia, vi auguro un 2007 pieno di tutte le cose che vi rendono felici, a parte quelle che implicano la sofferenza di esseri umani e/o altri animali, un deleterio impatto ambientale, un aumento del bigottismo e del fondamentalismo religioso (di ogni religione) e un contributo al rafforzamento del pensiero reazionario e anti-democratico (di destra e di sinistra).

Non c'e' rimasto molto, vero?

Diciamo che se andate a piedi a guardare un bel tramonto, vestiti di cotone naturale, dopo che vi siete nutriti di un'insalata senza pesticidi che voi stessi vi siete coltivati, ispirati dalle teorie progressiste sul futuro sostenibile del Wuppertal Institut, piuttosto che da quelle reazionarie che auspicano il ritorno ai 'bei vecchi tempi', potete sentirvi abbastanza tranquilli...

BUON ANNO A TUTTI/E

:DARIO

Saturday, December 16, 2006

congratulazioni Ennio!

Otto nastri d'argento, sei David di Donatello, quattro Bafta, un Leone d'oro e una caterva di altri riconoscimenti. Ma la dannata statuetta dell'Academy mai. Una maledizione. Come Wimbledon per Ivan Lendl, Bologna per Federico II e l'italiano per Luca Giurato.

Nomination nel 1979 per "I giorni del cielo", nel 1987 per "Gli Intoccabili", nel 1988 per "Mission", nel 1992 per "Bugsy" e nel 2001 per "Malena". Mai un "The winner is...", anche quando sembrava ovvio, anche quando sembrava dovuto.

Fino al prossimo febbraio, quando per Ennio Morricone arriverà la statuetta più malinconica, o più significativa, secondo come la si guarda. Un oscar alla carriera, per il più grande compositore italiano vivente (e non accetto contraddittori).

Malinconica, se si pensa ai 78 anni del maestro, alle tante volte in cui gli hanno preferito un Alan Menken qualsiasi (santo cielo, avete presente quello della Sirenetta e della Bella e la Bestia? Beh, l'ha vinto quattro volte. Praticamente sempre con la stessa partitura), o ai tanti capolavori dispersi in filmetti troppo di serie B, (con titoli improbabilissimi, tipo "Sai cosa faceva Stalin alle donne?"), o troppo di serie A per l'Academy (e qui la sineddoche è "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto").

Significativa, se si pensa che in un Oscar alla carriera c'è un pezzettino di tutto. Un pezzettino dello Scion Scion di "Giù la testa", del coyote de "Il buono, il brutto e il cattivo", delle quattro note magnificamente ridondanti di "Novecento, la leggenda del pianista sull'oceano", del crescendo frammentario di "Le vent, le cri" (da “The professionals”, per chi se lo ricorda), e di tutto il resto. E il resto sta per oltre 400, e riscrivo quattrocento come negli assegni, colonne sonore.

Forse c'è anche un pochino del suo lavoro di compositore colto, di autore e/o arrangiatore di canzoni pop ("Se telefonando è la più grande canzone italiana del dopoguerra". E se lo dice Franco Fabbri...), e di compositore per la televisione (so che vi frega tra 0 e 0,5, ma una delle ragioni per cui oggi sono musicologo è il suo tema, intitolato "Le train", per uno sceneggiato televisivo, che da piccolo mi commuoveva fino alle lacrime).

Morricone l'ho incontrato di persona, lo scorso settembre: è stato ospite d'onore del Congresso Internazionale sulla Significazione Musicale, che quest'anno si è tenuto a Roma. Mi è spettato l'onere e l'onore di tradurre il suo intervento in inglese, e di moderare il dibattito con i miei colleghi. Per capirci, lo guardavo come Fede guarda Berlusconi. E scusa Ennio per il paragone (giacchè ci sono, mi scuso anche con me stesso).

Varie cose mi hanno colpito di lui in quella occasione: innanzitutto la timidezza, una timidezza costantemente riduttiva dei suoi meriti e quasi ostile nei rapporti interpersonali.

Poi, la simbiosi tra quest'uomo e la musica. Morricone la musica la respira, non ne può fare a meno. Se cita un tema, anche strafamoso, tipo appunto "Il buono, il brutto e il cattivo", che conoscono persino i ragazzini che lo usano come suoneria dei loro telefonini, sente la necessità di canticchiarlo o fischiettarlo, hai visto mai non sappiamo di che parla. Immaginatevi Schultz che cita Charlie Brown e poi fa uno schizzo sulla lavagna luminosa.

Terzo, Morricone non bara, nello spiegare la sua musica. Musicologi e critici musicali ne hanno le scatole piene di compositori e cantautori che fingono di non sapere cosa ci sia dietro la loro musica, che si appellano al magico e al trascendentale, e che rifiutano analisi anche blande del proprio lavoro. Morricone è (god bless him) l'opposto. Ti dice tutto di come nasce un tema, di come si sviluppa e delle idee che lo fondano.

Ah, già. E te lo canticchia pure.

Quarto, il suo modo di comporre. Una razionalizzazione dei sentimenti, e - soprattutto - un gioco di regole. Morricone si siede al suo pianoforte per comporre, e, per prima cosa, sparge qua e là dei piccoli handicap, si impone delle micro-sfide creative per rendere il lavoro più interessante. Esempio. Adesso faccio un tema utilizzando tre note in tutto, e - non bastasse - per gradi congiunti (ovvero, una dopo l‘altra, senza salti). Voilà: ecco nascere il - superbo - tema di "Metti una sera a cena" (avete presente? Voce femminile che canta suadente su ritmo di Bossa Nova. E, appunto, tre note in tutto, e per gradi congiunti).

Quel giorno, al congresso, Gillo Pontecorvo era ancora vivo, e una delle domande che posi a Morricone era se fosse poi vero quell’aneddoto che circolava sulla preparazione della colonna sonora della “Battaglia di Algeri” (che, come alcuni ricorderanno, fu co-firmata dai due). Lui si schernisce ancora (benedetta timidezza) e poi, come se dovesse canticchiare il tema di turno, ci ripete quell’episodio. Tutto vero. I due stanno lavorando alla partitura da parecchio tempo ormai, e proprio non riescono a trovare un accordo. Pontecorvo boccia le proposte di Morricone, e Morricone restituisce il favore. Un bel giorno, convinto di aver finalmente trovato il bandolo della matassa, Pontecorvo si reca da Morricone fischiettando la sua nuova idea. Morricone, che a quel tempo abita in un appartamento al secondo piano, riesce a sentire l’amico prima che questi salga le scale. Forte del suo orecchio assoluto (non è un‘iperbole: è la capacità di intuire una tonalità senza punti di riferimento. Ce l‘aveva anche Mozart), il nostro corre al piano, e trascrive subito quel tema su uno spartito.

Arriva il regista. Il dialogo (più o meno):

GP (pisano): Oh, Ennio. Stavolta ci ho un tema 'he non mi poi rifiutare
EM (romano): Momento! Te faccio sentì prima er mio.
Morricone esegue un perfetto ricalco su piano di quello che Pontecorvo stava fischiettando sotto casa.
GP: Maremma bonina! Oh home tu ha fatto? Ti si stava per proporre la stessa hosa. Te tu ci avrai miha la telepatia?
EM: Ahò, ma che telepatia! Te credo. So' mesi che lavoriamo a 'sta cosa, ormai ci abbiamo le stesse idee.

Ecco. L'oscar Morricone l'avrebbe meritato sin dai tempi della Battaglia di Algeri. Era il 1966. Quell'anno il maestro lavorò a 11 film complessivamente, e tra questi c'erano - scusate se è poco - "Il buono, il brutto e il cattivo" e "Uccellacci e uccellini". E non è neanche il suo record, che stabilì due anni dopo lavorando a 28, e dico ventotto, pellicole.

A uno così che je dai? Un oscar? Uno solo?

Friday, December 15, 2006

in morte di Pinochet

Dato che il bastardo è riuscito a sfuggire ad ogni forma di sentenza mentre era in vita, mi tocca contare sull'esistenza dell'inferno, per sperare che le migliaia di morti e torturati che quell'infame ha provocato ottengano un minimo di giustizia.

Addio Pinochet, riposa in guerra.

Wednesday, November 29, 2006

la coppia dell'anno

I giornali riportano che Britney Spears e Paris Hilton sono diventate inseparabili, ed ormai escono sempre assieme a fare la bella vita.
Riterrei fondamentale aggiungere nel gruppo almeno una tra Victoria Beckham, Valeria Marini e Alessandra Mussolini. La sommatoria dei QI delle interessate equivarrebbe così (bene o male) a un cervello intero, e questo senz'altro garantirebbe maggiore sicurezza in termini di problem-solving generale (coordinazione motoria, interazione con la biosfera, connessione delle sinapsi, etc.)

Tuesday, November 28, 2006

Il malore di Berlusconi

Lo giuro! Non mi sto augurando che muoia. Non costantemente, almeno.
L'ideale è una malattia non dolorosa e non mortale che però lo costringa a un riposo continuato e, soprattutto, al ritiro definitivo dalla vita politica.
A pensarci bene, se la malattia di tanto in tanto gli procura qualche dolorino, tipo fitta lancinante, non sarebbe tanto male.

Friday, November 24, 2006

il ritorno delle SUSU

Ammesso e non concesso che ci sia ancora qualcuno che passi dalle parti di questo blog dopo un paio di ere geologiche di silenzio da parte del sottoscritto, cerco di rientrare in grande stile.
Dov'eravamo rimasti... le SUSU, chi si ricorda le SUSU, le situazioni umilianti senza uscita?
Ecco, ce n'è un'altra, e stavolta non c'è nemmeno bisogno di fare un salto al ristorante cinese estone.
E' anche più semplice concettualmente.
Situazione-tipo:
Due persone, che chiameremo P e D giusto per rifarci all'istanza che ho in mente in questo momento (e indovinate un po' chi è D). In salotto. D legge tranquillo. P vuole fare conversazione, e progetta come attaccare bottone.
P, candido come un saggio di Voltaire: "Che c'è D? Ti vedo pensieroso!"
D, emergendo da una copia di "Elizabeth Costello" di Coetzee (lettura scelta strategicamente per mostrare ai lettori di questo blog che D ha gusti letterari raffinati e impegnativi): "Come dici, scusa?"
P: "No, niente, è che ti vedo pensieroso... c'è qualcosa che non va?"
D pensa: "Sì, non va che detesto essere interrotto mentre leggo", ma dice: "No, no, tutto bene, grazie".
P: "Sicuro? Perchè mi sembri un po' teso... guarda che a me puoi dirlo..."
D, già un po' irritato, ma consapevole che la SUSU è in agguato: "ti ringrazio, stai tranquillo che se ci fosse qualcosa te lo direi"
P: "Mah... io dico che qualcosa non va, comunque fa' pure come vuoi..."
D, con un'occhiata implorante aiuto rivolta ad Elizabeth: "Bene, ti ringrazio per avermi permesso di fare come voglio... Ora se non ti dispia..."
P, sul "...ce": "Allora C'E' qualcosa!"
D, per niente polemico e agitato: "No, non c'è niente. Ma sembra che non ci sia modo di convincerti."
P: "Lo vedi, lo vedi come sei polemico? E' ovvio che sei agitato per qualcosa"
D, leggermente polemico e piuttosto agitato: "No, ti dico! Non c'è un bel niente. Vorrei solo starmene un po' in pace a leggere."
P: "Guarda che non ti ho mica detto niente, eh!? Comunque sei proprio irritabile oggi, e penso che parlarne ti farebbe bene"
D (Liz, posso chiamarti Liz vero?, fa' qualcosa!): "Ascoltami bene, io non ho un bel niente. O meglio, non avevo un bel niente, ma ora a furia di insistere, sì, un po' irritato lo sono".
P: "E figurati, ti pareva che non davi la colpa a me. Bravo, eh? Proprio bravo. Sta' a vedere adesso che devo portare la tua croce. Guarda, sarà bene che ti fai un bell'esame di coscienza, perchè hai un proprio un brutto carattere".
D, con un lieve guaito: "io!? Io ho un brutto carattere!? Io!? Un brutto!? Carattere!?"
P: "Oh, senti, basta, ok? Se ci hai voglia di litigare con qualcuno, non guardare me. Figurati se mo' ti do' corda"
E così via.
D ulula sulle frequenze dei coyote, modello tema de "Il buono, il brutto e il cattivo". Il suo non è un ululato di disperazione, o meglio: anche di disperazione, ma soprattutto di autocritica. Egli è consapevole di essere ricaduto in una SUSU.
Com'è successo? In che punto è successo?
Chi può dirlo: le risorse delle SUSU sono virtualmente illimitate, e illimitate sono le conseguenze a meno di non porre l'umiliante freno della resa incondizionata.
D opta per l'inevitabile.
Capo cosparso di cenere, egli abbandona le ostilità ed Elizabeth senza nemmeno avviare le trattative.
La SUSU ha vinto ancora.

Wednesday, August 23, 2006

alè oo

ecco come finisce se cervo e cacciatore lottano ad armi pari!
Mii, che goduria:

http://multimedia.repubblica.it/home/379516

Monday, August 07, 2006

bambi e bambini

Maurizio Costanzo ha scritto il testo di "Se telefonando", sulla splendida musica di Ennio Morricone. Per questo e per la televisione di qualità che ha fatto negli anni '70, prima della (o durante la) sua iscrizione alla P2, gli si può attestare un minimo di stima.

Oggi, invece, parlare di Costanzo significa parlare del principale promotore della più mediocre televisione degli ultimi vent'anni, di un individuo poco rispettoso e molto arrogante, di un leccapiedi Berlusconiano che si spaccia per uomo di sinistra (per far fare ancor migliore figura a Berlusconi, che passa così per editore tollerante), e soprattutto di qualcuno che vende il suo semplicistico burinismo per saggezza.

Nella (nuovamente mediocre) rubrica che tiene sul (mediocre) quotidiano Il Messaggero, Costanzo ieri scriveva:

"C’è polemica per i caprioli: l’Europa ne chiede una severa selezione. In Italia dovrebbero essere abbattuti circa 50 mila caprioli. Non conosco le ragioni del provvedimento ma non posso non condividere la presidente della Regione Piemonte che ha detto: «Si fa un gran baccano per i bambi e si parla molto meno dei bambini che quotidianamente vengono uccisi in Libano». In Italia siamo specializzati per togliere l’attenzione da un discorso e passare ad altro. I caprioli sono l’ultimo esempio"

Per chi lo ignorasse, e Costanzo ammette di ignorarlo, ogni anno varie regioni d'Italia incoraggiano l'abbattimento di migliaia di esemplari di capriolo, specie che (particolarmente prolifica) è in Italia sovrappopolata di circa il 15%, e la cui presenza, per vari motivi, provoca ogni anno danni per un totale di circa 4 milioni di euro in tutta la penisola. I cacciatori vengono incoraggiati ad abbattere i caprioli con prezzi (relativamente al tipo di fauna) piuttosto stracciati: per sparare a un cucciolo, il cacciatore deve solo pagare 40 euro. Per abbattere un adulto, ne sono sufficienti 110. Un ostacolo da niente per gli invasati necrofili che non vedono l'ora di vantarsi dei loro 'amore per la natura' e 'rispetto delle sue leggi'.

Ora. La ragione del sovraffollamento di caprioli è data dalla scarsa presenza, in Italia, del suo predatore principale, ovvero il lupo. Una politica ecologica saggia ed equilibrata suggerirebbe, anzichè l'abbattimento dei caprioli, una mirata ripopolazione del canis lupus italicus (ovvero il cosiddetto lupo appeninico). Oppure, come qualcuno ha proposto, smistare (anche previo cattura) una discreta quantità di caprioli dalle zone di sovraffollamento, ad altre (come la Calabria) che invece annoverano un numero equilibrato di questi animali.

Detto questo (e sono naturalmente convinto che Costanzo sia bonariamente all'oscuro di tutto), passiamo a commentare la rubrichetta del Messaggero:

Primo. Bambi non è un capriolo, ma un cervo. Non è né la stessa specie, né lo stesso genus. Uno è Capreolus capreolus, l'altro è Cervus elaphus. Si fosse parlato di daini (Cervus dama dama), l'ignoranza sarebbe stata tollerabile. Sarebbe come confondere un corvo con una cornacchia: grossolano, ma si può perdonare. Ma dire che Bambi è un capriolo è più o meno come dire che Nonna Papera è un gabbiano.

Secondo. «Si fa un gran baccano per i bambi e si parla molto meno dei bambini che quotidianamente vengono uccisi in Libano». Ma quando mai??? Dei bambini uccisi in Libano si parla di continuo (e per fortuna, data la tragica situazione di quelle parti): dei caprioli non se ne parla affatto, se non in qualche angoletto di giornale, o in qualche blog.

Terzo. Perché ogni santa volta che qualcuno solleva un problema di ordine animalista, i soliti semplicioni stanno lì a dirci di pensare alle cose più gravi? Perchè non si può fare un appello per salvare le foche senza che arrivi sempre qualche idiota a dirci che dovremmo pensare a chi muore di fame in Africa? Che cavolo c'entra? Il mondo è (sfortunamtente) così grande da contenere tantissimi problemi: ciascuno (se può e se vuole) si occupi di quello (o quelli) che gli sta(nno) più a cuore. Chi si occupa d'altro (o non si occupa di niente) si faccia gli affari suoi, e sia contento che qualcuno si adopera per migliorare il mondo anche attraverso canali che non sono i propri prediletti.
E, detto questo, vorrei scrivere a lettere cubitali che per me un problema animalista non è MAI, ripeto MAI, un problema secondario. Anzi, a tal proposito,

Quarto. Rincaro la dose. Esiste in Libano un'associazione chiamata BETA (Beirut for the Ethical Treatment of Animals) che si preoccupa degli animali che patiscono (con la morte, o con traumi di vario tipo) i bombardamenti (illegali, fascisti e incivili: vorrei anche questo scriverlo a lettere cubitali) di Israele in Libano. Se c'è una categoria di individui completamente incolpevoli di questa guerra, quella è senz'altro la categoria degli animali non umani.

Datemi del blasfemo, ma io, nel volgere dei tragici eventi di questi giorni, sto pensando (anche, talvolta soprattutto) a loro.
Se non altro perché non ci sta pensando nessuno.
Come per i caprioli.

Thursday, July 06, 2006

mi ero ripromesso di non infierire contro la Germania...

...dato che comunque l'arroganza e la penosa ospitalità di certa loro stampa è stata ben messa a tacere dagli azzurri.
Mi ero ripromesso di non infierire. Ma questa è troppo forte:

Tuesday, July 04, 2006

EDIZIONI LIMITATE: i re di Roma erano molto più di sette (5)

C'era anche Flavio Briato, il re più testa di cazzo di tutti

Monday, June 26, 2006

orari

Bossi aveva dichiarato ieri: "Se vincono i NO mi trasferisco in Svizzera". Ora che i No hanno (stra)vinto, vorrei rendermi utile al leader della Lega:
Dunque. Il prossimo treno da Milano verso Zurigo parte alle 21:25, cioè tra un'ora. Non so se ce la fa, dipende quanto ci mette a fare le valigie. In più ci sono tre cambi, e con molti bagagli può essere scomodo.
Meglio domani mattina. C'è il diretto delle 7:10, che alle 10:51 arriva a Zurigo. Così ha anche il tempo di guardarsi la Svizzera in TV questa sera contro l'Ucraina.
Al limite, ci sarebbe un altro diretto alle 8:25, però ci mette un pochino di più (4 ore e 26 minuti), e sono sicuro che il senatur ha fretta di lasciare l'Italia.
E se non ce l'ha lui, ce l'ho io che la lasci.
VATTENE.
MISERABILE, PATETICO, IGNORANTE, CAFONE E PERDENTE.

Saturday, June 24, 2006

Una Sottile differenza

La Repubblica di ieri titolava "Gregoraci: si, ho fatto sesso con Sottile". Il Corriere invece "Gregoraci: non ho fatto sesso con Sottile".
Non è esattamente la vecchia storia della sfumatura ideologica nel presentare le notizie. Ovvero, non è che Repubblica dice A e il Corriere A1. Qui si tratta di A e -A. La cosa mi spinge a pormi tre interrogativi:

1) La nozione di sesso, da Clinton in poi, ha subito variazioni ermeneutiche piuttosto drammatiche. E' senz'altro questione di punti di vista se una fellatio sia un atto sessuale o meno. Potrebb'essere, chessò, un atto caritatevole, un attestato di stima, un momento di meditazione. Mi chiedo: non è che la disparità nei due titoli sia dovuta proprio alla differente concezione di sesso da parte delle due testate? Che la Repubblica sia più platonica (e ci starebbe pure, conoscendo l'opera del filosofo greco), tanto da considerare subito 'sesso' qualcosa che probabilmente era molto meno, e il corriere più aristotelico, tanto da non accontentarsi di ciò che è accaduto prima di scomodare il termine 'sesso'?

2) Non è che Sottile, oltre a essere il portavoce di Fini, è una marca di preservativi? In quel caso la disparità dei titoli sarebbe molto più comprensibile. Per gli uni, sì, la Gregoraci ha fatto sesso con Sottile; per gli altri no, ha usato Control.

3) Chi cazzo è la Gregoraci?

Sunday, June 04, 2006

i perversi, o iper versi

Eccomi di ritorno... anche se ancora non sufficientemente rilassato da poter scrivere un post tutto mio. Poco male, però, perchè quello che pubblico (segnalatomi dal mio grande amico Giuseppe) è di quelli strepitosi... In più, sapete che quando c'è da prendersela con la chiesa, non mi tiro mai indietro ;)

LEVITICO E OMOSESSUALITA'
Sommario
In questa pagina è contenuta una sarcastica lettera sulle parole della religione e la realtà della vita vissuta.
La dottoressa Laura Schlesinger é una famosa giornalista della radio americana; nella sua trasmissione dispensa consigli alle persone che telefonano. Qualche tempo fa, Laura ha affermato che l'Omosessualità, secondo la Bibbia (Lev.18:22)* é un abominio,e non può essere tollerata in alcun caso.

La seguente é una lettera spedita alla dott.ssa Laura Schlesinger.

Cara Dottoressa Schlesinger,
le scrivo per ringraziarla del suo lavoro educativo sulle leggi del Signore. Ho imparato davvero molto dal suo programma, ed ho cercato di dividere tale conoscenza con più persone possibile.
Adesso, quando qualcuno tenta di difendere lo stile di vita omosessuale, gli ricordo semplicemente che nel Levitico 18:22 si afferma che ciò é un abominio. Fine della discussione.
Però, avrei bisogno di alcun consigli da lei, a riguardo di altre leggi specifiche e come applicarle.

- Vorrei vendere mia figlia come schiava, come sancisce (Esodo 21:7). Quale pensa sarebbeun buon prezzo di vendita?

- Quando sull'altare sacrificale accendo un fuoco e vi ardo un toro, so dalle scritture che ciò produce un piacevole profumo per il Signore (Lev.1.9). Il problema é con i miei vicini: loro, i blasfemi, sostengono che l'odore non é piacevole. Devo forse percuoterli?

- So che posso avere contatti con una donna quando non ha le mestruazioni (Lev.15: 19-24.).Il problema é come faccio a chiederle questa cosa? Molte donne s'offendono.

- Il Levitico ai versi 25:44 afferma che potrei possedere degli schiavi, sia maschiche femmine, a patto che essi siano acquistati in nazioni straniere.
Un mio amico afferma che questo si può fare con i filippini, ma non con i francesi. Può farmi capire meglio? Perché non posso possedere schiavi francesi?

- Un mio vicino insiste per lavorare di Sabato. Esodo 35:2 dice chiaramente che dovrebbe essere messo a morte. Sono moralmente obbligato ad ucciderlo personalmente?

- Un mio amico ha la sensazione che anche se mangiare crostacei é considerato un abominio (Lev. 11:10), lo sia meno dell'omosessualità. Non sono affatto d'accordo. Può illuminarci sulla questione?

- Sempre il Levitico ai versi 21:20 afferma che non posso avvicinarmi all'altare di Diose se ho difetti di vista. Devo effettivamente ammettere che uso gli occhiali per leggere...La mia vista deve per forza essere 10 decimi o c'é qualche scappatoia alla questione?

- Molti dei miei amici maschi usano rasarsi i capelli, compresi quelli vicino alle tempie, anche se questo é espressamente vietato dalla Bibbia (Lev 19:27). In che modo devono esser messi a morte?

- Ancora nel Levitico (11:6-8) viene detto che toccare la pelle di maiale morto rende impuri. Per giocare a pallone debbo quindi indossare dei guanti?

- Mio zio possiede una fattoria. E' andato contro Lev. 19:19, poiché ha piantato due diversi tipi di ortaggi nello stesso campo; anche sua moglie ha violato lo stesso passo, perché usa indossare vesti di due tipi diversi di tessuto (cotone/acrilico). Non solo: mio zio bestemmia a tutto andare. E' proprio necessario che mi prenda la briga di radunare tutti gli abitanti della città per lapidarli come prescrivono le scritture? Non potrei, più semplicemente, dargli fuoco mentre dormono,come simpaticamente consiglia Lev 20:14 per le persone che giacciono con consanguinei?

So che Lei ha studiato approfonditamente questi argomenti, per cui sono sicuro che potrà rispondere a queste semplici domande. Nell'occasione, la ringrazio ancora per essere così solerte nel ricordare a tutti noi che la parola di Dio é eterna ed immutabile.
Sempre suo.

Un ammiratore devoto.

*= per chi non lo sapesse il Levitico 18:22 recita così: "Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole" (N.d.B.)**

**= N.d.B. sta per Nota del Blogger***

***= il blogger sarei io****

****= per io intendo Dario, quello del Diario*****

*****= dunque non la Schlesinger******

******= che per altro non conosco di persona*******

*******= e che, vista su Internet, non sembra granchè (http://www.harrywalker.com/speakers_template.cfm?spea_id=203)

Thursday, April 27, 2006

scusate!!!



Carissimi/e!

Sono carico di lavoro come un 386 al quale hanno installato e lanciato contemporaneamente Fifa2006, AutoCad (qualunque versione), Adobe Photoshop 7.0, e ProTools per PC.

Un po' di pazienza. Scriverò un nuovo post appena possibile

Ciao

Monday, March 27, 2006

CaroDario2: nazionalismo e ironia

Questa lettera arrivò alla redazione della Rondine circa 2 anni fa, ormai. Nella microstoria della rivista, e della mia rubrica in particolare, ebbe un'importanza piuttosto rilevante, in quanto inaugurò una lunga serie di lettere (e polemiche) su nazionalismo e patriottismo. Pubblicherò su questo blog anche le successive puntate, naturalmente.

***

Gentile Redazione di La Rondine,

So che il vostro giornale si occupa di tutte le cose inerenti all'Italia, percio' vorrei segnalarvi un episodio capitatomi di recente. Circa un mese fa ho ricevuto un invito dalla ditta Tamore per una serata italiana. L'invito mi ha irritato moltissimo in quanto mi sono resa conto che il tema della serata sembrava essere la mafia non l'Italia. Siccome non e' la prima volta che vedo e sento in Finlandia cose analoghe dove continuamente l'Italia viene assiociata alla mafia, vorrei tanto avere la vostra opinione in merito. Nonostante sono finlandese, l'Italia mi ha ospitato per 15 anni e la sento come un'altra patria. Vi riporto qui in calce la mia e-mail alla Tamore nonche' la loro risposta (arrampichiamoci sui vetri.....).

---

Gentile Sig.ra Elisa,

Grazie per la Sua lettera.

Le sto scrivendo il giorno dopo l'approvazione del cosiddetto "Lodo Maccanico", ma avrei potuto scriverLe anche dopo la "Legge Cirami", o la "Bossi-Fini", o quant'altro. Voglio dire che siamo in un periodo in cui - istituzionalmente parlando - l'Italia è un Paese poco difendibile (prima di procedere, vorrei ricordare che in questa sede esprimo opinioni del tutto personali, e decisamente non a nome della "Rondine" tutta, per cui mi assumo piena ed esclusiva responsabilità di quello che dico). Avrei anche potuto scriverLe un annetto fa, subito dopo aver scoperto che - per la prima volta nella mia breve carriera di insegnante universitario - un mio studente aveva interamente copiato un compito, e quello studente era italiano. Oppure avrei potuto scriverLe una dozzina di anni fa, quando ero io a copiare i compiti di matematica e latino. A pensarci bene, avrei potuto scriverLe in mille altre occasioni, ma sarei sempre e costantemente andato fuori tema, nel senso che non avrei realmente risposto alla Sua lettera, se non attraverso temi obsoleti e qualche chilo di retorica.

Invece no. La Sua lettera è molto più profonda, e merita ogni sforzo per evitare le banalità. Ci provo.

Devo sinceramente dirLe che, quando mi hanno portato una copia dell'invito alla festa dell'azienda Tamore Oy, come prima reazione ho riso, e di gusto. So che forse La farò arrabbiare ancora di più, ma l'idea della mazzetta al posto dell'invito mi ha fatto veramente divertire. Non intendo sottovalutare la Sua protesta, tutt'altro. Vorrei solo provare ad offrirLe un'altra chiave di lettura.

Io penso che se c'è una legge che questo nostro approssimativo governo dovrebbe approvare, quella dovrebb'essere il "Lodo Ironico", nel senso che si dovrebbe dare l'immunità a coloro che utilizzano l'ironia come mezzo di comunicazione. Quelli che, poi, utilizzano anche l'autoironia, quelli li farei Cavalieri della Repubblica e senatori a vita. Credo che i signori e le signore della Tamore abbiano voluto fare della semplice e affettuosa ironia. Non avevano motivo né interesse ad offendere gli italiani e le italiane.

Certo, si può discutere della qualità intrinseca dell'ironia, non tanto nella misura di un ipotetico buono o cattivo gusto, ma quanto dell'articolazione semiotica dell'intera presa in giro. E in questo senso, il risultato è un po' deludente: la Tamore ha fatto uso contemporaneamente di almeno quattro stereotipi italiani (la mafia, il cibo, il bel canto e le gondole veneziane) nello stesso contesto, suggerendo una relazione che - almeno direttamente - non sussiste. Cosa c'entra la mafia con le gondole? In questo senso, l'ironia non è felice, semplicemente perché non fa ridere quanto potrebbe se fosse più accurata. Sembra un'operazione piuttosto sincretistica, dunque un tantino superficiale. Una specie - se mi è concessa, appunto, l'ironia - di Inter di Massimo Moratti: tanti campioni ma nessuna squadra.

E allora perché non rispondere con altrettanta ironia, o - se proprio vogliamo mostrarci superiori - con autoironia? Io, al posto Suo, a quella festa ci sarei andato, però attuando una o più delle seguenti soluzioni:

1) Invece del fac-simile delle 100 lire, avrei consegnato al buttafuori un fac-simile di un marco finlandese;

2) Avrei telefonato alla Tamore e avrei richiesto altri inviti per mio fratello, tre miei cugini, due pro-cugini, quattro zie, e svariate parentele di terzo e quarto grado;

3) Sarei andato alla festa con coppola e lupara (un fac-simile, naturalmente);

4) Avrei consegnato al presidente della Tamore una carta geografica dell'Italia, cerchiando in rosso Palermo e Venezia, tracciando una riga tra le due città e scrivendoci la distanza chilometrica (che per la cronaca è 1362 km in auto e 1438 km in treno);

5) Avrei indossato la maglia di Vieri, Totti, o Del Piero (per chi non lo sapesse, gli autori dei quattro gol rifilati alla Finlandia nei recenti due incontri).

E via dicendo. Volendo, potremmo indire su questo giornale un concorso a chi trova la 'risposta' più divertente.

La Sua lettera, comunque, porta con sé una valutazione più generale, molto importante, secondo me. Ovvero: non è la prima volta che qui in Finlandia (come in tutto il mondo, aggiungerei) si accosta l'Italia alla mafia, quasi fosse un'equazione. E qui Lei ha ragione su vari punti, a cominciare dal fatto che la maggioranza degli italiani e delle italiane sono persone oneste (non sarei così generoso da stimare queste persone come il 98% della popolazione complessiva, però siamo d'accordo che si tratta della maggior parte), e non meritano di essere accostate ad un fenomeno del quale, evidentemente, non sono direttamente responsabili.

Lei è una persona onesta, come Suo marito, come tutti gli amici e le amiche che ha incontrato nei Suoi 15 anni di permanenza in Italia. Tuttavia, io mi interrogherei anche sul motivo per il quale noi si viene costantemente accostati alla mafia. E qui ragioni ne vedo tante, dal fatto che l'Italia è la prima ad esportare la mafia come prodotto mediatico (si veda il clamoroso caso dello sceneggiato "La Piovra"), al fatto che - in fondo in fondo - un po' di queste critiche ce le meritiamo: insomma, cara sig.ra Elisa, io non mi sento un mafioso, però mi sento anche uno che fa ben poco perché questo fenomeno venga estirpato. E anche qui parlo a titolo esclusivamente personale.

L'ironia è un meraviglioso strumento di riflessione: che ci riguardi o meno, dev'essere sempre un'occasione per interrogarci su noi stessi e sulle nostre azioni.

A presto.

Un cordiale saluto.

Monday, March 20, 2006

povero principe

I tabloid inglesi di ieri riportavano la sconcertante notizia che il fidanzamento tra il principino Harry e la compagna Chelsy Davy sarebbe in crisi. Ora. Già di questo, in scala da 1 a 10, ce ne frega 0. Però almeno non ci fa girare i marroni.
A me invece girano quando gli stessi giornali aggiungono che per darsi un'occasione di riflessione e discussione sul loro rapporto, i due avrebbero organizzato - ta-dah!!! - un safari in Africa.
Un safari.
A parte il fatto che spero vivamente che quel safari sia solo fotografico, e a parte il fatto che ancora una volta i ricchi non perdono occasione per mostrare tutta la loro cafoneria e volgarità... ma avete presente un safari? Che cacchio di modo è per discutere di un rapporto in crisi?
Su una Jeep, con l'autista e almeno due bodyguard. Su sentieri impervi. Rumori della macchina e dell'ambiente circostante a iosa. E il safari in sé.
"Harry, io penso sinceramente che tu mi trascu... guarda! Una gazzella!"
"Chelsy, non credo di trascurarti, però tu chiedi sempre tanto da questo rappo... scatta, scatta, che c'è un rinoceronte!"
Delle tre almeno una:
1) Auguriamoci che i due si lascino per mettersi rispettivamente con una gazzella e un rinoceronte;
2) Auguriamoci che, durante il safari, al rinoceronte venga un'idea tutta sua su come ravvivare la relazione tra i due;
3) Auguriamoci che Harry e Chelsy rimangano insieme per tutta la vita, ma che non possano avere figli. Che almeno non continui la stirpe.

Monday, March 13, 2006

ceci n'est pas une déclaration électorale, 2éme partie

Sempre per rinfrescare la memoria dei miei connazionali riguardo al prestigio italiano all'estero, sarebbe opportuno riguardarsi le immagini della giornata inaugurale del semestre italiano in Europa:

http://video.google.com/videoplay?docid=-926629105834987595

Non posso esimermi dal sottolineare come la signorilità e l'incisività dei parlamentari europei siano qualità del tutto aliene alla politica italiana, a destra e a sinistra. Dice: ma il bello di noi italiani è proprio la passione, l'istinto, in barba alle convenzioni e alla diplomazia un po' ipocrita.
Balle.
Un politico deve fare il politico, il che significa: rispetto delle istituzioni, diplomazia, educazione, chiarezza e competenza.
In questo senso, sono molto contento di sentirmi molto più europeo che italiano.

Spero vivamente che ad Aprile tutti noi si mandi quel cafone a casa.

EDIZIONI LIMITATE: i nani erano molto più di sette (7)

C'era anche Bombolo, il nano che girava commedie di serie B

Thursday, March 09, 2006

titoli

LA JUVE PASSA PER UNA PAPERA
Volevano dire che la compagine torinese è stata scambiata per un'anatra?

Wednesday, March 08, 2006

TELADOIOLAFINLANDIA - Le avventure di Carodario: La maglietta assassina




Questo TELADOIOLAFINLANDIA risale allo scorso Maggio...

***

Sono stato a Londra per una conferenza.

Sento già un primo “E chi se ne frega!” librarsi timido nella fresca e lieve aria primaverile finlandese.
Nelle ore - non poche - precedenti e successive alla conferenza (nonché alcune di quelle contemporanee, nelle quali ho preferito bigiare - e voi avreste fatto lo stesso se aveste sentito le prime due presentazioni), ho fatto shopping ad Oxford Street, dissipando più o meno tutti i soldi che mi spettavano come relatore ospite, ma assicurandomi una copia di “Quasi-objects” dei Matmos, di “Explode together” degli XTC, più altre cosucce che avrei sicuramente trovato anche ad Helsinki, a prezzo più conveniente.

Un secondo “E chi se ne frega!”, più poderoso, si impone alla fresca e lieve aria primaverile finlandese, precedendola di alcuni metri.
Tra i preziosi e decisamente irrinunciabili acquisti, c’è anche una T-shirt bianca, una di quelle con la battuta stampata frontalmente. Gli inglesi sono maestri nella produzione di queste magliette (e in generale, maestri della freddura), e così, tra un irriverente “Kill Bush” scritto con la grafica del film di Tarantino e un impagabile “I’m a natural blonde: speak slowly!”, la mia attenzione e le mie fragorose risate sono state conquistate da una T-shirt bianca che prende in giro il celebre slogan di una nota multinazionale americana di abbigliamento sportivo, dal nome rubato alla dea greca della vittoria, e attuale sponsor tecnico di squadre di calcio come la Juventus, il Manchester United e il Barcelona.
Capito quale? Esatto. Non quella delle tre strisce. L’altra.
Lo slogan sbeffeggiato è il celeberrimo “Just do it!” capeggiato dall’altrettanto celebre logo ricurvo. “Just do it!” sta per “semplicemente fallo!”, come dire: “agisci!”, “fatti, non parole”, e altre simili connotazioni dinamico-virili. La maglietta che ho acquistato per poco più di 5 sterline riporta, con la stessa grafica, la scritta “Just did it!”, “L’ho appena fatto!”. Un grosso spermatozoo, ricurvo esattamente come il logo del marchio, chiarisce molto efficacemente cosa.

Un terzo “E chi se ne frega!”, di proporzioni da Vecchio Testamento, si sbarazza della fresca e lieve aria primaverile finlandese, e porta la temperatura su standard invernali. Mi conviene arrivare al punto.

Insomma, maglietta acquistata, il giorno dopo rientro a Helsinki. Naturalmente muoio dalla voglia di indossarla (la maglietta, non Helsinki. Quest’ultima mi va appena un po’ larga. Forse, senza Pasila…). E così, alla prima giornata di sole, l’abbigliamento di Carodario è il seguente: occhiali da sole, pantaloni ‘pinocchietto’ beige, scarpe di tela nere, e maglietta “Just did it!” a ricoprire una pancia ormai da ottavo mese. Gironzolo per il centro con l’andatura di chi si sente molto figo, e naturalmente mi aspetto di strappare qualche sorriso di simpatia da chi, incrociandomi, noti l’irriverente ma innocente umorismo del mio nuovo capo di abbigliamento.
Non è andata esattamente così. L’impressione che ne ho ricavato è quella di aver sconvolto la quiete e la serenità della cittadina.
Procedo dunque ad elencarvi e classificarvi le varie forme di reazione suscitate dalla mia T-shirt:

1.
Tipologia della reazione: vittoriano-sdegnata.

Genere del reagente: indifferente.

Età media del reagente: dai 60 anni in su.

Descrizione della reazione: il/la reagente osserva prima la scritta sulla maglietta. Dopo un paio di secondi capisce la battuta. Mi squadra da capo a piedi, e poi - accertandomi che anch’io lo/la stia guardando - mi guarda con quella tipica smorfia da “Si vergogni!” della bocca, facendo lentamente di no con la testa.

Interazione verbale: nessuna. Ma mi pare di avvertire la paperopoliana onomatopea “Tsk! Tsk!”

Feedback di Carodario: Abbasso la testa e mi vergogno come una cimice.

2.
Tipologia della reazione: aperto-speranzosa.

Genere del reagente: femminile.

Età media del reagente: dai 60 in su.

Descrizione della reazione: la reagente, letta la scritta, la interpreta come un tentativo di approcciare lei-e-solo-lei. Comincia a guardarmi insistentemente con un sorrisino compiacente e malizioso, sbattendo le ciglia come credevo fosse capace solo Betty Boop. Nei casi più estremi, la reagente sporge le labbra e le fa vibrare a mo’ di Signorina Silvani.

Interazione verbale: nessuna. Ma lo sbattere delle ciglia risuona come il volo di una tortora.

Feedback di Carodario: Volto lo sguardo altrove, mi converto ad una qualunque religione, e prego ardentemente di non essere violentato.

3.
Tipologia della reazione: complice-maschilista.

Genere del reagente: maschile

Età media del reagente: tra i 25 e i 40.

Descrizione della reazione: il reagente getta un’occhiata alla scritta, capisce immediatamente dove vuole andare a parare, e mi guarda sorridendo da un solo lato della bocca. Il messaggio è multiplo: a) “bravo, bravo”; b) “Italiano, eh?”; c) “dove l’hai comprata?”; e soprattutto d) “non ce l’ho scritto, ma anch’io, ieri sera…”

Interazione verbale: nessuna. Ogni tanto una risata grassa, che di proposito accentua la baritonale virilità del mittente.

Feedback di Carodario: Mi mostro appagato, come se fosse scontato che anch’io, ieri sera…

4.
Tipologia della reazione: indifferente-superiore.

Genere del reagente: femminile

Età media del reagente: variabile.

Descrizione della reazione: la reagente osserva di sbieco, poi alza enfaticamente la testa, chiude gli occhi, dilata i lineamenti, accentua l’andatura di chi non ha tempo da perdere, e tira dritto. Tsè, figurati…

Interazione verbale: nessuna. Ma lo tsè - per quanto immaginario - rimane sospeso e assordante nella fresca e lieve aria primaverile finlandese.

Feedback di Carodario: Abbasso la testa, mi vergogno come una cimice, e comincio a pensare che avrei fatto meglio a comprare la T-shirt sulle bionde naturali.

5.
Tipologia della reazione: etilico-logorroica.

Genere del reagente: maschile

Età media del reagente: dai 40 in su.

Descrizione della reazione: il reagente, ubriaco come un savoiardo, si ferma a leggere e non gli pare vero di aver trovato un argomento di conversazione. Blatera una serie di parole che per me risulterebbero incomprensibili anche se fosse sobrio, e - dipendesse da lui - resterebbe a parlarmi per sempre. Sono io ad allontanarmi.

Interazione verbale: Già menzionata, se tale la si può definire. Si aggiungono, da parte del reagente, un rutto da competizione, e il trittico delle delizie V***u-S*****a-P******e.

Feedback di Carodario: Vado a dormire e sogno sottomarini astemi che silurano e affondano i traghetti Tallin-Helsinki del weekend.

6.
Tipologia della reazione: timido-impertinente.

Genere del reagente: femminile.

Età media del reagente: sotto i 22.

Descrizione della reazione: le timido-impertinenti si incontrano sempre almeno in coppia. Leggono la scritta, capiscono, arrossiscono, si coprono la bocca e ridacchiano furtive volgendo leggermente il capo dall’altra parte, abbastanza da farmi capire che si vergognano, ma abbastanza poco da farmi notare che sono divertite e non sdegnate. Il tutto più all’unisono di Paola e Chiara.

Interazione verbale: la risata delle timido-impertinenti è molto caratteristica: è eseguita in falsetto, è ternaria (sono sempre tre colpetti, mai due e mai quattro), e non è trascrivibile con nessuna vocale (Ah! Ah!, Eh! Eh!, o simili…) bensì con la lettera M (Mh, Mh, Mh, se riesco a rendere l’idea).

Feedback di Carodario: Produco uno sguardo galliforme da “Chi vuole essere la prossima?”, dopo di che loro ridono ancora di più, al che realizzo tragicamente che le timido-impertinenti sono solo un caso particolare della successiva categoria delle sprezzanti-valutatrici.

7.
Tipologia della reazione: sprezzante-valutatrice.

Genere del reagente: femminile.

Età media del reagente: sotto i 30.

Descrizione della reazione: la reagente prima legge la scritta e poi mi squadra da capo a piedi per verificare se l’asserzione della maglietta è verosimile, nel mio caso. Dopo aver velocemente concluso che non lo è, comincia a ridere e a guardarmi come da manuale va guardato lo sfigato patetico: un misto di pena, disprezzo e maternalismo.

Interazione verbale: nessuna, anche se l’umiliazione sibila forte e penetrante come un vento di tramontana.

Feedback di Carodario: Vorrei farle presente che anch’io, ieri sera... ma non posso, perché non so come si dice in finlandese, e perché, purtroppo, ieri sera…

Friday, February 24, 2006

ceci n'est pas une déclaration électorale

Temo e credo che anche quest'anno vincerà Berlusconi. Lo credo perché la sinistra sta ancora una volta conducendo una pessima campagna elettorale, perché ancora una volta mostra di avere pochi contenuti e pochissima coesione. Ma soprattutto lo credo perché Berlusconi siamo noi. Se un popolo permette a chi lo governa di dire e fare tutte le cose che Berlusconi ha detto e fatto (e non ha detto e non ha fatto), vuol dire che questa è la situazione che ci meritiamo, sia (soprattutto) chi l'ha votato, e sia (in misura più colpevole di quello che ci si potrebbe aspettare) chi non l'ha votato.

La maggioranza degli italiani voterà nuovamente Berlusconi. E diosolosà quanto spero di sbagliarmi.
Alcuni di quelli che lo voteranno, forse molti, lo faranno perché pensano che finalmente l'Italia ha acquisito un certo prestigio internazionale. Questo è quello che la maggioranza di governo ha cercato di far credere, e in tanti hanno abboccato.

Bene. Non posso farci niente in proposito, ma - se interessa a qualcuno - posso fornire la mia esperienza di residente all'estero da quasi 7 anni.

MAI, e sottolineo MAI, la reputazione degli italiani e dell'Italia all'estero è stata così bassa. Il potere di Berlusconi, i conflitti d'interesse, le sue gaffes a livello internazionale, la sua arroganza, i suoi alleati fascisti, mafiosi o cafoni (più spesso tutt'e tre assieme), le sue pendenze con la giustizia, il suo ego, il suo narcisismo e il suo umorismo da caserma, sono oggetto continuo di disprezzo e derisione da parte dei nostri interlocutori europei. Solo la parola "Berlusconi", in occasioni sociali di ogni genere, suscita risate di sarcastico compatimento. L'applauso più fragoroso che abbia ricevuto nella mia carriera accademica non è stato al termine di una presentazione particolarmente brillante, ma quando, una settimana dopo la gaffe con l'on.Schulz all'inaugurazione del semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea, mi sono affrettato a precisare che non avevo votato per lui.

Si usa l'Italia come, secondo "Caro Diario", si usa il quartiere romano di Spinaceto: "vabbè, ma qui mica siamo in Italia". "Nooo, solo in Italia succedono certe cose". "No, qui no... per quel genere di cose c'è l'Italia".

La profezia di Gaber si è avverata: "Lo stato come da noi nemmeno in Uganda!"

Nel 1994 gli amici stranieri ci chiedevano, tutti preoccupati, come era stato possibile mandare al governo un uomo così potente e corrotto, per giunta assieme ai fascisti (vi ricordate quella scena di "Aprile" con Nanni Moretti che parla ad un collega francese e scoppia in un riso isterico?). Adesso, dopo il 2001, non ci prende più nessuno sul serio, e alla preoccupazione si è sostituita una paternalistica rassegnazione, come per dire "beh, allora ve l'andate a cercare!", alla quale segue la derisione di cui sopra.

Chi mi conosce sa bene quanto poco nazionalista e patriottico io sia, e quindi sa che non ho mai portato la croce delle disavventure e delle disfuzioni del mio Paese. Se mi dicono PizzaSpaghettiMandolino, non mi sento né offeso, né - soprattutto - interessato: è chiaro a tutti (soprattutto ai miei interlocutori) che non si sta parlando del sottoscritto.
Dunque, se uno come me avverte imbarazzo per questa situazione, è perché siamo veramente scaduti nel ridicolo, agli occhi di chi ci circonda e osserva. E io di imbarazzo, credetemi, ne avverto molto. Soprattutto quando penso che c'è invece qualche mio connazionale che crede che adesso io sia più rispettato e stimato.

Votate pure Berlusconi, se volete, se dovete, e se ve lo fa sentire più duro o più lungo o più efficiente, ma se pensate che questo vi dia più prestigio davanti alla comunità internazionale, sappiate che state commettendo un errore madornale, grossolano, e molto, molto patetico.

Un abbraccio a tutti/e

Saturday, February 18, 2006

forse ce la fa

Forse ce la fa, la sentenza della corte di Cassazione secondo cui una ragazza minorenne stuprata è meno danneggiata se ha già avuto rapporti sessuali consenzienti. Ce la fa a farsi eleggere "Cazzata dell'anno" 2006.

I nostri giudici si stanno distinguendo per una serie di sentenze-modello sulla violenza sessuale, una dietro l'altra (ricordo quella sui jeans attillati, che non possono essere sfilati da solo dal violentatore, quindi 'lei' doveva essere consenziente). Bravi, proprio bravi.

In meno di due settimane, grazie anche alla questione delle vignette danesi su Maometto e alle autodefinizioni divine e napoleoniche dell'innominato, il premio "Cazzata dell'anno" ha già tre serissimi candidati.

Santo cielo, e siamo appena a metà febbraio...

Thursday, February 09, 2006

CaroDario1: vignette sataniche

"Caro Dario" è una rubrica di posta che conduco sul giornale "La Rondine" (www.larondine.fi). Da quando ho cominciato questa attività, si è creata subito una piccola tradizione di lettere che mi interrogano su fatti di attualità o su valori ideologici ed etici. Sono in genere, dunque, risposte lunghe a domande lunghe. E sono poche (in due anni di attività, avrò ricevuto si e no una cinquantina di lettere, e avrò risposto a non più di 20). Su DDD le pubblicherò a poco a poco tutte quante, scegliendo di cominciare dall'ultima, che mi permette di commentare una faccenda di forte, per quanto assurda, attualità.

***

Caro Dario,

Ma dove sei finito? Mi chiamo Antonella, e sono un'affezionata lettrice della tua rubrica. Da un po' di tempo non vedo tue lettere, e non sono sicura che questo sia dovuto a una mancanza di lettori che ti scrivono, o a un tuo distaccamento dal giornale (non ho visto neanche altri tuoi articoli di recente). Ho pensato di scriverti perché so che l'argomento della mia lettera ti interessa, e sono sicura che non ti sottrarrai a rispondere.
Vorrei parlarti della questione più scottante di questi giorni, ovvero le vignette su Maometto. Personalmente, mi ritengo una cattolica credente (anche se poco praticante). Sono per il rispetto di tutte le religioni, e non credo, come tanti invece fanno, che ogni musulmano sia un potenziale terrorista. Ho trovato senz'altro quelle vignette di cattivo gusto (si scherza con i fanti, ma non con i santi), però trovo che la reazione sia stata del tutto sproporzionata. Non posso fare a meno di notare che noi cristiani sappiamo accettare l'ironia con più pacatezza, e senza scaldare troppo gli animi. Non voglio dire che siamo superiori, però è innegabile che ci sia una differenza culturale tra "noi" e "loro". Tu cosa ne pensi?
E poi un'altra cosa: secondo te quegli stati (Italia compresa) che hanno deciso di pubblicare le vignette, si sono comportati in modo responsabile o no? Mi spiego: è vero che da un lato bisognava dare un segnale di solidarietà ai danesi, ma è anche vero che così ci si espone ulteriormente alla rappresaglia musulmana, con il rischio che ci vadano di mezzo degli innocenti. Non era forse meglio dichiarare la propria solidarietà esplicitamente, ma evitare di pubblicare quelle caricature?
Spero che troverai il tempo di rispondermi.

Ti saluto con affetto
Antonella Ferri

____


Cara Antonella,

Ti ringrazio per la tua lettera. Mi scuso con te e con le altre lettrici e gli altri lettori per la mia lunga assenza. Le tue ipotesi su questa pausa sono entrambe corrette: poche lettere da un lato, e poco tempo dall'altro, tale da non consentirmi di rispondere a un paio di quelle che ho trovato più stimolanti. Non me ne vogliano i rispettivi lettori se dò precedenza ad Antonella, per l'estrema attualità dell'argomento da lei proposto.
Eccomi dunque, e nuovamente, a commentare questioni riguardanti l'infiltrazione della religione nella vita civile, e - in particolare - il comportamento degli estremisti musulmani. Chi ha seguito i miei precedenti interventi a riguardo, sa bene che non ho simpatia per nessuna delle due attività.
Trovo molto pericoloso che la religione (qualunque essa sia) esca (qualunque sia la forma) dalla sfera prettamente individuale e privata di ciascun adepto. Lo trovo dannoso per la comunità, e sbagliato concettualmente. Se credo in un'entità (superiore o meno, antropomorfa o meno, palpabile o meno, etc.) che ha creato il mondo o che ha fatto e fa altre cose, sono fatti miei. Punto e basta. Ho diritto e piacere di parlarne con chi la pensa come me, ma
- non devo convincere nessuno che il mio credo mi rende 'eletto',
- non devo prendere soldi dallo stato per questo motivo,
- non devo aspettarmi che chi viene a casa mia debba attenersi ai principi di quel credo (soprattutto, non devo aspettarmi questo se io stesso sono ospite a casa di qualcun altro),
- non devo limitare la libertà di nessuno (anche se questa libertà viene esercitata per prendere in giro l'entità alla quale credo),
- non devo ammazzare nessuno in nome di nessuno (specie se questo precetto ce l'ho tra i miei comandamenti).
Chi ha reagito in quel modo brutale (ma anche chi ha reagito e basta) alle vignette dello Jyllands-Posten ha fatto il contrario di tutto questo, e non sono disposto a trovargli una giustificazione.
Dice: ce l'ho con i musulmani. No. Ce l'ho con gli estremismi religiosi. Non li sopporto. E ce l'ho anche un pochino con la pressoché totale mancanza di senso dell'umorismo da parte delle persone religiose, anche quando non sono estremiste.
Dice: ma di fatto sono solo i musulmani che reagiscono in questo modo. Nemmeno. Senz'altro viviamo un periodo storico nel quale l'estremismo musulmano sta mostrando il peggio di sè. Senz'altro questo estremismo è oggi più visibile (e/o reso tale da certe campagne mediatiche: non mi riferisco a questo episodio, ma ad un atteggiamento generale). E, infine, senz'altro la definizione di "estremista" si sta allargando a persone e gruppi che forse un tempo si sarebbero qualificati come moderati. Ma questo non mi tranquillizza affatto rispetto alla generale permalosità di ogni religione e delle sue forme fondamentaliste e radicali (presenti in ognuna), rispetto alla loro infiltrazione nella vita civile (che sempre e ovunque esse esercitano), e rispetto all'equivoco di fondo di tanti fondamentalisti sullo status di "eletti" (status che, in teoria o in pratica, quasi tutte le religioni fanno proprio).

Sono leggermente più in difficoltà (nel senso che non so bene che posizione prendere) con la tua seconda domanda. In linea di principio, sono d'accordo con te sul pericolo cui vengono o verrebbero esposte tante comunità, in un momento in cui - come dici tu - gli animi sono caldissimi. Ma, esercitata la ragion pratica, devo anche far fronte alla ragion pura, che mi suggerisce quanto sacrosanto sia che ogni Stato manifesti la sua solidarietà verso lo Jyllands-Posten, la Danimarca e in generale la libertà di espressione. E quanto giusto sia che non si ceda ai ricatti di questi esagitati.
Cosa fare nello specifico, però, non saprei.
Spero solo, e banalmente, che tutto finisca al più presto, e che non si arrivi a qualcosa di troppo serio e grave per una questione così ridicola.

Ma ci pensate? Rischiamo una guerra per dodici vignette!

Un caro saluto

Saturday, January 28, 2006

EDIZIONI LIMITATE: i re di Roma erano molto più di sette (4)

C'era anche Porto Cervio, il re che faceva vacanze costose

Sunday, January 15, 2006

questa è la mia caaasa...

per chi fosse interessato, io abito qui:

www.umweb.org/laajasalo