Thursday, June 30, 2005

RAQ: Ma perché vai così poco al mare?

Sono eliofobico, termofobico e fotofobico.
Riesco a scottarmi anche sotto l’ombrellone (ho i testimoni).
Sudo come una pesca.
Non sopporto di soffriggere al sole.
Le mani insalsedinate mi danno un fastidio della madonna.
Odio cospargermi di creme.
Non sopporto la confusione.
Potrei ammazzare a mani nude i bambini che si schizzano l’acqua gelida tra di loro, e finiscono inevitabilmente col colpire anche me che in acqua ci sono appena entrato e sto camminando in punta di piedi con un'andatura che ricorda vagamente una massaia che balla garbatamente su "O'surdato 'nnamurato". O come cavolo si scrive.
Potrei nuovamente ammazzare a mani nude (o infierire sui cadaveri, se si è verificata l'ipotesi di cui sopra) i medesimi bambini quando giocano con la sabbia scambiando la paletta per una catapulta puntata verso di me.
Potrei ennesimamente ammazzare a mani nude le madri dei suddetti bambini, che invece che picchiare questi ultimi a sangue come dovrebbero, dicono semplicemente "attenti al signore!" e poi tornano a leggere le loro stupide riviste di pettegolezzi sui VIP, convinte di aver compiuto il loro dovere di genitori responsabili.
A parte questo, il mare mi piace molto.

Saturday, June 18, 2005

Quelli che... gli animalisti

Database, in costante aggiornamento, sui luoghi comuni che mi tocca sorbire quando a tavola qualcuno scopre che sono vegetariano, o quando in generale l'argomento 'diritti animali' emerge in una conversazione.

1- Quelli che… da che mondo è mondo l’uomo ha sempre mangiato carne.

2- Quelli che… gli animali da pelliccia vengono allevati apposta.

3- Quelli che… capisco la carne, ma il pesce...

4- Quelli che… capisco il pesce, ma le cozze...

5- Quelli che… se assaggi il polpettone di mia madre cambi idea.

6- Quelli che… pensa alle cose serie.

7- Quelli che… se mangi carne, allora non lamentarti delle pellicce.

8- Quelli che… i cacciatori amano la natura.

9- Quelli che… meglio cento cavie che un bambino.

10- Quelli che… gli animali del circo si divertono.

11- Quelli che… ormai l’ho comprata la pelliccia.

12- Quelli che… a me l’hanno regalata, sennò non l’avrei mai presa.

13- Quelli che… i vegetariani sono contro natura.

14- Quelli che… e allora che mangi?

15- Quelli che… ma te l’ha detto il medico?

16- Quelli che… noi proteggiamo il panda, ma a noi chi ci protegge?

17- Quelli che… toglietemi tutto, ma non il ragù

18- Quelli che… anche le piante hanno sentimenti, perciò non devi mangiare neanche quelle

19- Quelli che… e le proteine dove le prendi?

20- Quelli che… va bene le proteine, ma il ferro?

21- Quelli che… va bene il ferro, ma la B12?

22- Quelli che… va bene la B12, ma è comunque una dieta squilibrata.

23- Quelli che… l’uomo è cacciatore per istinto.

24- Quelli che… se lo libero poi mi muore.

25- Quelli che… anche l’uomo è un animale.

26- Quelli che… siamo uomini, mica bestie.

27- Quelli che… le tradizioni sono importanti.

28- Quelli che… bisogna mangiare un po’ di tutto.

29- Quelli che… Dio ha creato gli animali per servire l’uomo.

30- Quelli che… mica soffrono quando li uccidono.

31- Quelli che… ma se ti trovi da solo davanti a una belva inferocita, che fai: ti lasci mangiare per non ammazzarla?

32- Quelli che… ma perché non ti preoccupi degli esseri umani?

33- Quelli che… se non lo picchio non capisce.

35- Quelli che… non si può mangiare come una capretta.

36- Quelli che… tanto non mi sento in colpa.

37- Quelli che… voglio vedere se c’è carestia.

38- Quelli che… non puoi privarti di certi piaceri.

39- Quelli che… la pelliccia la metto solo perché mi fa freddo.

40- Quelli che… l’uomo è un animale onnivoro.

41- Quelli che… mica il cuoio è pelle.

42- Quelli che… però le zanzare le ammazzi.

43- Quelli che… o sei coerente in tutto, o niente.

44- Quelli che… capisco i cosmetici, ma i farmaci.

45- Quelli che… capisco i farmaci, ma i trapianti.

46- Quelli che… cosa vuoi che senta una gallina.

47- Quelli che… la scienza deve progredire.

48- Quelli che… non si vive di sola soya.

49- Quelli che… deve capire subito chi comanda.

50- Quelli che… la caccia serve a regolare la fauna selvatica.

51- Quelli che… dopo averli pescati, li ributto in mare.

52- Quelli che… se l’uomo è più forte, è giusto che domini.

53- Quelli che… in cattività vivono di più.

54- Quelli che… gli acquari sono belli perché fanno arredamento.

55- Quelli che… la corrida è una metafora della lotta per la sopravvivenza.

56- Quelli che… non venirmi a fare la morale.

57- Quelli che… anche a me dispiace, però è necessario.

58- Quelli che… finché mi parli di inquinamento sono d’accordo.

59- Quelli che… se non la compro io, se la compra qualcun altro.

60- Quelli che… gli animalisti sono troppo fanatici.

61- Quelli che… io purtroppo la devo mangiare per forza, ma fosse per me ne farei a meno.

62- Quelli che… cosa speri di ottenere?.

63- Quelli che… mors tua vita mea.

64- Quelli che… meglio, mangerò più io.

65- Quelli che… gli estremismi non mi sono mai piaciuti.

66- Quelli che… l’uomo primitivo disegnava scene di caccia.

67- Quelli che… non è così che si cambia il mondo.

68- Quelli che… i canini che li teniamo a fare?

69- Quelli che… è scritto anche sulla Bibbia.

70- Quelli che… mica il tonno è un animale (giuro!!!).

71- Quelli che… noi siamo andati sulla luna, le zanzare no.

Friday, June 17, 2005

WIKIPEDIA: voce "Franco Fabbri"

Altra voce per Wikipedia... questa volta si tratta del mio musicologo preferito (nonchè caro amico)

***

Franco Fabbri (nato a San Paolo, Brasile nel 1949), musicista e musicologo. Franco Fabbri è stato dal 1965 chitarrista, cantante e compositore negli Stormy Six, uno dei più interessanti gruppi del progressive italiano, nonchè uno dei più amati dalla critica specializzata (nel 1980, il gruppo ricevette un Premio della critica discografica tedesca, come miglior disco rock dell'anno, davanti ai Police). Oltre agli otto album con il gruppo, Fabbri ha inciso anche lavori di musica elettronica e sperimentale.

Come musicologo, Fabbri ha pubblicato saggi sul rapporto tra musica e tecnologia (Elettronica e musica); sulla musica come fenomeno a 360 gradi (Il suono in cui viviamo, di recente ristampato e ampliato per i tipi dell’Arcana), sull'analisi della canzone (in Fabrizio De André. Accordi eretici e Mina. Una forza incantatrice e nell'Enciclopedia della musica Einaudi), e sui generi musicali, pubblicati in vari libri e riviste internazionali.

Fabbri insegna attualmente all’Università di Torino, è stato chairman della IASPM (International Association for the Study of Popular Music), fa parte della redazione di "Musica/Realtà" e del comitato scientifico della collana "Le sfere", ed è stato uno dei conduttori storici del programma "Radio Tre Suite". Franco Fabbri è senza dubbio uno dei migliori musicologi italiani. In un panorama accademico come quello italiano, dominato da musicologi tradizionali e tradizionalisti, reazionari e conservatori, che si oppongono con anacronistico impegno all’idea che esistano anche altre forme di musica oltre a quella cosiddetta colta, che in musica esista anche una tradizione orale, che anche nei paesi non occidentali si faccia musica, che anche le donne la facciano, che anche gli strati sociali più popolari possano dire di e fare musica, Fabbri è uno dei pochi a ricordarsi e a far presente che la musica, oltre ad avere un passato, abbia anche un presente ed un futuro. In questo senso, Fabbri merita un posto accanto a Roberto Leydi, Gino Stefani, Francesco Giannattasio, e tutti gli altri (non tantissimi) che hanno contribuito a svecchiare la vecchissima musicologia italiana.

Wednesday, June 08, 2005

la lettera (per la lista)

accolgo volentieri la richiesta di Beppe Grillo di promuovere la sua iniziativa attraverso il mio sito (non l'ha chiesto direttamente a me, naturalmente, ma a tutti i suoi lettori)

Andate su
http://www.beppegrillo.it/condannati_parlamento.php
e spedite la mail (già pronta) al massimo rappresentante della Comunità Europea, José Manuel Barroso, per chiedergli di intervenire per non permettere a politici condannati di sedere in Parlamento.

Grazie
Thanks
Kiitos

la lista

Grazie ancora al contributo dell'ineffabile Beppe Grillo (visitate il suo blog: è fantastico! www.beppegrillo.it), vi comunico la lista dei parlamentari italiani CONDANNATI dalla giustizia ("condannati" significa che la loro colpevolezza è stata riconosciuta e che hanno ricevuto una pena. Quelli ancora sotto processo sono drammaticamente più numerosi):

Massimo Maria Berruti (deputato FI):
8 mesi definitivi per favoreggiamento nel processo tangenti Guardia di Finanza.

Alfredo Biondi (deputato FI):
2 mesi patteggiati per evasione fiscale a Genova.

Vito Bonsignore (eurodeputato Udc):
2 anni definitivi per tentata corruzione appalto ospedale Asti.

Umberto Bossi (eurodeputato e segretario Lega Nord):
8 mesi definitivi per tangente Enimont.

Giampiero Cantoni (senatore FI):
Come ex presidente della Bnl in quota Psi, inquisito e arrestato per corruzione, bancarotta fraudolenta e altri reati, ha patteggiato pene per circa 2 anni e risarcito 800 milioni.

Enzo Carra (deputato Margherita):
1 anno e 4 mesi definitivi per false dichiarazioni al pm su tangente Enimont.

Paolo Cirino Pomicino (eurodeputato Udeur):
1 anno e 8 mesi definitivi per finanziamento illecito tangente Enimont, 2 mesi patteggiati per corruzione per fondi neri Eni.

Marcello Dell’Utri (senatore FI e membro del Consiglio d’Europa):
condannato definitivamente a 2 anni per frode fiscale e false fatturazioni a Torino (false fatture Publitalia); ha patteggiato 6 mesi a Milano per altre vicende di false fatture Publitalia.

Antonio Del Pennino (senatore FI):
2 mesi e 20 giorni patteggiati per finanziamento illecito Enimont; 1 anno 8 mesi e 20 giorni patteggiati per i finanziamenti illeciti della metropolitana milanese.

Gianni De Michelis (deputato e segretario Nuovo Psi):
1 anno e 6 mesi patteggiati a Milano per corruzione per le tangenti autostradali del Veneto; 6 mesi patteggiati per finanziamento illecito Enimont.

Walter De Rigo (senatore FI):
1 anno e 4 mesi patteggiati per truffa ai danni del ministero del Lavoro e della Cee per 474 milioni di lire in cambio di falsi corsi di qualificazione professionale per la sua azienda.

Gianstefano Frigerio (deputato FI):
condannato a Milano a oltre 6 anni di reclusione definitivi per le tangenti delle discariche (3 anni e 9 mesi, corruzione) e per altri due scandali di Tangentopoli (2 anni e 11 mesi per concussione, corruzione, ricettazione e finanziamento illecito).

Giorgio Galvagno (deputato FI):
ex sindaco socialista di Asti, nel ’96 ha patteggiato 6 mesi e 26 giorni di carcere per inquinamento delle falde acquifere, abuso e omissione di atti ufficio, falso ideologico, delitti colposi contro la salute pubblica (per l’inquinamento delle falde acquifere) e omessa denuncia dei responsabili della Tangentopoli astigiana nello scandalo della discarica di Vallemanina e Valleandona (smaltimento fuorilegge di rifiuti tossici e nocivi in cambio di tangenti).

Lino Jannuzzi (senatore FI):
condannato definitivamente a 2 anni e 4 mesi per diffamazioni varie, è stato graziato dal capo dello Stato proprio mentre stava per finire in carcere.

Giorgio La Malfa (deputato Pri, ministro Politiche comunitarie):
condanna definitiva a 6 mesi e 20 giorni per finanziamento illecito Enimont.

Roberto Maroni (deputato Lega Nord e ministro Lavoro):
condannato definitivamente a 4 mesi e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale durante la perquisizione della polizia nella sede di via Bellerio a Milano.

Augusto Rollandin (senatore Union Valdôtaine-Ds):
ex presidente della giunta regionale Valle d’Aosta è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione nel ’94 a 16 mesi di reclusione, 2 milioni di multa e risarcimento dei danni alla Regione per abuso d’ufficio: favorí una ditta “amica” nell’appalto per la costruzione del compattatore di rifiuti di Brissogne. Dichiarato decaduto dalla Corte d’appello di Torino, in quanto “ineleggibile”, nel 2001 si candida al senato con l’Union Valdotaine, i Ds e i Democratici.

Vittorio Sgarbi (deputato FI):
6 mesi definitivi per truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, cioè del ministero dei Beni culturali.

Calogero Sodano (senatore Udc):
già sindaco di Agrigento, condannato definitivamente a 1 anno e 6 mesi per abuso d’ufficio finalizzato a favorire i costruttori abusivi in cambio di favori elettorali.

Egidio Sterpa (deputato FI):
condannato a 6 mesi definitivi per tangente Enimont.

Antonio Tomassini (senatore FI):
Medico chirurgo, condannato in via definitiva dalla Cassazione a 3 anni per falso: durante un parto, una bambina sua paziente nacque cerebrolesa. Forza Italia l’ha subito nominato responsabile per la Sanità del partito e presidente commissione Sanità del Senato.

Vincenzo Visco (deputato Ds):
Condannato definitivamente dalla Cassazione nel 2001 per abusivismo edilizio, per via di alcuni ampliamenti illeciti nella sua casa a Pantelleria: 10 giorni di arresto e 20 milioni di ammenda. Piú l’“ordine di riduzione in pristino dei luoghi”. Cioè la demolizione delle opere abusive.

Alfredo Vito (deputato FI):
2 anni patteggiati e 5 miliardi restituiti per 22 episodi di corruzione a Napoli.

Siamo in buone mani, eh!?

Tuesday, June 07, 2005

il contrario della volgarità

Berlusconi ha duramente criticato Enzo Biagi per l'articolo apparso sul Corriere di domenica scorsa (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/06_Giugno/06/biagi2.shtml), in cui il giornalista lo rimproverava di aver mostrato il dito medio agli abitanti di Bolzano che lo stavano severamente fischiando durante una sua recente visita.
Nel ricordare l'episodio (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/06_Giugno/07/biagi.shtml), Berlusconi ha detto che Biagi "ha raccontato il contrario di quello che è accaduto".
Cosa voleva dire, che prima ha mostrato il dito medio e poi lo hanno fischiato???

Monday, June 06, 2005

WIKIPEDIA: voce "vegetarismo"

Un'altra voce che ho curato per Wikipedia riguarda una delle mie convinzioni ideologiche più forti (e durevoli, visto che ormai sono vegetariano dal 1994)...

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Il vegetarismo (detto anche vegetarianismo o vegetarianesimo) è una forma di alimentazione che si astiene dal consumo di qualunque forma di carne o pesce, ma che include alimenti cosiddetti derivati (latte, latticini, uova...). Quest'ultima caratteristica distingue il vegetarismo dal veganismo (o vegetalismo), per il quale l'astensione riguarda indistintamente ogni prodotto derivante da forme di vita animali. In forme meno ortodosse, "vegetariano" si definisce anche colui o colei che abbia rinunciato solo alla carne, e non al pesce, o addirittura - in forme più autoindulgenti - solo alle carni rosse, accettando ad esempio la carne di pollo nella propria dieta.

Tipologie

Fatte le dovute, ma comunque rare, eccezioni, è possibile identificare tre principali ragioni dietro la scelta vegetariana (non sempre reciprocamente esclusive). La prima è di tipo salutista. Il vegetariano ritiene che una dieta priva di carne sia tendenzialmente più sana, sia per la natura dell'alimento carneo in sé, e sia per le moderne metodologie di allevamento del bestiame, che fanno largo uso di prodotti chimici durante varie fasi del ciclo di produzione. La rinuncia al pesce, alimento universalmente considerato più salutare della carne, viene invece giustificata con il crescente inquinamento delle acque, e in particolare con la presenza di mercurio.

Una seconda ragione, più trasversale, è di tipo religioso. Alcune religioni suggeriscono, o implicano, la rinuncia parziale o totale alla carne, motivandola o con questioni di salute (spirituale e/o corporea), o attraverso una generale etica del rispetto verso le varie forme di vita. L'attribuzione dell'etichetta 'vegetariano' è in alcuni di questi casi più metaforica che fattuale.

La terza ragione, sulla quale si intende soffermarsi in questa sede, è di natura prettamente morale. Il termine 'vegetarismo', in questo caso, si configura come una sineddoche per varie forme di abitudine alimentare (veganismo, crudismo, fruttarismo, etc.) motivate da scelte etico-filosofiche spesso ispirate alla nonviolenza, al pacifismo e all'animalismo.

Il vegetarismo etico

La prima di tali scelte, ovvia, è la coerenza tra il sentirsi individui non violenti e la rinuncia a un cibo per la produzione del quale si è ricorsi a violenza. Il vegetariano animalista è prevedibilmente contrario all'idea di nutrirsi a spese di forme di vita la cui incolumità, a suo parere, non andrebbe violata.

Una seconda ragione riguarda la relazione tra il consumo di carne dei nostri tempi e le forme di sfruttamento del cosiddetto Nord del mondo sul Sud e sull'ecosistema. Forme che si stratificano all'interno di una precisa strategia di marketing che, a partire dal dopoguerra, ha creato il mito della carne quale alimento irrinunciabile e, soprattutto, bandiera del ritrovato benessere economico. L'italiano medio, da un consumo annuo di 8 Kg dell'immediato dopoguerra, si è assestato oggi intorno agli 80 Kg. Il problema, nell'ottica vegetarista, è ben riassunto dai ricercatori del Centro Nuovo Modello di Sviluppo: "Il nostro alto consumo di carne è ingiusto perché non è estendibile a tutti gli abitanti del pianeta, semplicemente perché non ci sarebbe abbastanza terra coltivabile". La produzione di carne richiede, nel suo processo, una superficie di terra coltivabile fino a sedici volte superiore a quanta ne è richiesta da legumi ed altri tipi di proteine vegetali. Questo significa che la produzione di 200g di carne, ovvero un semplice secondo piatto per un italiano di medie condizioni economiche, richiede l'impiego della stessa quantità di terreno dal quale si potrebbero ricavare due chili e mezzo tra cerali e legumi, l'equivalente di un pasto completo per una settimana. Paradossalmente, di tutti i cereali prodotti nel mondo, oltre la metà (il 55%) è destinata agli allevamenti, e non direttamente alle tavole. A questo va aggiunto il fatto che la maggior parte dei mangimi per animali vengono coltivati e preparati in Asia e America Latina, ovvero Paesi più poveri, e non destinatari di quella produzione.

Un terzo importante legame tra rinuncia alla carne e pacifismo è l'impatto ambientale. In virtù della sua complessità strutturale, infatti, il sistema di allevamento intensivo deve far fronte ad una serie di operazioni parallele all’allevamento tout court (una per tutte, l'agricoltura chimica), spesso anche per ammortizzare - paradossalmente - le eccedenze della superproduzione. L'equivalente dei succitati 200g di carne corrisponde a circa 4 litri di liquami. Inoltre, l'esigenza di creare ampi spazi, agricoli per coltivare foraggio e logistici per impiantare l'allevamento stesso, è ritenuto corresponsabile della deforestazione di diverse aree, nuovamente, del Sud del mondo.

I controargomenti

Come ogni forma mentis che prevede radicali cambiamenti nello stile di vita collettivo, anche il vegetarismo è esposto a critiche di varia natura e dimensione. Un tipico controargomento cerca di rilevare l'apparente incoerenza di chi, nel predicare un maggiore rispetto della natura, finisce con il contravvenire a leggi che sembrano essere state stabilite dalla natura stessa, come ad esempio l'istinto alla caccia e alla pesca che l'essere umano avrebbe sviluppato nel corso della sua evoluzione. L'idea dei sostenitori del vegetarismo, viceversa, è che l’essere umano sia diventato ‘onnivoro’ in tempi relativamente recenti, tanto è vero che non ha sviluppato nessuno dei tratti anatomico-fisiologici tipici degli animali che si nutrono di carne (artigli, zanne, intestino corto). Nonostante questo, l’essere umano si è evoluto, e dati i suoi deficit fisici (il corpo umano ha potenzialità decisamente ridotte rispetto alla maggior parte delle altre specie), ha evoluzionisticamente ‘capito’ che l’unico modo per sopravvivere era costruirsi arnesi e cacciare piuttosto che competere con animali meglio equipaggiati per vivere di raccolta. Gli esseri umani erano raccoglitori, poi sono diventati cacciatori, poi allevatori. Ciò posto, sostengono i vegetaristi, nessuno impedisce alla nostra specie di continuare il processo evolutivo e di giungere a un nuovo regime alimentare che porti con sé i vantaggi sopra descritti.

Un secondo controargomento è l'apparente carenza, nella dieta vegetariana, di alcuni importanti principi nutritivi che l'alimentazione carnea fornisce in dosi sufficienti: proteine, ferro, e alcune vitamine. I vegetariani rispondono con l'elevata presenza di questi principi in alimenti come i legumi (la soia, in particolar modo), i germogli e i cereali. Il dibattito sull'appropriatezza della dieta vegetariana rimane comunque aperto, anche se sembra soprattutto legato a questioni culturali che non ad indicazioni nutrizionistiche vere e proprie.

Impatto culturale

Statistiche alla mano, la direzione sembra essere quella di una lenta ma inequivocabile 'vegetarianizzazione' della popolazione mondiale, soprattutto negli stati occidentali. I vegetariani nel mondo sono sempre più, e - soprattutto - aumentano nelle nuove generazioni. Secondo statistiche stilate negli Stati Uniti, alla domanda “Are you vegetarian?” si è passati dall’1,2% di “Yes” del 1977, al 6% del 2003 (con punte del 10% negli stati più progressisti della costa occidentale, e consistenti aumenti percentuali se si accettano coloro che includono il pesce nella loro dieta). Approssimativamente, i vegetariani sono dunque aumentati del 500% in poco più di 25 anni, con un trend piuttosto costante.

Sunday, June 05, 2005

finalmente qualcuno che lo dice!

Ho apprezzato, anzi degustato, "l'odio al vino" di Beppe Grillo (www.beppegrillo.it). Finalmente qualcuno che rompe l'incantesimo di un prodotto del quale se non parli bene fai la figura dello sfigato.

Trascrivo:

Odio il vino, quello "buono".

Il vino barricato con retrogusto di muschio, il vino degustato non bevuto, il vino tenuto in bocca, il vino fatto respirare.

Questo vino lo odio con tutte le mie forze.

Odio il vino prodotto dai Panerai, Rotschild, con le cantine fatte dai grandi architetti Botta, Weber, Yokonimo, Rikowski.

Cantine arredate, attrezzate a sala congressi, con sopra un Relais Chateaux con 50 camere lusso.

Odio le vigne perfettamente allineate, senza un filo d'erba superfluo.

Odio lo spreco delle bottiglie di vetro, belle, strardinarie, e buttate vie dopo l'uso.

Odio il tappo di silicone.

Odio i grandi intendiori.

Odio tutto ciò che gravita intorno al vino: le riviste, le trasmissioni televisive, i sommelier, gli accessori.

Il vino buono è un'altra cosa.

Stanno arrivando i vini australiani, cileni, californiani, ottimi ed economici.

Il vino dai 20 euro in su va odiato.

Quando andate al ristorate portatevelo da casa, la legge lo consente.
Mi raccomando solo di non farvelo stappare, altrimenti vi applicano un servizio stappo che vi rovina.

DIS: film claustrofiliaci

Dicesi film claustrofiliaco un lungometraggio a dimensione essenzialmente teatrale, in genere girato in un'unica location, in spazi prevalentemente chiusi. Il cinema italiano degli ultimi anni ha sviluppato una notevole passione per questa dimensione (appunto, claustrofilia = amore per gli spazi chiusi), ma in questa isola deserta porterò anche qualche film straniero. Come sempre i titoli sono in ordine sparso, non di preferenza:

- Sleuth (1972), di Joseph L. Mankiewicz. Saggio di recitazione dei due mostri sacri Micheal Caine e Lawrence Olivier, che da soli sorreggono l'intero film. E non è una metafora.
- Compagni di scuola (1988) di Carlo Verdone. Molto meglio del Grande Freddo, da cui è ispirato.
- Parenti serpenti (1992) di Mario Monicelli. Cinico come non mai, Monicelli ritrae una famiglia italiana in cui sotto sotto ci riconosciamo tutti.
- Murder by death (1976) di Robert Moore. Irresistibile parodia dei film gialli. Continua ad essere uno dei miei film preferiti di sempre.
- La Stazione (1990) di Sergio Rubini. Capolavoro della filosofia 'piccolo è bello'.
- Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola. Bello e intenso. Un classico.
- La cena (1998) di Ettore Scola. Film corale con una raffinatissima orchestrazione.
- Mille bolle blu (1993) di Leone Pompucci. Film originalissimo: un condominio come metafora della vita.
- Arsenic and Old Lace (1944) di Frank Capra. Superclassico: Cary Grant è irresistibile.
- Sud (1993) di Gabriele Salvatores. Uno dei film più sottovalutati di Salvatores. Un grande Silvio Orlando.
- La più bella serata della mia vita (1972) di Ettore Scola. Semisconosciuta ma pregevole interpretazione di Alberto Sordi. Film a tinte noir-grottesche.
- Four Rooms (1995) di Allison Anders, Alexandre Rockwell, Robert Rodriguez e Quentin Tarantino. Il povero Tim Roth ne vede di tutti colori. Un episodio più divertente dell'altro.

Saturday, June 04, 2005

TELADOIOLAFINLANDIA - Dei trasporti pubblici

PREMESSA PER GLI OUTSIDER: Se un giorno vi capiterà di passare per la Finlandia e di prendere un autobus, noterete, con una certa brutale celerità, che gli autisti sono degli esaltati.

Il pezzo è stato scritto quando ancora vivevo a Vantaa (la città dell'aereoporto, a pochi km da Helsinki)

Il disegno è del bravissimo vignettista della Rondine, Aras Jarjis.

***

Vivo a Vantaa.

Non è malaccio, in fin dei conti. Il fatto che Vantaa sia la porzione più proletaria del territorio di Helsinki mi riconcilia con le mia mai rinnegata e rinnegabile appartenenza sociale, e in più sono in mezzo al verde e a cagnoni mastodontici, portati a spasso da esseri umani il più delle volte altrettanto prestanti.

C'è solo un problema.

Devo prendere l'autobus per tornare a casa.

La cosa non è grave di per sé. È grave in rapporto al tempo (circa 25 minuti di viaggio) trascorso in uno dei più formidabili sistemi di tortura ideati in una terra protestante. Non so se siete mai saliti su un autobus finlandese, di quelli extra-urbani, ovvero di quelli che hanno la possibilità di fare un tratto di autostrada (che andrebbe già ribattezzata "rettilineo", per una correttezza terminologica che chiarirò tra un attimo). Se non vi è mai successo, il mio suggerimento è quello di fare di tutto perché non vi accada mai.

I conducenti di questi autobus, infatti, sono cresciuti nel mito di Keke Rosberg. I più giovani sono stati tirati su a pane e Häkkinen, mentre i promettenti risultati di Räikkönen di questo inizio stagione stanno già ponendo inequivocabili basi per la prossima generazione.

I conducenti degli autobus finlandesi vanno veloci e praticano la guida sportiva. Inchiodano quando frenano e schizzano quando ripartono. Coprono in venticinque minuti un percorso che una Lamborghini coprirebbe in trenta. Considerano il loro autobus dotato della stessa potenza e affidabilità di un veicolo di Formula Uno. Solo più veloce.

Palpabile è la frustrazione di quelle auto di grossa cilindrata superate in velocità sul (per l'appunto) rettilineo di un'autostrada da questi fulminanti parallelepipedi su ruote. Nemmeno la pioggia sembra spaventarli: pare anzi che - analogamente alle Ferrari - traggano vantaggio dalle piste bagnate. Si capisce inoltre che le fermate vengono intese con il medesimo spirito dei pit-stop. Prima si fa, meglio è. E soprattutto, meno sono, meglio è.

Indico qui di seguito le principali implicazioni di un tale atteggiamento:

1) Spesso e volentieri (soprattutto volentieri), gli autobus giungono alla fermata di turno con un anticipo di almeno tre-quattro minuti, il che è perfettamente sincronizzato con le esigenze del viaggiatore invernale, il quale compie significativi sforzi di ragioneria per raggiungere la fermata non troppo in anticipo rispetto all'orario di passaggio previsto, al fine di non congelare nell'attesa. L'utente arriva alle 18:07 laddove si aspetterebbe di salire su un autobus alle 18:10, per poi scoprire alle 18:30 che il suo autobus era passato alle 18:06. Se poi Murphy ci mette del suo, l'autobus delle 18:30 è in ritardo, consentendo così all'utente di completare con disinvoltura il processo di ibernazione, che per l'appunto - a gennaio - richiede poco più di venti minuti;

2) Nel salire sulla vettura, l'utente deve prestare massima attenzione a non salire per ultimo. Non certo per ragioni scaramantiche. È infatti convinzione del conducente che il segnale per ripartire non sia il "tutti si sono seduti o per lo meno accomodati", come ragionevolmente ci si potrebbe aspettare, bensì il più sbrigativo "tutti sono saliti e muniti di biglietto". La corsa riprende nello stesso istante in cui l'ultima persona della fila ha esibito il titolo di viaggio. Per i primi utenti saliti, la cosa non rappresenta un reale problema. I problemi cominciano dal terz'ultimo, che riesce a sedersi un nanosecondo prima che il conducente affondi il piede destro sull'acceleratore; continuano con il penultimo, che fa in tempo a tuffarsi sul primo sedile disponibile (è il motivo per cui, educatamente, i finlandesi occupano per primi i posti vicino al finestrino); e, fatalmente, si concretizzano per l'ultimo, che è solitamente spacciato. Avverte l'onda d'urto della ripartenza, compie il tragitto dall'entrata fino alla metà dell'autobus in tre passi di due metri e mezzo l'uno, travolge una carrozzina ivi parcheggiata, utilizza il primo supporto a disposizione come perno, ruota a 270 gradi e si accomoda sulle ginocchia di un altro passeggero, al quale rivolge un rituale "Voi anteeksi", che pare significhi "trovo le Sue ginocchia particolarmente confortevoli". Per lo stesso principio

3) L'utente - che sia ultimo o no a salire - è caldamente raccomandato di rintracciare il proprio titolo di viaggio prima di salire sull'autovettura. Va da sé che - sempre in inverno - questa operazione costa solitamente il congelamento della mano destra, in quanto - per frugarsi nelle tasche - è necessario estrarla dal guantone da sci. Il rischio di amputazione dell'arto è però assolutamente insignificante rispetto alla prospettiva di dover cercare il biglietto DOPO essere saliti. È uso del conducente, infatti, ripartire PRIMA del controllo del biglietto, qualora l'espletamento di quest'ultima attività vada per le lunghe. Motivo ricorrente (e a suo modo scena madre) di un qualsiasi viaggio in autobus è il signore o la signora che non trova il biglietto, e che necessita di visitare il contenuto delle proprie tasche (almeno sei sul giaccone da neve, quattro sui pantaloni, e quando va male ce ne sono pure altre due sulla giacca) dalle due alle tre volte (dunque 24-36 tasche in tutto). Alla terza tasca, il conducente ha già deciso che il passeggero di turno gli sta facendo perdere troppo tempo. Riparte (con sgommata). È qui che il nostro passeggero ci offre un ritratto coreutico discretamente credibile dei mai troppo criticati anni '80: comincia a ballare la breakdance. Le 21 (o 33) tasche rimanenti vengono esplorate in condizioni di equilibrio che definire precarie è altrettanto eufemistico che definire parziale il TG4. I passi dell'utente seguono con inappuntabile fedeltà le vicissitudini cinetiche dell'autobus, a cominciare dagli interminabili rinculi delle frenate. Gli altri passeggeri assistono imperturbabili, ma il crescente pathos per le sorti del malcapitato è palese. Dopo sei fermate, qualche decina di frenate e conseguenti rinculi, un Kehä imboccato senza scalare le marce, e punte massime di 210 all'ora, il titolo di viaggio viene finalmente rintracciato: come sempre era nella prima tasca, sfuggito per la fretta nel primo giro, e vigliaccamente nascostosi dietro le coinquiline Salmiakki nel secondo. L'utente, sudato come uno squalo ma trionfante come Tardelli contro la Germania, esibisce il lembo di carta al conducente e affronta la fase già descritta al punto 2 di questo breve compendio.

Inutile dire che, per chi come me soffre di cinetosi, tutto questo è una specie di punizione divina, inflitta per peccati che sicuramente ho commesso, ma che mai mi sarei aspettato di scontare in questo modo.

inaugurazione della sezione TELADOIOLAFINLANDIA

TELADOIOLAFINLANDIA è una rubrica che gestisco per il web-magazine "La Rondine" (www.larondine.fi). Si tratta, come il titolo suggerisce ricordando i fasti di una vecchia serie di trasmissioni televisive del grande Beppe Grillo ("Te la do io l'America" e "Te lo do io il Brasile"), di un tentativo di guardare alla Finlandia con occhi sarcastici e moderatamente cinici. Vizi impietosamente svelati, o virtù ironicamente ridimensionate del popolo finnico.
Va da sè che tanti riferimenti sono delle autentiche "inside jokes", comprensibili solo a chi vive in questo bellissimo Paese, e totalmente insignificanti per chi non ci è mai stato, o non ci è vissuto più di una settimana.
Sono sicuro che sopravviverete anche a questo.

Thursday, June 02, 2005

RAQ: Ma è vero che una volta ti sei scordato che sei vegetariano? (questa, più che chiesta, mi viene rinfacciata)

Sì, è vero. È stato in qualche momento del 1994. Ero diventato vegetariano da pochissime settimane. In quel periodo io e il mio amico Giuseppe (colui che più spesso mi ricorda questo episodio) avevamo l’abitudine di farci una passeggiata verso il porto e di mangiarci un ottimo (e poco costoso) panzerotto con wurstel da una pizzeria vicino alla Villa Comunale. Lo abbiamo fatto così tante volte che la procedura era diventata automatica… come dire, un panzerotto di default… dunque, anche quella sera, con assoluta naturalezza, siamo entrati nella pizzeria, abbiamo acquistato il panzarotto, ce lo siamo mangiati, ci è piaciuto, abbiamo continuato a ridere e scherzare, indi sono sbiancato.