Tuesday, October 23, 2007

Monday, October 22, 2007

la fine del past-modernismo?

Adoro Darwin. Ma molti darwinisti non hanno capito niente (soprattutto quelli che hanno postulato il cosiddetto darwinismo sociale, un modo per mascherare razzismo e classismo da teoria scientifica).

Analogamente, ce l'ho col post-modernismo. O meglio, ce l'ho soprattutto con i post-modernisti, non (solo) con il post-modernismo. E nemmeno con tutti. Ce l'ho con un modo particolare di essere post-modernisti, quel modo un po' saccente e un po' annoiato di dire che non si inventa più niente, che siamo solo costrutti storici, eccetera eccetera. E ci credono così tanto che in effetti le loro produzioni artistiche sono completamente prive di idee (almeno di idee originali, certe volte di idee e basta): collage, sincretismi, qualcosa presa di qua, qualcosa di là, tanto autocompiacimento, e l'illusione che violare le regole si riduca semplicemente a violare le regole.

Per questo lo chiamo past-modernismo, con la a. Perchè ciò che riesce a fare meglio è il lavoro di patchwork del già detto, visto e pensato.

No, grazie.

All'inizio del XX secolo, il futurismo, come tanti altri movimenti modernisti (senza post-, grazie al cielo), si mise in testa di voler davvero guardare avanti. Pullulava di idee nuove, originali, provocatorie, ma non nel senso di uno scrittore che si produce nell'ennesimo esercizio di realismo magico, o nel regista che ancora una volta gioca a fare un film che sa di essere film (come facevano rispettivamente un Calvino e un Fellini molto prima che ci riempissimo la bocca del post-parolone). No, provocatorie davvero, e soprattutto provocatorie per la prima volta.

Certo, la parte esaltata dei futuristi si lasciò irretire da quell'ebete megalomane di Mussolini, ed è un vero peccato, perchè di fatto questa associazione politica (peraltro gonfiata dalla storiografia) ha rovinato la reputazione di uno dei più interessanti movimenti artistici della storia.

E in questo senso, delude ma non sorprende scoprire che il gruppo "Azione Futurista", che si è reso protagonista della provocazione della Fontana di Trevi (non chiamiamolo atto vandalico, su... Non è successo niente di irreparabile), è formato da simpatizzanti e militanti dell'estrema destra.

Ma, sapete cosa? Non importa, per una volta non importa. Il gesto aveva tutte le caratteristiche dell'azione di un movimento modernista. Originale e provocatorio. E non avevano del tutto torto i neo-futuristi (non post-, se possibile) nel sottolineare che 2 milioni e mezzo di denaro pubblico sono serviti per pagare gli alberghi di attori e attoretti per la Festa del Cinema, in barba al fatto che con quei soldi si potrebbe dare lavoro dignitosissimo per un anno a 1500 persone (calcolando un 1500 euro al mese circa).

E, so di non essere il solo a pensarlo, la Fontana di Trevi, per qualche ora, si è tinta di un'insolita, suggestiva, bellezza.

Lo ammetto: mi piacerebbe davvero tanto se a qualcuno venisse di nuovo in mente di "combattere accanitamente la religione fanatica, incosciente e snobbistica del passato" (Umberto Boccioni, 1910) .

Ripulite questo combattimento da violenze, bellicosità e fascismi, e magari ad Azione Futurista aderisco anch'io.

Non foss'altro per fare un dispetto ai past-modernisti.