Wednesday, December 05, 2007

lapponia e domande

La settimana scorsa sono stato in Lapponia. In 8 anni di vita in Finlandia era la prima volta.
Si tratta di un posto senz'altro affascinante, ma estremamente costoso, e - tirate le somme - non particolarmente attraente per il tipo di turismo che mi piace fare (ozio e cultura: lì è soprattutto escursioni e natura, quindi è di fatto l'opposto ideologico). Anni fa, quando mi chiesero se avevo intenzione di andarci, risposi - scherzando ma neanche tanto: "Guarda: ci vado solo se mi pagano".

Così è stato.

L'università di Rovaniemi mi ha invitato a tenere un corso. Quando puoi andare in un posto dove le camere più malfamate costano 100 euro a notte, completamente spesato e addirittura salariato, dire di no ha quasi meno senso di Briatore.
Così ho accettato, e ho rilanciato con ricatto: anche zita a carico, o niente.
Andata bene anche così, non ho avuto scelta.

Rovaniemi in particolare, e la Lapponia in generale, vivono di due cose: Babbo Natale e le renne. Queste ultime sono una risorsa imprescindibile. Sebeok ha definito il rapporto tra esseri umani e renne come una forma di parassitismo, e la settimana scorsa ho capito perché. Le renne sono libere, ma non indipendenti. Pur vivendo per conto loro, appartengono tutte a qualche essere umano. Ogni lappone può 'possedere' massimo 150 renne. Ci fanno la carne, i souvenir, pelli e pellicce, le usano come mezzi di trasporto e ci fanno gironzolare i turisti eccitati. Peggio che noi altri con i maiali (che almeno non trascinano le slitte).

L'altra risorsa fondamentale di Rovaniemi è Babbo Natale. Quello vero. Vive sul Circolo Polare Artico, ha casa, ufficio postale, e un'impresa economica che ricorda Bill Gates.
Siamo andati sia da Babbo Natale che da un'allevatrice di renne.
Con entrambi ci siamo intrattenuti con alcune domande.
Ve le riporto (non prima di precisare che sognavo di porle sin da bambino):

1) A Babbo Natale:
Caro Babbo Natale, come si diventa professionisti Babbi Natale?
Cioè, voglio dire, io so bene che ci sono quattro di voi che si alternano in questa simpatica farsa (vero: il comune di Rovaniemi stipendia quattro dipendenti per svolgere questo ruolo). Non è tanto sapere come ci si prepara a diventare Babbo Natale (sapevo già che esistono specifiche scuole di addestramento: vi si insegnano lingue, storia, geografia e altre materie utili per sostenere la parte). No. Quello che mi interessa è come vi recrutano.
Cioè, voglio dire, come apprendete che il posto è vacante? Ci sarà un annuncio, giusto? Allora - cioè, voglio dire - cosa dice l'annuncio? Qualcosa tipo: "The Employment Office in Rovaniemi is conducting a job recruitment etc.", "Eligible candidates should produce their original and attested copies of...".
Ecco.
Of what?
Che titoli e diplomi porta un candidato Babbo Natale? Un certificato dall'Ipercoop che attesta che egli ha fatto Babbo Natale part-time nel periodo 1-31 Dicembre 2006, presso la filiale di Andria? Ma soprattutto, nella terra che per prima ha dato il voto alle donne, che ne è delle pari opportunità??? Oggi, per legge, uno deve scrivere "Women are encouraged to apply". Cioè, voglio dire, qui non incoraggiano un bel niente. Si tratta di un profilo professionale maschilista.
Allora, Babbo Natale? Che mi dici?

2) La Rennatrice. Le abbiamo chiesto domande di ogni genere, ottenendo in genere risposte davvero interessanti. Il massimo di 150 renne a persona, ad esempio, serve per evitare monopoli, quindi non può arrivare nessun Silvjo Berluskooni, comprare 3000 renne e far fuori gli altri con prezzi più competitivi.
Dove però aspettavo la rennatrice al varco era sulla questione che mi sta più a cuore. Ovvero (cioè, voglio dire), quella animalista. L'opportunità me la da lei, quando ci spiega quali sono i pericoli maggiori per le renne.
"Lupi, orsi, ghiottoni". Il ghiottone, lo dico a beneficio dei lettori di X-Men, sarebbe il Wolverine.
"Davvero? - faccio io - e in cosa consiste il pericolo?"
"Beh, tutti questi predatori ogni anno ci fanno fuori 4000 renne". Notare il "ci", che già sottolinea chi davvero ha da lamentarsi di questa perdita.
"Capisco. 4000 renne all'anno uccise da tutti i predatori. E, così per curiosità, quante ne ammazza il solo essere umano?"
La rennatrice si fa silente per un attimo. Ovviamente ha accusato il colpo. Impallidisce (lievemente, perché più pallido di un lappone...). Poi, a metà tra il mormorìo e il balbettìo, mi fa:
"C-c-c-...nt...m...a"
"Come?"
"C-c-c-...nt...m...a"
"Più forte!"
"C-C-C-...NT...M...A!"
"Scandire, per favore!"
"Centomila. Sì, centomila!"
Ah, ecco.
Lupi, orsi e ghiottoni, insieme, arrivano a 4000. E loro sarebbero il maggiore pericolo per le renne. Invece, gli amici umani, buoni, miti e civili, da soli, ne fanno fuori 100000 all'anno.
Le renne cosa ne pensano, secondo lei?

1 comment:

Anonymous said...

Da consumatore di carne il problema dello sfruttamento degli animali, del loro allevamento e dell'uccisione finalizzata al consumo mi sta molto a cuore. Non tanto, e non solo, nel senso che spero che ci sia sempre carne fresca al supermercato. Quanto nel senso che vorrei poter mangiare carne sapendo che sono, sì, responsabile della morte di quell'animale, ma non anche della sua vita inaccettabile e della sua morte crudele. Questo avviene purtroppo raramente.
Situazioni meno frequenti, come appunto lo sfruttamento delle renne nell'Antartico, o la pesca in mare aperto, o animali soggetti a picchi di consumo (agnelli, tacchini) ci pongono interrogativi maggiori.
Io mi so fare delle domande, ma le risposte le so dare molto meno.
Meglio essere una renna libera che a un certo punto viene uccisa e mangiata o un pollo in batteria che nasce e muore in meno di un foglio A4?
Sì, ma perché sia la renna che il pollo devono essere uccisi e mangiati, ne abbiamo eticamente il diritto?
Trovo che la prima domanda sia quasi solo retorica, mentre la seconda sia un po' più problematica.
Complimenti per il tuo sito e per il questo blog.
Mauro