Tuesday, January 27, 2009

un (quasi) ritorno delle SUSU

Non si tratta esattamente di SUSU (Situazione Umiliante Senza Uscita), perché esiste una via d'uscita. Scortese e scorbutica, pero esiste. Bisogna mandare a quel paese l'interlocutore e andarsene. Ma se non si esercita questo sacrosanto diritto, allora caratteristiche e risultati rientrano appieno nella categoria.

Succede quando, in un qualunque Stato, ti pongono una domanda in una lingua che non parli, o - peggio - che parli pochissimo.

Normalmente, se si va all'estero, si cerca sempre d'imparare un kit di frasi di sopravvivenza per far capire agli indigeni che non si mastica la lingua locale. Tra queste, l'immancabile "Sorry, I don't speak English", o "Scusate, non parlo italiano", o "Anteeksi, en puhu Suomea", etc.

Si abbina così un'informazione fondamentale a un atto di cortesia verso l'interlocutore, al quale fai comunque lo sforzo di rivolgerti nella sua lingua, così non ti fraintende (metti che l'italiano a cui dici "Sorry, I don't speak Italian" non parla inglese?)

Logico, no?

NEIN!!!
Deleterio, invece!

L'indigeno pensa che se sei in grado di spiccicare la patetica frasuccia di rito, vuol dire che come minimo sei laureato in Lingue e Letterature Straniere con una tesi sull'evoluzione della sintassi nella lingua locale.

E infatti, nella sua lingua (quella che non conosci), continua in uno dei seguenti modi:

1) Ripete la stessa frase a voce più alta, come se fossi sordo

2) Ripete la stessa frase più lentamente, come se fossi dislessico

3) Ripete la stessa frase con una scelta di termini diversi, in genere più complicati, come se fossi un tipo esigente lessicalmente.

4) Ti dice: "Ah, è un vero peccato che non parli la lingua, perché se la parlassi ti direi che ho bisogno di un'informazione importante, sulla direzione da prendere, in macchina, a piedi o con qualunque altro mezzo di locomozione, per raggiungere la più vicina farmacia. Sai, ne ho bisogno perché una bisnonna della cugina di un mio amico soffre di una manifestazione molto rara di una malattia genetica di cui in questo momento mi sfugge il nome, ed infatti - a parte l'indicazione stradale che ti chiedevo - volevo anche chiederti se per caso ti ricordi il nome di quella malattia. Ma sei proprio sicuro di non conoscere la lingua?"

5) Infine, il più bastardo di tutti, cerca di fregarti con la logica, e ti dice: "Ma scusa, se hai appena usato la mia lingua per dirmi che non la capisci, vuol dire che in realtà la capisci".

È arrivato Socrate!

Come quando dici "grazie!" in una lingua e l'altro ti fa: "Ah, ma parli molto bene il X (fiammingo, danese, quello che è). Eh si, sai che forza conoscere qualche traduzione della parola "grazie".
Non lo sapevate che so parlare portoghese (obrigado!), lituano (aciu!), finlandese (kiitos!), tedesco (danke!), francese (merci!), inglese (thank you!), catalano (gràcies!), croato (hvala ti!), olandese (bedankt!), svedese (tack!) e non mi ricordo più quante altre lingue?

Appunto.
Mandare a quel paese e poi andarsene.
Non ci sono alternative.

2 comments:

Anonymous said...

ahahahahahahahahah
mi son piegato :D

anch'io ad helsinki la prima cosa che ho imparato e che dicevo (anche se non interpellato) era "anteeksi, en puhu suomea".
e per qualche strana ragione cercavo di dirla con la migliore pronuncia possibile, forse per una questione di ego, ma non aiutava il mio scopo.
Il meglio è stato quel paio di volte che alla fermata dell'autobus da solo arrivava qualche vecchio ubriachissimo che iniziava lunghi discorsi sulla fisica quantistica probablmente oppure voleva rivelarmi il senso della vita e sebbene mi scusassi con la frase di rito mi rispondevano "ma non c'è problema! parlo inglese!"
Come parli inglese??? hai 70 anni e sei ciucco frusto!! e lo sapevano meglio di me.

notevole anche la figura che facciamo spesso noi studenti viaggiatori che cerchiamo di imparare nella lingua locale frasi come:
"hei ciao come va?"
"piacere di conoscerti!"
(i famosi mita kuulu e hauska tavataa)
ed in effetti suscitano un certo piacere nell'interlocutore autoctono, ma il nostro sorriso invece scompare quando alla seconda domanda dobbiamo confessare che sapevamo dire solo quello.

(fortunatamente di solito risolleviamo lo spirito della conversazione sciorinando tutte le parolacce nella loro lingua che qualcuno c'ha insegnato e che fanno sempre simpatia! :D)

Anonymous said...

hm.. really like this )