Dicesi film claustrofiliaco un lungometraggio a dimensione essenzialmente teatrale, in genere girato in un'unica location, in spazi prevalentemente chiusi. Il cinema italiano degli ultimi anni ha sviluppato una notevole passione per questa dimensione (appunto, claustrofilia = amore per gli spazi chiusi), ma in questa isola deserta porterò anche qualche film straniero. Come sempre i titoli sono in ordine sparso, non di preferenza:
- Sleuth (1972), di Joseph L. Mankiewicz. Saggio di recitazione dei due mostri sacri Micheal Caine e Lawrence Olivier, che da soli sorreggono l'intero film. E non è una metafora.
- Compagni di scuola (1988) di Carlo Verdone. Molto meglio del Grande Freddo, da cui è ispirato.
- Parenti serpenti (1992) di Mario Monicelli. Cinico come non mai, Monicelli ritrae una famiglia italiana in cui sotto sotto ci riconosciamo tutti.
- Murder by death (1976) di Robert Moore. Irresistibile parodia dei film gialli. Continua ad essere uno dei miei film preferiti di sempre.
- La Stazione (1990) di Sergio Rubini. Capolavoro della filosofia 'piccolo è bello'.
- Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola. Bello e intenso. Un classico.
- La cena (1998) di Ettore Scola. Film corale con una raffinatissima orchestrazione.
- Mille bolle blu (1993) di Leone Pompucci. Film originalissimo: un condominio come metafora della vita.
- Arsenic and Old Lace (1944) di Frank Capra. Superclassico: Cary Grant è irresistibile.
- Sud (1993) di Gabriele Salvatores. Uno dei film più sottovalutati di Salvatores. Un grande Silvio Orlando.
- La più bella serata della mia vita (1972) di Ettore Scola. Semisconosciuta ma pregevole interpretazione di Alberto Sordi. Film a tinte noir-grottesche.
- Four Rooms (1995) di Allison Anders, Alexandre Rockwell, Robert Rodriguez e Quentin Tarantino. Il povero Tim Roth ne vede di tutti colori. Un episodio più divertente dell'altro.
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