Saturday, July 30, 2005

Come demolire lo zoosemioticista

Le discipline zoosemiotiche, e quelle zoomusicologiche in particolare, costituiscono da qualche tempo una preoccupante minaccia per il mondo accademico, a partire dall’Università di Helsinki, che da qualche tempo di questa minaccia è uno degli epicentri. Elaborare una strategia di difesa, o meglio ancora di sabotaggio, è dunque non solo una necessità, ma proprio un dovere morale e politico per l’intera comunità scientifica.

Qui di seguito sono riportate alcune utili – e sperimentate con successo – indicazioni per smantellare ogni pretesa di serietà del discorso zoosemiotico. Valga per ognuna delle strategie suggerite, le parole-chiave che ne descrivono lo spirito sono generalizzazione, sincretismo, semplificazione, banalizzazione.

1 – Estendere il più possibile l’area dei possibili interessi dello zoosemioticista. Studiare un determinato comportamento di una determinata specie animale in un determinato contesto può e deve significare nella mente del sabotatore un onnicomprensivo interesse verso tutto il Regno Animale, incluse le sue sfumature più tangenti ed indirette. Qualunque Dr. Mario Rossi, studioso dei meccanismi di comunicazione interspecifica tra lupi e coyote, va messo al corrente sistematicamente a) dello stato di salute e dell’attività ludica del gatto del sabotatore; b) della recente uscita nelle sale cinematografiche di un enne Free Willy; c) della clamorosa scoperta che due mucche di una fattoria della Florida hanno prodotto il triplo del latte grazie all’ascolto dell’intera discografia di Bruce Springsteen; e d) del fatto che una pagina dell’ultimo libro letto dal sabotatore contenga un riferimento all’attività venatoria di Federico II.

2 – Considerare l’eventuale e probabilissimo amore dello zoosemioticista verso gli animali come una precisa colpa scientifica. Va benissimo se uno studioso di Shakespeare ami Shakespeare, ma se lo zoosemioticista ama gli animali vuol dire almeno che è vegan, partecipa alle azioni dell’Animal Liberation Front e getta uova marce alle donne impellicciate all’uscita dall’opera. Di conseguenza

3 – Distribuire, a intervalli regolari, qualunque possibile luogo comune sugli animali e sulla relazione tra questi e gli esseri umani. Alcuni suggerimenti: a) meglio cento cavie che un bambino; b) gli uomini sono andati sulla luna, mica le zanzare; c) la caccia contribuisce all’equilibrio della fauna; e d) la dieta vegetariana è povera di proteine e ferro.

4 – Fare ampio uso del cosiddetto fattore PP, ovvero petitio principii. Ad esempio, nell’analisi delle differenze tra esseri umani ed altri animali, mostrare inesorabile chiarezza su tutti quegli argomenti che invece, nel discorso unicamente antropologico, chiari non lo sono affatto, come il concetto di linguaggio, intelligenza, estetica, autocoscienza etc. In altre parole, va benissimo se esiste totale discordanza sulla definizione di musica, l’importante è stabilire – dinnanzi a uno zoomusicologo – l’indisputabile assioma che essa sia un fenomeno esclusivamente umano. L’utilizzo del fattore PP rende inutile spiegarne il perché, impresa che di fatto sarebbe tutt’altro che agevole.

5 – Usare senza distinzione tutti gli intergroup biases offerti dalla psicologia sociale. A monte, la percezione del Regno Animale va articolata secondo una classica dinamica ingroup-outgroup: esseri umani da un lato, e tutti gli altri animali dall’altro. In particolare, si suggerisce il ricorso al cosiddetto outgroup homogeneity effect, che più di altri consente al sabotatore di fare di tutta l’erba un fascio. Per esempio, un comportamento rilevato in un ippopotamo si può considerare a priori rilevabile anche in uno squalo. Visto uno, visti tutti.

6 – Ricordarsi che quello degli animali è un soggetto naif. Del resto la maggior parte dei programmi televisivi o cinematografici sugli animali hanno un target infantile. Tale risorsa può essere capitalizzata in tre modi. Supponendo che il Dr. Mario Rossi, presentandosi, informi il sabotatore della sua ricerca sulla comunicazione interspecifica tra lupi e coyote, il sabotatore potrà reagire: a) con un leggero comprensivo sorriso che sottintenda un commento del tipo: “che cosa simpatica”; b) con finta invidia, sul genere: “beato te che puoi occuparti di queste cose! Io invece mi occupo di elettrotermografia”. Ovvero, “beato te che ti puoi divertire con queste cosucce: io devo contribuire al progresso”; c) con una ribattuta del tipo: “ma pensa che combinazione… proprio ieri stavo raccontando la favola di Cappuccetto Rosso a mia nipote”.

7 – Qui ci vuole molta compattezza tra i sabotatori. Tutti, ma proprio tutti, all’atto di apprendere l’attività del Dr. Rossi, dovrebbero fargli attraversare tre fasi: ripetizione, spiegazione, meraviglia. Esemplificando:
SABOTATORE: Di cosa ti occupi?
ROSSI: Zoosemiotica
S: Zoocosa?
R: Z-o-o-s-e-m-i-o-t-i-c-a
S: Zoosemiotica… e che cos’è?
R: Beh… in soldoni è lo studio dei sistemi di comunicazione negli animali non umani…
S: Dai… ma è interessantissimo!
Alla lunga, l’esposizione a una tale continua ridondanza dovrebbe sfiancare il Dr. Rossi. Qualora ciò non dovesse accadere

8 – È bene gestire anche la fase successiva alle succitate ripetizione-spiegazione-meraviglia, la fase FAQ, ovvero Forever Asked Questions. Le FAQ possiedono tre caratteristiche: sono poste di continuo (anche più volte dallo stesso sabotatore, in tempi neanche troppo distanti); riassumono concetti estremamente complessi ed articolati (sul genere “che cos’è l’amore” o “credi in Dio”); e pretendono risposte semplici, concise e convincenti. Riprendiamo il dialogo tra S e R:
[…]
R: Beh… in soldoni è lo studio dei sistemi di comunicazione negli animali non umani…
S: Dai… ma è interessantissimo! Ma davvero gli animali comunicano?
Oppure
[…]
R: Beh… in soldoni è lo studio dei sistemi di comunicazione negli animali non umani…
S: Dai… ma è interessantissimo! E così gli animali comunicano… ma che si dicono?
Oppure
[…]
R: Beh… in soldoni è lo studio dei sistemi di comunicazione negli animali non umani…
S: Dai… ma è interessantissimo! Ma come fai a entrare nella loro mente per capire se veramente comunicano?
[…]
R: Beh… in soldoni è lo studio dei sistemi di comunicazione negli animali non umani…
S: Dai… ma è interessantissimo! Ma… comunicano-comunicano o… [ruotando le mani come per esprimere approssimazione] ‘comunicano’?

9 – In supporto alle FAQ, ed in particolare alla terza delle loro caratteristiche, il sabotatore può mostrare segni di insofferenza verso la spiegazione – necessariamente elaborata – fornita dal Dr. Rossi. “Sì, però stringi…”, “Sì, però in parole povere questo che vuol dire?”, “Sì, però insomma: comunicano o no?”, “Sì, però adesso non metterti a fare la conferenza”, e via di seguito.

10 – Presentare il Dr. Rossi ad altri amici come “cacciatore di lupi”, o “vecchio sciacallo”, o “lupo mannaro”. Far seguire una grassa risata.

1 comment:

Anonymous said...

Gli animali sono sempre gli ultimi del carrello, hai ragione, c'è tanta disinformazione dovuta anche ad una cattiva politica di educazione all'argomento... un esempio sono le scolaresche delle elementari che inevitabilmente una volta l'anno vanno al Parco dell Cornelle.... Per carità, le condizioni degli animali lì dentro satà anche migliorata rispetto a quando ci avevano portato me, ma è diseducativo.
Il "parco delle Cornelle" è modo raffinatissimo per evitare la parola ZOO.....

Chi cresce in mezzo ad una mentalità che non vede nulla di strano nel mettere animali in gabbia perche "tanto sono animali" cosa pretendi, che sia interessata alle loro interazioni??

Quando bambini crescono guardando i "pokemon" che altro non parlano che di lotte fra esseri che in una mente infantile sono rappresentati come animali, e tifano per l'uno piuttosto che per l'altro cosa credi, che un giorno andranno a manifestare contro la corrida?

Pensavo che a livello universitario fosse diverso e che l'amore per la ricerca fosse a prescindere dagli argomenti trattati...

Mi ha colpito la frase 'meglio cento cavie di un bambino', il re dei luoghi comuni in materia.

Una volta sponsorizzavo a scuola l'iniziativa "adotta un leone a distanza" con l'associazione Fondo Per La Terra.
Dopo la critica banalissima

"il leone si e il bambino no?"

mi sono sentita dare della classista e razzista con idiozie del tipo

"perche il leone sì e non anche l'elefante, il lupo, il giaguaro....."

e allora tu perchè adotti il bambino africano e non quello boliviano, indiano o mongolo??

Allucinante.

In merito a quello che hai detto sulla caccia.... quella è colpa nostra e di un sistema che ha bisogno di essere rivisitato e per cui dovremmo raccogliere firme: non è possibile che i referendum siano considerati validi soltanto se il 50% + della popolazione partecipa.
E' la cazzata del millennio.

Se sei d'accordo voti sì, se non sei d'accordo voti no, e se non vai a votare peggio per te, lasci decidere a chi si informa e ha voglia di cambiare le cose.
Non è giusto lasciare a questi ultimi la possibilità di influenzare decisioni a livello nazionale.

L'esempio perfetto di quanto questo sia sbagliato è proprio il referendum tenutosi nel 1990 sulla caccia.
Più del 90% dei votanti ha dato parere favorevole all'abrogazione, ma siccome i votanti sono stati il 40% degli aventi diritto la legge non è stata modificata, e tutt oggi si ha la possibiltà di cacciare, sponsorizzanzo l'uso delle armi e violenza.

Se solo quel 40% si è informato ed è stato attivo bene, che sia quel 40% a decidere per il paese!

Sono poi inoltre fermamente convinta che togliendo il quorum per i referendum non solo si darebbe un accellerata allo sviluppo del paese, ma si stimolerebbe anche la popolazione ad essere + attiva ed informata in politica, soprattutto fra i giovani che ne sono distanti anni luce.

Non credete?

Ambra