Wednesday, July 16, 2008

dubitare di Celentano



Il Corriere della sera di oggi pubblica un'accorata lettera di Adriano Celentano al padre di Eluana Englaro, la ragazza in coma, al centro, suo fatale malgrado, di una disputa sulla legittimità o meno dell'eutanasia.

Non ho un'opinione precisa sull'eutanasia: credo fortemente nella vita come principio centrale e portante di ogni discorso etico (da cui, ad esempio, il mio animalismo radicale), tuttavia, nella maggior parte dei casi in cui il problema dell'eutanasia sale alla ribalta delle cronache, tendo a simpatizzare con i sentimenti e la forte umanità di chi decide di 'staccare la spina'. Insomma, non so da che parte stare, ma se fossi costretto a una scelta (che non sia 'caso per caso') credo che mi dichiarerei favorevole.

Questo, tuttavia, ha poco a che fare con il motivo per cui scrivo questo post, che in effetti si riferisce a uno specifico passaggio della lettera del molleggiato, solo indirettamente legato al problema dell'eutanasia. Cito:

"Ammiro quindi Giuliano Ferrara per le sue battaglie a favore della vita e spero, pur comprendendo il suo stato d'animo, signor Englaro, che le bottiglie d'acqua in piazza del Duomo aumentino. Aumentino per far aumentare il dubbio. Il dubbio in coloro che credono di non avere dubbi e quindi di scartare a priori la possibilità di un'altra vita oltre quella terrena. Una vita diversa dove non ci sono bugie e incidenti ma solo gioco e Amore. Quell'amore che la sua amata figlia non ha fatto in tempo a conoscere. E qui, solo per un attimo, vorrei mettermi nei panni di chi non crede ed è amareggiato per la triste sorte di una figlia. Così mi chiedo se qualche volta, specie in casi come questi, a uno che non crede possa venire il dubbio, che magari potrebbe esserci davvero un qualcosa che va oltre l'aridità di questo attimo fuggente trascorso sulla terra".

Lasciamo perdere l'ammirazione per Giuliano Ferrara, della quale posso se non altro rispettare il coraggio. Sono un orgoglioso membro dell'UAAR, e credo di aver manifestato il mio ateismo in varie occasioni. Sono dunque, almeno credo, consapevole dei termini della disputa tra atei e credenti. Ebbene, caro Celentano, se esiste una dicotomia per la quale il consenso risulta quasi unanime questa consiste nell'asse dubbi-certezze. Da una parte (quella dei dubbi) stanno gli atei, dall'altra (quella delle certezze) i credenti.

Caro Celentano, siete VOI credenti che avete bisogno di dubbi, non NOI atei. NOI siamo quelli che dubitano sin dalla notte dei tempi, e che cercano di studiare con efficacia le vere ragioni dell'origine della vita, e altre questioni sulle quali VOI non avete in realtà il minimo dubbio.

VOI siete quelli che i dubitanti li mandavano sul rogo, o li scomunicavano, o in generale li facevano pentire di essere nati. VOI siete quelli che "non avrai altro dio all'infuori di me", VOI siete quelli che "la fede non si discute". VOI siete quelli che va bene anche che mezzo mondo si prenda l'AIDS, ma i preservativi MAI.

Faccio molta fatica a comprendere con quale faccia tosta un Celentano qualsiasi possa invitare al dubbio un padre distrutto dal dolore, che se ha ora raggiunto la certezza di voler togliere la vita a sua figlia è solo perchè è passato attraverso un infernale e tragico vortice di dubbi e ripensamenti.

Caro Celentano, perchè non torni a parlare di foche che quella volta mi sei piaciuto veramente?

2 comments:

Anonymous said...

Ho simpatia per il UAAR. Spesso mi ci ritrovo vicino su temi cari sia agli atei militanti che ai valdesi/metodisti militanti: laicità, diritti delle persone omosessuali, libertà di coscienza.
Però non venirmi a dire che siete gente che ha molti dubbi. La fede talvolta vacilla, tante volte il credente si chiede se Dio sia sordo. L'ateo è talmente sicuro che Dio non esiste che quando lo incontra non lo riconosce!
Mauro

:Dario said...

Il mio era un commento di ordine soprattutto storico. La religione, per definizione, nasce dall'esigenza di creare un mito, una narrazione (entrambi i termini in senso filosofico) del mondo e dell'esistenza.
Deciso quel mito (e i relativi contesti, prescrizioni e personaggi) a suo tempo, la religione non se ne è più discostata, e oggi ci tocca sentire ancora il pastore tedesco che fa apologia del sesso non protetto.
E il medium qual è? La fede. Aver fede significa esattamente questo: rinunciare al beneficio del dubbio. Rinunciare a quel piccolo ronzio nella testa che ci suggerisce, in quanto esseri pensanti, "un momento... ma siamo sicuri che è andata in quel modo? Non sarebbe meglio produrre qualche prova?".
Il dubbio, al contrario, è alla base della conoscenza e del progresso. La realtà fisica, nel modo in cui la conosciamo e interpretiamo, è in costante evoluzione, proprio perchè soggiogata al dubbio.
Come ateo sono convintissimo che Dio non esista, ma se lo incontrassi credo al contrario che lo riconoscerei (per non parlare di agnostici e laici, che invece lasciano la porta apertissima). Il problema è che non l'ho incontrato, e come me tutti gli altri (alcuni dei quali, infatti, si inventano la patetica scusa che Dio è manifesto in ogni cosa, e in ogni giorno... per favore!!!)