La sinistra italiana è completamente a terra. Ha perso, oltre alle elezioni e al suo più-o-meno leader, anche identità, idee e programmi. Oh. E la faccia, naturalmente, ma quella non da ora.
Contemporaneamente, la destra è più vispa e pimpante che mai.
Contemporaneamente, specie in certi ambienti intellettuali conservatori-reazionari, si fa strada l'idea che l'italiano vada protetto dall'imbarbarimento linguistico dell'inglese.
Facciamo 1+1+1... Quando c'era lui, la situazione era grosso modo la medesima, e un ferreo programma di autarchia linguistica provocava sgorbi onomastici del tipo "Renato Cartesio", "Francesco Bacone", etc.
Sono sicuro che, di qui a poco, avremo un revival di questa usanza, quindi - appunto - perché non metterci avanti con il lavoro?
Inauguro dunque oggi, una nuova serie delle preziose EDIZIONI LIMITATE. Il MACIL sarà una lista di alcuni dei nomi che dovrebbero essere rigorosamente tradotti per non cedere all'imbarbarimento anglo-americano. I lettori e le lettrici del blog sono più che benvenuti nel supportare tale elenco.
Cominciamo con il fantastico mondo del Cull'e Rotola (prima barbaricamente noto come Rock'n'Roll):
Una delle più innovative cantautrici degli anni '70-'80, signore e signori: Caterina Cespuglio!!!
Polistrumentista, genio del genere Anima e Ritm'e Tristezza: Stefanuccio Meraviglia!!!
Cantautore enigmatico, un po' Scuro (nel precedente barbarico senso di Dark), con il suo gruppo: Nicola Caverna e i Semi Cattivi!!!
Sugli stessi toni di Caverna, ma con un accento lievemente più intellettuale: Tommaso Aspetta!!!
Condottiero (= leader) della mia banda preferita, gli Ics Ti Ci: Andrea Pernice!!!
Uno dei capi carismatici del Cullare Progressivo: Pietro Gabriele!!!
Bassista e principale compositore del Fluido Rosa: Ruggero Acque!!!
Batterista del medesimo gruppo: Nicola Massone!!!
Chitarrista della Polizia: Andrea Estati!!!
Nome d'arte del cantante del Circolo della Cultura: Giorgio Ragazzo!!!
Padre spirituale del genere Anima Strana: Giacomo Marrone!!!
In precedenza membro dei Prendi Quello, ora Stella Popolare della scena inglese: Robertino Guglielmi!!!
Alcuni membri del gruppo Regina: Federico Mercurio, Giovanni Sarto, Giovanni Diacono!!!
La regina del genere BallaDisco degli anni '70: Donna Estate!!!
Simbolo Sessuale degli anni '90: Bretagna Spine!!!
Due brave cantanti di colore: Alice Chiavi e Loretta Collina!!!
Leggendari cantante e chitarrista dei Diodo Dirigibile: Roberto Pianta e Giacomina Pagina!!!
Uno dei più grandi cantautori del genere Campagna: Giovannino Contante!!!
Due nomi pressoché invariati: Paolo Simone e Giorgio Michele!!!
L'uomo che ha definito il Ritm'e Tristezza: Raimondo Carli!!!
Celebre Stella Popolare degli anni '80: Paolo Giovane!!!
Ragazzi, mettetevi avanti con il lavoro anche voi!!!
Monday, February 23, 2009
Saturday, February 07, 2009
EDIZIONI LIMITATE: i nani erano molto più di sette
C'era anche Mànolo, il nano che a Biancaneve preferiva Mafalda
Tuesday, January 27, 2009
un (quasi) ritorno delle SUSU
Non si tratta esattamente di SUSU (Situazione Umiliante Senza Uscita), perché esiste una via d'uscita. Scortese e scorbutica, pero esiste. Bisogna mandare a quel paese l'interlocutore e andarsene. Ma se non si esercita questo sacrosanto diritto, allora caratteristiche e risultati rientrano appieno nella categoria.
Succede quando, in un qualunque Stato, ti pongono una domanda in una lingua che non parli, o - peggio - che parli pochissimo.
Normalmente, se si va all'estero, si cerca sempre d'imparare un kit di frasi di sopravvivenza per far capire agli indigeni che non si mastica la lingua locale. Tra queste, l'immancabile "Sorry, I don't speak English", o "Scusate, non parlo italiano", o "Anteeksi, en puhu Suomea", etc.
Si abbina così un'informazione fondamentale a un atto di cortesia verso l'interlocutore, al quale fai comunque lo sforzo di rivolgerti nella sua lingua, così non ti fraintende (metti che l'italiano a cui dici "Sorry, I don't speak Italian" non parla inglese?)
Logico, no?
NEIN!!!
Deleterio, invece!
L'indigeno pensa che se sei in grado di spiccicare la patetica frasuccia di rito, vuol dire che come minimo sei laureato in Lingue e Letterature Straniere con una tesi sull'evoluzione della sintassi nella lingua locale.
E infatti, nella sua lingua (quella che non conosci), continua in uno dei seguenti modi:
1) Ripete la stessa frase a voce più alta, come se fossi sordo
2) Ripete la stessa frase più lentamente, come se fossi dislessico
3) Ripete la stessa frase con una scelta di termini diversi, in genere più complicati, come se fossi un tipo esigente lessicalmente.
4) Ti dice: "Ah, è un vero peccato che non parli la lingua, perché se la parlassi ti direi che ho bisogno di un'informazione importante, sulla direzione da prendere, in macchina, a piedi o con qualunque altro mezzo di locomozione, per raggiungere la più vicina farmacia. Sai, ne ho bisogno perché una bisnonna della cugina di un mio amico soffre di una manifestazione molto rara di una malattia genetica di cui in questo momento mi sfugge il nome, ed infatti - a parte l'indicazione stradale che ti chiedevo - volevo anche chiederti se per caso ti ricordi il nome di quella malattia. Ma sei proprio sicuro di non conoscere la lingua?"
5) Infine, il più bastardo di tutti, cerca di fregarti con la logica, e ti dice: "Ma scusa, se hai appena usato la mia lingua per dirmi che non la capisci, vuol dire che in realtà la capisci".
È arrivato Socrate!
Come quando dici "grazie!" in una lingua e l'altro ti fa: "Ah, ma parli molto bene il X (fiammingo, danese, quello che è). Eh si, sai che forza conoscere qualche traduzione della parola "grazie".
Non lo sapevate che so parlare portoghese (obrigado!), lituano (aciu!), finlandese (kiitos!), tedesco (danke!), francese (merci!), inglese (thank you!), catalano (gràcies!), croato (hvala ti!), olandese (bedankt!), svedese (tack!) e non mi ricordo più quante altre lingue?
Appunto.
Mandare a quel paese e poi andarsene.
Non ci sono alternative.
Succede quando, in un qualunque Stato, ti pongono una domanda in una lingua che non parli, o - peggio - che parli pochissimo.
Normalmente, se si va all'estero, si cerca sempre d'imparare un kit di frasi di sopravvivenza per far capire agli indigeni che non si mastica la lingua locale. Tra queste, l'immancabile "Sorry, I don't speak English", o "Scusate, non parlo italiano", o "Anteeksi, en puhu Suomea", etc.
Si abbina così un'informazione fondamentale a un atto di cortesia verso l'interlocutore, al quale fai comunque lo sforzo di rivolgerti nella sua lingua, così non ti fraintende (metti che l'italiano a cui dici "Sorry, I don't speak Italian" non parla inglese?)
Logico, no?
NEIN!!!
Deleterio, invece!
L'indigeno pensa che se sei in grado di spiccicare la patetica frasuccia di rito, vuol dire che come minimo sei laureato in Lingue e Letterature Straniere con una tesi sull'evoluzione della sintassi nella lingua locale.
E infatti, nella sua lingua (quella che non conosci), continua in uno dei seguenti modi:
1) Ripete la stessa frase a voce più alta, come se fossi sordo
2) Ripete la stessa frase più lentamente, come se fossi dislessico
3) Ripete la stessa frase con una scelta di termini diversi, in genere più complicati, come se fossi un tipo esigente lessicalmente.
4) Ti dice: "Ah, è un vero peccato che non parli la lingua, perché se la parlassi ti direi che ho bisogno di un'informazione importante, sulla direzione da prendere, in macchina, a piedi o con qualunque altro mezzo di locomozione, per raggiungere la più vicina farmacia. Sai, ne ho bisogno perché una bisnonna della cugina di un mio amico soffre di una manifestazione molto rara di una malattia genetica di cui in questo momento mi sfugge il nome, ed infatti - a parte l'indicazione stradale che ti chiedevo - volevo anche chiederti se per caso ti ricordi il nome di quella malattia. Ma sei proprio sicuro di non conoscere la lingua?"
5) Infine, il più bastardo di tutti, cerca di fregarti con la logica, e ti dice: "Ma scusa, se hai appena usato la mia lingua per dirmi che non la capisci, vuol dire che in realtà la capisci".
È arrivato Socrate!
Come quando dici "grazie!" in una lingua e l'altro ti fa: "Ah, ma parli molto bene il X (fiammingo, danese, quello che è). Eh si, sai che forza conoscere qualche traduzione della parola "grazie".
Non lo sapevate che so parlare portoghese (obrigado!), lituano (aciu!), finlandese (kiitos!), tedesco (danke!), francese (merci!), inglese (thank you!), catalano (gràcies!), croato (hvala ti!), olandese (bedankt!), svedese (tack!) e non mi ricordo più quante altre lingue?
Appunto.
Mandare a quel paese e poi andarsene.
Non ci sono alternative.
Tuesday, December 23, 2008
3 minuti di recupero

Ci sono misteri che ogni uomo si porta appresso per una vita. Misteri che non si rivelano nemmeno in punto di morte, quando pensi che in cambio del grande passo una risposta, almeno una, ti sia dovuta. Trascorri una vita a chiederti 'ma chi', 'ma come', 'ma chiccazz', e quel mistero sfugge come un pesce alla corrente, come il tempo alla giovinezza, come Berlusconi alla giustizia.
Ecco.
Io, qui, adesso, posso dirlo.
Io sono uno di quei pochi eletti che uno di questi misteri, forse il più grande, lo ha risolto.
Il mistero della pasta scotta.
Per quale ragione, tutti o quasi tutti i paesi all'infuori dell'Italia non riescono a cuocere la pasta al dente.
Mi ci sono arrovellato per anni, ho passato notti insonni, ho scalato le più alte montagne, ho parlato la lingua degli angeli (un momento... mi sa che sto cominciando a plagiare qualcuno...). Ma ora io so. Io so, cazzo. Io so.
Vilnius. Supermercato "Maxima". Sabato 20 dicembre. Ore 20 e 15. Minuto più, minuto meno.
Scopro, tra gli scaffali della pasta, un sacchetto di 500 grammi di orecchiette di semola di grano duro, Azienda Montevergine, vicino Otranto. Le orecchiette non si trovano facilmente all'estero. A Helsinki le vende solo Stockmann. Si tratta di una scoperta importante. Ci vorrebbero anche l' cim' di rep. Non ci sono. Mi accontento dei broccoli. L'olio extravergine ce l'abbiamo. Stasera si mangia pugliese.
Vado a casa. Metto l'acqua a bollire e l'aglio a soffriggere.
La faccio corta. Vi state facendo due broccoli come due mongolfiere.
L'acqua bolle. Butto la pasta. L'etichetta riporta i canonici 7-8 minuti di cottura. Mangeremo le orecchiette al dente. Come Maria Annunziata, protettrice della strascinata, comanda.
Mia moglie si impossessa della confezione. Ha notato che sul retro si trova un adesivo con scritte in lituano. Un'aggiunta dell'importatore locale, naturalmente.
Penso: che bravi, vogliono tradurre tutto in lituano, in modo da essere sicuri che le orecchiette vengano preparate a dovere.
Mi sbaglio. Una scritta, lacerante come una lama, dolorosa come un telegiornale di Paolo Liguori, balza all'occhio.
Si tratta del tempo di cottura.
I lituani, mannaggia a loro, hanno tradotto a modo loro.
In Lituania, il tempo di cottura delle orecchiette non è lo stesso.
Cazzo, non è lo stesso.
L'adesivo dice, anzi sentenzia: 10 minuti. 10.
La pasta scotta è dolosa, non colposa. Se la vanno a cercare.
Si tratta di un abominio. Ma ora so che posso morire in pace.
Perchè io so, amici miei.
Al termine di questo travagliato 2008, io so.
Io so.
Thursday, December 18, 2008
Monday, December 15, 2008
La bionda che non ci sta (con la testa)
Paris Hilton ha dichiarato: "Io sono la prova vivente che la bionde non sono stupide".
Pubblico qui di seguito altre possibili dichiarazioni, di analoga attendibilità, che potrebbero seguire la sconcertante rivelazione della 27enne ereditiera:
- Antonello Venditti: "Sono un cantautore cosmopolita che non si fossilizza sulla propria città"
- Emilio Fede: "Il valore più importante per un giornalista è l'indipendenza"
- Vittorio Sgarbi: "Per favore. Prego. Grazie. Sono d'accordo"
- Massimo Boldi: "Di mestiere faccio il comico"
- Walter Veltroni: "Kennedy mi è sempre stato sulle balle"
- Silvio Berlusconi: "Ho deciso di consegnarmi alla giustizia"
- Rocco Siffredi: "Sono vergine"
- Francesco Totti: "Cogito, ergo sum"
- Gandhi: "Porca vacca"
Pubblico qui di seguito altre possibili dichiarazioni, di analoga attendibilità, che potrebbero seguire la sconcertante rivelazione della 27enne ereditiera:
- Antonello Venditti: "Sono un cantautore cosmopolita che non si fossilizza sulla propria città"
- Emilio Fede: "Il valore più importante per un giornalista è l'indipendenza"
- Vittorio Sgarbi: "Per favore. Prego. Grazie. Sono d'accordo"
- Massimo Boldi: "Di mestiere faccio il comico"
- Walter Veltroni: "Kennedy mi è sempre stato sulle balle"
- Silvio Berlusconi: "Ho deciso di consegnarmi alla giustizia"
- Rocco Siffredi: "Sono vergine"
- Francesco Totti: "Cogito, ergo sum"
- Gandhi: "Porca vacca"
Thursday, November 27, 2008
le responsabilità degli irresponsabili
Non sono un giustizialista incallito, ma probabilmente lo sono più della media (soprattutto da quando il garantismo e le manie di persecuzione sono diventate pratica comune nell'interazione sociale e politica). E in più ho questo atteggiamento (ben noto ai lettori e alle lettrici - quelle rimaste - di questo blog)puritano-moralista nei confronti di alcool e droghe.
La somma di queste due caratteristiche non poteva che produrre soddisfazione dinnanzi alla notizia, pubblicata ieri dai quotidiani, della condanna a 10 anni a Stefano Lucidi, per omicidio "volontario".
Lucidi, per chi se lo ricorda, è quel signore tutt'altro che lucido che il 22 maggio scorso, ubriaco e sotto cocaina, uccise due ragazzi di 23 e 22 anni, investendoli con la propria auto. Aggravante del caso, Lucidi ha tirato dritto e non ha soccorso la coppia.
La sentenza, pronunciata ieri dal Gup Marina Finiti, ha introdotto per la prima volta in Italia l'elemento della volontarietà in un contesto da sempre considerato colposo. Si pensa, ovvero, che l'imputato sia stato chiaramente "irresponsabile", ma che non avesse certo esplicita "intenzione" di uccidere qualcuno.
Vero.
Sono sicuro che Lucidi non voleva ammazzare quei poveretti. Cosa però si debba intendere per "irresponsabilità", "intenzione", e "volontà" rimane un problema eticamente lungi dall'essere assodato.
Esiste una casistica, lunghissima, inesauribile, di morti causate da una guida condizionata dall'uso di droghe e/o alcool. Non c'è modo di negare che il consumo di queste sostanze sia direttamente legato a queste morti.
Chi decide di ubriacarsi e/o drogarsi e successivamente mettersi al volante, si assume una "responsabilità", non un'irresponsabilità, precisa. Si tratta della responsabilità di chi esercita (anche per stupidità, ma non è una scusa) l'"intenzione" di ridurre a un minimo inaccettabile le condizioni della propria e dell'altrui sicurezza.
In questo senso, l'omicidio che potrebbe o non potrebbe scaturire da queste azioni, va considerato a priori volontario. Non si vorrà uccidere esattamente quelle persone, ma ci si mette colpevolmente, dolosamente, nelle condizioni di uccidere qualcuno. Se poi non succede, è solo per un immeritato colpo di fortuna.
Spero sinceramente che la sentenza venga confermata in appello.
La somma di queste due caratteristiche non poteva che produrre soddisfazione dinnanzi alla notizia, pubblicata ieri dai quotidiani, della condanna a 10 anni a Stefano Lucidi, per omicidio "volontario".
Lucidi, per chi se lo ricorda, è quel signore tutt'altro che lucido che il 22 maggio scorso, ubriaco e sotto cocaina, uccise due ragazzi di 23 e 22 anni, investendoli con la propria auto. Aggravante del caso, Lucidi ha tirato dritto e non ha soccorso la coppia.
La sentenza, pronunciata ieri dal Gup Marina Finiti, ha introdotto per la prima volta in Italia l'elemento della volontarietà in un contesto da sempre considerato colposo. Si pensa, ovvero, che l'imputato sia stato chiaramente "irresponsabile", ma che non avesse certo esplicita "intenzione" di uccidere qualcuno.
Vero.
Sono sicuro che Lucidi non voleva ammazzare quei poveretti. Cosa però si debba intendere per "irresponsabilità", "intenzione", e "volontà" rimane un problema eticamente lungi dall'essere assodato.
Esiste una casistica, lunghissima, inesauribile, di morti causate da una guida condizionata dall'uso di droghe e/o alcool. Non c'è modo di negare che il consumo di queste sostanze sia direttamente legato a queste morti.
Chi decide di ubriacarsi e/o drogarsi e successivamente mettersi al volante, si assume una "responsabilità", non un'irresponsabilità, precisa. Si tratta della responsabilità di chi esercita (anche per stupidità, ma non è una scusa) l'"intenzione" di ridurre a un minimo inaccettabile le condizioni della propria e dell'altrui sicurezza.
In questo senso, l'omicidio che potrebbe o non potrebbe scaturire da queste azioni, va considerato a priori volontario. Non si vorrà uccidere esattamente quelle persone, ma ci si mette colpevolmente, dolosamente, nelle condizioni di uccidere qualcuno. Se poi non succede, è solo per un immeritato colpo di fortuna.
Spero sinceramente che la sentenza venga confermata in appello.
Thursday, October 30, 2008
È una mia impressione...
...o da quando mi sono sposato ho perso le mie lettrici?
Se la risposta è no, vi prego di fare finta che è vero, perché mi fa sentire molto desiderato :)))
Se la risposta è no, vi prego di fare finta che è vero, perché mi fa sentire molto desiderato :)))
Wednesday, October 15, 2008
travolto da un'insolita folgorazione lituana
Domenica scorsa in Lituania hanno votato per le politiche. Per la cronaca, hanno vinto - di una pellecchia - i conservatori. Non si tratta di una notizia tragica, perchè da queste parti i conservatori sono quelli che hanno lottato per l'indipendenza e la democrazia contro la dittatura sovietica. E in ogni caso, la sinistra è in mano a ex-collaboratori del regime, e quindi non esattamente figure affidabili, ne' in senso politico, ne' in senso generalmente morale.
Tanto ci sarebbe da dire sulla necessità di formare una reale cultura di sinistra nei paesi ex-sovietici (esattamente come sarebbe necessario formare una reale cultura di destra in paesi come il nostro, che invece hanno subito una dittatura di destra).
La notizia non è comunque questa.
la notizia è che ho appreso che, per legge, nelle liste elettorali lituane, accanto al nome del candidato deve apparire una lista accurata dei suoi precedenti penali, se esistenti.
Mi è sembrata una cosa di gran civiltà, e inevitabilmente il pensiero è andato all'Italia.
Quanto sarebbe bello se anche da noi ci fosse l'obbligo di indicare i precedenti penali nelle liste elettorali?
Poi invece è subentrata la mia coscienza ecologica e ho concluso che è meglio di no: in tempi in cui l'ambiente è minacciato da ogni parte, stampare e pubblicare i precedenti penali dei candidati italiani richiederebbe il disboscamento di mezza Amazzonia. Solo per riempire i precedenti penali della voce "Berlusconi Silvio" ci vorrebbero trenta pagine.
Di conseguenza, anche da un punto di vista pratico ci sarebbero molti inconvenienti, dato che le liste dovrebbero essere pubblicate in pesanti volumi.
"Buongiorno. Dovrei votare!"
"Che volume desidera?"
"Il terzo, 'Berlus-Boss', e il quinto, 'Buttig-Carfag', grazie".
"Prego, si accomodi nell'urna, le mandiamo subito un incaricato con la carriola"
Tanto ci sarebbe da dire sulla necessità di formare una reale cultura di sinistra nei paesi ex-sovietici (esattamente come sarebbe necessario formare una reale cultura di destra in paesi come il nostro, che invece hanno subito una dittatura di destra).
La notizia non è comunque questa.
la notizia è che ho appreso che, per legge, nelle liste elettorali lituane, accanto al nome del candidato deve apparire una lista accurata dei suoi precedenti penali, se esistenti.
Mi è sembrata una cosa di gran civiltà, e inevitabilmente il pensiero è andato all'Italia.
Quanto sarebbe bello se anche da noi ci fosse l'obbligo di indicare i precedenti penali nelle liste elettorali?
Poi invece è subentrata la mia coscienza ecologica e ho concluso che è meglio di no: in tempi in cui l'ambiente è minacciato da ogni parte, stampare e pubblicare i precedenti penali dei candidati italiani richiederebbe il disboscamento di mezza Amazzonia. Solo per riempire i precedenti penali della voce "Berlusconi Silvio" ci vorrebbero trenta pagine.
Di conseguenza, anche da un punto di vista pratico ci sarebbero molti inconvenienti, dato che le liste dovrebbero essere pubblicate in pesanti volumi.
"Buongiorno. Dovrei votare!"
"Che volume desidera?"
"Il terzo, 'Berlus-Boss', e il quinto, 'Buttig-Carfag', grazie".
"Prego, si accomodi nell'urna, le mandiamo subito un incaricato con la carriola"
Sunday, October 05, 2008
Azerty, mon amour
Eccomi di ritorno dopo una lunga pausa matrimoniale. Non ritengo
questo blog sede di sdolcinati riferimenti alla mia vita private,
quindi – dopo aver dato notizia del mio lieto evento – penso si possa
tranquillamente continuare la vita di tutti i giorni.
Vorrei dunque parlarvi del mio viaggio di nozze a Parigi :-)
No, no, non preoccupatevi, non per ammorbarvi con romantiche passeggiate sulla Senna, escursioni a Chartres, e cenette romantiche innaffiate da Bordeaux.
Vorrei parlarvi di Azerty. Che non è un immigrato ungherese che si è ritoccato il cognome perché suonasse più parigino, ma il nome convenzionale con cui si fa riferimento alla composizione della tastiera di un computer francese.
Ora.
Una nazione che, come l'Italia, ha fama di essere illogica e iper-burocratizzata, e che per giunta ha il vezzo sciovinista di chiamare il computer "Ordinateur" e l'e-mail "Corriere electronique" (con qualche accento grave o acuto da qualche parte, non ricordo), non poteva accettare la banale semplicità della (quasi) universale tastiera Qwerty.
Qualche lettera (non troppe, ma il che – come vedremo – risulta ulteriormente perverso) la dobbiamo cercare in posizioni per noi inusuali. Bisogna adattarsi.
Io e mia moglie abbiamo cercato di non usare troppo Internet, per rispetto verso il nostro viaggio di nozze, ma se – come noi – si sceglie di farlo durare un mese e non la tradizionale settimana, bisogna arrendersi all'idea che un po' di lavoro, durante quei giorni, vada sbrigato.
Eccoci dunque alle prese con vari Internet café e con la micidiale tastiera Azerty. Solo il nome, Azerty, invece di Qwerty, ci suggerisce che la prima e la seconda lettera sono in posizione inusuale. Particolarmente, la Q al posto della A mi ha creato alcuni contrattempi, mq ho reqgito immediqtqmente, qnche per viq del fqtto che
lq posizione dellq W ql posto dellq Z rqppresentq unq minqcciq meno preoccupqnte (essendo aueste lettere meno ricorrenti auqndo devo scrivere, eccetto nqturqlmente se nqvigo per il zorld zide zeb). Un po' più complicqto è dover qccettqre l'ideq che ql posto delle M si trovq il punto, mq qnche lì mi sono qdqttqto.
Con uno sforwo .ini.o, ho i.pqrqto q rispettqre lq diversità e q cqpire che persino unq co.unità così qppqrente.ente qrrogqnte co.e auellq frqncese, con tutti i suoi viwietti e le sue fissqwioni, è degnq di unq rispettosq tollerqnwq dei suoi usi e costu.i, e che tutto auello che serve è un po' di spirito di qdqttq.entom
Cqwwo, auqnte lewioni si i.pqrqno viqggiqndo!
questo blog sede di sdolcinati riferimenti alla mia vita private,
quindi – dopo aver dato notizia del mio lieto evento – penso si possa
tranquillamente continuare la vita di tutti i giorni.
Vorrei dunque parlarvi del mio viaggio di nozze a Parigi :-)
No, no, non preoccupatevi, non per ammorbarvi con romantiche passeggiate sulla Senna, escursioni a Chartres, e cenette romantiche innaffiate da Bordeaux.
Vorrei parlarvi di Azerty. Che non è un immigrato ungherese che si è ritoccato il cognome perché suonasse più parigino, ma il nome convenzionale con cui si fa riferimento alla composizione della tastiera di un computer francese.
Ora.
Una nazione che, come l'Italia, ha fama di essere illogica e iper-burocratizzata, e che per giunta ha il vezzo sciovinista di chiamare il computer "Ordinateur" e l'e-mail "Corriere electronique" (con qualche accento grave o acuto da qualche parte, non ricordo), non poteva accettare la banale semplicità della (quasi) universale tastiera Qwerty.
Qualche lettera (non troppe, ma il che – come vedremo – risulta ulteriormente perverso) la dobbiamo cercare in posizioni per noi inusuali. Bisogna adattarsi.
Io e mia moglie abbiamo cercato di non usare troppo Internet, per rispetto verso il nostro viaggio di nozze, ma se – come noi – si sceglie di farlo durare un mese e non la tradizionale settimana, bisogna arrendersi all'idea che un po' di lavoro, durante quei giorni, vada sbrigato.
Eccoci dunque alle prese con vari Internet café e con la micidiale tastiera Azerty. Solo il nome, Azerty, invece di Qwerty, ci suggerisce che la prima e la seconda lettera sono in posizione inusuale. Particolarmente, la Q al posto della A mi ha creato alcuni contrattempi, mq ho reqgito immediqtqmente, qnche per viq del fqtto che
lq posizione dellq W ql posto dellq Z rqppresentq unq minqcciq meno preoccupqnte (essendo aueste lettere meno ricorrenti auqndo devo scrivere, eccetto nqturqlmente se nqvigo per il zorld zide zeb). Un po' più complicqto è dover qccettqre l'ideq che ql posto delle M si trovq il punto, mq qnche lì mi sono qdqttqto.
Con uno sforwo .ini.o, ho i.pqrqto q rispettqre lq diversità e q cqpire che persino unq co.unità così qppqrente.ente qrrogqnte co.e auellq frqncese, con tutti i suoi viwietti e le sue fissqwioni, è degnq di unq rispettosq tollerqnwq dei suoi usi e costu.i, e che tutto auello che serve è un po' di spirito di qdqttq.entom
Cqwwo, auqnte lewioni si i.pqrqno viqggiqndo!
Friday, August 01, 2008
oggi sposi

"A un passaggio a livello
lontano dal mondo
un giorno d’agosto assolato
un capostazione annoiato
vide a un finestrino
di un accelerato
una signora bruna
e più non lavorò
passava le serate
a guardare la luna
e i treni si scontravano
ma lui non li sentiva
prima o poi l’amore arriva
C’era un bancario
così serio, così serio
che non rideva mai
fuori orario
ma un giorno allo sportello
arrivò un giovanotto
indubbiamente bello
aveva un assegno da un milione
della Banca Popolare
e disse sorridendo
“me lo può cambiare?”
e lui cambiò l’assegno
e la sua vita intera
quella stessa sera
rubò la cassa e scappò via
via con lui a Bahia
e la gente parlava
ma chi la sentiva
e ballavano insieme
una samba giuliva
prima o poi l’amore arriva
C’era un politico
ladro e indifferente
non voleva bene a niente
neanche agli amici democristiani
neanche ai bambini
neanche a Fanfani
solo un pochino
lui si eccitava
se Nuccio Fava lo intervistava
ma a una seduta
molto affollata
vide una splendida deputata
le disse “amore
dimmi di sì”
e lei “non posso
son del Pci”
e perse la testa
e come un ossesso
urlava “amore
non è un problema
c’è il compromesso”
e Fanfani strillava
ma nessuno sentiva
e nel transatlantico
un sussurro saliva
e Andreotti dichiarò
alla stampa sportiva:
prima o poi l’amore arriva
C’era un bagnino
che non sapeva nuotare
ma era raccomandato
da uno zio piesseì deputato
stava lì sulla spiaggia
di Gabicce Mare
a pensare, a pensare
perché neanche la rana
riusciva a imparare
ma una bella tedesca
dai capelli biondi
urlò “aiuto, annego
entro trenta secondi”
e lui come un cefalo
si tuffò nel mare
perché in amore bisogna
saper galleggiare
la riportò a riva
e lei aprì gli occhi
e disse “mio eroe,
mio tritone, son viva”
e la spiaggia in coro:
prima o poi l’amore arriva
E c’era un barbone
senza abitazione
aveva solo la televisione
mangiava le ghiande
come i maiali
però teneva novanta canali
ma una notte d’inverno
che nevicava
e Corrado in pelliccia
da Gstaad presentava
sentì che di freddo
e di stenti e di affanni
era ormai arrivato
alla fine dei programmi
ed ecco la vide
rosa e felice
e sorridente, l’annunciatrice
che gli annunciava
“i nostri programmi riprendon domani”
e urlò “sì, domani
mia splendida diva”
e il freddo e la fame
già più non sentiva
abbiamo trasmesso:
prima o poi l’amore arriva
C’era un supergenerale
di superpolizia
arrestava e sparava
per difendere, diceva,
la democrazia
se l’era rinchiusa
e portata via
ma un giorno in un blitz
in un covo sul mare
catturò una giovane
extraparlamentare
e personalmente
la volle interrogare
e alla fine lo videro
che piangeva
lei non lo voleva
e lui le diceva
“ma non senti il fascino
della divisa?”
“La divisa è un bijou”
lei rispondeva
“ma quello che fa schifo
è che ci sei dentro tu”
e lui fece tanti blitz
ma non era più lui
e non si divertiva
e ai suoi carabinieri
gridava “At-tenti
vigilare, in riga
sparategli a vista
è un’erba cattiva”
prima o poi l’amore arriva
E c’era un uomo che voleva esser morto
perché nella vita
tutto gli era andato storto
scornacchiato, disoccupato
mangiò sei buste di talco borato
un chilo di Vim
duemila Rim
trecento fette di sottilette
e arrivò l’ambulanza
che già delirava
e già per spacciato
l’avevano dato
ed ecco la vide
e di colpo sentì
un brivido dentro
e all’istante guarì
com’era carina, la crocerossina
che con un sorriso
diceva “riposi, è ben fortunato
si è proprio salvato
stanotte ritorno
a provarle la febbre
che l’è tutto rosso
mi tolga la prego le mani di dosso”
ma quello già tutto
bruciar si sentiva
non era il febbrone
era proprio passione
e tutto il reparto
di urli riempiva
“dottore dottore
prima o poi l’amore arriva”
C’erano dei maniaci
luridi e laidi
che si eccitavano
guardando Heidi
e un giorno in un parco
dove facevano i porci
videro due gemelle
così belle, così belle
che in tre minuti finirono
le caramelle
e dissero basta
con le perversioni
si sposarono in chiesa
e per testimoni
i quattro bruti di più
vestiti in cravatta
e impermeabile blu
e il prete diceva
“beato chi lascia
la vita lasciva
prima o poi l’amore arriva”
E c’erano uomini con un lavoro sicuro
e donne con le case ordinate
e una piazza dove le sere d’estate
ci si sdraiava insieme ad aspettare
un’attesa un qualcosa un altro aspettare
e tutte le notti
un fantasma appariva
e in tutta la piazza tuonar si sentiva
“o voi che credete che indifferenti
e rassegnati invecchierete, contenti
che non c’è una bocca che vi può ferire
o una foto sul muro che non vi fa dormire
non c’è niente da fare
non si può scappare! guardate
è dietro! vi guarda goloso
chissà da quanto lui vi seguiva
vi prenderà! non c’è scampo!
vi ha preso! evviva! evviva!
prima o poi l’amore arriva”
Stefano Benni
Monday, July 21, 2008
schiavo dell'imbecillità
Santo cielo, Bossi, quanto sei stupido.
Fa' il dito medio durante Fratelli d'Italia e spiega: «Non dobbiamo più essere schiavi di Roma. L'Inno dice che l'Italia è schiava di Roma... toh! dico io»
La vittoria, cretino!
E' la vittoria che è schiava di Roma.
Dov'è la vittoria, le porga la chioma, che schiava (---> riferito alla vittoria) di Roma, Iddio la creò... Poropò, poropò, poropòppoppoppoppò...
E siamo d'accordo che non è un bell'inno. Io per primo voterei "Va' pensiero" (e naturalmente non per le ragioni tue).
Ma tu... Quanto sei imbecille!
Se gli imbecilli fossero cinema, tu saresti Via col vento.
Ma vada via al c**
Fa' il dito medio durante Fratelli d'Italia e spiega: «Non dobbiamo più essere schiavi di Roma. L'Inno dice che l'Italia è schiava di Roma... toh! dico io»
La vittoria, cretino!
E' la vittoria che è schiava di Roma.
Dov'è la vittoria, le porga la chioma, che schiava (---> riferito alla vittoria) di Roma, Iddio la creò... Poropò, poropò, poropòppoppoppoppò...
E siamo d'accordo che non è un bell'inno. Io per primo voterei "Va' pensiero" (e naturalmente non per le ragioni tue).
Ma tu... Quanto sei imbecille!
Se gli imbecilli fossero cinema, tu saresti Via col vento.
Ma vada via al c**
Wednesday, July 16, 2008
dubitare di Celentano

Il Corriere della sera di oggi pubblica un'accorata lettera di Adriano Celentano al padre di Eluana Englaro, la ragazza in coma, al centro, suo fatale malgrado, di una disputa sulla legittimità o meno dell'eutanasia.
Non ho un'opinione precisa sull'eutanasia: credo fortemente nella vita come principio centrale e portante di ogni discorso etico (da cui, ad esempio, il mio animalismo radicale), tuttavia, nella maggior parte dei casi in cui il problema dell'eutanasia sale alla ribalta delle cronache, tendo a simpatizzare con i sentimenti e la forte umanità di chi decide di 'staccare la spina'. Insomma, non so da che parte stare, ma se fossi costretto a una scelta (che non sia 'caso per caso') credo che mi dichiarerei favorevole.
Questo, tuttavia, ha poco a che fare con il motivo per cui scrivo questo post, che in effetti si riferisce a uno specifico passaggio della lettera del molleggiato, solo indirettamente legato al problema dell'eutanasia. Cito:
"Ammiro quindi Giuliano Ferrara per le sue battaglie a favore della vita e spero, pur comprendendo il suo stato d'animo, signor Englaro, che le bottiglie d'acqua in piazza del Duomo aumentino. Aumentino per far aumentare il dubbio. Il dubbio in coloro che credono di non avere dubbi e quindi di scartare a priori la possibilità di un'altra vita oltre quella terrena. Una vita diversa dove non ci sono bugie e incidenti ma solo gioco e Amore. Quell'amore che la sua amata figlia non ha fatto in tempo a conoscere. E qui, solo per un attimo, vorrei mettermi nei panni di chi non crede ed è amareggiato per la triste sorte di una figlia. Così mi chiedo se qualche volta, specie in casi come questi, a uno che non crede possa venire il dubbio, che magari potrebbe esserci davvero un qualcosa che va oltre l'aridità di questo attimo fuggente trascorso sulla terra".
Lasciamo perdere l'ammirazione per Giuliano Ferrara, della quale posso se non altro rispettare il coraggio. Sono un orgoglioso membro dell'UAAR, e credo di aver manifestato il mio ateismo in varie occasioni. Sono dunque, almeno credo, consapevole dei termini della disputa tra atei e credenti. Ebbene, caro Celentano, se esiste una dicotomia per la quale il consenso risulta quasi unanime questa consiste nell'asse dubbi-certezze. Da una parte (quella dei dubbi) stanno gli atei, dall'altra (quella delle certezze) i credenti.
Caro Celentano, siete VOI credenti che avete bisogno di dubbi, non NOI atei. NOI siamo quelli che dubitano sin dalla notte dei tempi, e che cercano di studiare con efficacia le vere ragioni dell'origine della vita, e altre questioni sulle quali VOI non avete in realtà il minimo dubbio.
VOI siete quelli che i dubitanti li mandavano sul rogo, o li scomunicavano, o in generale li facevano pentire di essere nati. VOI siete quelli che "non avrai altro dio all'infuori di me", VOI siete quelli che "la fede non si discute". VOI siete quelli che va bene anche che mezzo mondo si prenda l'AIDS, ma i preservativi MAI.
Faccio molta fatica a comprendere con quale faccia tosta un Celentano qualsiasi possa invitare al dubbio un padre distrutto dal dolore, che se ha ora raggiunto la certezza di voler togliere la vita a sua figlia è solo perchè è passato attraverso un infernale e tragico vortice di dubbi e ripensamenti.
Caro Celentano, perchè non torni a parlare di foche che quella volta mi sei piaciuto veramente?
Wednesday, July 09, 2008
45 giramenti

Ha francamente stracciato i marroni.
Sto parlando dell'espressione "Il lato B", riferita a deretani, fondoschiena, sederi e chiappe, specialmente ora che qualunque giornale e sito (da quelli sfacciatamente scandalistici, a quelli che fanno finta di essere un po' intellettuali, come La Repubblica) ha completamente ceduto alla morbosa abitudine di avere una rubrica fissa di pettegolezzi (con nomi da romanzo di Fleming, tipo "Operazione Gossip" o "Il morso della vipera").
Che due palle. Jennifer Lopez mostra il lato B. Il lato B...loom di Orlando (bel gioco di parole, eh? Santo cielo!). Elisabetta Canalis, un perfetto lato B.
OH!
La vogliamo smettere?
Vogliamo provare con un'altra metafora? Una qualsiasi: "gli irti colli", "le focaccine", "la bicamerale": quello che volete. Basta che la facciamo finita con 'sto lato B da tutte le parti.
Che poi, mi da' anche fastidio una cosa: prima che arrivassero i Cd prima, e a maggior ragione gli iPod dopo, il "lato B" (di un disco in vinile a 45 giri) era una specie di luogo dell'anima. Era lo spazio che veniva relegato alle canzoni sperimentali, innovative, meno "commerciali". Per dire, lati B erano "I am the walrus" dei Beatles, "Paint Box" dei Pink Floyd, "Dear God" degli XTC. Erano un mondo meraviglioso dove i musicofili trovavano le classiche perle, cui affezionarsi in misura persino maggiore degli hit da classifica, i lati A.
Insomma, costituivano un vero e proprio culto.
Con la T.
Adesso la T l'hanno tolta.
Che tristezza.
Anzi: che risezza.
Friday, June 27, 2008
Viva Zapatero siempre!!!

E non perché la Spagna sta meritatamente dominando gli Europei.
L'estensione dei diritti alla vita alla Grandi Scimmie è un evento storico, importantissimo soprattutto per coloro che adesso lo trovano ridicolo, e che - tra qualche anno - faranno la stessa fatica che facciamo noialtri (tanti) adesso a capire come certi abusi e violenze verso gli animali non umani siano possibili di questi tempi.
Gracias Zapatero. Ora per favore fai un pensierino anche alle corride.
http://www.lastampa.it/lazampa/girata.asp?ID_blog=164&ID_articolo=490&ID_sezione=339&sezione=News
PS: manco a dirlo, tra quelli che trovano la cosa ridicola c'è la Chiesa Cattolica, che persiste nella sua entusiasmante corsa contro il tempo, l'evoluzione e l'intelligenza.
PPS: Manco a dire neanche questo, la stampa italiana non ha dato particolare risalto a questa notizia, giudicandola secondaria, e trattandola - in più di un caso - con quella leggerezza a metà tra il tenero e l'ironico. Ve possino cecavve.
Monday, June 09, 2008
ZOOSPHERE!!!

Lo so che della seguente notizia potenzialmente, da 1 a 10, vi importa tra 0 e 0.5, però sono troppo imprisciato (che in tranese significa "copiosamente entusiasta ai limiti dell'eccesso di autocompiacimento"), e quindi ve la beccate lo stesso.
Oggi è uscito il mio primo disco: "Zoosphere - a musical encryptation of animal sounds", composto ed eseguito con Petri Kuljuntausta, che è uno dei più grandi compositori elettronici finlandesi (e nel sottogenere dei "soundscapes" è decisamente il più grande): per intenderci, è come giocare in doppio con John McEnroe.
Vi trascrivo le note di copertina, curate da Davide Colonnari:
***
Zoosphere – A musical encryption of animal sounds is the product of a twice-in-a-lifetime collaboration between "musicologicians" Petri Kuljuntausta and Dario Martinelli. We shall tell the story of their collaboration in chronological order, despite the order of the tracks in the present album. In 2003, Kuljuntausta invited Martinelli to perform an improvised live-electronics installation at Leena Kuumola Art Gallery in Helsinki. The idea was to combine the dense, polychromatic sound textures so masterfully created by Kuljuntausta with the various animal sounds that Martinelli has been tackling at an academic level, through his pioneering work in zoomusicology. No previous plan was made for this gig—the two simply met half an hour before the concert, plugged in their equipment, and started playing.
The result, which we hear virtually untouched in A Zoomusicological Essay (the second track of this album), is fresh, lively and colourful. It sets a here-and-now instinctive mood, blending the complex artificiality of Kuljuntausta's sounds with the straightforwardness of Martinelli's animal samples by cheerful nonchalance.
Less spontaneously Romantic and more on the side of Enlightened rationality is the duo's second effort, Do Not Feed The Artists (the first track of the album).
Composer Shinji Kanki, himself interested in animal-related music, commissioned
Martinelli to write a "zoomusicological suite" for the 2004-05 New Music Academy concert season at the Sibelius Academy. A perfect occasion for Martinelli to return the favour to his friend, so the invitation was soon extended to Kuljuntausta.
The two sat down months before the premiere (scheduled for 31st of March, 2005), and immediately set a major rule, in fact a conditio sine qua non, of this new work: this time, every tiny single sound employed in the piece should be an animal sound. Beyond this, the two musicians could do whatever they wanted with the samples, and indeed they did, even to the point of creating completely unrecognizable camouflages. The starting point, though, was always systematically, zoological. Kuljuntausta and Martinelli built a sheer Noah's Ark of sounds, possibly even more
dense than the previous piece, using dozens of animal species (from insects to big mammals), alternating soft quasi-melodic passages with industrial entropy, mechanical clockworks with a hint of irony. How not to read between the lines of the opening and closing phrases of the piece, so reminiscent of the little melody heard in Spielberg's Close Encounters of the Third Kind. Who are the aliens here, when a title like "Do not feed the – well – artists" is actually delivered?
The suite, performed as a tape-composition (featured on this album) plus live-improvisations, and repeated in Tartu at the Eclectica Avant Garde Festival the same year, was enriched by an elegantly zoomorphic choreography by Laura Pesonen, an additional bonus to a composition whose synaesthetic/multimedia intentions should be clear from the very start.
A final note, to serve as a disclaimer. Listeners who are handling this CD in the hope of finding some New Agey animal sound compilation aimed at relaxation and cosmic harmony will be profoundly disappointed. Zoosphere is an uncompromising work of experimentation, aimed to explore the richness and the potential of animal voices, with an approach that is by no means passive and contemplative, but rather inquisitive, intrusive and profoundly creative.
***
E, quest'estate, dovrebbe finalmente uscire "(R)esistere"... stay tuned!!!
Saturday, May 31, 2008
il valore dei biscotti
Notizia di qualche giorno fa:
***
Cane lancia allarme a salva padrona
Bergamo, la donna era caduta in casa
Provvidenziale possedere un cane, specie se intelligente e molto rumoroso. Ne sa qualcosa una signora di Bergamo. La donna, 80 anni, è caduta in casa e ha rischiato di rimanere ferma per giorni se non fosse stato per il suo bassotto di nome Tea. La cagnetta, avendo notato l'infortunio della padrona, ha richiamato l'attenzione dei vicini di casa abbaiando dalla finestra aperta in modo insistente. In pochi minuti sono stati chiamati i soccorsi.
La signora, 80 anni, si era infatti sentita male e, dopo essere caduta in soggiorno, non era più riuscita a rialzarsi. La bassotta Tea aveva già visto la stessa scena poche ore prima, quando c'erano ancora i familiari a soccorrere la padrona. Adesso che non c'era più nessuno ha deciso di far da sola. Si è affacciata al balcone della casa della centrale via Broseta e ha cominciato ad abbaiare forsennatamente.
Ad accorgersi di lei sono stati gli inquilini del palazzo di fronte, che hanno notato i movimenti del cane, che si spostava quasi apposta per far guardare all'interno della portafinestra socchiusa. I vicini hanno intravisto la signora a terra e hanno chiamato il 118. Per effettuare il soccorso sono dovuti intervenire anche i pompieri, che si sono arrampicati proprio sul balcone dove la cagnetta stava ancora abbaiando. Ora la donna sta bene, e per Tea ci sarà una doppia razione di biscottini.
***
Cioè, fatemi capire, Tea salva la vita alla vecchia, e tutto quello che ci si auspica per lei è una "doppia razione di biscottini"?
Ve la immaginate la stessa situazione con un essere umano al posto della cagnetta?
Ecco come potrebbe concludersi l'articolo:
"Ora la donna sta bene, e per la signora Tea ci saranno a cena quattro fette di taleggio anziché due. Giorgio Napolitano aveva pensato di farlo cavaliere, e i pompieri di dargli una medaglia al valore, ma giustamente il sindaco di Bergamo ha fatto notare che il taleggio è più che sufficiente. Anche la signora 80enne, salvata da Tea, si è trovata d'accordo con il primo cittadino, facendo notare che alla sua età si ha già un piede nella fossa, per cui il gesto di Tea non rappresenta esattamente un investimento a lungo termine sulla propria vita. Avesse avuto 40 anni, si poteva pensare di accompagnare il taleggio con la polenta taragna, ma date le circostanze va benissimo solo il taleggio".
Parafrasando una canzone dei miei amatissimi XTC, la strada verso il biocentrismo è lastricata di vetri rotti.
***
Cane lancia allarme a salva padrona
Bergamo, la donna era caduta in casa
Provvidenziale possedere un cane, specie se intelligente e molto rumoroso. Ne sa qualcosa una signora di Bergamo. La donna, 80 anni, è caduta in casa e ha rischiato di rimanere ferma per giorni se non fosse stato per il suo bassotto di nome Tea. La cagnetta, avendo notato l'infortunio della padrona, ha richiamato l'attenzione dei vicini di casa abbaiando dalla finestra aperta in modo insistente. In pochi minuti sono stati chiamati i soccorsi.
La signora, 80 anni, si era infatti sentita male e, dopo essere caduta in soggiorno, non era più riuscita a rialzarsi. La bassotta Tea aveva già visto la stessa scena poche ore prima, quando c'erano ancora i familiari a soccorrere la padrona. Adesso che non c'era più nessuno ha deciso di far da sola. Si è affacciata al balcone della casa della centrale via Broseta e ha cominciato ad abbaiare forsennatamente.
Ad accorgersi di lei sono stati gli inquilini del palazzo di fronte, che hanno notato i movimenti del cane, che si spostava quasi apposta per far guardare all'interno della portafinestra socchiusa. I vicini hanno intravisto la signora a terra e hanno chiamato il 118. Per effettuare il soccorso sono dovuti intervenire anche i pompieri, che si sono arrampicati proprio sul balcone dove la cagnetta stava ancora abbaiando. Ora la donna sta bene, e per Tea ci sarà una doppia razione di biscottini.
***
Cioè, fatemi capire, Tea salva la vita alla vecchia, e tutto quello che ci si auspica per lei è una "doppia razione di biscottini"?
Ve la immaginate la stessa situazione con un essere umano al posto della cagnetta?
Ecco come potrebbe concludersi l'articolo:
"Ora la donna sta bene, e per la signora Tea ci saranno a cena quattro fette di taleggio anziché due. Giorgio Napolitano aveva pensato di farlo cavaliere, e i pompieri di dargli una medaglia al valore, ma giustamente il sindaco di Bergamo ha fatto notare che il taleggio è più che sufficiente. Anche la signora 80enne, salvata da Tea, si è trovata d'accordo con il primo cittadino, facendo notare che alla sua età si ha già un piede nella fossa, per cui il gesto di Tea non rappresenta esattamente un investimento a lungo termine sulla propria vita. Avesse avuto 40 anni, si poteva pensare di accompagnare il taleggio con la polenta taragna, ma date le circostanze va benissimo solo il taleggio".
Parafrasando una canzone dei miei amatissimi XTC, la strada verso il biocentrismo è lastricata di vetri rotti.
Friday, May 02, 2008
Nessuna meraviglia (di Gino Stefani)
Sempre con l'intento di metabolizzare la rabbia post-elettorale, vorrei mettervi a parte di un messaggio scritto da uno dei miei maestri. Gino Stefani e' stato il mio primo importante mentore, ai tempi dell'Universita' di Bologna. E' musicologo e semiologo, come me ora, e da lui ho imparato tantissime cose, a cominciare dall'idea di fare ricerca accademica mantenendo sempre viva l'attenzione verso questioni etiche e sociali. Ha scritto di pacifismo, integrazione sociale, handicap e tante altre cose, sempre rimanendo musicologo e semiologo. Dopo le elezioni ha spedito a me e ad altri amici questo messaggio, che trascrivo molto volentieri su questo blog:
***
Nessuna meraviglia…
che in queste elezioni abbia prevalso il partito e l’interesse dei ‘due terzi’ della popolazione, i benestanti, che vivono ed esprimono il paradigma dell’avere.
In questo paradigma, il valore primario è appunto l’avere, ossia il proprio personale interesse economico. Nel suo nome, un governo che cerca giustamente di far pagare le tasse viene presentato come un ladro, che cerca di “mettere le mani nelle tasche dei cittadini”, ovviamente i cittadini che nelle tasche hanno soldi.
Un secondo valore è la sicurezza, che qui vuol dire anzitutto difesa dallo straniero, l’immigrato, e questo specialmente nel ricco Nord. Sicurezza che si allea con la stabilità, valore primario per il mondo delle Borse.
E poi c’è la cosiddetta libertà. Chi parla di ‘libertà’, nell’attuale contesto politico? Non certo il ‘terzo’ sotto la soglia della povertà, i disoccupati, chi stenta ad arrivare a fine mese, gli handicappati e le loro famiglie; ben altre sono le loro aspirazioni e richieste; per loro ‘libertà’ è, semmai, ‘partecipazione’, come diceva una nota canzone. Chi parla di libertà sono, certamente, i carcerati; ma poi anche chi è a rischio di carcere, e si difende dalla giustizia; e finalmente chi vuole, insomma, mano libera per farsi i suoi affari senza intralci dalle istituzioni, anzi possibilmente con il loro aiuto.
Ma una certa amarezza…
nel vedere, in queste elezioni, così scarsamente rappresentati i valori e diritti umani della solidarietà, della difesa degli ultimi, dell’ecologia, della dignità dell’uomo e del suo lavoro. Valori alla base del progetto “Fermare la disumanizzazione” che abbiamo proposto nell’ultimo Convegno nazionale della Globalità dei Linguaggi.
Amarezza nel pensare che molti, forse, che pure condividono il nostro paradigma non hanno avuto la necessaria “coscienza accesa” per affermarli - in una battaglia, certo, oggi già perduta in partenza - come testimoni e portatori di un messaggio di fede e speranza in un futuro più umanizzato.
***
Nessuna meraviglia…
che in queste elezioni abbia prevalso il partito e l’interesse dei ‘due terzi’ della popolazione, i benestanti, che vivono ed esprimono il paradigma dell’avere.
In questo paradigma, il valore primario è appunto l’avere, ossia il proprio personale interesse economico. Nel suo nome, un governo che cerca giustamente di far pagare le tasse viene presentato come un ladro, che cerca di “mettere le mani nelle tasche dei cittadini”, ovviamente i cittadini che nelle tasche hanno soldi.
Un secondo valore è la sicurezza, che qui vuol dire anzitutto difesa dallo straniero, l’immigrato, e questo specialmente nel ricco Nord. Sicurezza che si allea con la stabilità, valore primario per il mondo delle Borse.
E poi c’è la cosiddetta libertà. Chi parla di ‘libertà’, nell’attuale contesto politico? Non certo il ‘terzo’ sotto la soglia della povertà, i disoccupati, chi stenta ad arrivare a fine mese, gli handicappati e le loro famiglie; ben altre sono le loro aspirazioni e richieste; per loro ‘libertà’ è, semmai, ‘partecipazione’, come diceva una nota canzone. Chi parla di libertà sono, certamente, i carcerati; ma poi anche chi è a rischio di carcere, e si difende dalla giustizia; e finalmente chi vuole, insomma, mano libera per farsi i suoi affari senza intralci dalle istituzioni, anzi possibilmente con il loro aiuto.
Ma una certa amarezza…
nel vedere, in queste elezioni, così scarsamente rappresentati i valori e diritti umani della solidarietà, della difesa degli ultimi, dell’ecologia, della dignità dell’uomo e del suo lavoro. Valori alla base del progetto “Fermare la disumanizzazione” che abbiamo proposto nell’ultimo Convegno nazionale della Globalità dei Linguaggi.
Amarezza nel pensare che molti, forse, che pure condividono il nostro paradigma non hanno avuto la necessaria “coscienza accesa” per affermarli - in una battaglia, certo, oggi già perduta in partenza - come testimoni e portatori di un messaggio di fede e speranza in un futuro più umanizzato.
Tuesday, April 15, 2008
berluscofili, berlusconidi e berluscogeni
Che siamo un popolo di imbecilli non c'è dubbio, non c'è mai stato e mai ci sarà. Però ci sono tanti modi di essere imbecilli: si può non pensare di esserlo, o pensare di non esserlo, per esempio, e la differenza non è affatto sottile.
Ma soprattutto ci sono tre specie di imbecilli italiani: i berluscofili, i berlusconidi e i berluscogeni. Tutti votano Berlusconi, e sommati fanno il 99,9% degli italiani. Certo, alcuni tecnicamente non lo votano, nel senso che la crocetta il giorno delle elezioni la mettono altrove, ma non cambia niente. Lo votano lo stesso, tutti i giorni, con costanza e metodo.
Cominciamo dai berluscofili. Sono quelli che amano Berlusconi, e dunque lo votano anche con la crocetta, sebbene in genere, a domanda specifica, facciano i vaghi e non lo ammettano, perchè un senso recondito e incolto di pudore ce l'hanno, da qualche parte del loro unico e depresso neurone. I berluscofili sono persone che "non pensano di essere imbecilli", nel senso che proprio non lo sanno. Vivono in un loro mondo semi-analfabeta che li nutre di prodotti, mediatici e non, del Berlusconismo: ammirano Berlusconi perchè non sono come lui, ma lo vorrebbero tanto. Per loro Berlusconi è carismatico, simpatico, capiscono le sue battute, solidarizzano con le sue manie di persecuzione, sono in sintonia con la sua volgarità.
Ci sono poi i Berlusconidi. Anch'essi amano Berlusconi, e quasi tutti gli assegnano la fatidica crocetta. Vanno piuttosto fieri della loro stima al mafioso piduista: sono quelli che all'inizio di quest'incubo, 14 anni fa, dissero "finalmente un imprenditore alla guida del paese". Amano Berlusconi perché sono come lui: furbi, mercanti NEL tempio, evasori fiscali, disonesti, sleali e volgari. Sono imbecilli e "pensano di non esserlo", nel senso che credono attivamente di essere in gamba. Si nutrono anch'essi dei prodotti del berlusconismo, ma in più contribuiscono alla loro ideazione, finalizzazione e soprattutto vendita.
Infine ci siamo noi altri, i Berluscogeni. Quelli che pensano di non aver votato Berlusconi, quando invece tutto quello che hanno fatto è stato mettere la crocetta altrove. Per i restanti giorni dell'anno, invece, i Berluscogeni non solo hanno votato il mafioso piduista, ma hanno diligentemente contribuito alla creazione di Berluscofili e Berlusconidi, spesso diventandolo essi stessi. Mi ci metto anch'io, ma - e lo voglio dire chiaro e tondo - mi sento molto meno colpevole della stragrande maggioranza delle persone che conosco (le eccezioni sanno già di esserlo, quindi è inutile nominarle).
Chi sono i Berluscogeni ve lo spiego con il mio personale omaggio a un'eccezione, Giorgio Gaber. Uno dello 0.01%. Il titolo è "Qualcuno è Berluscogeno":
Qualcuno è Berluscogeno perché crede che tutto quello che deve fare per sconfiggere Berlusconi è non votarlo alle elezioni.
Qualcuno è Berluscogeno perché invece di essere operativo, si parla addosso. Parla, chiacchiera, polemizza, argomenta, ciarla, ipotizza. Quanto siamo bravi a parlare. Fatti zero, ma quante belle parole. E questo blog ne è un esempio.
Qualcuno è Berluscogeno perché si fa rincoglionire dal calcio. Io per primo. La prima azione del nuovo governo Berlusconi sapete quale sarà? Comprare Ronaldinho. Coi nostri soldi. Mortacci sua, fosse almeno presidente della Juve.
Qualcuno, tutti noi, siamo Berluscogeni perché siamo tutti, tutti, malati di egocentrismo e narcisismo.
Qualcuno è Berluscogeno perché fa il provinciale cronico, e tutte le sante volte che vado in Italia mi fa le solite domande da paesano: ma fa freddo lì? Ma è vero che ci sono 6 mesi di giorno e 6 mesi di notte? Che palle!I provinciali sono il miglior pubblico dei leader populisti. O non lo sapevamo?Ce lo vogliamo fare un embrione di viaggio all'estero, andare a vedercele le cose, de-esoticizzarci. Così giacché ci siemo ci facciamo un'idea di quanto siamo ridicolizzati all'estero per aver votato Berlusconi.
Qualcuno è Berluscogeno perché, sempre con la scusa del provincialismo, giustifica il suo italico lassismo con la frase "eh... ma lì è tutta un'altra mentalità". E chi cavolo ce la deve cambiare questa mentalità? Una delegazione di finlandesi svedesi e norvegesi? Sveglia!!!
Qualcuno è Berluscogeno perché è fermo al Medio Evo. Pensa che la resistenza consista nel rimpiangere il passato e le tradizioni. Si è trasformato nella peggior specie di conservatore-reazionario. Non capisce niente di quello che sta succedendo oggi: fa il fighetto con lo slow-food e l'alternativo con la pizzica tarantata, e il progresso lo sta lasciando nelle mani dei fascisti. Complimenti!
Qualcuno è Berluscogeno perché la massima espressione della nuova generazione è indossare i pantaloni a mezzo culo. Ragazzi e ragazze, siete pie-to-si. Non leggete, non guardate, non capite. Tutto il vostro mondo è fatto di sms, feste che cominciano all'una di notte, ignoranza orgogliosa, disimpegno ostentato, canne e alcool. E nuovi amici. Sempre nuovi, tutto nuovo. siti, comunità, chat: tutto organizzato per non frequentare la stessa persona per più di 5 minuti, di fatto non siete capaci di mettere a fuoco una qualunque cosa per più di 5 minuti. Sapete quando si è giustificati ad essere così? A due anni! E' allora che le capacità attentive non ti consentono di concentrarti più di tanto. E due anni è la vostra età mentale. Pie-to-si!
Qualcuno è Berluscogeno perché non rispetta la privacy, è pettegolo, guardone, e la sua vita si riduce a farsi i fatti altrui. La De Filippi siamo noi, il Grande Fratello è fratello nostro!
Qualcuno è Berluscogeno perché dice "arrivo fra 5 minuti" e arriva dopo un'ora, o perché dice "ti faccio sapere" e poi scompare. E qualcun altro è Berluscogeno in questo preciso momento se pensa che sto esagerando. La verità è che se non siamo capaci di essere coerenti con quello che diciamo per faccende così insignificanti, figuriamoci per le faccende importanti. I nostri "arrivo tra 5 minuti" e "ti faccio sapere" sono il nostro allenamento quotidiano alla disonestà.
Qualcuno è Berluscogeno perché, sempre con il suo proverbiale provincialismo, si sorprende nell'apprendere che in Finlandia certe strutture pubbliche non sono predisposte contro furti e truffe, e la prima fottuta cosa che dice non è "che bello!", ma "scusa, ma allora uno può rubare quanto vuole, qui". Siamo Berlusconidi dentro!!!
Qualcuno è Berluscogeno perché ha trasformato la sua anti-cultura in cult. Le tette della Fenech, le parolacce di Lino Banfi e le scoregge di Alvaro Vitali: un tempo erano piccole debolezze che ciascuno si teneva per sè. Ora ci facciamo le "retrospettive". Qui fanno le retrospettive su Bergman, Godard e Kazan. Lì le facciamo su Bombolo. E se non ci sono le retrospettive, pazienza: ci sono sempre i fratelli Vanzina con le tette della Silvstedt, le parolacce di Christian De Sica e le scoregge di Massimo Boldi.
Qualcuno è Berluscogeno perché legge Maxim e Berluscogena perché legge Cosmopolitan.
Qualcuno è Berluscogeno perché adesso è riuscito anche a far sparire pacifisti ed ecologisti dal parlamento.
Berlusconi non è un uomo, è uno stile di vita, un modo di essere. E quel modo di essere ce lo abbiamo ben bene radicato nei nostri geni. Crocetta o meno.
Via così, allora: altri 5 anni di sistematica distruzione delle istituzioni, della cultura, della natura e dell'economia. Voi a guardare e io a guardarvi da quassù. Tutti insieme a parlare e parlarci addosso.
E la rivoluzione? Fra 5 minuti. Ti faccio sapere. Guarda: ti chiamo io tra massimo mezz'ora.
Ma soprattutto ci sono tre specie di imbecilli italiani: i berluscofili, i berlusconidi e i berluscogeni. Tutti votano Berlusconi, e sommati fanno il 99,9% degli italiani. Certo, alcuni tecnicamente non lo votano, nel senso che la crocetta il giorno delle elezioni la mettono altrove, ma non cambia niente. Lo votano lo stesso, tutti i giorni, con costanza e metodo.
Cominciamo dai berluscofili. Sono quelli che amano Berlusconi, e dunque lo votano anche con la crocetta, sebbene in genere, a domanda specifica, facciano i vaghi e non lo ammettano, perchè un senso recondito e incolto di pudore ce l'hanno, da qualche parte del loro unico e depresso neurone. I berluscofili sono persone che "non pensano di essere imbecilli", nel senso che proprio non lo sanno. Vivono in un loro mondo semi-analfabeta che li nutre di prodotti, mediatici e non, del Berlusconismo: ammirano Berlusconi perchè non sono come lui, ma lo vorrebbero tanto. Per loro Berlusconi è carismatico, simpatico, capiscono le sue battute, solidarizzano con le sue manie di persecuzione, sono in sintonia con la sua volgarità.
Ci sono poi i Berlusconidi. Anch'essi amano Berlusconi, e quasi tutti gli assegnano la fatidica crocetta. Vanno piuttosto fieri della loro stima al mafioso piduista: sono quelli che all'inizio di quest'incubo, 14 anni fa, dissero "finalmente un imprenditore alla guida del paese". Amano Berlusconi perché sono come lui: furbi, mercanti NEL tempio, evasori fiscali, disonesti, sleali e volgari. Sono imbecilli e "pensano di non esserlo", nel senso che credono attivamente di essere in gamba. Si nutrono anch'essi dei prodotti del berlusconismo, ma in più contribuiscono alla loro ideazione, finalizzazione e soprattutto vendita.
Infine ci siamo noi altri, i Berluscogeni. Quelli che pensano di non aver votato Berlusconi, quando invece tutto quello che hanno fatto è stato mettere la crocetta altrove. Per i restanti giorni dell'anno, invece, i Berluscogeni non solo hanno votato il mafioso piduista, ma hanno diligentemente contribuito alla creazione di Berluscofili e Berlusconidi, spesso diventandolo essi stessi. Mi ci metto anch'io, ma - e lo voglio dire chiaro e tondo - mi sento molto meno colpevole della stragrande maggioranza delle persone che conosco (le eccezioni sanno già di esserlo, quindi è inutile nominarle).
Chi sono i Berluscogeni ve lo spiego con il mio personale omaggio a un'eccezione, Giorgio Gaber. Uno dello 0.01%. Il titolo è "Qualcuno è Berluscogeno":
Qualcuno è Berluscogeno perché crede che tutto quello che deve fare per sconfiggere Berlusconi è non votarlo alle elezioni.
Qualcuno è Berluscogeno perché invece di essere operativo, si parla addosso. Parla, chiacchiera, polemizza, argomenta, ciarla, ipotizza. Quanto siamo bravi a parlare. Fatti zero, ma quante belle parole. E questo blog ne è un esempio.
Qualcuno è Berluscogeno perché si fa rincoglionire dal calcio. Io per primo. La prima azione del nuovo governo Berlusconi sapete quale sarà? Comprare Ronaldinho. Coi nostri soldi. Mortacci sua, fosse almeno presidente della Juve.
Qualcuno, tutti noi, siamo Berluscogeni perché siamo tutti, tutti, malati di egocentrismo e narcisismo.
Qualcuno è Berluscogeno perché fa il provinciale cronico, e tutte le sante volte che vado in Italia mi fa le solite domande da paesano: ma fa freddo lì? Ma è vero che ci sono 6 mesi di giorno e 6 mesi di notte? Che palle!I provinciali sono il miglior pubblico dei leader populisti. O non lo sapevamo?Ce lo vogliamo fare un embrione di viaggio all'estero, andare a vedercele le cose, de-esoticizzarci. Così giacché ci siemo ci facciamo un'idea di quanto siamo ridicolizzati all'estero per aver votato Berlusconi.
Qualcuno è Berluscogeno perché, sempre con la scusa del provincialismo, giustifica il suo italico lassismo con la frase "eh... ma lì è tutta un'altra mentalità". E chi cavolo ce la deve cambiare questa mentalità? Una delegazione di finlandesi svedesi e norvegesi? Sveglia!!!
Qualcuno è Berluscogeno perché è fermo al Medio Evo. Pensa che la resistenza consista nel rimpiangere il passato e le tradizioni. Si è trasformato nella peggior specie di conservatore-reazionario. Non capisce niente di quello che sta succedendo oggi: fa il fighetto con lo slow-food e l'alternativo con la pizzica tarantata, e il progresso lo sta lasciando nelle mani dei fascisti. Complimenti!
Qualcuno è Berluscogeno perché la massima espressione della nuova generazione è indossare i pantaloni a mezzo culo. Ragazzi e ragazze, siete pie-to-si. Non leggete, non guardate, non capite. Tutto il vostro mondo è fatto di sms, feste che cominciano all'una di notte, ignoranza orgogliosa, disimpegno ostentato, canne e alcool. E nuovi amici. Sempre nuovi, tutto nuovo. siti, comunità, chat: tutto organizzato per non frequentare la stessa persona per più di 5 minuti, di fatto non siete capaci di mettere a fuoco una qualunque cosa per più di 5 minuti. Sapete quando si è giustificati ad essere così? A due anni! E' allora che le capacità attentive non ti consentono di concentrarti più di tanto. E due anni è la vostra età mentale. Pie-to-si!
Qualcuno è Berluscogeno perché non rispetta la privacy, è pettegolo, guardone, e la sua vita si riduce a farsi i fatti altrui. La De Filippi siamo noi, il Grande Fratello è fratello nostro!
Qualcuno è Berluscogeno perché dice "arrivo fra 5 minuti" e arriva dopo un'ora, o perché dice "ti faccio sapere" e poi scompare. E qualcun altro è Berluscogeno in questo preciso momento se pensa che sto esagerando. La verità è che se non siamo capaci di essere coerenti con quello che diciamo per faccende così insignificanti, figuriamoci per le faccende importanti. I nostri "arrivo tra 5 minuti" e "ti faccio sapere" sono il nostro allenamento quotidiano alla disonestà.
Qualcuno è Berluscogeno perché, sempre con il suo proverbiale provincialismo, si sorprende nell'apprendere che in Finlandia certe strutture pubbliche non sono predisposte contro furti e truffe, e la prima fottuta cosa che dice non è "che bello!", ma "scusa, ma allora uno può rubare quanto vuole, qui". Siamo Berlusconidi dentro!!!
Qualcuno è Berluscogeno perché ha trasformato la sua anti-cultura in cult. Le tette della Fenech, le parolacce di Lino Banfi e le scoregge di Alvaro Vitali: un tempo erano piccole debolezze che ciascuno si teneva per sè. Ora ci facciamo le "retrospettive". Qui fanno le retrospettive su Bergman, Godard e Kazan. Lì le facciamo su Bombolo. E se non ci sono le retrospettive, pazienza: ci sono sempre i fratelli Vanzina con le tette della Silvstedt, le parolacce di Christian De Sica e le scoregge di Massimo Boldi.
Qualcuno è Berluscogeno perché legge Maxim e Berluscogena perché legge Cosmopolitan.
Qualcuno è Berluscogeno perché adesso è riuscito anche a far sparire pacifisti ed ecologisti dal parlamento.
Berlusconi non è un uomo, è uno stile di vita, un modo di essere. E quel modo di essere ce lo abbiamo ben bene radicato nei nostri geni. Crocetta o meno.
Via così, allora: altri 5 anni di sistematica distruzione delle istituzioni, della cultura, della natura e dell'economia. Voi a guardare e io a guardarvi da quassù. Tutti insieme a parlare e parlarci addosso.
E la rivoluzione? Fra 5 minuti. Ti faccio sapere. Guarda: ti chiamo io tra massimo mezz'ora.
Thursday, April 03, 2008
l'abbuffata di punti interrogativi? Prima o poi doveva succedere!
Eh! Eh! Eh!
Lo sapevo... lo sapevo!!!
Su http://www.sportmediaset.it/calcio/articoli/articolo9305.shtml c'è un'intervista al centrale juventino Giorgio Chiellini, che dichiara di credere ancora allo scudetto. Titolo del servizio:
"Il titolo? Aspettatevi sorprese?"
Doveva essere: "Il titolo? Aspettatevi sorprese!" Col punto esclamativo. I babbei sono tanto fissati con le domande retoriche che ormai trasformano in domande anche le affermazioni.
Che avrà voluto dire Chiellini "domandandoci" se aspettarci sorprese o no?
Uah! Ah! Ah!
Lo sapevo... lo sapevo!!!
Su http://www.sportmediaset.it/calcio/articoli/articolo9305.shtml c'è un'intervista al centrale juventino Giorgio Chiellini, che dichiara di credere ancora allo scudetto. Titolo del servizio:
"Il titolo? Aspettatevi sorprese?"
Doveva essere: "Il titolo? Aspettatevi sorprese!" Col punto esclamativo. I babbei sono tanto fissati con le domande retoriche che ormai trasformano in domande anche le affermazioni.
Che avrà voluto dire Chiellini "domandandoci" se aspettarci sorprese o no?
Uah! Ah! Ah!
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