Saturday, September 05, 2009

Lavori forzati a Helsinki

Lo trovate anche sulla Rondine (http://www.larondine.fi/index.php?option=com_content&task=view&id=562&Itemid=1), ma nel caso eccolo anche qui:

Giuro che ho fatto di tutto per resistere alla tentazione di scrivere queste righe. È dall’inizio di Giugno che ci penso (dall’inizio di ogni Giugno), ed ogni volta mi dico che quello che succede è cosa buona e giusta. Ma, abbiate pazienza, è il ventisettesimo giorno consecutivo che vengo svegliato alle sette dal martello pneumatico, e in un modo o nell’altro me devo sfogà.

Scrivo dunque per esasperazione, disperazione, e per Dumasiano e (vedrete) sanissimo desiderio di vendetta.

Andiamo per ordine: l’estate finlandese si tinge ogni anno di giallorosso!

Una metafora per descrivere le belle giornate?

Totti è stato acquistato a parametro zero dall’HJK?

Niente di tutto questo.

Rosso e giallo sono i colori ufficiali dei lavori in corso. “Lavori in corso”: espressione che descrive l’impossibilità di circolare e dormire serenamente a Helsinki. Il fenomeno è rappresentato dal numero impressionante (superiore di gran lunga a quello della popolazione finlandese) di paletti a strisce fosforescenti rosse e gialle che ogni estate vediamo distribuiti con democratica generosità nei punti più affollati e più deserti, più remoti e più vicini, della capitale.

I paletti sono tutti della stessa marca, la K.D. di Vantaa. La sigla sta per “Katso Di” ed è la punta d’iceberg di un giro d’affari sterminato. La K.D. è infatti la stessa azienda che produce, oltre ai paletti (“Katso Di paletti!” è infatti la nostra frase più ricorrente: vi siete mai chiesti perché?), anche i semafori (“K.D. rosso!” come esclamiamo dinnanzi ai rossi più lunghi dell’universo), quasi tutta la distribuzione alimentare dei supermercati (“K.D. prezzi!”), ed altro ancora (vedremo nel corso del testo).

Una divisione dell’azienda, la K.A.D. (Katso Avranno Da), è poi quella che si occupa dell’assunzione e della distribuzione dei compiti del personale dei lavori (“K.A.D. scavare tutto il giorno!?”, “K.A.D. trapanare alle sette di mattina!?”, e così via).

Tornando ai KD paletti, essi sono di almeno tre tipi: fallico-cilindrici per delimitare il territorio di conquista, fallico-conici per segnare il percorso a gimcana, e spatolo-rettangolari per ornamenti. L’apparizione dei KD paletti, approssimativamente ogni 25 metri in qualunque angolo di Helsinki voi abbiate la cura di abitare, lavorare, o passare per caso, annuncia inequivocabilmente l’inizio della bella stagione, e l’invito - chiaro e forte - ad abbandonare la città per i successivi quattro mesi (capito perché se ne vanno tutti al Kesämökki?).

Se scegliete di restare, perché magari Helsinki è, come è, una stupenda città da vivere in estate, con l’Helsinki Festival e tutto il resto, allora kaksi vostri. Sappiate che la vostra estate sarà caratterizzata da strategia di deprivazione del sonno, sessioni di trekking e free-climbing in pieno centro, e sistematica simulazione di Grand Theft se guidate.

Si va per gradi.

L’inizio, come dicevamo, è alle luterane sette del mattino con i martelli pneumatici e le scavatrici, e con qualunque cosa faccia un rumore della madonna. È alle sette, e non alle otto, perché alle otto il sindacato prevede un’ora di riposo per gli stanchi lavoratori che sono all’opera già dalle sette. Il motivo per cui non li fanno cominciare direttamente alle otto, dandogli e dandoci semplicemente un’ora di sonno in più, mi è ancora ignoto, ma ho le mie teorie e ve le esporrò in seguito. Le raffiche possono arrivare sia dalla strada (il cosiddetto “remontti bastardo”), sia dal tuo palazzo (“remontti bastardissimo”) e sia infine dal tuo stesso appartamento (“remontti bastardissimo con lode”) previo decisione non tua, ma dell’amministrazione e degli inquilini, che ti mettono sempre in minoranza quando si tratta di installare degli infissi o rinnovare qualunque KD infrastruttura. “In” (infissi, infrastrutture, interni) è una particella-chiave, perché la filosofia del remontti non è mai estetico-superficiale. No: bisogna scavare, perforare, penetrare, raschiar via, trapanare, setacciare, intrufolarsi, bucare, grattevincere. Tutto ciò per cui servano trapani, martelli pneumatici e mitragliatrici. Tutto questo, più i paletti, lo lascio interpretare ai più freudiani tra i lettori. A me sembra tutto chiaro.

Tant’è. Alle sette e zerocinque hai gli occhi sbarrati, un istinto più omicida dell’alito, e un totale abbandono dei freni inibitori alle bestemmie.

Esci di casa con due occhiaie tipo Ispettore Derrick, e d’ora in poi funziona come nei diagrammi di flusso: IF-THEN, se-allora. SE opti per il trasporto pubblico ALLORA hai di fronte due opzioni: quella crudele e quella molto crudele. La crudele consiste nello scoprire che la tua solita fermata d’autobus è scomparsa. O meglio, ci sarebbe ancora, ma un ermo colle di terriccio esclude il guardo dall’ultimo orizzonte, fermata compresa. Il percorso del bus è stato deviato e devi metterti alla ricerca della fermata provvisoria (anche questa fabbricata dalla K.D.).

L’opzione molto crudele è invece quella, subdola e meschina, che vede la tua fermata integra e invitante come Scarlett Johansson, ma - stranamente - nessuno che aspetta l’autobus. Mah. Sarà l’ora: dopotutto sono ancora le 7 e mezza, e la gente giustamente starà dormendo. Con i timpani foderati di kriptonite, ma starà dormendo. Ti metti ad aspettare l’autobus. Dieci minuti, venti, trenta (KD orari estivi). A quarantacinque sei assalito da un sospetto shakespeariano, ma l’apparizione di un M’Briako* che si mette come te ad aspettare l’autobus ti tranquillizza.

Per i successivi venti minuti.

Poi è di nuovo Amleto.

Dopo un’ora e cinque di attesa, hai capito la tragica verità: l’opzione molto crudele consiste semplicemente nell’applicare l’opzione crudele ALTROVE. Il KD percorso dell’autobus è stato deviato a partire da un’ALTRA dannatissima parte, in modo tale che due o tre fermate vengano soppresse, e tra queste - invariabilmente - la tua.

Va bene, manteniamo la calma.

Del resto sono ancora le 8 e 35 e ho tutta la giornata davanti a me.

Prendiamo la macchina.

SE prendi la macchina, ALLORA cominci a giocare a Grand Theft. Tanto per cominciare, la regola aurea: NON PORTARTI APPRESSO IL NAVIGATORE SATELLITARE. La KD voce femminile (visto che azienda enorme?) ti tempesterà di “Recalculating!” ogni minuto e mezzo, perché giustamente il satellite non fa in tempo a prendere nota di tutte le deviazioni di percorso che l’amministrazione comunale riesce a organizzare su base quotidiana. La KAD, in questo caso, assume a tappeto tutti i campioni nazionali e internazionali di SimCity, li imbottisce di Koskenkorva, e poi li mette al lavoro: si spiega solo così come mai lunedì è chiusa la corsia destra, martedì quella centrale, mercoledì quella sinistra, giovedì di nuovo la destra, venerdì la sinistra e la centrale, sabato la destra e la sinistra, domenica tutte e tre. I segnali di deviazione (una o due frecce ritte, e due o una ammosciate: siamo sempre dalle parti di Freud) hanno ormai imparato a spostarsi da soli: non si pongono più domande, guardano dov’è la buca e si spostano di conseguenza.

Esci dal posto-macchina (l’unico gratis che ti toccherà per l’intera giornata), e ti dirigi verso l’uscita del parcheggio.

Illuso.

L’uscita del parcheggio è bloccata dai KD paletti, alcune transenne, una scavatrice più grossa di Gundam, e una voragine dalla quale si intravede l’ottavo cerchio con i ruffiani e i seduttori.

Si esce dall’altra parte.

A questo punto, per andare in centro dovresti andare a destra.

Fidati, vai a sinistra e fai il giro. Sai già il perché.

Ma esattamente, perché non la smetto di comprare libri e non mi faccio finalmente l’elicottero?
Cerchi l’imbocco della superstrada. Il primo puoi dare per scontato sia bloccato, il secondo pure (ma fai un tentativo, si sa mai si sono distratti un attimo), il terzo ha la corsia ridotta ma ci puoi passare.

Mentre ti dirigi in centro, il paesaggio che ti si presenta attorno è post-atomico. Cantieroni, cantieri e canterini si alternano armonicamente, tutti circondati di decorazioni giallorosse, che forse forse Totti, almeno in prestito per sei mesi, ci arriva veramente.

I cantierini ce li avete presente, no? Sono quelli, taaanto teneri, di due metri per uno, con tre KD paletti che circondano… niente. Che ci staranno a fare lì? Mistero della fede. Ho due ipotesi: sono fatti installare dai bambini secondo un preciso programma didattico delle scuole, oppure, temo, servono pavlovianamente a mantenere alto il livello di terrore.

Cantieroni e cantieri, invece, differiscono solo per ampiezza, altitudine (dei colli di terriccio), numero di Gundam, e decorazioni. Queste ultime importantissime. Non ho mai visto così tanti e diversi modi di circondare un cantiere. Paletti dei sopraccitati tre tipi, transenne grigie, transenne gialle, transenne bianche New Romantic con applicazioni giallorosse, banderuole, corde, nastri, pannelli in legno, pannelli in metallo, lenzuola, teli, cataste di attrezzi, cataste di tubi, segnali di ogni genere, luci lampeggianti. Signori, non abbiamo capito niente: questa è arte contemporanea!

Mentre ti dirigi in centro, ti accorgi di avere dolore ai muscoli della mano destra. No, non sei tornato adolescente: il dolore è dovuto al fatto che la mano è perennemente attiva sul cambio. Imbocchi la superstrada (70 km/h): seconda, poi terza. Un secondo di quarta e poi 30 Km/h, lavori in corso, terza, 20 Km/h sul sito dei lavori, poi di nuovo 70 (e terza, quarta, fugacissima quinta sulla variante Raikkonen), e oplà, 30, poi 20, poi KD rosso. 15 minuti dopo scatta il verde, seconda, terza, seconda (lavori in corso), terza, KD rosso, prima. Altri 15 minuti. Insomma, arrivi a destinazione che ti sembra di aver portato Federer al quinto set.

Sei finalmente in centro. Rimani fermo un turno in banca a chiedere un mutuo perché successivamente dovrai pagare il parcheggio, poi prosegui per le vie più note. Le installazioni del centro città, oltre al solito problema estetico (ma qualcuno di voi si ricorda a quando risale l’ultima Mannerheimintie o Aleksanterinkatu estive senza lavori corso? Io sto qui da 10 anni e non mi è ancora capitato), vanno anche ad infierire su una condizione urbanistica che chiunque abbia il masochismo di possedere una macchina a Helsinki conosce già a menadito.

La mappa automobilistica del centro città è stata infatti disegnata dallo stesso criminale che ha stabilito la numerazione civica degli edifici: un abituale consumatore di LSD, appassionato di enigmistica e ispiratosi al Guernica di Picasso. Chi guida a Helsinki, infatti, sa benissimo che se tra un chilometro ha bisogno di girare a sinistra, farà bene a svoltare adesso che è possibile, perché se perde questa occasione, la prossima gli si ripresenterà a Etelä-Haaga. Ho sempre avuto il sospetto che qualcuno abbia fabbricato per errore un numero eccessivo di cartelli di divieto d’accesso e (soprattutto) di maledettissimi divieti di svolta a sinistra. Allora, per non sprecarli (mai sia, nel paese in cui se ti avanza anche mezza porzione di riso lesso al ristorante, te la fai impacchettare), è stato deciso di piazzarli a random per le vie del centro, anche laddove ci sarebbe spazio e comodità di svolta a sinistra non solo per un’auto ma anche per l’Enterprise.

A questo andrebbero aggiunti anche il già citato prezzo dei parcheggi, che in genere ti fa rimpiangere di non aver chiamato un Taxi (da Tallin: tariffa intera, traghetto e benzina costeranno meno della sola chiamata a un taxi finnico. ‘Tacci loro: ti accomodi nella vettura e c’è già scritto 7 euro. 7 euro per cosa, Risto santo? Per essermi seduto???), e il paradosso che, alla fine, di posti per parcheggiare non ce ne sono neanche tanti (Helsinki dev'essere piena di miliardari).

Hai finalmente parcheggiato la macchina.

Se guidare è come giocare a Grand Theft, passeggiare ti fa sentire più Lara Croft. Vorresti passare da un certo negozio ma ti accorgi che l’edificio è incellofanato come un kurkku. Un caso di remontti bastardissimo. Prosegui verso Akatemian Kirjakauppa (ancora una volta rimandi l’elicottero): c’è la galleria in legno, a ostacoli, con segnaletica interna. È buona perché fa cento punti se esci vivo. Terminata la galleria, salti perché c’è la duna in terriccio e atterri in una specie di orticello con i paletti al posto delle patate. Fai zig-zag su quattro KD fallico-conici e finalmente sei in libreria.

Ti passa subito la voglia perché stanno facendo il remontti dei libri, che consiste nell’ammucchiare tutti i libri di “Psicologia” e spostarli in “Erotismo”, prendere tutti quelli di “Erotismo” e spostarli in “Infanzia”, e così via fino a completare il giro in “Letteratura”. Alla fine, quelli che avanzano finiscono all’entrata con i cartelli ALE, che è una contrazione di “A-LEtteratura non c’era più spazio”. Uno degli effetti collaterali di queste campagne di ricollocamento è che quando porti tuo figlio/nipote/figlioccio a comprare un libro di storie per bambini, al posto del Moominpappa ti trovi le Moominpoppe della Anderson.

Via, via, vieni via di qui.

Dove si può stare tranquilli, lontani dai remontti, senza dover ricorrere al suicidio civile del Kesämökki? Il lavoro, l’unica è il lavoro. Andiamo in dipartimento, del resto in estate è una pacchia lavorare perché non c’è un collega nel raggio di un chilometro.

Via, allora, verso il reale paradiso senza naapuri. Passi dal parcheggio, ti spegni gli altri duecento euro che avevi chiesto in banca, e sei a posto per un altro paio d’ore. Corri verso il dipartimento e sembri un pastore tedesco nelle corse a ostacoli per cani: salto del fossato, slalom tra paletti, oliocuore sulla transenna, fosbury su una duna, e sei arrivato. Sudato come un delfino, ma sei arrivato.

Il finale è però amaro e neorealista. Il cortile del dipartimento somiglia alle miniere di Golconda, con due (due!) scavatrici nello spazio di 20 metri quadri. E ancora non ho capito come ci sono entrate, visto che dal cancello fa fatica pure la Golf del Professor Tarasti. Degli interni, invece, preferisco non parlare. Vi basti solo sapere che tra colleghi abbiamo preso a usare nomi di persona per i nostri uffici: Katrina, Andrew, Hugo... gli stessi degli uragani.

Mesto e sconfitto, ti resta solo da sederti (sul terriccio se vuoi stare fuori, o su una pila di libri se rimani dentro) a riflettere sul perché di tutto questo. La prima cosa che ti viene in mente è che vieni da Trani, la città con le strade più disastrate d’Europa. Nessuno se ne prende cura dai tempi della visita di Umberto I. Qui a Helsinki rifanno le strade tutte le sante estati, e il risultato qual'è? Esattamente lo stesso che a Trani: scalare le marce, evitare le fosse, rallentare, mettere a dura prova gli ammortizzatori, deviare per strade secondarie. La differenza è che a Trani nessuno ti rompe i cabasisi alle sette di mattina, e l’ultimo martello pneumatico si è sentito quando costruirono il palco per il Trio Lescano.

Ma non è questo tipo di riflessione che vai cercando. Quello che vuoi capire è perché.

Perché, maremma bonina, perché.

Ti hanno raccontato che molti di questi lavoratori sono inclusi nei piani di impiego dei disoccupati. Vorresti crederci, in un paese che non tanto tempo fa prendevi a modello per la sua socialdemocrazia (prima che la Nokia imponesse una logica di mercato quasi più selvaggia dell'ex blocco sovietico), ma questa sola ragione non è sufficiente, perché non rende conto di troppi elementi. Non spiega il sadismo, la massiccia presenza visiva, il gioco ad incastri, non spiega il terrore dei cantierini.

Non puoi che ricorrere alla teoria della cospirazione. Viri sul mistico e ti immagini una grande commissione di mega-direttori galattici seduti attorno a un enorme tavolo ellittico. Sono tutti lì, grassi e sorridenti: il mega-direttore galattico dei Kesämökki, che ha interesse a spostare l'intera popolazione in campagna. Il mega-direttore galattico della Poliisi, che ha interesse a rendere il rispetto della velocità massima più complicato di un 740. Il mega-direttore galattico delle stazioni di servizio, che ha interesse affinché si guidi in prima il più spesso possibile. Il mega-direttore galattico della KD, manco a dirlo. E chissà quanti altri.

Infine, a capotavola, il super-mega-iper-magnum direttore lider maximo interplanetario universale della chiesa luterana. È lui che coordina tutto. Approva tutti i piani di guadagno dei colleghi seduti attorno, ma in più ci aggiunge l'elemento sado-masochistico, l'ossessione per l'efficienza, l'etica del lavoro, il livello di terrore, le sette di mattina e la taratura dei martelli pneumatici a 180 decibel.

La commissione delibera.

Tutti i megadirettori sono d’accordo.

L'appuntamento è a domani mattina.

Alle sette.

Puntuali mi raccomando che alle otto c’è la pausa.

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* Il M’Briako è il risultato di una triplice fusione terminologica comune solo a quelli, come me, che 1) hanno assistito ai mondiali dell’82 e si ricordano che abbiamo preso gol da M’Bida; 2) sono vissuti nel barese, dove la dicitura esatta per i tipi come quello della fermata è “’mbriacòun!” (ubriacone); e 3) si sono trasferiti in Finlandia dove il problema dell’alcolismo è disperato e gravissimo, ma tutti fanno finta di niente, quindi tanto vale parlare in codice. Risultato: M’Briako. Così si può dare la colpa ai soliti immigrati, e sono tutti contenti.

Friday, July 31, 2009

La nuova specie Carfagnus daddarius

Leggo un interessante commento di Michela Marzano, su Repubblica:

http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-17/commento-marzano/commento-marzano.htmL

Si parla delle escort di Berlusconi, ed in generale del ruolo delle donne "ai tempi del cavaliere". Donne, "ragazze-immagine" in abiti neri e trucco leggero - dice la Marzano, che insorge "contro questa mascherata tutta italiana che da anni cancella 'il' viso delle donne, per ridurle al ruolo subalterno e umiliante della semplice comparsa teatrale, come se, per continuare a esistere, le donne fossero ormai costrette a interpretare sempre lo stesso personaggio".

Le donne, queste donne, sono viste come vittime di un ingranaggio maschilista che le porta a umiliarsi per avere un po' di spazio e considerazione, e che le costringe a essere madonne o puttane, senza niente nel mezzo. Eccetera eccetera.

Non ho dubbi che l'intervento della Marzano rappresenti fedelmente una parte del problema. Ne ho tuttavia molti sull'ipotesi che la storia finisca qui, e che si debba fornire questa giustificazione storico-retrospettiva a quello che, in tutta sincerità, mi sembra un nuovo fenomeno.

Io, nelle escort e nelle veline, ci vedo (con tutti i "purtroppo" del caso) una "donna nuova". Una donna consapevole e attiva, in questo ruolo di "ragazza immagine". Una donna che sa esattamente quello che fa e, novità pressoché assoluta, CI SI TROVA BENE IN QUESTA VESTE.

Il '68 e il femminismo non sono solo "dimenticati", sono considerati "inadeguati". Penso sia finito il tempo in cui qualunque forma di 'prostituzione' (televisiva, politica, o quant'altro, inclusa quella sessuale, naturalmente) provocava un senso di svuotamento e oltraggio nel soggetto femminile. La nuova donna ha disinvestito, soprattutto emotivamente, sul concetto di 'prostituzione' (devo andare a letto con Berlusconi per diventare ministro? E che sarà mai...). Lo accetta, in alcuni casi lo cerca attivamente, e - forse forse (se non mi tacciate di maschilismo bieco) - lo vive con serenità.

E' - in parte - la nuova donna di Sex and the City, o del "Ricordati di me" di Muccino. E' senz'altro la donna in formato D'Addario o Carfagna. E' un gioco delle parti che hanno accettato tutti di buon grado, maschietti e femminucce. Non viene messo in dubbio, perché - ammettiamolo - conviene e sta bene a entrambe le parti, non solo agli uomini. Non è più un dialogo tra vittime e carnefici, ma semplicemente e tristemente, un caso - come tanti - di simbiosi adattiva.

Tuesday, May 19, 2009

sul caso David Mills

Giuro che non voglio criticare quel sant'uomo di Berlusconi, onesto lavoratore perseguitato da giudici e comunisti.
Scrivo questo post solo per un'esigenza personale di ordine. Gli anni passano, la memoria si fa sempre meno capace di maneggiare le informazioni, ho sempre più bisogno di mettere nero su bianco per ricordarmi di qualcosa.
Compilo dunque la seguente lista solo per non perdere il conto. L'uso, lo ribadisco, è puramente personale. Mai e poi mai mi sognerei di insinuare che il nostro presidente del consiglio non è baciato (anzi, unto) dalla provvidenza come, con rara schiettezza, lui stesso dichiara di essere. Del resto, se è sfuggito così tante volte alla giustizia, qualche forma di intervento divino dev'esserci per forza.

Nessun intento polemico, dunque: è solo che con il caso Mills siamo arrivati a cifra tonda: 20 (venti!) procedimenti giudiziari contro Berlusconi. Se non prendo nota, mi perdo qualcosa.

Allora:

PROCEDIMENTI IN CORSO:
1) Diffamazione aggravata dall'uso del mezzo televisivo
2) Mazzette all'avvocato David Mills (Mills è stato condannato in primo grado, mentre l'unto attende la sentenza, fiducioso dell'intervento - ormai prossimo - del Lodo Alfano

ASSOLTO, nonostante sarebbe COLPEVOLE in qualunque altro stato civile, perché nel frattempo si è costruito una legge su misura (tipo finanza creativa):
1) All Iberian (secondo processo) - falso in bilancio
2) Sme-Ariosto (secondo processo) - falso in bilancio

ASSOLTO per motivi surreali:
1) Medusa cinematografica - falso in bilancio: viene assolto perché pare fosse così ricco da poter tranquillamente non essere stato al corrente dei fatti contestati. Come dire che se gioco a calcio, sto vincendo 5-0, mi butto da solo in area per ottenere un rigore, l'arbitro se ne accorge, ma dice che non ho simulato perché tanto, con quel risultato, potevo tranquillamente non aver bisogno di un altro gol.

COLPEVOLE, ma la fa franca per intervenuta amnistia
1) Falsa testimonianza
2) Acquisto dei terreni di Macherio - falso in bilancio (primo capo di imputazione)

COLPEVOLE, ma la fa franca per prescrizione
1) Lodo Mondadori: corruzione semplice
2) All iberian (I processo) - finanziamento illecito ai partiti
3) Processo Lentini - falso in bilancio

Più gli altri 5 processi in cui è stato assolto per insufficienza di prove, e i 5 archiviati.

Oh! Ora sono più tranquillo.

Wednesday, April 01, 2009

speranza per la sclerosi multipla, e certezza di strage felina

Secondo uno studio americano, pubblicato sulla Repubblica di oggi ( ), i gatti sono capaci di "riaggiustare" da soli la mielina, e quest'abilità, se applicata all'essere umano, potrebbe essere molto utile nella lotta contro la sclerosi multipla.

A complemento dell'articolo, il quotidiano non trova di meglio che accostare una tenerissima immagine di un cucciolo di gatto che giocherella appeso a un albero. Come se la notizia riguardi la cura e la salvaguardia dei felini domestici.

Sarebbe bene ricordarsi di questa notizia, come di tutte quelle che gridano alla svolta miracolosa nella lotta contro il cancro o l'AIDS, perché sono informazioni che dopo un po' svaniscono nel nulla, e nessuno ne sa più niente.

Gli esperimenti sulla sclerosi multipla citati da questo articolo significano per ora una sola cosa: strage e tortura di chissà quanti milioni di gatti, a cui verrà fatto di tutto per causar loro qualcosa di paragonabile alla nostra sclerosi multipla, e su cui si proveranno centinaia di procedimenti farmacologici a random. A fine esperimento, se il gatto non è già morto, o non è in piena salute (ovvero pronto a subire un'altra tortura), lo si farà fuori, con tanti ringraziamenti per il fondamentale contributo alla scienza.

Per i prossimi anni, dunque, la vittima sacrificale della ricerca sulla sclerosi multipla saranno i gatti (compresi i cuccioli che giocherellano sugli alberi). Poi, quando questa miracolosa rivelazione cadrà nel dimenticatoio, e i relativi ricercatori avranno intascato un bel po' di denaro pubblico, verrà fuori un'altra "speranza", con un altro animale protagonista. E aspettiamoci un'altra bella immagine di un simpatico cucciolo di quella specie che giochicchia teneramente.

Sunday, March 22, 2009

Roma-Juve 1-4 (a volte ritornano...)

Questa ve l'eravate già sorbita nel lontano (juventinamente: lontanissimo) 2005, dopo un Roma-Juve finito con lo stesso risultato. Siccome di sfottere Totti non si è mai sazi, ve la ribeccate... Oldie, but goldie.





Thursday, March 19, 2009

Il pastore tedesco colpisce ancora

L'AIDS «non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi aumentano i problemi». Il Grande Ratzinger si è espresso così. E io sono senza parole. Ma non retoricamente: proprio non riesco a commentare. Mi sto scervellando per trovare una battuta, un appiglio con la logica, un conforto empirico. Niente. Vuoto assoluto. Riesco solo a pensare che una cazzata di così immani proporzioni non la sentivo dai tempi della favoletta del milione di posti di lavoro.
Si può rimanere senza parole di fronte a Razinga?
Che gli si può dire a uno così? "Vai a zappare la terra"? Boh...

Per fortuna ha poi aggiunto che la vera soluzione è un profondo rinnovo umano e spirituale della sessualità. Benissimo, partiamo da qui. Proposte per un profondo rinnovo umano e spirituale della sessualità:

1) Razinga: fatti i c***i tuoi! Pensa a celebrare la messa e a benedire i mafiosi che vengono a trovarti;

2) Smettila di pensare continuamente al sesso! Ti rendi conto che ne parli più tu che Rocco Siffredi? Un'ossessione continua. I preservativi, i rapporti omosessuali, il sesso pre-matrimoniale... BASTA! Fa' come fanno tutti: chiuditi in bagno con una rivista, e non rompere i maroni al mondo.

3) Se proprio non puoi smetterla di pensare al sesso, pensa almeno a tutti i tuoi sudditi (=preti) che molestano i bambini. Cerca di risolvere quello, di problema. Lì sì che puoi dire che i preservativi non risolvono un bel niente, e che ci vuole un rinnovo umano e spirituale.

4) E soprattutto, che cavolo ne sai tu di sesso? Quando è stata l'ultima volta che hai... (senza preservativo, naturalmente)? O forse c'è qualcosa che non sappiamo???

Monday, February 23, 2009

EDIZIONI LIMITATE: mettiamoci avanti con il lavoro (MACIL)

La sinistra italiana è completamente a terra. Ha perso, oltre alle elezioni e al suo più-o-meno leader, anche identità, idee e programmi. Oh. E la faccia, naturalmente, ma quella non da ora.

Contemporaneamente, la destra è più vispa e pimpante che mai.

Contemporaneamente, specie in certi ambienti intellettuali conservatori-reazionari, si fa strada l'idea che l'italiano vada protetto dall'imbarbarimento linguistico dell'inglese.

Facciamo 1+1+1... Quando c'era lui, la situazione era grosso modo la medesima, e un ferreo programma di autarchia linguistica provocava sgorbi onomastici del tipo "Renato Cartesio", "Francesco Bacone", etc.

Sono sicuro che, di qui a poco, avremo un revival di questa usanza, quindi - appunto - perché non metterci avanti con il lavoro?

Inauguro dunque oggi, una nuova serie delle preziose EDIZIONI LIMITATE. Il MACIL sarà una lista di alcuni dei nomi che dovrebbero essere rigorosamente tradotti per non cedere all'imbarbarimento anglo-americano. I lettori e le lettrici del blog sono più che benvenuti nel supportare tale elenco.

Cominciamo con il fantastico mondo del Cull'e Rotola (prima barbaricamente noto come Rock'n'Roll):

Una delle più innovative cantautrici degli anni '70-'80, signore e signori: Caterina Cespuglio!!!

Polistrumentista, genio del genere Anima e Ritm'e Tristezza: Stefanuccio Meraviglia!!!

Cantautore enigmatico, un po' Scuro (nel precedente barbarico senso di Dark), con il suo gruppo: Nicola Caverna e i Semi Cattivi!!!

Sugli stessi toni di Caverna, ma con un accento lievemente più intellettuale: Tommaso Aspetta!!!

Condottiero (= leader) della mia banda preferita, gli Ics Ti Ci: Andrea Pernice!!!

Uno dei capi carismatici del Cullare Progressivo: Pietro Gabriele!!!

Bassista e principale compositore del Fluido Rosa: Ruggero Acque!!!

Batterista del medesimo gruppo: Nicola Massone!!!

Chitarrista della Polizia: Andrea Estati!!!

Nome d'arte del cantante del Circolo della Cultura: Giorgio Ragazzo!!!

Padre spirituale del genere Anima Strana: Giacomo Marrone!!!

In precedenza membro dei Prendi Quello, ora Stella Popolare della scena inglese: Robertino Guglielmi!!!

Alcuni membri del gruppo Regina: Federico Mercurio, Giovanni Sarto, Giovanni Diacono!!!

La regina del genere BallaDisco degli anni '70: Donna Estate!!!

Simbolo Sessuale degli anni '90: Bretagna Spine!!!

Due brave cantanti di colore: Alice Chiavi e Loretta Collina!!!

Leggendari cantante e chitarrista dei Diodo Dirigibile: Roberto Pianta e Giacomina Pagina!!!

Uno dei più grandi cantautori del genere Campagna: Giovannino Contante!!!

Due nomi pressoché invariati: Paolo Simone e Giorgio Michele!!!

L'uomo che ha definito il Ritm'e Tristezza: Raimondo Carli!!!

Celebre Stella Popolare degli anni '80: Paolo Giovane!!!

Ragazzi, mettetevi avanti con il lavoro anche voi!!!

Saturday, February 07, 2009

EDIZIONI LIMITATE: i nani erano molto più di sette

C'era anche Mànolo, il nano che a Biancaneve preferiva Mafalda

Tuesday, January 27, 2009

un (quasi) ritorno delle SUSU

Non si tratta esattamente di SUSU (Situazione Umiliante Senza Uscita), perché esiste una via d'uscita. Scortese e scorbutica, pero esiste. Bisogna mandare a quel paese l'interlocutore e andarsene. Ma se non si esercita questo sacrosanto diritto, allora caratteristiche e risultati rientrano appieno nella categoria.

Succede quando, in un qualunque Stato, ti pongono una domanda in una lingua che non parli, o - peggio - che parli pochissimo.

Normalmente, se si va all'estero, si cerca sempre d'imparare un kit di frasi di sopravvivenza per far capire agli indigeni che non si mastica la lingua locale. Tra queste, l'immancabile "Sorry, I don't speak English", o "Scusate, non parlo italiano", o "Anteeksi, en puhu Suomea", etc.

Si abbina così un'informazione fondamentale a un atto di cortesia verso l'interlocutore, al quale fai comunque lo sforzo di rivolgerti nella sua lingua, così non ti fraintende (metti che l'italiano a cui dici "Sorry, I don't speak Italian" non parla inglese?)

Logico, no?

NEIN!!!
Deleterio, invece!

L'indigeno pensa che se sei in grado di spiccicare la patetica frasuccia di rito, vuol dire che come minimo sei laureato in Lingue e Letterature Straniere con una tesi sull'evoluzione della sintassi nella lingua locale.

E infatti, nella sua lingua (quella che non conosci), continua in uno dei seguenti modi:

1) Ripete la stessa frase a voce più alta, come se fossi sordo

2) Ripete la stessa frase più lentamente, come se fossi dislessico

3) Ripete la stessa frase con una scelta di termini diversi, in genere più complicati, come se fossi un tipo esigente lessicalmente.

4) Ti dice: "Ah, è un vero peccato che non parli la lingua, perché se la parlassi ti direi che ho bisogno di un'informazione importante, sulla direzione da prendere, in macchina, a piedi o con qualunque altro mezzo di locomozione, per raggiungere la più vicina farmacia. Sai, ne ho bisogno perché una bisnonna della cugina di un mio amico soffre di una manifestazione molto rara di una malattia genetica di cui in questo momento mi sfugge il nome, ed infatti - a parte l'indicazione stradale che ti chiedevo - volevo anche chiederti se per caso ti ricordi il nome di quella malattia. Ma sei proprio sicuro di non conoscere la lingua?"

5) Infine, il più bastardo di tutti, cerca di fregarti con la logica, e ti dice: "Ma scusa, se hai appena usato la mia lingua per dirmi che non la capisci, vuol dire che in realtà la capisci".

È arrivato Socrate!

Come quando dici "grazie!" in una lingua e l'altro ti fa: "Ah, ma parli molto bene il X (fiammingo, danese, quello che è). Eh si, sai che forza conoscere qualche traduzione della parola "grazie".
Non lo sapevate che so parlare portoghese (obrigado!), lituano (aciu!), finlandese (kiitos!), tedesco (danke!), francese (merci!), inglese (thank you!), catalano (gràcies!), croato (hvala ti!), olandese (bedankt!), svedese (tack!) e non mi ricordo più quante altre lingue?

Appunto.
Mandare a quel paese e poi andarsene.
Non ci sono alternative.

Tuesday, December 23, 2008

3 minuti di recupero




Ci sono misteri che ogni uomo si porta appresso per una vita. Misteri che non si rivelano nemmeno in punto di morte, quando pensi che in cambio del grande passo una risposta, almeno una, ti sia dovuta. Trascorri una vita a chiederti 'ma chi', 'ma come', 'ma chiccazz', e quel mistero sfugge come un pesce alla corrente, come il tempo alla giovinezza, come Berlusconi alla giustizia.

Ecco.

Io, qui, adesso, posso dirlo.

Io sono uno di quei pochi eletti che uno di questi misteri, forse il più grande, lo ha risolto.

Il mistero della pasta scotta.

Per quale ragione, tutti o quasi tutti i paesi all'infuori dell'Italia non riescono a cuocere la pasta al dente.

Mi ci sono arrovellato per anni, ho passato notti insonni, ho scalato le più alte montagne, ho parlato la lingua degli angeli (un momento... mi sa che sto cominciando a plagiare qualcuno...). Ma ora io so. Io so, cazzo. Io so.

Vilnius. Supermercato "Maxima". Sabato 20 dicembre. Ore 20 e 15. Minuto più, minuto meno.

Scopro, tra gli scaffali della pasta, un sacchetto di 500 grammi di orecchiette di semola di grano duro, Azienda Montevergine, vicino Otranto. Le orecchiette non si trovano facilmente all'estero. A Helsinki le vende solo Stockmann. Si tratta di una scoperta importante. Ci vorrebbero anche l' cim' di rep. Non ci sono. Mi accontento dei broccoli. L'olio extravergine ce l'abbiamo. Stasera si mangia pugliese.

Vado a casa. Metto l'acqua a bollire e l'aglio a soffriggere.

La faccio corta. Vi state facendo due broccoli come due mongolfiere.

L'acqua bolle. Butto la pasta. L'etichetta riporta i canonici 7-8 minuti di cottura. Mangeremo le orecchiette al dente. Come Maria Annunziata, protettrice della strascinata, comanda.

Mia moglie si impossessa della confezione. Ha notato che sul retro si trova un adesivo con scritte in lituano. Un'aggiunta dell'importatore locale, naturalmente.

Penso: che bravi, vogliono tradurre tutto in lituano, in modo da essere sicuri che le orecchiette vengano preparate a dovere.

Mi sbaglio. Una scritta, lacerante come una lama, dolorosa come un telegiornale di Paolo Liguori, balza all'occhio.

Si tratta del tempo di cottura.

I lituani, mannaggia a loro, hanno tradotto a modo loro.

In Lituania, il tempo di cottura delle orecchiette non è lo stesso.

Cazzo, non è lo stesso.

L'adesivo dice, anzi sentenzia: 10 minuti. 10.

La pasta scotta è dolosa, non colposa. Se la vanno a cercare.

Si tratta di un abominio. Ma ora so che posso morire in pace.

Perchè io so, amici miei.

Al termine di questo travagliato 2008, io so.

Io so.

Thursday, December 18, 2008

10 anni a Tanzi!!!

Scommettiamo che adesso si ammala e gli danno i domiciliari?

Monday, December 15, 2008

La bionda che non ci sta (con la testa)

Paris Hilton ha dichiarato: "Io sono la prova vivente che la bionde non sono stupide".
Pubblico qui di seguito altre possibili dichiarazioni, di analoga attendibilità, che potrebbero seguire la sconcertante rivelazione della 27enne ereditiera:
- Antonello Venditti: "Sono un cantautore cosmopolita che non si fossilizza sulla propria città"
- Emilio Fede: "Il valore più importante per un giornalista è l'indipendenza"
- Vittorio Sgarbi: "Per favore. Prego. Grazie. Sono d'accordo"
- Massimo Boldi: "Di mestiere faccio il comico"
- Walter Veltroni: "Kennedy mi è sempre stato sulle balle"
- Silvio Berlusconi: "Ho deciso di consegnarmi alla giustizia"
- Rocco Siffredi: "Sono vergine"
- Francesco Totti: "Cogito, ergo sum"
- Gandhi: "Porca vacca"

Thursday, November 27, 2008

le responsabilità degli irresponsabili

Non sono un giustizialista incallito, ma probabilmente lo sono più della media (soprattutto da quando il garantismo e le manie di persecuzione sono diventate pratica comune nell'interazione sociale e politica). E in più ho questo atteggiamento (ben noto ai lettori e alle lettrici - quelle rimaste - di questo blog)puritano-moralista nei confronti di alcool e droghe.
La somma di queste due caratteristiche non poteva che produrre soddisfazione dinnanzi alla notizia, pubblicata ieri dai quotidiani, della condanna a 10 anni a Stefano Lucidi, per omicidio "volontario".
Lucidi, per chi se lo ricorda, è quel signore tutt'altro che lucido che il 22 maggio scorso, ubriaco e sotto cocaina, uccise due ragazzi di 23 e 22 anni, investendoli con la propria auto. Aggravante del caso, Lucidi ha tirato dritto e non ha soccorso la coppia.
La sentenza, pronunciata ieri dal Gup Marina Finiti, ha introdotto per la prima volta in Italia l'elemento della volontarietà in un contesto da sempre considerato colposo. Si pensa, ovvero, che l'imputato sia stato chiaramente "irresponsabile", ma che non avesse certo esplicita "intenzione" di uccidere qualcuno.
Vero.
Sono sicuro che Lucidi non voleva ammazzare quei poveretti. Cosa però si debba intendere per "irresponsabilità", "intenzione", e "volontà" rimane un problema eticamente lungi dall'essere assodato.
Esiste una casistica, lunghissima, inesauribile, di morti causate da una guida condizionata dall'uso di droghe e/o alcool. Non c'è modo di negare che il consumo di queste sostanze sia direttamente legato a queste morti.
Chi decide di ubriacarsi e/o drogarsi e successivamente mettersi al volante, si assume una "responsabilità", non un'irresponsabilità, precisa. Si tratta della responsabilità di chi esercita (anche per stupidità, ma non è una scusa) l'"intenzione" di ridurre a un minimo inaccettabile le condizioni della propria e dell'altrui sicurezza.
In questo senso, l'omicidio che potrebbe o non potrebbe scaturire da queste azioni, va considerato a priori volontario. Non si vorrà uccidere esattamente quelle persone, ma ci si mette colpevolmente, dolosamente, nelle condizioni di uccidere qualcuno. Se poi non succede, è solo per un immeritato colpo di fortuna.
Spero sinceramente che la sentenza venga confermata in appello.

Thursday, October 30, 2008

È una mia impressione...

...o da quando mi sono sposato ho perso le mie lettrici?
Se la risposta è no, vi prego di fare finta che è vero, perché mi fa sentire molto desiderato :)))

Wednesday, October 15, 2008

travolto da un'insolita folgorazione lituana

Domenica scorsa in Lituania hanno votato per le politiche. Per la cronaca, hanno vinto - di una pellecchia - i conservatori. Non si tratta di una notizia tragica, perchè da queste parti i conservatori sono quelli che hanno lottato per l'indipendenza e la democrazia contro la dittatura sovietica. E in ogni caso, la sinistra è in mano a ex-collaboratori del regime, e quindi non esattamente figure affidabili, ne' in senso politico, ne' in senso generalmente morale.
Tanto ci sarebbe da dire sulla necessità di formare una reale cultura di sinistra nei paesi ex-sovietici (esattamente come sarebbe necessario formare una reale cultura di destra in paesi come il nostro, che invece hanno subito una dittatura di destra).
La notizia non è comunque questa.
la notizia è che ho appreso che, per legge, nelle liste elettorali lituane, accanto al nome del candidato deve apparire una lista accurata dei suoi precedenti penali, se esistenti.
Mi è sembrata una cosa di gran civiltà, e inevitabilmente il pensiero è andato all'Italia.
Quanto sarebbe bello se anche da noi ci fosse l'obbligo di indicare i precedenti penali nelle liste elettorali?
Poi invece è subentrata la mia coscienza ecologica e ho concluso che è meglio di no: in tempi in cui l'ambiente è minacciato da ogni parte, stampare e pubblicare i precedenti penali dei candidati italiani richiederebbe il disboscamento di mezza Amazzonia. Solo per riempire i precedenti penali della voce "Berlusconi Silvio" ci vorrebbero trenta pagine.
Di conseguenza, anche da un punto di vista pratico ci sarebbero molti inconvenienti, dato che le liste dovrebbero essere pubblicate in pesanti volumi.
"Buongiorno. Dovrei votare!"
"Che volume desidera?"
"Il terzo, 'Berlus-Boss', e il quinto, 'Buttig-Carfag', grazie".
"Prego, si accomodi nell'urna, le mandiamo subito un incaricato con la carriola"

Sunday, October 05, 2008

Azerty, mon amour

Eccomi di ritorno dopo una lunga pausa matrimoniale. Non ritengo
questo blog sede di sdolcinati riferimenti alla mia vita private,
quindi – dopo aver dato notizia del mio lieto evento – penso si possa
tranquillamente continuare la vita di tutti i giorni.

Vorrei dunque parlarvi del mio viaggio di nozze a Parigi :-)

No, no, non preoccupatevi, non per ammorbarvi con romantiche passeggiate sulla Senna, escursioni a Chartres, e cenette romantiche innaffiate da Bordeaux.
Vorrei parlarvi di Azerty. Che non è un immigrato ungherese che si è ritoccato il cognome perché suonasse più parigino, ma il nome convenzionale con cui si fa riferimento alla composizione della tastiera di un computer francese.

Ora.

Una nazione che, come l'Italia, ha fama di essere illogica e iper-burocratizzata, e che per giunta ha il vezzo sciovinista di chiamare il computer "Ordinateur" e l'e-mail "Corriere electronique" (con qualche accento grave o acuto da qualche parte, non ricordo), non poteva accettare la banale semplicità della (quasi) universale tastiera Qwerty.
Qualche lettera (non troppe, ma il che – come vedremo – risulta ulteriormente perverso) la dobbiamo cercare in posizioni per noi inusuali. Bisogna adattarsi.
Io e mia moglie abbiamo cercato di non usare troppo Internet, per rispetto verso il nostro viaggio di nozze, ma se – come noi – si sceglie di farlo durare un mese e non la tradizionale settimana, bisogna arrendersi all'idea che un po' di lavoro, durante quei giorni, vada sbrigato.

Eccoci dunque alle prese con vari Internet café e con la micidiale tastiera Azerty. Solo il nome, Azerty, invece di Qwerty, ci suggerisce che la prima e la seconda lettera sono in posizione inusuale. Particolarmente, la Q al posto della A mi ha creato alcuni contrattempi, mq ho reqgito immediqtqmente, qnche per viq del fqtto che
lq posizione dellq W ql posto dellq Z rqppresentq unq minqcciq meno preoccupqnte (essendo aueste lettere meno ricorrenti auqndo devo scrivere, eccetto nqturqlmente se nqvigo per il zorld zide zeb). Un po' più complicqto è dover qccettqre l'ideq che ql posto delle M si trovq il punto, mq qnche lì mi sono qdqttqto.

Con uno sforwo .ini.o, ho i.pqrqto q rispettqre lq diversità e q cqpire che persino unq co.unità così qppqrente.ente qrrogqnte co.e auellq frqncese, con tutti i suoi viwietti e le sue fissqwioni, è degnq di unq rispettosq tollerqnwq dei suoi usi e costu.i, e che tutto auello che serve è un po' di spirito di qdqttq.entom

Cqwwo, auqnte lewioni si i.pqrqno viqggiqndo!

Friday, August 01, 2008

oggi sposi



"A un passaggio a livello
lontano dal mondo
un giorno d’agosto assolato
un capostazione annoiato
vide a un finestrino
di un accelerato
una signora bruna
e più non lavorò
passava le serate
a guardare la luna
e i treni si scontravano
ma lui non li sentiva
prima o poi l’amore arriva

C’era un bancario
così serio, così serio
che non rideva mai
fuori orario
ma un giorno allo sportello
arrivò un giovanotto
indubbiamente bello
aveva un assegno da un milione
della Banca Popolare
e disse sorridendo
“me lo può cambiare?”
e lui cambiò l’assegno
e la sua vita intera
quella stessa sera
rubò la cassa e scappò via
via con lui a Bahia
e la gente parlava
ma chi la sentiva
e ballavano insieme
una samba giuliva
prima o poi l’amore arriva

C’era un politico
ladro e indifferente
non voleva bene a niente
neanche agli amici democristiani
neanche ai bambini
neanche a Fanfani
solo un pochino
lui si eccitava
se Nuccio Fava lo intervistava
ma a una seduta
molto affollata
vide una splendida deputata
le disse “amore
dimmi di sì”
e lei “non posso
son del Pci”
e perse la testa
e come un ossesso
urlava “amore
non è un problema
c’è il compromesso”
e Fanfani strillava
ma nessuno sentiva
e nel transatlantico
un sussurro saliva
e Andreotti dichiarò
alla stampa sportiva:
prima o poi l’amore arriva

C’era un bagnino
che non sapeva nuotare
ma era raccomandato
da uno zio piesseì deputato
stava lì sulla spiaggia
di Gabicce Mare
a pensare, a pensare
perché neanche la rana
riusciva a imparare
ma una bella tedesca
dai capelli biondi
urlò “aiuto, annego
entro trenta secondi”
e lui come un cefalo
si tuffò nel mare
perché in amore bisogna
saper galleggiare
la riportò a riva
e lei aprì gli occhi
e disse “mio eroe,
mio tritone, son viva”
e la spiaggia in coro:
prima o poi l’amore arriva

E c’era un barbone
senza abitazione
aveva solo la televisione
mangiava le ghiande
come i maiali
però teneva novanta canali
ma una notte d’inverno
che nevicava
e Corrado in pelliccia
da Gstaad presentava
sentì che di freddo
e di stenti e di affanni
era ormai arrivato
alla fine dei programmi
ed ecco la vide
rosa e felice
e sorridente, l’annunciatrice
che gli annunciava
“i nostri programmi riprendon domani”
e urlò “sì, domani
mia splendida diva”
e il freddo e la fame
già più non sentiva
abbiamo trasmesso:
prima o poi l’amore arriva

C’era un supergenerale
di superpolizia
arrestava e sparava
per difendere, diceva,
la democrazia
se l’era rinchiusa
e portata via
ma un giorno in un blitz
in un covo sul mare
catturò una giovane
extraparlamentare
e personalmente
la volle interrogare
e alla fine lo videro
che piangeva
lei non lo voleva
e lui le diceva
“ma non senti il fascino
della divisa?”
“La divisa è un bijou”
lei rispondeva
“ma quello che fa schifo
è che ci sei dentro tu”
e lui fece tanti blitz
ma non era più lui
e non si divertiva
e ai suoi carabinieri
gridava “At-tenti
vigilare, in riga
sparategli a vista
è un’erba cattiva”
prima o poi l’amore arriva

E c’era un uomo che voleva esser morto
perché nella vita
tutto gli era andato storto
scornacchiato, disoccupato
mangiò sei buste di talco borato
un chilo di Vim
duemila Rim
trecento fette di sottilette
e arrivò l’ambulanza
che già delirava
e già per spacciato
l’avevano dato
ed ecco la vide
e di colpo sentì
un brivido dentro
e all’istante guarì
com’era carina, la crocerossina
che con un sorriso
diceva “riposi, è ben fortunato
si è proprio salvato
stanotte ritorno
a provarle la febbre
che l’è tutto rosso
mi tolga la prego le mani di dosso”
ma quello già tutto
bruciar si sentiva
non era il febbrone
era proprio passione
e tutto il reparto
di urli riempiva
“dottore dottore
prima o poi l’amore arriva”

C’erano dei maniaci
luridi e laidi
che si eccitavano
guardando Heidi
e un giorno in un parco
dove facevano i porci
videro due gemelle
così belle, così belle
che in tre minuti finirono
le caramelle
e dissero basta
con le perversioni
si sposarono in chiesa
e per testimoni
i quattro bruti di più
vestiti in cravatta
e impermeabile blu
e il prete diceva
“beato chi lascia
la vita lasciva
prima o poi l’amore arriva”

E c’erano uomini con un lavoro sicuro
e donne con le case ordinate
e una piazza dove le sere d’estate
ci si sdraiava insieme ad aspettare
un’attesa un qualcosa un altro aspettare
e tutte le notti
un fantasma appariva
e in tutta la piazza tuonar si sentiva
“o voi che credete che indifferenti
e rassegnati invecchierete, contenti
che non c’è una bocca che vi può ferire
o una foto sul muro che non vi fa dormire
non c’è niente da fare
non si può scappare! guardate
è dietro! vi guarda goloso
chissà da quanto lui vi seguiva
vi prenderà! non c’è scampo!
vi ha preso! evviva! evviva!
prima o poi l’amore arriva”

Stefano Benni

Monday, July 21, 2008

schiavo dell'imbecillità

Santo cielo, Bossi, quanto sei stupido.
Fa' il dito medio durante Fratelli d'Italia e spiega: «Non dobbiamo più essere schiavi di Roma. L'Inno dice che l'Italia è schiava di Roma... toh! dico io»
La vittoria, cretino!
E' la vittoria che è schiava di Roma.
Dov'è la vittoria, le porga la chioma, che schiava (---> riferito alla vittoria) di Roma, Iddio la creò... Poropò, poropò, poropòppoppoppoppò...
E siamo d'accordo che non è un bell'inno. Io per primo voterei "Va' pensiero" (e naturalmente non per le ragioni tue).
Ma tu... Quanto sei imbecille!
Se gli imbecilli fossero cinema, tu saresti Via col vento.
Ma vada via al c**

Wednesday, July 16, 2008

dubitare di Celentano



Il Corriere della sera di oggi pubblica un'accorata lettera di Adriano Celentano al padre di Eluana Englaro, la ragazza in coma, al centro, suo fatale malgrado, di una disputa sulla legittimità o meno dell'eutanasia.

Non ho un'opinione precisa sull'eutanasia: credo fortemente nella vita come principio centrale e portante di ogni discorso etico (da cui, ad esempio, il mio animalismo radicale), tuttavia, nella maggior parte dei casi in cui il problema dell'eutanasia sale alla ribalta delle cronache, tendo a simpatizzare con i sentimenti e la forte umanità di chi decide di 'staccare la spina'. Insomma, non so da che parte stare, ma se fossi costretto a una scelta (che non sia 'caso per caso') credo che mi dichiarerei favorevole.

Questo, tuttavia, ha poco a che fare con il motivo per cui scrivo questo post, che in effetti si riferisce a uno specifico passaggio della lettera del molleggiato, solo indirettamente legato al problema dell'eutanasia. Cito:

"Ammiro quindi Giuliano Ferrara per le sue battaglie a favore della vita e spero, pur comprendendo il suo stato d'animo, signor Englaro, che le bottiglie d'acqua in piazza del Duomo aumentino. Aumentino per far aumentare il dubbio. Il dubbio in coloro che credono di non avere dubbi e quindi di scartare a priori la possibilità di un'altra vita oltre quella terrena. Una vita diversa dove non ci sono bugie e incidenti ma solo gioco e Amore. Quell'amore che la sua amata figlia non ha fatto in tempo a conoscere. E qui, solo per un attimo, vorrei mettermi nei panni di chi non crede ed è amareggiato per la triste sorte di una figlia. Così mi chiedo se qualche volta, specie in casi come questi, a uno che non crede possa venire il dubbio, che magari potrebbe esserci davvero un qualcosa che va oltre l'aridità di questo attimo fuggente trascorso sulla terra".

Lasciamo perdere l'ammirazione per Giuliano Ferrara, della quale posso se non altro rispettare il coraggio. Sono un orgoglioso membro dell'UAAR, e credo di aver manifestato il mio ateismo in varie occasioni. Sono dunque, almeno credo, consapevole dei termini della disputa tra atei e credenti. Ebbene, caro Celentano, se esiste una dicotomia per la quale il consenso risulta quasi unanime questa consiste nell'asse dubbi-certezze. Da una parte (quella dei dubbi) stanno gli atei, dall'altra (quella delle certezze) i credenti.

Caro Celentano, siete VOI credenti che avete bisogno di dubbi, non NOI atei. NOI siamo quelli che dubitano sin dalla notte dei tempi, e che cercano di studiare con efficacia le vere ragioni dell'origine della vita, e altre questioni sulle quali VOI non avete in realtà il minimo dubbio.

VOI siete quelli che i dubitanti li mandavano sul rogo, o li scomunicavano, o in generale li facevano pentire di essere nati. VOI siete quelli che "non avrai altro dio all'infuori di me", VOI siete quelli che "la fede non si discute". VOI siete quelli che va bene anche che mezzo mondo si prenda l'AIDS, ma i preservativi MAI.

Faccio molta fatica a comprendere con quale faccia tosta un Celentano qualsiasi possa invitare al dubbio un padre distrutto dal dolore, che se ha ora raggiunto la certezza di voler togliere la vita a sua figlia è solo perchè è passato attraverso un infernale e tragico vortice di dubbi e ripensamenti.

Caro Celentano, perchè non torni a parlare di foche che quella volta mi sei piaciuto veramente?

Wednesday, July 09, 2008

45 giramenti



Ha francamente stracciato i marroni.

Sto parlando dell'espressione "Il lato B", riferita a deretani, fondoschiena, sederi e chiappe, specialmente ora che qualunque giornale e sito (da quelli sfacciatamente scandalistici, a quelli che fanno finta di essere un po' intellettuali, come La Repubblica) ha completamente ceduto alla morbosa abitudine di avere una rubrica fissa di pettegolezzi (con nomi da romanzo di Fleming, tipo "Operazione Gossip" o "Il morso della vipera").

Che due palle. Jennifer Lopez mostra il lato B. Il lato B...loom di Orlando (bel gioco di parole, eh? Santo cielo!). Elisabetta Canalis, un perfetto lato B.

OH!

La vogliamo smettere?

Vogliamo provare con un'altra metafora? Una qualsiasi: "gli irti colli", "le focaccine", "la bicamerale": quello che volete. Basta che la facciamo finita con 'sto lato B da tutte le parti.

Che poi, mi da' anche fastidio una cosa: prima che arrivassero i Cd prima, e a maggior ragione gli iPod dopo, il "lato B" (di un disco in vinile a 45 giri) era una specie di luogo dell'anima. Era lo spazio che veniva relegato alle canzoni sperimentali, innovative, meno "commerciali". Per dire, lati B erano "I am the walrus" dei Beatles, "Paint Box" dei Pink Floyd, "Dear God" degli XTC. Erano un mondo meraviglioso dove i musicofili trovavano le classiche perle, cui affezionarsi in misura persino maggiore degli hit da classifica, i lati A.

Insomma, costituivano un vero e proprio culto.
Con la T.
Adesso la T l'hanno tolta.
Che tristezza.
Anzi: che risezza.